BALLARIN, Luigi

Tipologia Persona
Luigi Ballarin
Luigi Ballarin

Intestazione di autorità

Intestazione
BALLARIN, Luigi

Date di esistenza

Luogo di nascita
Minas Gerais
Data di nascita
05/02/1899
Luogo di morte
Parigi
Data di morte
07/02/1948

Attività e/o professione

Qualifica
Operaio

Nazionalità

Italiana

Biografia / Storia

Nasce a Minas Gerais (Brasile) il 5 febbraio 1899 da Pietro e Angela Franzoso, operaio. Figlio di lavoratori emigrati in Brasile, rientra con la famiglia in Italia e si stabilisce a Adria in data imprecisata. Nel 1906 rimane orfano di padre e, con il fratello minore Giuseppe, si avvicina al mondo della delinquenza. Nel 1910, dopo un paio di condanne a pochi giorni di prigione per furtarelli, viene rinchiuso nel riformatorio di Bosco Marengo, dove impara il mestiere di meccanico. Dopo il servizio militare svolto nei Bersaglieri - dove inizia a fumare il sigaro toscano e acquisisce il soprannome di Toscanino - si avvicina alle idee anarchiche.

Arrestato a Adria il 3 settembre 1923 perché canta inni sovversivi, è considerato un “acceso antifascista”. Rilasciato nell'estate del 1924 decide di espatriare in Francia, anche a seguito dell'omicidio Matteotti. Si stabilisce a Saint-Priest (Rodano-Alpi) dove conosce la sua futura compagna Elisa Maniago - che potrà sposare solo nel 1929 alla morte della sua prima moglie - con la quale avrà sette figli. Nel 1927 viene arrestato in seguito ad attentati dimostrativi per protesta dopo l’esecuzione di Sacco e Vanzetti. Rilasciato passa in Lussemburgo, dove vive con la famiglia all'hotel-cafè Solazzi di Esch-sur-Alzette, conosciuto come luogo di ritrovo degli anarchici italiani della zona. Nel Granducato è processato per avere fornito l’arma con la quale l’anarchico Gino D’Ascanio uccide il cancelliere della Legazione italiana; alla fine risulta assolto per insufficienza di prove ma è espulso. Rifugiatosi in Belgio, viene espulso anche da lì, ritorna allora in Francia dove continua a svolgere militanza politica per la quale subisce alcune piccole condanne.

Nell'ottobre del 1936 varca i Pirenei per arruolarsi nella Sezione italiana della Colonna "Ascaso" CNT-FAIb, dove stringe amicizia con Angiolo Bruschi, che probabilmente aveva già conosciuto in Lussemburgo. Dopo i fatti del Maggio 1937 rientra in Franciae e si stabilisce a Noisy-le-Sec. Nel maggio del 1943  dopo che aveva picchiato uno che gli aveva dato del fascista e un passante che era intervenuto decide di rimpatriare, ma essendo iscritto nella “Rubrica di frontiera”, viene arrestato al valico di Bardonecchia e poi trasferito alle carceri di Rovigo. Il questore propone che sia internato in campo di concentramento per tutto il periodo bellico, in quanto pericoloso elemento e in agosto viene condannato a tre anni di confino alle Tremiti, ma rimane nel carcere giudiziario di Ancona perché le isole sono occupate dalle truppe alleate. In seguito al bombardamento dell’edificio, il 2 dicembre riesce a evadere e si riunisce con la famiglia a Adria, dove aiuta prigionieri inglesi e americani evasi a raggiungere la Jugoslavia, nascondendoli anche in casa sua; per questo riceverà un certificato d'onore attribuito dal Comando supremo delle Forze Alleate nel Mediterraneo.

Nel maggio del 1944 raggiunge la «Brigata Martello», del Corpo Volontari della Libertà che opera nella zona di Adria e quindi, con lo pseudonimo di Gigi, partecipa alle azioni partigiane a Venaria Reale. Catturato dai nazisti viene deportato a Dachau, riuscendo a sopravvivere grazie alla solidarietà dei compagni di prigionia. Dopo la liberazione rientra a Adria, dove si occupa della distribuzione degli aiuti alla popolazione. Gli viene offerta la carica di sindaco ma la rifiuta e decide di tornare in Francia. Ai primi del 1946, dopo avere inviato in Francia la famiglia, passa clandestinamente la frontiera perché le autorità francesi gli negano il visto. Il suo compagno di traversata però lo agredisce per derubarlo e, credendolo morto, lo lascia in mezzo alle montagne. Raccolto e curato da un pastore riesce a riprendersi e a ricongiungersi con i suoi a Parigi, dove vivrà nonostante che il decreto di espulsione di venti anni prima venga riconfermato. Collabora con «Le Libertaire». Muore per una crisi cardiaca il 7 febbraio 1948, dopo aver affidato la cura della sua famiglia al vecchio compagno Angiolo Bruschi. (V. Zaghi redazione DBAI).

Fonti

Fonti: Archivio dello Stato - Rovigo, Questura, Casellario politico, b.15, ad nomen.

Sitografia: Dictionnaire des militants anarchistes

Bibliografia: F. Bertolucci, Gli anarchici italiani deportati in Germania durante il Secondo conflitto mondiale, «A : rivista anarchica», aprile 2017, pp. 63-98.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

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