ADAMI, Umberto
Tipologia Persona
Intestazione di autorità
- Intestazione
- ADAMI, Umberto
Date di esistenza
- Luogo di nascita
- Soave
- Data di nascita
- 02/01/1890
- Luogo di morte
- Verona
- Data di morte
- 20/05/1925
Attività e/o professione
- Qualifica
- Scrivano contabile
- Qualifica
- Disegnatore ricami
- Qualifica
- Muratore
Nazionalità
- Italiana
Biografia / Storia
- Nasce a Soave (VR) il 2 gennaio 1890 da Antonio e Luigia Brusco. Frequenta le scuole fino alla 3a ginnasiale a Verona, poi va a Milano, dove inizia anche il liceo. Stimato al suo paese come “giovane corretto ed educato”, in contrasto con la famiglia per “la sua naturale avversione al clericalismo” (con un fratello sacerdote, “padre Lodovico” e una sorella monaca) emigra in Svizzera – a suo dire – nel maggio 1908, secondo la polizia l’anno successivo. A Zurigo lavora prima come scrivano contabile, poi disegnatore in ricami e infine come apprendista muratore. Avvicinatosi all’anarchismo, si dedica alla propaganda libertaria, spostandosi anche in altre località elvetiche. È in relazione con Luigi Bertoni a Ginevra (invia anche corrispondenze a firma “Imada” a «Il Risveglio socialista anarchico») e con Ettore Bartolazzi a Basilea, mentre a Zurigo frequenta Elio Luzi e Bastiano Maestri. Con l’aiuto del secondo pubblica il 1° maggio 1911 il giornale «Vecchia battaglia», di cui escono solo tre numeri e dalle cui colonne incita i muratori a proclamare lo sciopero per le otto ore di lavoro. Coinvolto nei disordini scoppiati durante lo sciopero, A. è arrestato ed espulso dal Canton Zurigo e poi anche dalla Confederazione Elvetica alla fine del 1911. Consegnato a Chiasso alla polizia italiana, A., che si autodefinisce “anarchico individualista”, è rimpatriato presso il padre a Bassano. Nel frattempo è coinvolto in un improbabile complotto ai danni di Giolitti e nel maggio 1912 è indicato dal quotidiano milanese «Il Secolo» come “designato ad attentare alla vita” del presidente del consiglio. All’accusa A. risponde con una dichiarazione in cui nega di “avere macchinato contro la vita di chicchessia” («Il Secolo», 28 mag. 1912). Nel giugno si trasferisce a Verona, dove lavora come cameriere al buffet della stazione di Porta Vescovo e nel 1918 presso un albergo di piazza delle Erbe, senza occuparsi più di politica. Nel 1920 tuttavia A. assume l’incarico di segretario amministrativo della CdL sindacale di Verona, in sostituzione di Loris Brasey. Alla metà del 1921 A. si dimette e, dopo brevi soggiorni a Padova e a Udine, ritorna a Verona, dove gestisce un’osteria. Vigilato, “conserva tuttora le sue idee e ne fa propaganda fra gli amici”. Muore a Verona il 20 maggio 1925. (M. Antonioli)
Fonti
- FONTI: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen.
Codice identificativo dell'istituzione responsabile
- 181