ACANFORA, Michele
Tipologia Persona
Intestazione di autorità
- Intestazione
- ACANFORA, Michele
Date di esistenza
- Luogo di nascita
- Caivano
- Data di nascita
- 09/02/1876
- Luogo di morte
- Napoli
- Data di morte
- 18/02/1901
Attività e/o professione
- Qualifica
- Fornaio
Nazionalità
- Italiana
Biografia / Storia
- Nasce a Caivano (NA) il 9 febbraio 1876 da Luigi e Teresa Lamagna, fornaio. Amico di Francesco Cacozza e Roberto D’Angiò, ha 20 anni quando aderisce all’anarchismo antiorganizzatore, si dichiara favorevole alla propaganda del fatto e diventa “l’anarchico più pericoloso di Napoli”. Per trovare consensi tra gli operai, partecipa alle iniziative della sezione del PSI e cerca di dimostrare che i socialisti ostacolano il lavoro svolto dagli anarchici per provocare la rivolta contro un governo che soffoca la voce del popolo con la violenza. Ai primi del 1897 fonda il gruppo “C. Cafiero”, che diffonde opuscoli e giornali e rifiuta di collaborare con i “legalitari” per l’agitazione contro il domicilio coatto. Il 5 e il 16 ottobre 1897, grazie a fondi inviati da Buenos Aires dal Conforti, pubblica due numeri unici intitolati «L’Affamato». Non ha stabile dimora, perché la polizia minaccia chi gli dà alloggio ma, deciso a resistere, intensifica la sua attività ed è denunciato per istigazione all’odio tra le classi sociali. Nella primavera 1898 firma il manifesto-protesta di solidarietà con Malatesta e i redattori de «L’Agitazione» in attesa di processo, quindi pubblica un opuscolo antimilitarista, invitando i soldati all’insubordinazione. Arrestato per misure di polizia il 30 aprile, in vista della festa del lavoro, torna in carcere il 24 maggio, dopo i moti per il rincaro del pane. Il 18 giugno, davanti al Tribunale militare, afferma di non essere un volgare malfattore, ma un anarchico, militante del solo “partito politico che possa dirsi basato su politiche possibili”, e sfida i giudici, chiedendo il massimo della pena; alla lettura della sentenza, che lo condanna a due anni di carcere e 18 mesi di sorveglianza, non esita a gridare: “Viva la rivoluzione sociale. Viva l’anarchia!” e a smentire il difensore d’ufficio che invita i giudici a ritenerlo pazzo, rivendicando la consapevolezza delle sue azioni. Gli toccano così altri tre anni di carcere. Esce per amnistia a giugno del 1899 convinto della necessità dell’organizzazione e, benché provato dalla segregazione, torna alla militanza fondando la lega di resistenza dei prestinai della quale diventa l’instancabile segretario. Nell’autunno del 1900 guida uno sciopero vittorioso dei garzoni panettieri per l’aumento delle tariffe di cottimo, la mercede unica in tutti i panifici, il riconoscimento della lega e la diminuzione del lavoro notturno. Muore a Napoli il 18 febbraio 1901 per le sofferenze patite in carcere, chiedendo ai compagni di “passare all’estrema dimora senza l’oltraggio di un culto ch’egli non ha mai sentito”. (G. Aragno)
Fonti
- FONTI: Archivio di Stato Napoli, Gabinetto Questura, b. 43, f. Arresti preventivi; b. 78, f. Gruppo Carlo Cafiero; b. 114, f. Agitazione per l’abolizione del domicilio coatto; b. 128, f. Socialisti, b. 137, f. Agitazione per il rincaro del pane; b. 173, f. Sorveglianza; b. 185, f. Panettieri 1900; b. 199, f. Giornali Ab-Au b. 211, f. Giornali Ta-Tu.
BIBLIOGRAFIA: R. D’Angiò, Italie, «Les Temps Nou-veaux», 25 giu.1898; «La Propaganda», 21 feb.1901; W. Mocchi, I moti italiani del 1898. Lo stato d’assedio a Napoli e le sue conseguenze, Napoli 1901, pp. 138-139, 208 e 288-289; G. Gallo, Pietro Casilli e i socialisti napoletani dell’ultimo ’800, Napoli 1967, pp. 67-68; M. Marmo, Il proletariato industriale a Napoli in età liberale, Napoli 1978, pp. 190-191; F. Cordova, Democrazia e repressione nell’Italia di fine secolo, Roma 1983, pp. 182-185; N. Dell’Erba, Giornali e gruppi anarchici in Italia (1892-1900), Milano 1983, pp. 85, 112, 129-130 e 173.
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