VEZZANI, Felice

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
VEZZANI, Felice

Date di esistenza

Luogo di nascita
Novellara
Data di nascita
26/05/1855
Luogo di morte
Parigi
Data di morte
11/02/1930

Attività e/o professione

Qualifica
Pittore

Nazionalità

Italiana

Biografia / Storia

Nasce a Novellara (RE) il 26 maggio 1855 da Alessandro e Giuseppa Rossi, pittore. Dopo gli studi elementari frequenta una scuola di pittura e diventa pittore e decoratore. Dapprima radicale, nella seconda metà degli anni Ottanta si sposta su posizioni socialiste. Nel 1888 il suo nome (soprattutto lo pseudonimo “V. Enizza”) comincia ad apparire sulle colonne del «Bononia ridet», rivista sorta a Bologna per iniziativa di un gruppo di studenti universitari di orientamento socialista, con Guido Podrecca e Gabriele Galantara (futuri fondatori de «L’Asino») rispettivamente direttore e redattore capo. La collaborazione sempre più assidua al giornale accresce il prestigio di V. negli ambienti operai bolognesi, fino al punto da condurlo alla presidenza della Società di mutuo soccorso e resistenza fra i pastai e, con l’appoggio dell’on. Aristide Venturini, alla vicepresidenza della Società Generale Operaia.

Considerato uno dei leader del socialismo bolognese, è l’organizzatore delle manifestazioni del 1° maggio 1891. Secondo la Questura nel 1892 V. è ormai “il principale scrittore” del «Bononia ridet», che acquista un carattere sempre più “aggressivo, istigatore alla ribellione, insultatore e denigratore di tutto ciò che sapesse di Autorità”. Nel contempo, aumenta l’influenza di V. “sulle masse operaie”, che egli “catechizza” sia “con la parola scritta” sia “con quella parlata”. Partecipa al Congresso genovese del Partito dei Lavoratori Italiani dell’agosto 1892, ma, come racconterà molti anni dopo a Virgilia D’Andrea (Reminiscenze storiche: Il Congresso di Genova del 1892, «Veglia», lug.-ago.1926), l’accanito antianarchismo dei suoi compagni socialisti lo induce a passare proprio con gli anarchici.

Nel gennaio 1893 emigra in Brasile. Alla fine dello stesso anno fonda a São Paulo il periodico umoristico-anarchico «L’Asino umano». Nell’aprile 1894, dopo una riunione del Centro Socialista Internazionale, V. è arrestato insieme con una quindicina di anarchici e socialisti italiani e rimane in carcere 7 mesi, prima a San Paolo poi a Rio de Janeiro. Una volta scarcerato collabora al nuovo periodico anarchico di San Paolo, «L’Avvenire», con articoli spesso leggeri e divertenti. Nel marzo 1895 viene di nuovo arrestato ed espulso verso l’Argentina, dove, nel novembre dello stesso anno, dirige un periodico sempre dal titolo «L’Avvenire» e collabora al quindicinale romano «Il Pensiero moderno».

Tornato in Italia nel marzo 1897, inizia a scrivere per «L’Agitazione» di Ancona firmandosi generalmente F.V. Recatosi a Venezia nell’agosto per ragioni di lavoro, rientra a Bologna in ottobre gettandosi “a corpo perduto nella agitazione contro il domicilio coatto”, partecipando all’attività dell’apposito Comitato e collaborando al numero unico «Il Domicilio coatto» (Forlì, 14 nov. 1897) con l’articolo Gli anarchici e la legge sul domicilio coatto. Nel marzo 1898 firma, con Vivaldo Lacchini e Nino Samaja, a nome del Circolo di Studi Sociali di Bologna, il manifesto a favore degli anarchici processati ad Ancona, apparso come supplemento de «L’Agitazione» (Al popolo italiano!).

Dopo i fatti milanesi di maggio, ripara clandestinamente a Lugano, in tempo per sfuggire a una condanna a 2 anni, 10 mesi, 5 giorni per l’incitamento alla disobbedienza ed eccitamento all’odio di classe a mezzo stampa. Nel luglio-agosto 1898 collabora a «L’Agitatore» di Neuchâtel, principalmente redatto da Ciancabilla (di cui dipinge anche un ritratto), Domenico Zavattero e Ersilia Grandi, ma, stanco delle polemiche personali e probabilmente dissentendo dall’impostazione del giornale, con una Dichiarazione apparsa nel numero del 27 agosto annuncia il suo abbandono.

