ZACCARIA, Cesare

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
ZACCARIA, Cesare

Date di esistenza

Luogo di nascita
Borzoli
Data di nascita
19 agosto 1897
Luogo di morte
Napoli
Data di morte
18 ottobre 1961

Attività e/o professione

Qualifica
Ingegnere

Nazionalità

Italiana

Biografia / Storia

Nasce a Borzoli (Ge) il 19 agosto 1897 da Pietro e Maria Badini, ingegnere navale. Membro della Scuola Moderna Ferrer, fin da giovanissimo si segnala per le sue idee anarchiche, ed è per questo sottoposto a vigilanza da parte della Prefettura di Genova, anche se non è ritenuto un elemento pericoloso. Nello stesso periodo è impegnato nella propaganda antimilitarista e nel 1915 conosce Camillo Berneri, col quale instaurerà una duratura amicizia. Dopo un breve soggiorno a Firenze nel 1918, torna a Genova e, nel gennaio del 1919, si sposa a Voltri con Marina Lombardini, nata a Sovicille (Si), il 29 novembre 1892, (di Primo e Lozzi Cesira), anch’essa di simpatie anarchiche, di professione insegnante elementare nella frazione Rosso di Davagna (Ge).

Nel Primo dopoguerra, il giovane Z. collabora alla rivista individualista «L’Iconoclasta» e svolge propaganda antifascista, poi si fa sempre più prudente. Nel 1926 i coniugi si trasferiscono a Napoli, città nella quale Z. trova lavoro presso la Società anonima bacini e scali napoletani. Il suo impegno viene apprezzato, tanto che diviene tecnico specializzato e ispettore per l’armatore Lauro e viene considerato unanimemente ingegnere per meriti professionali conquistati sul campo e non per un effettivo titolo universitario. Anche per motivi di lavoro, soggiorna per brevi periodi in altre località italiane, tra le quali Firenze, Siena e Genova. Nel 1927 conosce Benedetto Croce, che incontra più volte, anche se non frequenta il suo salotto che gli appare troppo letterario. (Secondo Masini, p. 10, l’influsso crociano riemerge chiaramente nell’opuscolo Ricostruzione. Idee per la rivoluzione liberale, Napoli, 1943).

In questi anni non è segnalato come elemento particolarmente pericoloso per il regime, anche se non si iscrive mai al PNF. Comunque, nel 1929, una perquisizione rivela che Z. ha continuato a mantenere rapporti con esuli antifascisti, soprattutto con Camillo Berneri. Anche Berneri, in una lettera a Raffele Schiavina, accenna ad un incontro con Z., in data non precisata, ma prima del 1931, che “si è sfogato a parlarmi di Galleani” (Berneri, Vol. I, p. 37). Nel carteggio sequestrato Z. riconosce al regime “doti di forza e di chiarezza mai possedute dai precedenti governi” e “un gran valore costruttivo e spirituale nella costruzione della nazione”, anche se il fascismo deve essere combattuto in quanto “senza libertà” e “autoritario, quindi non necessario”. Durante l’interrogatorio susseguente (Masini, p. 9), Z. riesce “a mettere nel sacco il suo inquisitore”. Alcuni anni dopo ottiene il passaporto per motivi di lavoro e può effettuare vari viaggi all’estero a partire dal gennaio 1935. Forse è presente, con lo pseudonimo di “Levi”, al Convegno d’Intesa degli anarchici italiani emigrati in Europa: Francia, Belgio, Svizzera che si tiene a Parigi nel novembre del 1935. (A favore di questa tesi, il fatto che Z., dopo il 1945, firma “David Levi” alcuni suoi articoli apparsi sulla stampa libertaria. Tra le sue firme ricordiamo Z.B.).

In questi anni, segnati anche da alcuni problemi di salute, Z. intensifica l’amicizia con la compagna di Camillo Berneri, Giovanna Caleffi, presso la casa della quale, a Gualtieri (re), si reca più volte in villeggiatura, alle volte in compagnia della moglie. Nel 1936, incontra inoltre la giovane Fanny Bernini, che diventerà per lui molto importante sotto l’aspetto affettivo. Mentre si dedica quasi completamente al lavoro, viaggia spesso in Gran Bretagna, dove è accettato come socio nel prestigioso Istituto degli Architetti Navali, oltre che in Spagna, Francia e Portogallo. Masini (p. 8) lo ricorda, nel secondo dopoguerra, come “consulente tecnico della flotta Lauro per l’acquisto e la vendita delle navi”. Secondo I. Rossi (p. 256), Z. sarebbe l’autore di una corrispondenza sulla situazione del fascismo apparsa a firma “Un italiano” su «Studi sociali» (1939, n. 13) di Montevideo, il giornale curato da Luce Fabbri.

