BARALDI, Caio Siro

Tipologia Persona
Ciro (pseudonimo)

Intestazione di autorità

Intestazione
BARALDI, Caio Siro

Date di esistenza

Luogo di nascita
Sermide
Data di nascita
21/04/1871
Luogo di morte
Milano
Data di morte
05/10/1948

Attività e/o professione

Qualifica
Tipografo

Nazionalità

Italiana

Biografia / Storia

Nasce a Sermide (MN) il 21 aprile 1871 da Giovanni e Adelaide Fabbri, detto “Ciro”. Dopo le scuole elementari, diventa tipografo, seguendo l’esempio dei fratelli maggiori Fabio (nasce il 9 gen. 1866, falegname e poi tipografo; nel 1887 è fondatore del Circolo Comunista Anarchico mantovano e redattore e principale compilatore del settimanale «La Lotta», che subisce numerosi sequestri, causandogli varie incriminazioni per contravvenzione alla legge sulla stampa. Nel 1894 subisce una condanna a un mese e 20 giorni di carcere per violenza agli agenti. L’ultima segnalazione risale al 1942. Muore, presumibilmente a Milano in data sconosciuta) e Coriolano (nato nel 1868). Si avvicina all’anarchismo giovanissimo. Infatti le fonti di polizia lo indicano come membro del circolo anarchico di Mantova e collaboratore del periodico «La Lotta», diretto dal fratello Fabio, nel 1887. In quegli anni cominciano le sue disavventure giudiziarie. Appena sedicenne viene denunciato per reato di stampa, diciassettenne per provocazione a commettere reati. Assolto sempre per insufficienza di indizi, viene condannato una prima volta nel 1890 a una semplice ammenda e conosce poi il carcere nel 1894 (50 giorni) e nel 1895 (cinque mesi). Nel 1893 fonda, con il fratello Fabio e Luigi Molinari, un altro circolo anarchico. Già nel 1894 viene proposto per il domicilio coatto, ma la richiesta non ha seguito. Nel 1898 conduce in proprio una tipografia, ma dopo una nuova condanna ripara all’estero, prima a Losanna, poi a Parigi. In sua assenza viene assegnato al domicilio coatto e al rimpatrio alla fine del 1900 viene arrestato. Posto in libertà condizionata, nel 1901-02 è continuamente dentro e fuori dal carcere. Impianta comunque una nuova tipografia e con il suo socio Fleischmann, che lo aveva seguito, pare, da Parigi, avvia una intensa attività editoriale. La Baraldi & Fleischmann – a cui intanto si era aggregato il fratello Fabio – pubblica la rivista di Luigi Molinari, «L’Università popolare», e numerosi libri e opuscoli di propaganda anarchica, da La conquista del pane di Kropotkin a scritti di E. Malatesta, P. Gori, J. Grave, D. Zavattero ecc.; edita e amministra altresì «Il Pensiero» di L. Fabbri e Gori, tentando alla fine del 1905 di impadronirsi della testata, affidandone la redazione a Oberdan Gigli. Il rifiuto di Gigli e l’intervento di Nino Samaja bloccano l’iniziativa che si risolve nella paradossale pubblicazione di un numero apocrifo (esistono infatti due numeri 22 de «Il Pensiero» del 1905), senza poter impedire a Fabbri di riprendersi il periodico. La pubblicazione dell’opuscolo antimilitarista Il Vangelo del coscritto procura a B. una nuova condanna, estesa anche al fratello Coriolano, autore della prefazione. Nel 1906 B., con i fratelli e il socio, si trasferisce a Milano dove apre la tipografia Virgilio, che stampa, per un certo periodo, «Il Grido della folla». B. collabora saltuariamente «Il Grido della folla» prima e a «La Protesta umana» poi con lo pseudonimo di “Oric”. Molto legato a L. Molinari, che raccontano sia morto tra le sue braccia, e che era stato duramente attaccato da Nella Giacomelli per il suo disimpegno a proposito della trasformazione de «La Protesta umana» in quotidiano, B. si tiene ai margini della feroce polemica tra Paolo Schicchi, la Giacomelli ed Ettore Molinari, pur parteggiando un po’ ambiguamente per il primo. Tra il 1910 e il 1911 fa parte della redazione della nuova serie de «Il Grido della folla», ma con il passare degli anni assume una posizione sempre più defilata, pur seguendo le iniziative di L. Molinari in favore della realizzazione di una Scuola Moderna a Milano. Dal 1913 B. “non dà più luogo a rilievi” e allo scoppio della guerra europea si unisce – così come i fratelli – agli interventisti rivoluzionari, allontanandosi dal movimento anarchico. Nel 1929 il prefetto di Milano, considerandolo ormai simpatizzante del fascismo e “favorevole al Governo Nazionale” ne propone la radiazione dallo schedario dei sovversivi, ma nell’aprile 1930 una perquisizione nella tipografia dei Baraldi porta alla scoperta di un manifesto “inneggiante al primo maggio” redatto da Augusto Castrucci con la complicità di Armando Tisi e stampato da Ciro. Denunciato al Tribunale speciale e proposto per il confino, viene tuttavia sottoposto a semplice ammonizione. Alla Liberazione, secondo Mario Mantovani, “riprende tra i primi a dare impulso alla rinascita del movimento anarchico in Italia. [...] costituisce un gruppo di attivisti, anima il risorgere della Scuola Moderna e fonda l’Editrice Moderna per la pubblicazione delle opere complete di P. Gori”, il cui ultimo volume uscirà dopo la sua scomparsa.scompaRivista storica dell’anarchismo. Muore a Milano il 5 ottobre 1948. (M. Antonioli)

 

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; Archivio dello Stato - Milano, Gabinetto di Prefettura, Pratiche individuali (per Coriolano Baraldi); Archivio O. Gigli (privato); M [M. Mantovani], Ciro Baraldi: una vita, «Il Libertario», 20 ott. 1948; Ardex, È morto il tipografo degli anarchici, «Umanità nova», 24 ott. 1948.

Bibliografia: P. Schicchi, Le degenerazioni dell’anarchismo, La Spezia 1909; Epifane [E. Molinari], Ireos [N. Giacomelli], Un triste caso di libellismo anarchico (Risposta ad un turpe libello di Paolo Schicchi), Milano 1909.

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