BARBIERI, Ulisse

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
BARBIERI, Ulisse

Date di esistenza

Luogo di nascita
Mantova
Data di nascita
27/01/1841
Luogo di morte
San Benedetto Po
Data di morte
22/12/1899

Attività e/o professione

Qualifica
Poeta
Qualifica
Romanziere
Qualifica
Drammaturgo
Qualifica
Giornalista
Qualifica
Praticante farmacista

Nazionalità

Italiana

Biografia / Storia

Nasce a Mantova il 27 gennaio 1841 da Paolo e Carolina Binder, poeta, romanziere, drammaturgo, giornalista. Lasciata la scuola dopo la IV ginnasiale, lavora come praticante farmacista. Sorpreso, nella primavera del 1858, ad affiggere un manifestino antiaustriaco, è condannato a quattro anni di prigione che sconta a Milano, a Mantova e a Venezia (alla Giudecca). In carcere scrive diverse poesie e abbozza sicuramente qualche trama teatrale o di romanzo. Esordisce tuttavia nel 1862 con il poemetto All’Italia e con il dramma Noemi , a cui fanno seguito nel 1863 il dramma Amore e coscienza e il romanzo I misteri d’un convento e i frutti dell’egoismo, vibrante di spirito anticlericale e in cui la denuncia sociale si mescola ad una trama ricca di sangue, rapimenti, cadaveri e colpi scena. Nel 1864 vedono la luce le Poesie varie e nel 1865 B. scrive il libretto di un melodramma giocoso in un prologo e due atti, Il casino di campagna, per il compositore Vicenzo Mela. Sempre nel ’65 rappresenta a Mantova un nuovo lavoro teatrale, Lord Byron a Venezia. Nel 1866, allo scoppio della Terza Guerra di indipendenza, B. parte come volontario tra le camicie rosse garibaldine ottenendo i gradi di caporale. Ricoverato all’ospedale di Brescia per una ferita alla mano, scrive Scene da campo, che ridurrà in seguito per il teatro e che avranno un grande successo. Dopo la guerra B. torna alla sua frenetica attività di scrittore e di drammaturgo, deluso non solo della vicende belliche ma dall’evoluzione del quadro politico italiano. Questo suo stato d’animo ha un ruolo non secondario nelle sue opere di denuncia e di dissacrazione. Gli anni tra il 1866 e il 1874 costituiscono il periodo di “maggiore fecondità e maggiore fortuna” (dbi, ad nomen). Nel 1868 pubblica a Mantova in due volumetti Il palazzo del diavolo. Leggenda mantovana, a cui fanno seguito i romanzi I misteri dell’assedio di Parigi, L’assassinio di Maratona, ovvero i briganti greci, Lucifero, Gli incendiari della Comune, e una enorme quantità di drammi (una ventina nel solo 1872). La sua vena creativa pare inesauribile. Non c’è argomento, nome o spunto storico, civile, cronachistico, di costume, che non lo ispiri e gli detti pagine di prosa o scene su scene di drammi e tragedie. Scrive Edmondo De Amicis nel 1876: “È Ulisse Barbieri! l’autore dei drammi terribili, per cui un migliaio di ragazzi e di governanti balzan dal sonno esterefatti; il sanguinario trionfatore delle arene, il più scapigliato e temerario scrittore drammatico d’Italia” («Gazzetta d’Italia», suppl. al n. 19, 1876). Per i drammi si va da Sulla Jungfrau, che rivela il talento di attore di Ermete Novelli, a Giulio Cesare, apparso a Milano nel 1879 e dedicato al sindaco della città, Giulio Bellinzaghi; da Carmen a Guarany, da I figli della selva ad Aida (scritta in una notte al caffé della stazione di Milano), dal Marat (1885), scene della rivoluzione francese, al Gesù Cristo o Il Messia (1886), a cui deve cambiare il titolo in Il figliuolo de l’Uomo, per intervento della censura, e così via. In costante vagabondaggio per l’Italia, al seguito delle compagnie che rappresentano i suoi drammi, nel 1884 accorre a Napoli per assistere i colerosi. Quando la Gran Bretagna, dopo la repressione della rivolta di Arabì Pascia in Egitto, si espande in Sudan scrive – nell’agosto 1885 – una poesia Pel Sudan (“Forti negri del Sudan sterminate”) e, poco dopo, un Inno abissino, che appaiono in un volume di versi dedicato “Al Negus d’Abissinia e a Rasa Alula, difensori della libertà africana” (Ribellione, Lugo 1887). Spirito indomito, laico e anticlericale, nutrito di umori repubblicani e cresciuto in un clima prettamente garibaldino, socialista e anarchico, mite d’animo e leonino nell’affermare la libertà e diritti, B. è anche giornalista, collaboratore e direttore di periodici di indirizzo socialista e anarchico. Fondatore a Firenze de «Il Messia» nel 1878 (“quattordici numeri quattordici sequestri”), pubblicherà tra il novembre 1887 e il maggio 1888 il «Combattiamo!», prima a Genova e poi a Voghera, e nel corso del 1892 un altro «Combattiamo!», che vede la luce a Bologna per trasferirsi in seguito a Imola e che è considerato anarchico dalla stampa libertaria («L’Ordine» del 24 dic. 1892 informa che B. ha dovuto “trasportare le sue tende da Bologna ad Imola, non trovando più in Bologna chi lo volesse stampare”). Come sia possibile conciliare la sua presenza in Italia nel 1887-1888, 1892, 1894 con la voce, accreditata dallo stesso B., di una sua emigrazione in Brasile nel 1886, di una sua permanenza decennale oltre Atlantico con una compagnia teatrale e di un suo ritorno nel 1895, è difficile a dirsi. Sul soggiorno brasiliano di B. si dovrà più attentamente indagare. È comunque certo che anche negli ultimi anni del secolo la sua presenza ha ancora modo di allarmare la polizia italica. Nel dicembre 1897 B. protesta, con una lettera a «La Provincia di Mantova», per l’ossessiva sorveglianza. Nel 1898 viene arrestato per una qualche forma di partecipazione ai moti. Nel febbraio 1899 B. viene condannato dal Tribunale di Mantova a tre mesi e 15 giorni per “disprezzo del culto cattolico” e aver pubblicamente vilipeso un sacerdote. Il 1° luglio 1899 il foglio musicale «Il Trovatore» scrive: “Ulisse Barbieri, il terribile commediografo e romanziere, è uscito dall’Ospedale Mauriziano di Torino, dove stette 2 mesi in cura per un cancro alla lingua e piantonato da 2 guardie perché sotto condanna per una conferenza […] sovversiva”. Pochi mesi dopo, il 22 dicembre 1899, B. muore nel ricovero di San Benedetto Po. Nell’orazione funebre il dottor Romeo Romei lo definisce: “Un assetato di libertà e di indipendenza, un odiatore di ogni tirannia, un ribelle contro tutte le ingiustizie sociali”(Ulisse Barbieri, «La Provincia di Mantova», 25 dic. 1899). (V. Bertazzoni)

Fonti

Bibliografia: Scritti di B.: oltre a quelli citati nella voce, si possono indicare, in un corpus di oltre cento opere, A Roma, grido di guerra, Mantova 1867; Il delitto legale, azione drammatica, Mantova 1867; In basso, Roma 1885; scritti su B.: R. Salvadori, La Repubblica socialista mantovana da Belfiore al fascismo, Milano, 1966; A. Bergamaschi De Marchi, Ulisse Barbieri drammaturgo mantovano, «Civiltà Mantovana», 1974, nn. 47/48-49; P.C. Masini, I poeti della rivolta, Milano, 1978. 

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