AMATI, Zeno

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
AMATI, Zeno

Date di esistenza

Luogo di nascita
Rimini
Data di nascita
24/03/1894
Luogo di morte
Rimini
Data di morte
09/03/1962

Attività e/o professione

Qualifica
Portalettere

Nazionalità

Italiana

Biografia / Storia

Nasce Rimini il 24 marzo 1894 da Giuseppe e Malvina Macrelli, portalettere. Frequenta la scuola elementare fino alla 5a classe. Aderisce giovanissimo al movimento anarchico, e già nel giugno 1912 le autorità di polizia lo segnalano come membro attivo del gruppo di Rimini, definendolo peraltro “Persona di corretta condotta morale”. Nel giugno del 1914 prende parte molto attiva ai moti della Settimana rossa, incitando la popolazione alla ribellione verso le autorità e alla lotta contro la monarchia. A interrompere la sua militanza politica è la partecipazione dell’Italia alla Prima Guerra mondiale durante la quale egli presta servizio prima a Mantova, poi al fronte e infine in Albania. Il 26 giugno 1919 riprende il servizio come portalettere a Carpi, dove si adopera per riprendere i contatti con gli anarchici del posto e la polizia segnala un suo incontro nell’ottobre seguente con A. Borghi, giunto in paese per tenere un comizio sindacale. L’anno seguente la sua domanda di trasferimento a Rimini per coprire il posto di portalettere è finalmente accolta. Per le sue doti umane e intellettuali in breve tempo si mette in evidenza come uno degli esponenti di maggior rilievo dell’anarchismo riminese, apprezzato anche all’esterno del movimento per il suo equilibrio e per gli sforzi compiuti per porre fine ai dissidi – particolarmente diffusi in Romagna – fra lavoratori di diverse tendenze, repubblicani da un lato e socialisti e anarchici dall’altro. Fin dalla fondazione (il primo numero esce il 17 gennaio 1920) è tra i principali collaboratori del «Sorgiamo!», organo della UAER, dove firma i propri articoli con lo pseudonimo “Azeta”. Il 27 giugno 1920 subisce un arresto per correità in mancato omicidio di un commissario di PS di Ri-mini, nonché per violenza privata, ma l’8 settembre la Corte d’appello di Bologna lo proscioglie da ogni accusa per insufficienza di prove. Il 6 luglio 1921 è rinchiuso nelle carceri di Forlì in attesa di un nuovo provvedimento giudiziario in quanto si sospetta un suo coinvolgimento nell’omicidio di uno dei fondatori del fascismo a Rimini, avvenuto il 19 maggio precedente (episodio che mette in moto una lunga scia di azioni vendicative da parte di squadre fasciste provenienti da Bologna e da Ferrara, decisive per la vittoria del fascismo a Rimini). Arrestato insieme a molti altri anarchici riminesi e ad alcuni socialisti, diversi dei quali rimessi in libertà provvisoria e poi prosciolti durante l’istruttoria, attende in carcere il processo per un lungo periodo (sarà prosciolto e liberato solo dopo circa tre anni e mezzo). Il 1° Maggio 1922 il Circolo libertario di studi sociali di Rimini pubblica il numero unico «Ne la mischia», quasi interamente dedicato al suo caso e a quello dei suoi compagni (al giornale, che esce “a difesa delle vittime politiche locali”, collaborano tra gli altri A. Borghi, L. Fabbri, V. D’Andrea). Pochi giorni dopo, il 6 maggio, è finalmente chiusa l’istruttoria con il rinvio a giudizio di Guerrino Amati (anarchico, fratello di Zeno, indicato quale esecutore materiale dell’omicidio), dello stesso A. e di altri, ritenuti complici (gli anarchici Zeno Zavoli, Dante Lazzari e Gabellini; il socialista Francesco Zama; il socialista, poi comunista, Edgardo Magrini). Dal periodico comunista anarchico «Libero Accordo» di Roma giungono sussidi in favore di A. e delle altre vittime politiche. Infine il 14 novembre 1924 la sentenza della Corte d’assise di Forlì proscioglie definitivamente lui e i suoi compagni da ogni imputazione, essendo stata finalmente creduta vera la dichiarazione dell’anarchico Carlo Ciavatti, già in carcere per altri fatti politici, che fin dal 1923 si autoaccusa come unico autore dell’omicidio. A. ritorna in libertà ma, per evitare un’esposizione a eventuali rappresaglie delle squadre fasciste desiderose di vendetta, dall’ufficio postale di Rimini è trasferito prima a Milano poi definitivamente a Brindisi. Lontano dalla sua terra e impedito dal giogo della dittatura fascista si chiude per lui ogni possibilità di continuare l’impegno politico. Dal suo arrivo in Puglia fino al 25 luglio 1943 le autorità di Brindisi inviano al Ministero dell’Interno rapporti periodici da cui risulta che A. fa vita ritirata e non si occupa di politica, ma è segnalato che “Non è iscritto alla locale Sezione Fascista né all’Associazione Postelegrafonica Nazionale Fascista”. Anche dopo la Liberazione rimane anarchico. Muore a Rimini il 9 marzo 1962. (L. Febo G. Landi)

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomenI nostri lutti. Zeno Amati, «Umanità nova», 1 apr. 1962.
 
Bibliografia: «Ne la mischia» (Rimini), numero unico, 1 mag. 1922; E. Vichi, A. Bertozzi, Nelle mani della giustizia. Il delitto Platania nella politica riminese, Bologna, 1976; M. Casarini, Il problema operaio in «Sorgiamo!» settimanale dell’Unione Anarchica Emiliana Romagnola (1920/23), «Volontà», lug.-ago. 1978; G. Giovagnoli, Storia del Partito Comunista nel riminese 1921/1940, Rimini 1981; R. Carrara, La lunga lotta (a cura di P. Zaghini), «Storie e storia», (RN), ott. 1984.

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