BARCA, Giacomo
Tipologia Persona
Intestazione di autorità
- Intestazione
- BARCA, Giacomo
Date di esistenza
- Luogo di nascita
- Gratteri
- Data di nascita
- 30/05/1893
Attività e/o professione
- Qualifica
- Bracciante
Nazionalità
- Italiana
Biografia / Storia
- Nasce a Gratteri (PA) il 30 maggio 1893 da Giacomo e Margherita Cirillo, bracciante. Emigra per motivi di lavoro nel 1923 in Argentina, dove si fa tosto notare, come recitano le carte di polizia, “per la sua intensa attività anarchica fra l’elemento italiano e argentino”, esercitata soprattutto in occasione delle manifestazioni di protesta originate dalla condanna di Sacco e Vanzetti. In particolare, subisce nel 1925 un arresto per sospetta complicità nell’attentato all’ambasciatore statunitense di Buenos Aires ma viene rilasciato, dopo quindici giorni di carcerazione e uno sciopero della fame, per mancanza di indizi. Tre anni dopo, nel 1928, va incontro a un nuovo arresto in relazione all’attentato al Consolato italiano nella capitale argentina ma anche in questa circostanza viene rimesso in libertà per insussistenza di indizi. Sempre a Buenos Aires, dove esercita le attività di manovale e di imbianchino, è tra i promotori del gruppo anarchico “Umanità nova” di ispirazione malatestiana in polemica con la tendenza individualista-espropriatrice capeggiata da Severino Di Giovanni. Nel 1931, in conseguenza delle misure restrittive adottate nei confronti degli emigrati politici dal nuovo governo argentino, è costretto a passare in Uruguay, dove collabora, tra gli altri, con Luigi Fabbri. Espulso nel 1933 anche dall’Uruguay, è obbligato a rientrare in Italia, dove al suo arrivo nel porto di Napoli, benché non esistano precedenti penali a suo carico, viene, in qualità di elemento “compreso nello elenco dei sovversivi classificati attentatori o ritenuti capaci di atti terroristici”, arrestato e quindi tradotto, per competenza territoriale, nelle carceri di Palermo a disposizione delle locali autorità di Polizia. Viene sottoposto dapprima dalla Commissione provinciale di Palermo al provvedimento dell’ammonizione in quanto “elemento pericoloso per l’ordine Nazionale dello Stato” e fatto rientrare nel nativo paese di Gratteri. Ma nel novembre del 1934, scopertosi che il B. continua a mantenere frequenti rapporti epistolari con elementi anarchici – tra i quali un personaggio della notorietà di Ugo Fedeli – dell’Italia, dell’America del Nord, dell’Argentina, dell’Uruguay, della Francia e della Spagna, dai quali riceve anche sovvenzioni in denaro, l’ammonizione si trasforma in assegnazione al confino di polizia in Ventotene. Alla scadenza dei primi cinque anni, la Commissione provinciale di Latina, competente per territorio, lo riassegna al confino per un altro quinquennio in considerazione della “cattiva condotta politica in colonia”. La caduta del fascismo lo coglie detenuto nel campo di concentramento di Renicci d’Anghiari (AR), dal quale viene rilasciato alla vigilia dell’8 settembre. Dopo essere rimasto per diversi mesi nascosto nella Roma occupata dai tedeschi per sfuggire alle ricerche della polizia nazista, fa rientro a Gratteri nel settembre 1944. S’ignorano data e luogo di morte. (F. Santi)
Fonti
- Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen.
Bibliografia: S. Carbone, L. Grimaldi, Il popolo al confino. La persecuzione fascista in Sicilia, Roma 1989, pp. 98-99.
Codice identificativo dell'istituzione responsabile
- 181