Sul finire del 1899 è a Parigi, dove trova lavoro “nei locali dell’Esposizione mondiale” che si sta organizzando per il 1900 e da dove invia articoli e corrispondenze soprattutto a «L’Avvenire sociale» (significativa la rubrica Dalla Francia), ma anche a «L’Agitazione» e al «Combattiamo» di Genova. Con lo pseudonimo di “Felix” dà alle stampe anche l’opuscolo Alle Madri d’Italia. Parigi è in quella fase uno dei crocevia dell’emigrazione anarchica. Risiedono nella capitale francese, Silvio Corio (che, espulso, andrà a Londra), Nino Samaja (espulso verso Ginevra), Domenico Zavattero, Guglielmo Barnaba, il pittore Pio Semeghini, il milanese Ernesto Cantoni, Demetrio Franzini di Santa Sofia di Romagna, amico di Malatesta, che vive sotto il nome di Jean Morelli (morirà il 30 marzo 1901). Attorno a loro è un vorticoso roteare di spie: da Dante (Enrico Insabato) a Virgilio, poi informatore londinese (Ennio Belelli), da Foulard (lo scultore Francesco Giambaldi) all’agente X.Y. (al secolo Dario Rossi, corrispondente parigino del giornale «Roma», molto vicino a Corio ma anche al socialista Francesco Bonavita). È proprio Foulard a segnalare V. come colui che “capitana” gli anarchici italiani emigrati e a informare le autorità italiane del progetto di Corio di pubblicare un numero unico pro soldati delle compagnie di disciplina e dei reclusori militari in cui avrebbero dovuto figurare un articolo di Cipriani, uno di V. ed uno proprio.

Quanto a V., la sua azione si esplica soprattutto nella direzione della tutela dei diritti e della lotta alle leggi liberticide. Collabora al foglio «Pro Justitia» (Imola, 17 feb. 1900) con l’articolo I partiti popolari e il domicilio coatto ed entra nel Gruppo di solidarietà internazionale e di aiuto ai detenuti, animato da Charles Albert, con l’appoggio di Zola, Jean Grave, Paraf-Javal, Delesalle, Latapie e, secondo X.Y., oltre che di V., anche di Insabato e Belelli. Quando, nel luglio 1900 nasce a Ginevra «Il Risveglio», diretto da Luigi Bertoni, V. ne diventa, con Lacchini e Samaja, uno dei principali collaboratori. Ed è sulle colonne de «Il Risveglio» del 18 agosto che reagisce, con l’articolo Alto là, alle timide e confuse prese di posizione de «L’Agitazione» e de «L’Avvenire sociale» in seguito all’uccisione di Umberto I da parte di Bresci, interrompendo peraltro la sua collaborazione con i due periodici.

Con la morte di Franzini V. diventa “il distributore e il ricevitore” de «L’Avvenire» di Buenos Aires, de «La Questione sociale» di Paterson e de «Il Risveglio», rifiutando invece «L’Aurora» di Ciancabilla per le sue posizioni contrarie all’organizzazione (scrivono congiuntamente Dante e Virgilio il 3 maggio 1901). Nel corso del 1901 anche V. riceve il decreto di espulsione, che poi, grazie all’intervento di varie personalità del mondo politico francese (tra cui Allemanne), verrà ritirato agli inizi del 1902. Quando, nel settembre 1901 l’anarchico polacco Czolgoz uccide il presidente statunitense McKinley e «L’Agitazione» di Roma, in una nota anonima (ma di Luigi Fabbri), parla di “malgesto di incosciente”, V. reagisce con “ 'un violento articolo' inviato «L’Avvenire» di Buenos Aires", concordando con Malatesta che, in varie sedi («L’Agitazione» stessa, «La Questione sociale» di Paterson e «Il Risveglio») critica l’atteggiamento del periodico romano.

Sempre impegnato nella battaglia contro le leggi liberticide collabora al numero unico messinese «Pro Calcagno e contro il domicilio coatto» (30 gen. 1902) e a «L’Armonia» di Napoli, diretta da Raffaele Valente. Stabilizzata la sua posizione, V. diventa il più importante punto di riferimento dell’anarchismo italiano a Parigi. Vicino a «Les Temps Nouveaux», nel 1903 induce il gruppo che fa capo al giornale a stampare migliaia di cartoline con l’effigie di Bresci. La sua dimestichezze con gli ambienti del sovversivismo francese, fa sì che l’agente X. Y. lo sospetti di essere legato alla polizia transalpina. V. mantiene contatti con gli italiani, con Bertoni e il gruppo de «Il Risveglio» a Ginevra e con Malatesta a Londra, tanto da costituire il referente di quest’ultimo, giunto clandestinamente a Parigi in occasione della grande campagna della CGT per le 8 ore nell’aprile-maggio 1906.

In tale circostanza V. collabora al numero unico di Malatesta «Verso l’emancipazione», uscito appunto il 1° maggio, insieme con Carlo Frigerio, Charles Malato e Amilcare Cipriani. Non ha torto il commissario distaccato presso l’Ambasciata italiana a Parigi a scrivere, qualche anno dopo: “È a lui che fanno capo gli anarchici italiani e particolarmente quelli delle Romagne, che vengono a stabilirsi o transitano a Parigi. Egli posa da gros bonnet dell’idea anarchica ed assiste a quasi tutte le importanti manifestazioni libertarie”. Un’immagine, questa, accreditata anche da Armando Borghi, riparato a Parigi nel novembre 1911 dopo il gesto di Masetti, in Mezzo secolo di anarchia:, in cui V. viene affettuosamente descritto come il “papà” e la “guida” nel mondo della sinistra francese.

