​TRESCA, Carlo

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
​TRESCA, Carlo

Date di esistenza

Luogo di nascita
Sulmona
Data di nascita
March 9 1879
Luogo di morte
New York

Biografia / Storia

Nasce a Sulmona (AQ) il 9 marzo 1879 da Filippo e Filomena Fasciani, pubblicista. A causa del dissesto economico della famiglia deve accontentarsi di frequentare l’Istituto tecnico senza tuttavia conseguire la licenza. In occasione della guerra di Candia, nel 1897, sembra intenzionato a partire per unirsi alla Legione Cipriani o ai volontari di Ricciotti Garibaldi, ma ne è impedito a causa della minore età. Il trasferimento per punizione a Sulmona, a cavallo tra i due secoli, di alcuni dirigenti del personale di macchina delle ferrovie, che proprio nel centro abruzzese costituiscono nel luglio 1900 il Sindacato conduttori locomotive, offre al giovane T. l’occasione di entrare in contatto con le idee socialiste e di dare una veste politica al suo istintivo ribellismo. Iscrittosi al PSI, svolge un’attiva propaganda tra i giovani operai e prende parte a manifestazioni pubbliche, procurandosi nel giugno 1902 il primo arresto e la prima condanna a tre mesi di reclusione per “grida sediziose”. Redattore de «Il Germe», periodico socialista sulmonese sorto nel 1901, si distingue per la veemenza dei suoi articoli e per il tono acre della polemica nei confronti delle autorità, del clero e dei maggiorenti locali, incappando per questo in un’altra condanna a 70 giorni nella primavera del 1903. Fonti americane più tarde lo vogliono anche segretario del Syndicate of Firemen and Railroad Engineers, il Sindacato conduttori strettamente legato alla Mutua Macchinisti e Fuochisti di Milano.

Nell’ottobre 1903 T. assume la gerenza de «Il Germe» e la pubblicazione di articoli incriminati per diffamazione gli procura pesanti condanne (rispettivamente a due anni e mezzo e a 17 mesi di reclusione). È proprio in conseguenza di queste ultime che decide di emigrare negli Stati Uniti, dove già risiede il fratello Ettore, facendo tappa a Lugano e raggiungendo poi Le Havre. Nella città elvetica, secondo una sorta di leggenda metropolitana diffusa da «The Greenwich Villager» (April 22, 1922), avrebbe incontrato “Pietro Govi [sic], composer of the beautiful revolutionary song, Addio Lugano bello [sic], who advised Carlo to go to America, ‘because’ said Govi, ‘they love me’”. Sbarcato a New York il 26 luglio 1904, si stabilisce a Filadelfia, dove si iscrive alla Federazione Socialista Italiana, fondata nel 1902 da Giacinto Menotti Serrati e ancora lacerata dalla polemiche tra i sostenitori dell’affiliazione a uno dei due partiti socialisti (il SLP e il SPA) e quelli della neutralità. Nel settembre 1904 T. assume la direzione de «Il Proletario», l’organo ufficiale della FSI, che, cessate le pubblicazioni a New York, le riprende a Filadelfia. Sotto la guida di T. “gli attacchi contro padroni, ‘banchisti’ e la protezione loro garantita dai consoli italiani [si fanno] molto pesanti” (E. Vezzosi, Il socialismo indifferente, Roma 1991, p. 38).

