BALLERINI, Lanciotto

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
BALLERINI, Lanciotto

Date di esistenza

Luogo di nascita
Campi Bisenzio
Data di nascita
05/08/1911
Luogo di morte
Valibona
Data di morte
03/01/1944

Attività e/o professione

Qualifica
Macellaio

Nazionalità

Italiana

Biografia / Storia

Nasce a Campi Bisenzio (FI) il 5 agosto 1911 da Alfredo e Antigone Paoli, macellaio. Appartenente a una famiglia di tradizione libertaria e sovversiva, cresce con “un fisico prestante e un carattere poco incline a subire ordini e prepotenze” (F. Nucci, t. 1 p. 262). Ventenne frequenta assiduamente la rudimentale palestra di pugilato di Ferdinando Puzzoli e affascinato dal carisma del maestro ne segue gli insegnamenti tecnici e politici. Che abbia ben imparato a tirare di boxe lo dimostra il 14 marzo del ’34. Quel giorno B. insieme al fratello Vittorio e a un amico, mentre si trova a Littoria, non esita a ingaggiare una furibonda rissa con un gruppo di fascisti che rimangono tutti stesi a terra. Il fatto costa ai tre l’arresto, la denuncia per violenza e resistenza, nonché il foglio di via, ma a Campi vegono accolti da eroi. L’anno dopo B. viene inviato a combattere in Etiopia. Al ritorno, (1937) si sposa con Carolina Cirri e con lo scoppio della guerra viene richiamato. L’8 settembre ’43 B. e il fratello Renzo sono impazienti di tornare a Campi e quando il 12 settembre Puzzoli e il comunista Spartaco Conti organizzano la prima riunione degli antifascisti locali, non riuscendo a essere presenti, incaricano il padre di rappresentare la loro volontà di battersi subito contro i nazifascisti. Così B. ha appena il tempo di rientrare al paese che il 15 settembre è al comando della formazione partigiana che sale sui vicini monti, al suo fianco come commissario politico c’è Puzzoli. Durante i tre mesi e più della loro azione, nel campigiano si crea “una sorta di vita parallela che sfuggiva quasi completamente al controllo delle autorità nazifasciste [e] nella quale l’unico esercito riconosciuto come amico era quello accampato su Monte Morello sotto il comando di Lanciotto Ballerini”. (ivi, t. 2 p. 22). Tra i partigiani però la componente comunista del sestese Giulio Bruschi mal sopporta la situazione e vorrebbe spostare la formazione a sud, sul monte Giovi controllato dal PCI. Malgrado la mediazione di S. Conti, intorno al Natale ’43, la formazione si divide in due sezioni. Quella comunista va verso il Monte Giovi, quella di B. (una ventina di uomini) si muove per raggiungere sui monti pistoiesi la i brg Rosselli, guidata da Manrico Ducceschi (“Pippo”), nella quale combattono molti anarchici a cominciare da Luigi Velani, il vice di Ducceschi. A fine dicembre la brigata fa sosta nel borgo di Valibona, sopra Prato. Gli uomini sono 17: sette della zona, due giovanissimi veneti, tre militari sbandati (un napoletano, un sardo, un siciliano), cinque prigionieri di guerra fuggiti dalla prigionia (un inglese, tre sovietici e un juguslavo). A Valibona Lanciotto viene informato che gli aguzzini del famigerato Carità hanno rastrellato anche i suoi fratelli; si ferma allora per avere altre notizie, sembra anche che studi un piano per liberarli ma nella notte tra il 2 e il 3 gennaio più di un centinaio tra “repubblichini” e carabinieri guidati dal comandante la GNR di Prato, Duilio Sanesi, circondano completamente i partigiani. Invece di arrendersi B. schiera i suoi a difesa e poi li porta all’assalto rompendo l’accerchiamento. Quando viene colpito a morte sono le prime ore del 3 gennaio ’44. Con B. cadono altri cinque compagni ma gli altri riescono a salvarsi; da parte fascista si contano quattro morti, tra cui lo stesso comandante, e 14 feriti. È la prima battaglia della guerra partigiana e Lanciotto entra subito nella leggenda. L’8 gennaio, malgrado le autorità avessero vietato la cerimonia funebre e i militi fascisti presidiassero in gran numero, tutto il paese si reca a rendere omaggio al feretro passando dal retro della casa dei Ballerini. Dopo la sua morte i comunisti iscrivono Lanciotto tra i propri martiri e danno il suo nome alla nuova formazione partigiana della zona che per i primi tempi viene comandata dal fratello Renzo. A Liberazione avvenuta il governo repubblicano conferisce a B. la medaglia d’oro al valore militare alla memoria ma concede anche l’amnistia ai fascisti condannati nel ’47 per i fatti di Valibona. (L. Di Lembo)

Fonti

Fonti: AS CO CB a.1934, cat. 15, cl. 7, f. 3

Bibliografia, Novatore [F. Puzzoli], Lanciotto, Wladimir, Carlino, tutta Europa contro l’oppressore, «Voce partigiana», 17 set. 1945; M.L. Guaita, La guerra finisce la guerra continua, Firenze 1957; P. Bianconi, Gli anarchici italiani nella lotta contro il fascismo, Pistoia 1988; G. Bacci, F. Nucci, Campi Bisenzio, un anno di guerra. Testimonianze della Liberazione Campigiana 8 settembre 1943-2 settembre 1944, Campi Bisenzio 1994; S. Hood, …50 anni dopo, Campi Bisenzio, 1994; G. Bocca, Storia dell’Italia partigiana, settembre 1943-maggio 1945, Milano 1995; M. Di Sabato, In margine alla battaglia di Valibona, Prato 2000; E. Collotti, R. Sandri, F. Sessi, Dizionario della Resistenza, Torino 2001, vol. 2; F. Nucci, D. Pellegrinotti, La miglior genia … Storia del Novecento in una cittadina toscana: Campi Bisenzio, Campi B. 2002. 

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