BARBIANI, Giuseppe

Tipologia Persona
Passerin (pseudonimo)

Intestazione di autorità

Intestazione
BARBIANI, Giuseppe

Date di esistenza

Luogo di nascita
Spineda
Data di nascita
16/07/1852
Luogo di morte
Spineda
Data di morte
09/12/1939

Attività e/o professione

Qualifica
Contadino
Qualifica
Cameriere
Qualifica
Commesso

Nazionalità

Italiana

Biografia / Storia

Nasce a Spineda (CR) il 16 luglio 1852 da Cristoforo e Caterina Canova Fredrici; detto “Passerin”. Frequenta le prime classi elementari e a dieci anni anni viene avviato al lavoro dei campi. Nel 1866 si trasferisce a Cremona, dove lavora prima come cameriere in una osteria, poi come commesso in un negozio. Nel 1870 apre una bottega in proprio a Montanara (MN), ma nel 1875 ritorna Spineda, si sposa, affitta un lotto di terra e riprende l’attività agricola. Sul finire degli anni Settanta inizia a dedicarsi alla politica: viene eletto in consiglio comunale a Spineda, è assessore e, per alcuni mesi, anche prosindaco. In questa fase B. non è ancora approdato al socialismo, ma è certamente mosso da quel senso di giustizia elementare ispiratogli dalla fede religiosa, dovuta all’educazione familiare e all’influenza su di lui esercitata da uno zio prete. E di tale fede, in cui risuonano gli echi della dottrine millenaristiche di Gioacchino da Fiore, soprattutto nella convinzione dell’avvento dell’età dello Spirito Santo, intesa come età dei contadini, sarà a lungo nutrita la sua “predicazione” politica, il suo “apostolato” socialista e anarchico. Nel 1882, in coincidenza con l’avvio degli scioperi agricoli poi noti sotto il nome de “La boje”, B. fonda a Spineda una lega contadina, in stretto contatto con l’ex capitano garibaldino Francesco Siliprandi, che, dopo lo scioglimento nel 1877 della sua Associazione Generale dei Lavoratori, sorta l’anno precedente, sta ritessendo una nuova trama organizzativa. Il frenetico attivismo di B., che batte le campagne a piedi diffondendo il “vangelo” del riscatto contadino, contribuisce notevolmente a ridare corpo ai residui sparsi dell’Associazione, che si ricostituisce ufficialmente nella seconda metà del 1884 e di cui B., oltre che membro del Comitato federale, è considerato il principale organizzatore, una sorta di alter ego di Siliprandi. Nel dicembre 1884, a riprova del suo socialismo evangelico, pubblica ne «La Libera parola» I comandamenti del lavoratore, diffusi anche in singolo esemplare (Padova 1895), in cui inaugura quel filone seguito poi da Luisa Draghi (alias “Virgoletta”) con I buoni dieci comandamenti dell’operaio, e da altri. Tra l’84 e l’85 ha inizio per B. la lunga sequela di arresti e processi. Nel febbraio 1885 viene proposto dai Carabinieri di Casalmaggiore per l’ammonizione quale “ozioso e vagabondo”, ma la locale Pretura respinge la richiesta. In marzo, al culmine della boje, B. viene arrestato, insieme con Siliprandi, Eugenio Sartori, Tito Melesi e i principali esponenti del movimento, per “eccitamento allo sciopero ed alla guerra civile”. Processato nel febbraio 1886 a Venezia, viene assolto dall’imputazione. È in occasione del processo veneziano, seguito con morbosa curiosità dalla stampa, che B. stesso fornisce in una appassionata autodifesa molti elementi della propria autobiografia. Nel maggio seguente partecipa al comitato elettorale per la candidatura di Costantino Lazzari e degli esponenti del POI. Agli inizi del 1887 pubblica l’opuscolo I nemici dell’operaio (non reperito), che gli costa un nuovo processo. Difeso da Leonida Bissolati in Assise a Cremona, B. è nuovamente assolto. Altri guai giudiziari gli procurerà poco dopo, a Bozzolo, il tentativo di dar vita a un giornale dal titolo «Il Lavoratore della terra», che, secondo la Questura, “vide la luce per breve tempo”. Nell’ottobre 1887 si stabilisce a Cremona e aderisce al Circolo di Studi Sociali, di tendenza apertamente anarchica. Il passaggio dalle posizioni elettoraliste a quelle astensioniste, seppur attuato con estrema disinvoltura, non deve particolarmente stupire se si pensa che un personaggio come Flamino Fantuzzi si presenta alle elezioni del l’86 per poi approdare, anche se con più gradualità, all’anarchismo. In rapporto con anarchici residenti in Italia e all’estero (a Parigi), nel gennaio 1890 viene deferito e nel marzo condannato a due mesi e 15 giorni per eccitamento all’odio tra le classi sociali e ripara a Lugano con la moglie e i tre figli. A Lugano firma il manifesto astensionista inviato da Malatesta in occasione delle elezioni amministrative italiane dell’autunno 1890, partecipa al Congresso di Capolago e all’attività del Circolo “Humanitas”, intervenendo alla manifestazione del 1° maggio 1891. In settembre rientra in Italia e sconta la pena detentiva inflittagli l’anno precedente. Con la nascita della CdL di Cremona, nel 1893, B. diventa funzionario camerale ed è attivo nello sciopero delle filatrici del luglio, per il quale subisce una nuova condanna a 36 giorni di carcere. Assegnato al domicilio coatto nel novembre 1894, riesce tuttavia a rifugiarsi a Lugano. Presentato senza successo come candidato protesta alla elezioni comunali del 1895, si trasferisce prima a Zurigo nel febbraio 1895 poi a Winterthur nell’agosto per ritornare a Lugano, dove lavora come viaggiatore di commercio, nel febbraio 1896. Nel gennaio 1897 si costituisce a Como e viene inviato a Cremona con foglio di via. Dopo un ulteriore breve soggiorno ticinese, si stabilisce a Cremona dove lavora come giornaliero nella filanda di un cognato. Assiduo lettore de «L’Agitazione» di Ancona, nel 1901 riprende la sua attività di propagandista e di organizzatore e costituisce a Spineda una Lega di resistenza tra contadini. Problemi di lavoro (è venditore ambulante di frutta e dolci senza licenza) e piccole disavventure con la legge lo spingono ancora una volta ad emigrare in Svizzera, dove soggiorna, lavorando come manovale, tra il marzo e il dicembre 1901. Stabilitosi successivamente a Spineda, si ritira dall’attività politica, anche se viene testimoniato il suo “fermo antifascismo”. Nel 1938, in considerazione dell’età avanzata e delle condizioni di salute, viene radiato dallo schedario dei sovversivi. Muore a Spineda il 9 dicembre 1939. (M. Antonioli)
 

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen.

Bibliografia: Autodifese di militanti operai e democratici italiani davanti al tribunale, a cura di S. Merli, Milano-Roma 1958; R. Salvadori, La Repubblica socialista mantovana da Belfiore al fascismo, Milano 1966; E. Santarelli, Il socialismo anarchico in Italia, 2. ed., Milano, 1973, pp. 209-10; Il movimento operaio italiano. Dizionario biografico, a cura di F. Andreucci e T. Detti, Roma, 1976-1979, ad nomen; A. Magnani, Giuseppe Barbiani, messia contadino e organizzatore sindacale, «Storia in Lombardia», 1993, n. 3; R. Zangheri, Storia del socialismo italiano, vol. 2, Torino, 1998, ad indicem.

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