Con la nascita, nel 1905, degli IWW, T., sempre più convinto delle potenzialità dell’azione diretta, si sposta su posizioni anarchiche e nel giugno 1906 abbandona la direzione de «Il Proletario», passando prima a «La Voce del popolo», diretta a Filadelfia da Giovanni Di Silvestro, e fondando poi un proprio giornale, «La Plebe», che, nell’agosto 1908, trasferisce a Pittsburgh. Dalle colonne del periodico, definito dalla polizia italiana “giornale anarcoide settimanale” che “fa attivissima propaganda sovversiva ed è specialmente notevole per il sistematico eccitamento all’antimilitarismo ed alla renitenza dei nostri iscritti alla leva”, T. conduce una intensa campagna contro i mediatori di mano d’opera, i padroni, le autorità consolari, nonché contro l’esercito, la casa reale e il clero cattolico, subendo multe, arresti, un tentivo di omicidio e una pubblica scomunica. Scontata nel 1909 una condanna a sei mesi “per libello”, cioè per la pubblicazione di un articolo illustrato su «La Plebe», che viene soppressa, T. lascia Pittsburgh alla volta di New Kensington (Pa), dove dà vita a «L’Avvenire».

Nel giugno 1910 è nuovamente tradotto in carcere e sconta nove mesi di reclusione per la consueta condanna “per libello”, ma trova modo di “seguire e dirigere il predetto giornale e sotto lo pseudonimo di ‘Renato Morgante’ ha scritto e pubblicato in prima pagina [...] l’articolo L’Ammazzatoio contenente l’apologia del regicidio e di Gaetano Bresci”. La sua collaborazione con gli IWW lo porta nel maggio 1912, uscito da una ennesima detenzione, a Lawrence, dove gli IWW, che all’inizio dell’anno avevano guidato un grande sciopero degli operai tessili risoltosi favorevolmente nel marzo, stavano sostenendo una campagna per la liberazione di Ettor e Giovannitti, accusati di complicità morale nell’uccisione di una dimostrante per avere incitato al picchettaggio. In questa circostanza incontra Elisabeth Gurley Flynn, “the rebel girl” che gli sarà compagna fino al 1925. Come scriverà la stessa Gurley Flynn nella sua autobiografia: “A quel tempo, era un uomo alto, snello, di bell’aspetto, tra i trenta e i quarant’anni [...]. Una barba gli nascondeva una brutta cicatrice sulla guancia, conseguenza di un’aggressione subita a Pittsburgh da parte di uno dei suoi innumerevoli nemici” (cfr. La ribelle, Milano 1976, p. 153). Pur non avendo mai ufficialmente aderito agli IWW, dopo il rilascio di Ettor e Giovannitti T. continua la sua attività propagandistica, insieme con Elisabeth, in occasione di numerosi scioperi, da quelli dei lavoratori d’albergo e dei barbieri di New York al lungo sciopero di Paterson (1913), la “Lione d’America”, in un vorticoso crescendo di arresti, di processi e di assoluzioni. Considerato dalle autorità consolari italiane il promotore, attraverso il suo giornale, di una “atroce settimanale diffamatoria campagna contro la Casa Savoia, contro il R. Esercito e le patrie istituzioni” e “uno dei propagandisti più pericolosi del movimento anarchico”, si sposta in continui tour di conferenze.

Recatosi nel luglio 1916 nel Mesabi Range, nel Minessota, dove era in atto uno sciopero degli operai della Oliver Iron Mining Company, viene arrestato e poi accusato, con il rischio dell’ergastolo, di complicità in omicidio per avere dato esca alla violenza con il propri discorsi. Sia negli Stati Uniti che in Italia, nonostante il paese sia in guerra, si accende una intensa mobilitazione volta a reclamare, come recita un telegramma della Sezione socialista di Taranto all’«Avanti!», “liberazione propugnatore diritti integrali proletariato”. Perfino gli interventisti, da Bissolati a capitan Giulietti, partecipano a una campagna che vede in prima fila anarchici e socialisti, in particolare il deputato Arturo Caroti che aveva vissuto negli USA dal 1905 al 1913. Nel dicembre 1916 l’accusa viene ritirata e T. scarcerato. Ma le polemiche con Haywood sulla gestione del processo, portano T., e con lui Ettor che, insieme con Elisabeth, aveva organizzato la difesa in loco, a rompere i rapporti con gli IWW.

