ALPINI, Bruno

Tipologia Persona
Lenin (pseudonimo)

Intestazione di autorità

Intestazione
ALPINI, Bruno

Date di esistenza

Luogo di nascita
Rimini
Data di nascita
26/12/1902
Luogo di morte
Barcellona
Data di morte
14/04/1934

Attività e/o professione

Qualifica
Bracciante
Qualifica
Cameriere
Qualifica
Calzolaio

Nazionalità

Italiana

Biografia / Storia

Nasce a Rimini il 26 dicembre 1902 da Gaira Caolini e padre ignoto. Prima bracciante senza fissa dimora, poi negli anni dell’esilio cameriere e principalmente calzolaio. Frequenta la 2° elementare. Nei cenni biografici del cpc, al 30 gennaio 1923, è descritto di “carattere violento e prepotente, di poca educazione, d’intelligenza ottusa, di nessuna cultura, con poca voglia di lavorare” e col soprannome di “Lenin”. Da sempre attivo nei gruppi giovanili anarchici, partecipa a tutte le manifestazioni, i comizi e le conferenze di carattere sovversivo nel riminese, sia pubbliche, sia private. Il 1° agosto 1921 è arrestato assieme ad altri anarchici e socialisti per correità nell’uccisione di un fascista, avvenuta a Rimini il 19 maggio 1921. È rimesso in libertà durante la fase istruttoria. Il 25 agosto è spiccato un mandato di cattura a suo carico per aver cercato di uccidere a colpi di rivoltella due fascisti bolognesi di passaggio a Rimini la sera del 6 agosto 1922. Il 23 aprile 1923, malgrado la precedente assoluzione in fase istruttoria, è denunciato per complicità nell’omicidio del 1921. Il 25 maggio è colpito da un nuovo mandato di cattura. Espatria clandestinamente in Francia, probabilmente a Marsiglia sotto il falso nome di “Giovanni Rossi”, e riesce a far perdere le proprie tracce per lunghi periodi. Cambia spesso identità: ciò gli permette per parecchi anni di non esse-re rintracciato e di confondere la polizia fascista. Si sposta di frequente tra la Francia, il Belgio e la Spagna, utilizzando l’identità di “Ruggero Panci”, anarchico attivo a Lione. La sua latitanza clandestina non è senza motivi: organizza e partecipa a forme di autofinanziamento illegali e sembra abbia una parte attiva, assieme a Giovanni Bidoli e Virgilio Gozzoli, in un attentato al console italiano a Nancy. Successivamente, sempre assieme a Bidoli e altri, avrebbe tentato di assaltare la prefettura di polizia di Barcellona. Il 18 febbraio 1929 è arrestato in Francia a Colombes (Seine), assieme ad altri italiani, per furto e vagabondaggio qualificati, ricettazione e porto d’armi proibito. Della banda sono tutti condannati tranne Panci  (A.) che viene assolto. Nel 1930, è di nuovo in Belgio e frequenta l’imolese Ugo Guadagnini e altri anarchici. In questi anni la polizia fascista comincia ad avere dubbi sulla vera identità del Panci e comincia a richiederne foto e informazioni. Nel luglio del 1931 A., rientrando dal Belgio in Francia, si presenta al consolato italiano di Tolosa per il rinnovo del passaporto, che presenta chiari segni di falsificazione e che risulta essere appartenuto e rilasciato a Bruxelles a tale Giuseppe Maggioni: viene arrestato e condannato a due mesi di carcere dal Tribunale di Ceret. Nello stesso periodo, la polizia politica segnala la presenza a Barcellona di tale Mario Alpini dedito a reati comuni, che verrà in seguito riconosciuto in A. Senza documenti propri, senza mezzi e temendo per la sua incolumità, si rifugia presso alcuni compagni anarchici spagnoli. Nel gennaio 1932 scompare da Barcellona dove esercitava il mestiere di calzolaio, in giugno viene dato sia in Russia che a Moncada in Spagna. In realtà A. è segnalato, nel giugno del 1932, a Sanit-Tropez dove svolge propaganda anarchica. Il cerchio si sta chiudendo. I dubbi che la polizia fascista ha della vera identità di Panci si stanno sciogliendo, ma con grande difficoltà. Nel 1933 dopo lunghissime indagini, interrogatori di persone che hanno conosciuto il vero Panci e confronti fotografici supportati dalla polizia scientifica, si individua che il Panci in questione è in realtà A. che, il 14 aprile 1934, viene arrestato a Barcellona quale esponente di una banda di malviventi responsabile di aggressioni a banda armata e omicidi; riesce a fuggire e piuttosto che cadere in mano della polizia – secondo il cpc – si suicida con un colpo alla testa. Lo storico Abel Paz racconta che A. in Belgio aveva conosciuto Buenaventura Durruti, il quale poi a Barcellona era solito portargli le scarpe da riparare, e che la sua attività espropriatrice era rivolta soprattutto a procurare mezzi materiali ai compagni in Italia; inoltre A. è arrestato alle nove del mattino del 14 aprile 1934 e alle undici di sera è trovato morto con sei proiettili in testa, uno dei quali sparato alla nuca. Un suo grande amico, detto “el Cèntim” (operaio militante della cnt), per vendicarne l’omicidio spara al Comisario General de Orden Público, ma durante il tentativo è a sua volta ucciso dalla numerosa scorta. (T. Marabini – C. Mazzolani)

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen.
 
Bibliografia: G. Giovagnoli, Storia del Partito Comunista nel riminese 1921/1940. Origini, lotte e iniziative politiche, Rimini 1981; A. Paz, Durruti e la rivoluzione spagnola, t. 1, Pisa-Ragusa-Milano 1999, ad indicem.

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181

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