AMBROGI, Ersilio

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
AMBROGI, Ersilio

Date di esistenza

Luogo di nascita
Castagneto Carducci
Data di nascita
16 Marzo 1883
Luogo di morte
Venturina
Data di morte
11 Aprile 1964

Attività e/o professione

Qualifica
Avvocato

Nazionalità

Italiana

Biografia / Storia

Nasce a Castagneto Carducci (LI) il 16 marzo 1883 da Antonio e Corinna Belli, avvocato. La famiglia è di estrazione borghese e il padre che è medico condotto impartisce a Ersilio un’educazione basata su quei principi moderati e cattolici tipici della mentalità e della cultura della campagna toscana di quegli anni. Come ricorda lo stesso Ambrogi il rifiuto di questa cultura ben presto lo conduce a staccarsi “dalla religione, incapace di conciliarmi con l’assurdo dei suoi postulati”. L’attenzione del giovane Ambrogi è attratta dalle idee sovversive che, soprattutto lungo quel tratto della costa tirrenica frequentata da Pietro Gori, hanno “creato un ambiente incline all’anarchismo” e al ribellismo.

Inizia giovanissimo l’attività politica iscrivendosi al PSI e militando nella sinistra del partito ma l’ambiente giovanile di Pisa, dove Ambrogi studia, lo porta già nel 1904, anche per il suo carattere irrequieto, ad aggregarsi a un gruppo rivoluzionario antimilitarista. Ambrogi conosce in questo periodo Alfredo Polledro, Ugo Nanni (entrambi poi esponenti della sezione italiana dell’Alleanza Internazionale Antimilitarista), Cesare Marangoni e Domenico Zavattero. Nello stesso anno è incaricato di fare un giro di propaganda e mentre si trova a Sestri Ponente ad assistere a una conferenza del socialista Giovanni Petrini la polizia spara sulla folla ferendo diverse persone. Le organizzazioni sindacali proclamano lo sciopero generale e Ambrogi si trova coinvolto nell’iniziativa alla testa delle agitazioni. Tratto in arresto è condannato a 11 mesi di reclusione. Quando Ambrogi esce dal carcere inizia a viaggiare: va in Svizzera, in Francia (dove si trova nel maggio del 1906 durante i moti di piazza e gli scioperi indetti dalla CGT) e poi in Germania dove frequenta gli ambienti sovversivi e libertari internazionali. Rientrato nel suo paese natale riprende i contatti con i libertari del luogo e nell’ottobre del 1911 contribuisce alla nascita del locale gruppo anarchico “P. Gori”, cui aderiscono 37 tra operai, artigiani e braccianti come Cesare Morganti e Giacinto Bongini. Nello stesso mese il gruppo, insieme alle associazioni popolari di Castagneto Carducci, inaugura una lapide in memoria di Pietro Gori, il “cavaliere errante dell’anarchia”. Ambrogi decide di riprendere gli studi, ormai interrotti da tempo e si laurea nel 1912 in giurisprudenza a Bologna. Trasferitosi a Milano per motivi di lavoro poco prima dello scoppio della Prima Guerra mondiale viene richiamato alle armi. Più volte incarcerato per “propaganda disfattista e antimilitarista” ritorna in Toscana alla fine della guerra abbandonando l’anarchismo e aderendo al PSI per il quale viene eletto alla Camera dei deputati nel novembre 1919.

Esponente di spicco della corrente “massimalista” diviene ben presto una delle personalità più popolari del socialismo della costa tirrenica mantenendo nella sua azione politica alcuni elementi culturali e politici della precedente esperienza libertaria. Nell’agosto del 1920 interviene al congresso della sezione pisana della «Lega proletaria dei reduci di guerra» e, nelle elezioni amministrative dell'autunno del 1920 è eletto sindaco di Cecina, allora comune appartenente alla provincia pisana, e poi consigliere provinciale venendo eletto presidente dalla maggioranza socialista del consiglio provinciale. Nel frattempo con altri esponenti della sinistra “massimalista” viene nominato rappresentante al 17. congresso di molti nuclei delle frazioni comuniste della provincia pisana del PSI che si volge a Livorno dal 15 al 21 gennaio 1921. È tra i delegati che votano la mozione Bordiga-Terracini e che si ritrovano nel salone del Teatro S. Marco per fondare il PCd'I. Con la nascita del fascismo anche nei territori della costa tirrenica della Toscana Ambrogi si trova in più di un’occasione ad affrontare gli squadristi. In particolare contribuisce alla difesa di Cecina da un’incursione degli squadristi livornesi nel febbraio del 1921. È destituito dall’incarico di sindaco dal Prefetto perché, come riportano i giornali dell’epoca, ha “levato dagli uffici del Municipio di Cecina i ritratti dei Sovrani e la targa della Vittoria”. Arrestato al termine dell’incursione dei fascisti, per “tentato omicidio” nei confronti di alcuni squadristi, poi per “omicidio” a seguito della morte del fascista Dini Leoni, viene detenuto nel carcere di Volterra e poi a Lucca, riacquista la libertà nel maggio del 1921 quando viene eletto alla Camera dei deputati nella lista comunista per la circoscrizione Livorno-Pisa-Lucca-Massa.