Nel febbraio del 1943 va a vivere a Napoli con Giovanna Caleffi, che nell’autunno del 1941 era stata confinata per un anno a Lacedonia (Avellino): nasce un rapporto molto intenso sia sul profilo personale che sul versante politico. Infatti, insieme a Pio Turroni, Armido Abbate ed altri, i due sono tra i principali animatori del tentativo di ricostruire le fila dell’organizzazione anarchica nell’Italia meridionale, culminato nel Convegno dei Gruppi Libertari dell’Italia liberata, svoltosi a Napoli nel settembre del 1944. Nel luglio 1944 diventa redattore responsabile di «La Rivoluzione libertaria», organo dei Gruppi Libertari dell’Italia meridionale, di cui escono sette numeri, in forma semiclandestina, a Napoli dal 30 giugno al 16 novembre del 1944. Nel primo numero si pubblica una Lettera aperta a Benedetto Croce (cfr. «Libertaria», n. 2/2000, pp. 90-95, con un profilo di Z. redatto da P. Adamo).

Nel maggio 1945 cura il numero unico «Risveglio libertario», dedicato a Camillo Berneri e al suo assassinio. La scelta della terminologia di tipo libertario, e non esplicitamente anarchica, è obiettivamente meno lontana dal liberalismo, ma sarebbe dovuta (Rossi, p. 189) al bisogno di evitare la rigida censura delle autorità anglo-americane che controllano il sud Italia fino al 1945. Il giornale «Volontà», della cui redazione si occupano direttamente Caleffi e Z. e che riprende un titolo tipicamente malatestiano, appare per la prima volta nel luglio del 1945 e continua in questa veste fino al luglio dell’anno seguente, quando, su indicazione della FAI, è adottato un formato da rivista e un’impostazione più culturale. «Volontà», che svolge un ruolo centrale nell’elaborazione teorica dell’anarchismo del secondo dopoguerra, supera gli stretti limiti del movimento ed è “abbastanza diffusa negli ambienti siloniani e salveminiani” (Masini, p. 16). Essa ospita anche interventi di giovani intellettuali: dall’architetto Giancarlo De Carlo al filosofo Guido Ceronetti, dal politologo Giorgio Galli all’industriale Adriano Olivetti.

Z. è presente, con la Berneri, al Congresso nazionale di Carrara del settembre 1945 che porta alla costituzione della FAI, organizzazione nella quale entrambi militano con dedizione. Z., nominato membro del Consiglio Nazionale della FAI, partecipa al Convegno di Firenze (1946) dove riceve, con Ugo Fedeli e Caleffi, l’incarico di fondare una casa editrice e al II Congresso di Bologna (1947) dove aderisce alla costituzione di un centro di documentazione. Al III Congresso di Livorno (1949), secondo fonti di polizia, viene apertamente criticato da Alfonso Failla in quanto, come Carlo Doglio, sarebbe un intellettuale troppo vicino ai borghesi (Sacchetti, p. 69). Al Convegno Nazionale di Livorno (1954) rappresenta, per l’ultima volta, insieme a Giovanna Caleffi, la rivista «Volontà» e la colonia “Maria Luisa Berneri”. Già da vari anni la sua cultura e capacità di scrittura lo portano a curare e pubblicare, spesso insieme a Giovanna, testi di fondamentale riferimento come gli Scritti scelti di Errico Malatesta (Napoli, 1947 e 1954) e di Volin, La rivoluzione sconosciuta (Napoli, 1950) oltre che a collaborare con diversi periodici, tra cui «L’Adunata dei refrattari» e «Umanità nova».

L’influenza di Z. sulle posizioni teoriche e pratiche della FAI nel primo dopoguerra è notevole per quanto riguarda la “fiducia nella libera iniziativa” e la diffidenza verso un’organizzazione permanente con un preciso programma politico. Secondo Adamo (p. 91) egli “tentò di dar corpo a una prospettiva individualistica fondata su un forte senso della rilevanza privata e pubblica dell’etica”. M.A. Rossi (p. 26) ricorda che “‘Eroismo’, ‘santità’, ‘spiritualità umana’, sono termini che ricorrono negli interventi di Z., e danno conto delle accuse di idealismo lanciate da altre componenti del movimento”. Per Cerrito (pp. 127-132), il pensiero di Z. si basa su una sorta di “empirismo liberale” in quanto “seguace di teorie democratico-radicali di tipo anglosassone”. Ad ogni modo egli avrebbe avuto un ruolo di primo piano nelle polemiche interne: contro “le tesi neomarxiste del trio Perelli-Pietropaolo-Concordia” al Congresso del 1945, contro Pier Carlo Masini, redattore di «Umanità nova» al congresso di Livorno del 1949 e poi contro i GAAP, di cui Masini è un promotore. Nella ricostruzione di Dadà (pp. 105, 113), Z., con Caleffi, Turroni, Fedeli e Garinei, è tra “i più noti individualisti antiorganizzatori” che si riuniscono, sul finire del 1949, nel gruppo “L’Antistato”, di fatto la vera dirigenza del movimento. Per un forte interesse verso una morale e una pratica svincolata dai tabù clericali e reazionari e fondata sui diritti umani e sociali, Z. e Giovanna scrivono l’opuscolo Il controllo delle nascite. Mezzi pratici per avere figli solo quando si vogliono, (Napoli, 1948 e poi Milano, 1955, con uno scritto di G. Salvemini). Sono imputati di propaganda contro la procreazione, tuttavia proibita dalle leggi fasciste sulla “difesa della razza” e per l’incremento demografico. Il processo del maggio 1950, nel quale sono difesi dall’avvocato libertario Tommaso Pedio, termina con l’assoluzione con formula piena.