Nel settembre 1917, nel quadro di una grossa operazione contro gli IWW a Chicago con l’incriminazione di 168 persone (accusate dalle autorità federali di aver promosso scioperi e agitazioni a danno degli Stati Uniti e “in favore diretto o indiretto degli imperi centrali”), T. e Gurley Flynn vengono arrestati, e con loro Ettor, Giovannitti e Giovanni Baldazzi. Contrari alla tattica di Haywood di accentrare il processo a Chicago, T., Gurley Flynn, Ettor e Giovannitti chiedono il rilascio su cauzione, ottengono la separazione delle cause e non saranno mai processati. Baldazzi, invece, nel 1918 verrà condannato a 10 anni e più tardi espulso dal paese. Nel frattempo, tuttavia, il giornale di T., «L’Avvenire», era stato costretto a chiudere. Alla fine del 1917 T. acquista una nuova testata, «Il Martello», “giornale politico letterario artistico” fino ad allora diretto da Luigi Preziosi e lo trasforma in “uno dei giornali più vivaci del movimento operaio italo-americano e del movimento anarchico internazionale” (L. Bettini, Bibliografia dell’anarchismo, vol. 1 t. 2. Periodici e numeri unici anarchici in lingua italiana pubblicati all’estero (1872-1971), Firenze 1976, p. 201).

Nel primo dopoguerra l’attività giornalistica di T. si muove in diverse direzioni: dalla denuncia delle espulsioni e delle deportazioni dei sovversivi nei loro paesi d’origine (Galleani in Italia, Emma Goldmann e Alexander Berkman in Russia, ecc.) alla intensa campagna a favore di Sacco e Vanzetti; dalla opposizione alla penetrazione fascista negli organismi degli emigrati all’appoggio ai tentativi autonomi di organizzazione sindacale dei lavoratori. Tra i più attivi promotori dell’Alleanza antifascista, sorta nel 1923, i suoi violenti attacchi al fascismo inducono le autorità americane, su pressione dell’ambasciata italiana, a trovare un pretesto per metterlo fuori gioco. Nell’agosto 1923, infatti, T. viene arrestato in base alla Federal Obscenity Law per avere pubblicato su «Il Martello» pubblicità a favore del controllo delle nascite. Condannato a un anno e un giorno da scontare nel penitenziario di Atlanta, ottiene una riduzione della pena a quattro mesi dallo stesso presidente Coolidge, sotto la pressione di una grande mobilitazione e dell’intervento di Fiorello La Guardia, futuro sindaco di New York. Contemporaneamente, dopo una prima fase di entusiasmo per la rivoluzione russa, nel 1921 T. inizia a muovere critiche al governo sovietico, che sfociano successivamente in una netta presa di distanza dal leninismo e di aperta condanna dello stalinismo poi. Anche in ambito anarchico, i rapporti tra T. e il milieu raccolto attorno a «L’Adunata dei refrattari» si fanno sempre più tesi.

Nel corso del 1928 – scrivono le autorità consolari italiane – Osvaldo Maraviglia scatena ne «L’Adunata» “una fiera campagna contro Carlo Tresca che ribatte e si difende con energia”. Nel maggio, alcuni anarchici si riuniscono a Hartford (Conn.) ed emettono un verdetto di squalifica contro T., che viene pubblicato ne «L’Adunata». Secondo la polizia politica italiana (agosto 1928) “si deve principalmente a [Borghi] la vertenza con Carlo Tresca, che minaccia di diventare il cavallo di Troia” dell’anarchismo italo-americano. Un documento leggermente più tardo (ottobre) riconosce che la “definitiva liquidazione di Carlo Tresca [...] sarebbe un colpo mortale all’antifascismo che sul Tresca molto si basa”. Nel 1932 «Il Martello» sospende le pubblicazioni per mancanza di fondi per riprenderle nel 1934. Lo scoppio della Guerra civile spagnola vede T. appoggiare il fronte unico ed anche la partecipazione degli anarchici al governo, ma la situazione prodottasi in seguito non fa che acuire il dissidio con i comunisti. Durissimi sono gli attacchi di T. ai comunisti sia per i processi staliniani sia per la repressione esercitata in Spagna nei confronti degli anarchici e degli aderenti del POUM. Nel 1937-38 partecipa all’ American Committe to Defend Leon Trotsky. Uscito dall’Alleanza antifascista, in mano ai comunisti, diventa un personaggio influente della Mazzini Society, accanto ad Alberto Tarchiani che, curiosamente, nel 1916, nel pieno della mobilitazione a favore di T., aveva inviato al Sottosegretario per gli Affari Esteri una pesante lettera accusatoria per le attività antipatriottiche dell’anarchico di Sulmona.