Nel PCd'I ricopre da questo momento incarichi delicati e discussi. Costretto dalle persecuzioni a emigrare si reca in Germania dove svolge un'intensa attività con il Kommunistische Partei Deutschlands. È delegato del partito a Mosca con Antonio Gramsci nel 1922-23 nel Komintern, poi emissario dell’Internazionale comunista per l'Europa Occidentale. Nel frattempo il PCdI è a una svolta, il gruppo dirigente che fa capo a Bordiga è messo in minoranza, Gramsci e Togliatti con il congresso clandestino di Lione del gennaio del 1926 prendono la guida del partito criticando proprio la sinistra bordighiana. Non si hanno dettagli sulla posizione di Ambrogi, che è da tempo in rapporti con i principali esponenti del PCd'I, come Umberto Terracini, Ruggero Grieco, Palmiro Togliatti, ma in più di un’occasione inizia a schierarsi su posizioni di sinistra vicine a Bordiga e poi a quelle di Lev Trockij. È una fase quella della storia del PCdI nei rapporti con l'Internazionale di durissimi contrasti interni, soprattutto tra Bordiga e Stalin, che emergono alla luce del giorno in seno al VI Plenum allargato della Terza Internazionale, che si svolge a Mosca dal 17 febbraio al 14 marzo 1926. Poco dopo il Plenum di Mosca Togliatti scriveva un lungo rapporto all'Ufficio politico del partito nel quale non solo accusava Bordiga di «frazionismo» per il suo scontro con Stalin ma informava che il giorno prima della partenza il leader napoletano si era intrattenuto per discutere delle conseguenze politiche del congresso di Lione del PCdI con altri esponenti della sua corrente tra i quali il "migliore" indicava oltre che Virgilio Verdaro, Arnaldo Silva, Mario De Leone anche Ambrogi per queste sue posizioni critiche verrà espulso dal partito nel 1929 ma nonostante l'allontanamento tra il 1930 e il 1932, trasferitosi a Berlino e in forti difficoltà economiche, continuerà a mantenere rapporti con i servizi segreti sovietici.

Nel marzo del 1934 invia una lettera alle autorità del partito a Mosca nella quale chiede di essere reintegrato nei ranghi dell'organizzazione abiurando il suo passato di dissidente ed elogiando i risultati della politica staliniana. Comunque la sua attività desta “sospetti e inquietanti interrogativi”, sia per il ruolo che svolge nella polizia segreta sovietica, sia per il riemergere, dopo la metà degli anni Trenta, di posizioni dichiarate di “opposizione” allo stalinismo e soprattutto per i documentati contatti con le autorità fasciste dell’Ambasciata italiana a Mosca. Dante Corneli lo ricorda come un “agente staliniano spia fascista che aveva fornito alla polizia italiana importanti notizie sull’attività clandestina che il partito svolgeva in Italia” mentre Gino De Marchi, un altro comunista italiano finito nelle mani della polizia segreta sovietica, sottoposto a ripetuti interrogatori alla fine denuncerà ambrogi come un appartenente all'«organizzazione spionistica bordighista-trockista» insediatasi da anni a Mosca tra gli esuli antifascisti. Ambrogi nel frattempo però era riuscito a fuggire nel 1935 con l'aiuto dell'Ambasciata italiana dall’URSS, poco prima delle grandi purghe staliniane, a Bruxelles abbandonando apparentemente ogni attività politica. È in questi anni che i servizi segreti italiani cercano in ogni modo di avvicinare e coinvolgere Ambrogi nelle proprie attività. Le autorità fasciste desiderano in ogni modo avere informazioni sui principali esponenti della rete clandestina comunista mentre Ambrogi cerca l'«uscita di sicurezza» che gli possa permettere di sopravvivere politicamente e umanamente in un situazione difficilissima. Gli uomini del fascismo attraverso l’offerta di vantaggiosi favori, come la promessa di una radiazione dagli schedari e dagli elenchi dei «sovversivi attentatori o capaci di atti terroristici», tentano di costringere il militante comunista dissidente a collaborare pienamente con il regime ma senza successo apparente. Ambrogi, forse grazie all'esperienza e alla astuzia maturata in anni di militanza evita di passare armi e bagagli al servizio del regime. Purtuttavia questi anni che precedono il Secondo conflitto mondiale sono ancora avvolti da una nebbia di rapporti "equivoci" e di assenze di documentazione che non permettono di dipanare completamente la matassa dei rapporti intrattenuti da Ambrogi con i funzionari dell'OVRA.