Nel 1951, grazie all’impegno della coppia e utilizzando la casa di campagna di Z. a Piano di Sorrento, si costituisce la Colonia “Maria Luisa Berneri”, dedicata alla figlia di Camillo e Giovanna prematuramente scomparsa a Londra. L’iniziativa permette a centinaia di bambini, figli di anarchici, di effettuare un periodo di vacanza in un contesto pedagogico di chiaro stampo libertario. (Z. non ha figli propri e si occupa dell'educazione e il mantenimento di diversi bambini, tra i quali anche Pietro Tandeddu, nipote di Pasquale noto bandito sardo ucciso nel 1954, che mantiene alla elitaria scuola svizzera CEIS di Rimini). La colonia continuerà la propria esperienza presso la casa di Sorrento fino al 1957, cioè fino all’estate successiva alla definitiva rottura dei rapporti con Giovanna Caleffi, la quale continua l’iniziativa, a Ronchi di Massa, in Toscana.

Nel 1956 Z. riprende a frequentare Fanny Bernini, mentre i rapporti con Giovanna, anche per questo motivo, si vanno deteriorando, tanto che quest’ultima si trasferisce a Genova, portando con sé l’amministrazione di «Volontà». In questo contesto egli esce dall’ambiente libertario e si avvicina più esplicitamente alle correnti liberali (M.A. Rossi, p. 29). Emblematico di questa crisi è lo scritto Commiato, («Volontà», 1959, n. 1), redatto nel dicembre 1956 e procrastinato dalla redazione sperando in un ripensamento. In esso egli comunica che “rifiutando anche ogni riposta volontà di preminenza” ha deciso di ritornare sulla “vecchia strada, veramente fuori-dalla-politica” e alla condizione di “solitario-con-amici”. Nella risposta Caleffi riconosce che la sua attività “arricchiva il nostro movimento” e dichiara che “attingeremo ancora agli scritti di C.Z.”. In ogni caso, questa rottura viene vissuta in modo drastico e definitivo dal movimento anarchico, che, a parte qualche eccezione, rompe ogni rapporto con chi “si è escluso da sé”. Invece «L’Adunata dei refrattari» ricorda che “era rimasto con alcuni di noi in relazione personale” anche dopo il 1956.

Nel frattempo, vive a Napoli insieme a Fanny Bernini, ma in uno stato di depressione e di malessere, sia pure mitigato dalla compagna e dai suoi figli. Lo dimostra il sofferto pessimismo della raccolta di poesie Sulla soglia (Napoli, 1960), dove emerge il “fallimento” della propria esistenza, sia nelle controverse vicende sentimentali, sia negli esiti dell’impegno politico. Nel bilancio della propria militanza libertaria Z. ritiene di aver “tentato la via della sublimazione in una peculiare attività sociale, illudendomi che potesse restare non-politica” mentre si considera una sorta di don Chisciotte “per costituzione inadatto sia a comandare che ad ubbidire”. Muore a Napoli, per problemi cardiaci, il 18 ottobre 1961. (M. Ilari – C. Venza)
 

Luoghi di attività

Luogo
Napoli

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; [Necrologio], «L’Adunata dei refrattari», 18 nov. 1961.

Bibliografia: Scritti di Z.: William Godwin le constructeur. Federations de personnes. Pensée et action, Bruxelles 1953; con G. Caleffi, Società senza stato, Napoli 1946; Scritti su Z.: G. Cerrito, Il ruolo dell’organizzazione anarchica, Pistoia 1973; C. Berneri, Epistolario inedito, vol. I, a cura di A. Chessa e P.C. Masini, Pistoia 1980 e Id. Epistolario inedito, vol. II, a cura di P. Feri e L. Di Lembo, Pistoia 1984; I. Rossi, La ripresa del movimento anarchico italiano e la propaganda orale dal 1943 al 1950, Pistoia 1981, ad indicem,; A. Dadà, L’anarchismo in Italia fra movimento e partito, Milano 1984; P.C. Masini, Quando nacque «Volontà», in Cinquant’anni di «Volontà». Indici 1946-1996; M. A. Rossi, 1946-1962: gli anni di Berneri e Z., in ivi; Congressi e convegni della Federazione Anarchica Italiana. Atti e documenti (1945-1995), a cura di U. Fedeli e G. Sacchetti, Pescara 2001; G. Sacchetti, Sovversivi agli atti, Noto 2002, ad indicem.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

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Note

Paternità e maternità: Pietro e Maria Badini

Persona

Collezione

città