AMATI, Guerrino
Tipologia Persona
Intestazione di autorità
- Intestazione
- AMATI, Guerrino
Date di esistenza
- Luogo di nascita
- Rimini
- Data di nascita
- 30/04/1898
- Luogo di morte
- Verucchio
- Data di morte
- 13/06/1979
Attività e/o professione
- Qualifica
- Fattorino postale
- Qualifica
- Pasticciere
Nazionalità
- Italiana
Biografia / Storia
- Nasce a Rimini il 30 aprile 1898 da Giuseppe e Malvina Macrelli, fattorino postale, poi pasticciere. La polizia lo descrive come un individuo scontroso e di pessimo carattere, che anche all’interno del gruppo anarchico di Rimini, a cui appartiene fin da giovane, spesso si fa largo con la prepotenza per la difesa delle proprie idee. Il 10 luglio 1920 si rifugia nella Repubblica di San Marino sfuggendo così all’arresto per aver attentato alla vita di un commissario di PS di Rimini. Un anno dopo le autorità giudiziarie sospettano un suo coinvolgimento nell’omicidio di un fascista. Il 17 giugno 1921, un mese dopo il fatto, termina la sua latitanza. Seguono tre anni e cinque mesi di detenzione nelle carceri di Forlì insieme al fratello Zeno e ad altri inquisiti ritenuti complici (gli anarchici Zeno Zavoli, Dante Lazzari, Gabellini e i socialisti Francesco Zama e Edgardo Magrini). La fase istruttoria si chiude il 6 maggio 1922 con il rinvio a giudizio di A. come esecutore materiale dell’omicidio. Finalmente la sentenza del 14 novembre 1924 proscioglie da ogni accusa tutti gli imputati (del delitto si autoaccusa come unico responsabile l’anarchico Carlo Ciavatti, già in carcere per altri reati). Durante il processo sono molti a testimoniare sulla innocenza di A., ma a inchiodarlo fino all’ultima udienza sarà la testimonianza di una prostituta che risulterà poi essere al soldo della polizia. Il giudice della Corte d’assise di Forlì tuttavia ritiene che A. sia responsabile del ferimento del commissario di PS. A. quindi rischia di dovere restare in carcere per questo reato, ma esce definitivamente grazie a un’amnistia. Solo e senza lavoro parte da Rimini alla volta di Sesto San Giovanni, anche per non rischiare di restare vittima di ritorsioni da parte delle milizie fasciste, e lì inizia a lavorare in una pasticceria. Nel novembre del 1926 è di nuovo alla ricerca di un lavoro: ritorna a Rimini poi va a Tortona e infine a Brindisi, da suo fratello Zeno, dove rimane tre mesi, poi ritorna a Rimini. Il 14 novembre intanto scatta per A. l’assegnazione al confino di polizia per la durata di cinque anni, tutti da scontare nella colonia di Lipari. Il 14 febbraio 1930 subisce una condanna di un mese di carcere per oltraggio e violenza nei confronti delle forze dell’ordine. Il 15 marzo 1932, con foglio di via obbligatorio, fa ritorno nella sua terra d’origine. Nel febbraio 1942 la Prefettura di Forlì propone per la sua cancellazione dalla qualifica di schedato, fermo restando la iscrizione presso il CPC. Muore a Verucchio (RN) il 13 giugno 1979. (L. Febo)
Fonti
- Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen.
Bibliografia: «Ne la mischia» (Rimini), numero unico, 1 mag. 1922; E. Vichi, A. Bertozzi, Nelle mani della giustizia. Il delitto Platania nella politica riminese, Bologna 1976; G. Giovagnoli, Storia del Partito Comunista nel riminese 1921/1940, Rimini 1981; R. Carrara, La lunga lotta (a cura di P. Zaghini), «Storie e storia» (RN), ott. 1984.
Codice identificativo dell'istituzione responsabile
- 181