Allo scoppio della guerra, isolato dai "vecchi" compagni e sottoposto ad una stretta sorveglianza dalle autorità fasciste, il militante di Castagneto Carducci è arrestato dai tedeschi ed estradato in Italia dove subisce una condanna al confino. L'8 settembre 1943 si trova ancora al confino di polizia dove tenta di organizzare la resistenza locale contro le forze nazi-fasciste. Catturato viene deportato in Germania dove riesce a sopravvivere a quasi due anni di prigionia riconquistando la libertà alla fine della guerra. Rientrato in Italia riprende la sua attività di avvocato senza impegnarsi più in politica anche perché il nuovo partito di Togliatti non concede sconti a coloro che hanno manifestato negli anni Trenta il proprio dissidio dalla politica del partito e dell'Unione Sovietica. Ambrogi viene riammesso nel partito solo nel 1957, dopo lo svolgimento del XX Congresso del PCUS e la condanna dei crimini di Stalin da parte del rapporto "segreto" di Nikita Chruščëv e la rivolta di Budapest. Muore a Venturina l’11 aprile 1964. (F. Bertolucci)

Fonti

Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, PS, 1912, Gruppo Pietro Gori di Castagneto Carducci, Il Prefetto di Pisa al Ministero dell’Interno, rapporti dal dicembre 1911 al marzo 1912; «Il Messaggero Toscano», 4 febbraio 1921; Note autobiografiche, settembre 1924, in A. Mettewie Morelli (a cura di), Lettres et documents d’Ersilio Ambrogi (1922-1936), «Annali della Fondazione Giacomo Feltrinelli», 1977, pp. 173-291; La morte del compagno Ersilio Ambrogi, «L’Unità», 16 aprile 1964.


 

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Bibliografia

P. Spriano, Storia del Partito Comunista. 1. Da Bordiga a Gramsci, Torino, Einaudi, 1967, ad indicem; D. Corneli, Lo stalinismo in Italia e nell’emigrazione antifascista, v. 3, Tivoli, 1979, p. 32; Il movimento operaio italiano. Dizionario biografico, a cura di F. Andreucci e T. Detti, Roma, Editori riuniti, 1975-1979, v. 1, pp. 58-60; Corrente comunista internazionale, La sinistra comunista italiana 1927-1952, Napoli, Lithorapid, 1985, pp. 93-94; M. Braccini, Tra Ovra e Ghepeù. La singolare vicenda di E. Ambrogi ..., «Critica sociale», ottobre 1986, pp. 69-80; Dialoghi del terrore: i processi ai comunisti italiani in Unione Sovietica (1930-1940), a cura di F. Bigazzi e G. Lehner, Firenze, Ponte alle grazie, 1991, ad indicem; F. Bertolucci, Stato, fascismo e antifascismo in provincia di Pisa 1920-1922 in L’antifascismo rivoluzionario, tra passato e presente, Pisa, BFS, 1993, pp. 99-127; E. Dundovich, Tra esilio e castigo, Il Komintern, il PCI e la repressione degli antifascisti italiani in URSS (1936-1938), Roma, Carocci, 1998, ad indicem; M. Franzinelli, I tentacoli dell'OVRA. Agenti, collaboratori e vittime della polizia politica fascista, Torino, Bollati Boringhieri, 1999, ad indicem; F. Bertolucci, Ambrogi Ersilio, F. Bertolucci, Ambrogi Ersilio, in Dizionario Biografico degli Anarchici italiani, t. 1, Pisa, BFS edizioni, 2003, pp. 32-33; Gulag. Storia e memoria, a cura di E. Dundovich, F. Gori, E. Guercetti, Milano, Feltrinelli, 2004, ad indicem; M. Canali, Le spie del regime, Il Mulino, Bologna 2004, ad indicem; G. Sacchetti, Otello Gaggi. Vittima del fascismo e dello stalinismo, Pisa, BFS, 20122, p. 76; A. Marianelli, Eppur si muove! Movimento operaio a Pisa e provincia dall'Unità d'Italia alla dittatura, Pisa, BFS edizioni, 2016, ad indicem. F. Creatini, Ersilio Ambrogi: antifascista o informatore dell'OVRA? https://www.toscananovecento.it/custom_type/ersilio-ambrogi-antifascista-o-informatore-dellovra, consultato il 22 luglio 2023.

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