Durante il Secondo conflitto mondiale, T. collabora con l’Office of War Information per costituire un Italian-American Victory Council che avrebbe dovuto accogliere tutti i gruppi antifascisti. La sua opposizione all’inclusione dei comunisti, nonché di persone come Generoso Pope, editore de «Il Progresso italo-americano», che in passato avevano sostenuto la dittatura fascista, infittisce le file dei suoi nemici. T. viene assassinato a colpi di pistola a New York l’11 gennaio 1943. Nonostante le diverse ipotesi formulate – chi dai comunisti, chi dai fascisti, chi dalla malavita – e dieci anni di indagini di un’apposita commissione d’inchiesta non si è mai giunti a una soluzione definitiva (M. Antonioli – S. Cicolani).

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; Archivio di Stato L'Aquila, Fondo Questura, b. 170; ivi, Rapporto del R. Ambasciatore a Washington del 12 sett. 1916 al Ministero Esteri; FBI - Dipartimento della Giustizia (Freedom Information Act e Pravacy Act) bufile 61-1335; FBI, cit., rapporto del 13 gennaio 1943 (documenti tratti dal sito web http://www.foia.fbi.gov/tresca.htm); A. Caroti, Per Carlo Tresca, Milano 1916; M. Tucker, Carlo Tresca, «Greenwich Villager», 22 apr. 1922; «Il Martello» nn. 23 e 29 mag. 1925 e 28 aprile 1936; «Daily Worker», 13 gen. 1943; T. Sheying Still a Mistery Communist or Fascist Plot Is See, «New York Times», 13 gen. 1943.

Bibliografia:
Scritti di T.: L’attentato a Mussolini ovvero il segreto di Pulcinella, New York [s.d.].

Scritti su Tresca Memorial Commitee, Who killed Carlo Tresca?, New York 1945 (ed. ital. ivi 1947); T.:.R.O. Boyer-H.I. Morais, Storia del movimento operaio negli Stati Uniti, Bari, 1974; V. B. Montana, Amarostico, testimonianze euro-americane, Livorno 1975; Id., Aspetti del sindacalismo statunitense: l’Industrial Workers of the World, «Ricerche storiche», gen.-aprile 1981; L. Bettini 1 e 2, ad indicem; J.P. Diggins, L’America, Mussolini e il fascismo, Bari 1972; MOIDB, ad nomen; A. Lanza, Operai e sindacati negli Stati Uniti, Roma 1983; A. Varsori (a cura di), L’antifascismo negli usa durante la seconda guerra mondiale, Roma 1984; D. Gallagher, All the Right Enemies: The Life and Murder of Carlo Tresca, New Brunswick and London 1988; N. Berti, Dal sindacalismo anarchico all’anarchia pura. La significativa parabola di A. Borghi, «Bollettino del Museo del Risorgimento», Bologna 1990; A. Baldini, P. Palma, Gli antifascisti italiani in America (1942-44), Firenze, 1990; Carlo Tresca. Vita e morte di un anarchico italiano in America, Chieti 1999; G. Galzerano, G. Bresci, Casalvelino Scalo 2001; E. Puglielli, Abruzzo rosso e nero, Chieti 2003.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Filippo e Filomena Fasciani

Bibliografia

2004

Persona

Collezione

città