Collaboratore di «Volontà» di Ancona (come “F.V.” o “Lix”) e particolarmente attento agli orientamenti della CGT, che accusa di svolta moderata, partecipa alla campagna pro Masetti organizzata dal Comité de défense sociale, contribuendo al numero unico «Liberiamo Masetti!», edito a Parigi nel novembre 1913. Dopo la Settimana rossa è V. , presso il quale Malatesta sosta nel suo precipitoso rientro a Londra, a dichiarare in una riunione di anarchici italiani e stranieri la buona riuscita della “prova generale della rivoluzione”. Scoppiata la guerra, si trasferisce a Londra con la proclamata intenzione di rimanervi per tutta la durata del conflitto, ma in realtà rientrando nella capitale francese nell’aprile 1916. In questa periodo tiene contatti con Armando Borghi, Alberico Angelozzi e Luigi Fabbri di cui funge da intermediario con l’Union des Métaux. Nell’agosto 1917, dopo la morte della compagna Maria, V. si trasferisce a Guastalla, presso il cognato, Luigi Rondini, sindaco di Novellara.

Tra il gennaio 1918 e il giugno 1922 sposta ripetutamente la sua residenza tra Parigi, Novellara e Bologna, con ritorno definitivo nella capitale francese, dove, nonostante l’età, riprende il suo ruolo di “punto di ritrovo” dei fuorusciti ed è a lui che Malatesta indirizza le lettere per Fabbri. Negli anni successivi offre il suo contributo a numerosi periodici e numeri unici anarchici, pubblicando talvolta bozzetti teatrali:«Fede!» (Roma), «L’Agitazione a favore di Castagna e Bonomini» (Parigi, 15 dic. 1924), «Il Monito» (Parigi), «Germinal» (Chicago), «L’Adunata dei refrattari», «Il Risveglio», (Parigi), «Fede!» (Parigi), «Vogliamo!» (Biasca), utilizzando di norma lo pseudonimo Lux. Nell’ottobre 1927 fonda con Luigi Fabbri, Torquato Gobbi, Ugo Fedeli e Camillo Berneri «La Lotta umana», di cui è redattore. Muore a Parigi l’11 febbraio 1930. (M. Antonioli)

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; riferimenti utili anche nel f. di Silvio Corio; Internationaal Instituut voor Sociale Geschiedenis – Amsterdam, Fondo Fabbri; La «Lotta anarchica», Lutti nostri. Felice Vezzani, «Lotta anarchica», 22 feb. 1930; Lettera di E. Malatesta, «Vogliamo!», mar. 1930; La Redazione [L. Fabbri], Lutto nostro. Felice Vezzani e Giuseppe Turci, «Studi sociali», 16 mar. 1930; C. F[rigerio], I nostri morti. Felice Vezzani,  «Amanacco libertario pro vittime politiche per l’anno 1931» (Lugano).

Bibliografia: scritti di V.: Felix, Alle madri d’Italia, Bruxelles, 1899; Il viandante e l’eroe, 1906, non rintracciato, cit. da U. Fedeli in Luigi Galleani. Quarant’anni di lotte rivoluzionarie 1891-1931, Cesana 1956, p. 31; Demenza giustiziera, commedia in un atto, «La Veglia», ott.-nov. 1926; Da squadrista a prefetto, commedia in tre atti, «Fede!», (Parigi), 30 nov. 1930 sgg.; Fascismo, Bozzetto sociale in due atti, s.l. Parigi 1932; scritti su V: N. Napolitano, Felice Vezzani, artista, «Almanacco libertario pro vittime politiche per l’anno 1932» (Lugano); N. Napolitano, Felice Vezzani, «Era nuova», 1° apr. 1948; U. Fedeli, Felice Vezzani (Lux) uno della passata generazione, «Umanità nova», 23 gen. 1949; A. Borghi, Mezzo secolo di anarchia (1898-1945), Napoli 1954, ad indicem; U. Fedeli, Luigi Galleani, cit.; F. Montanari, Felice Vezzani, «Umanità nova», 26 gen. 1997; L. Fabbri, Luigi Fabbri. Storia d’un uomo libero, Pisa 1996; F. Montanari, Felice Vezzani, pittore reggiano, militante anarchico, «L’Almanacco», mag. 2001; E. Tuccinardi-S. Mazzariello, Architettura di una chimera: rivoluzione e complotti in una lettera dell'anarchico Malatesta reinterpretata alla luce di molti inediti documenti d'archivio, Mantova, Universitas Studiorium, 2014.

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