VALENTE, Raffaele

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
VALENTE, Raffaele

Date di esistenza

Luogo di nascita
Cassino
Data di nascita
October 10 1880
Luogo di morte
Cassino

Biografia / Storia

Nasce a Cassino (FR) il 10 ottobre 1880 da Francesco e Fortuna Villari, pubblicista. Avviato agli studi è costretto a fermarsi alla quarta ginnasiale a causa dell’estrema povertà della sua famiglia. Un carattere schivo e una passione letteraria che lo accompagnerà per tutta la vita, lo spingono giovanissimo a pubblicare una prima raccolta di versi (Fiori di mirto). La sua attività politica inizia attorno al 1900 quando, trasferitosi a Napoli per motivi di studio, si avvicina a quell’ambiente socialista iscrivendosi alla Federazione Socialista di Terra di Lavoro. In questo periodo tenta di sviluppare una qualche forma di propaganda fra gli operai del napoletano senza ottenere, per le autorità di Pubblica sicurezza, grandi risultati; in realtà svolgendo una serie di conferenze finalizzate a tessere una prima rete socialista nella zona e ad opporsi alle clientele camorriste locali. La sua esperienza socialista è comunque di breve durata e V. si avvicina al mondo anarchico: il 1° ottobre 1901 è tra i redattori del numero unico «L’Era nuova» stampato a Napoli e immediatamente colpito dal sequestro delle autorità di Pubblica sicurezza; quasi contemporaneamente pubblica un opuscolo L’anarchia e gli anarchici che viene sequestrato e distrutto in base alla sentenza del giudice istruttore del Tribunale di Cassino. Nel 1902 viene nuovamente denunciato per la pubblicazione del numero unico «L’XI novembre dell’Era Nuova» dedicato ai martiri di Chicago, e condannato a sei mesi di carcere. Nello stesso anno tenta a Napoli una nuova iniziativa editoriale con la pubblicazione del settimanale «L’Armonia» con le caratteristiche di una rivista teorica del movimento che nella sua breve vita (risultano 4 numeri ed un numero unico dedicato a E. Zola) accoglie “le firme più note degli ambienti libertari e italiani e internazionali” (L. Gestri). Questa pubblicazione gli procura una nuova denuncia poi cancellata per amnistia. In questo periodo riesce comunque a sfuggire agli arresti conseguenti la condanna a sei mesi e, con falsi nomi ed un continuo girovagare fa perdere le sue tracce e ad espatriare clandestinamente in Francia. Nel giugno del 1903 rientra in Italia ed è arrestato a Napoli, scontata la pena si trasferisce per un periodo fra Carrara e La Spezia dove assume la direzione del «Combattiamo»; secondo Lorenzo Gestri, V. è l’anima del nuovo periodico contribuendo “a rafforzare la tendenza anarco-sindacalista, riprendendo e sviluppando le indicazioni che, guardando all’esperienza francese, già altri fogli libertari venivano offrendo al movimento”. Ma non solo V. partecipa poi alla nascita de «Il Libertario» infine è redattore de «La Parola libertaria». Questa sembra la fase di maggiore attività di V. in campo anarchico che lo porta a spostarsi di frequente tra la Liguria, Parma, Pisa, Carrara e in centri minori dell’Italia centrale, svolgendo una serie di conferenze molto aggressive sui temi del sindacalismo e dell’azione che invitano a seguire l’esempio di Sante Caserio (pubblica un piccolo poema Il fuoco). Per questa sua attività e per il contenuto di alcuni suoi articoli apparsi nei diversi giornali viene denunciato e condannato (27 luglio 1903) a sette mesi di carcere; riesce nuovamente a sfuggire all’arresto e a riparare in Francia. Qui si sposta, alla ricerca di lavoro, fra Marsiglia, Tolone, Lione e Nizza; rimane all’estero senza fissa dimora e senza lavoro fino al 1905 e non sembra svolgere nessuna particolare attività politica. Arrestato a Savona mentre tenta di rientrare in Italia, sconta la pena inflittagli nel carcere di Massa. Sembra allontanarsi progressivamente dalla politica attiva ed è costretto – nel periodo detentivo – ad una abiura scritta dell’anarchia. Rimane vigilato e, dopo un breve periodo trascorso fra Cassino e Napoli dove dirige un periodico di tendenza monarchico-liberale («Terra di Lavoro»), si trasferisce a Roma impiegandosi in una tipografia. In breve entra in contatto con gli anarchici capitolini, collaborando all’edizione romana de «L’Agitazione» (1906). Chiuso il periodico, V. torna a Napoli, poi a Cassino e nuovamente a Roma. Fino al conflitto mondiale non svolge alcun tipo di attività politica, eccetto un articolo commemorativo su Pietro Gori pubblicato il 19 novembre 1911 su un periodico della zona di Frosinone («La Provincia», pubblicato a Sora – FR). Con lo scoppio del conflitto (dopo aver pubblicato quello che sembra essere per Gestri il suo miglior lavoro letterario, Il mostro) inizia le pubblicazioni de «Il Volturno» e ponendosi nelle file dell’antimilitarismo e contro la guerra. Per rafforzare questa sua attività fonda a Roma «Giù le armi» un periodico che diede voce e spazio alle “più importanti prese di posizione contro la guerra” prodotte dall’anarchismo internazionale (L.Gestri). Con l’entrata in guerra dell’Italia, fallito il «Giù le armi» è costretto a sospendere anche «Il Volturno» che riapparirà poi con un’intonazione patriottica. Chiamato alle armi V. viene segnalato all’autorità militare per la sua pericolosità politica e distaccato all’Asinara: non si segnala tuttavia per particolari attività. Congedato nell’ottobre 1917 torna a Roma e riprende le pubblicazioni del periodico «Il Volturno» (28 febbraio 1918). L’uomo e il pubblicista ha ormai mutato orientamento e, con un percorso fatto di continue inversioni, rallentamenti e recuperi di tematiche vagamente libertarie vive il primo dopoguerra seguendo le complesse vicende politiche schierandosi con Nitti e poi con Giolitti, avversando in una prima fase il fascismo. Nel 1928 risulta autore di un opuscolo dal titolo Preludio del poema nel quale esprime giudizi negativi e paradossali sulla marcia su Roma e su Mussolini. Tali elementi si sommano ai suoi precedenti reati a mezzo stampa ed alle conseguenti condanne, facendolo proporre nel marzo 1931 per cinque anni di confino (poi ridotti a tre in appello) con l’accusa di propaganda antifascista. Tornato in libertà si pone al servizio del fascismo con una serie di lavori apologetici subendo anche una involuzione mistica e religiosa. Vigilato fino al 1942. Nel secondo dopoguerra abbandona Roma e torna a Cassino dove tenta di riprendere senza successo un'attività giornalistica. Muore a Cassino il 28 agosto 1964. (P. Iuso)

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen.

Bibliografia: scritti di V.: L’anarchia e gli anarchici (1901), Il fuoco (1903), Il mostro (1914); scritti su V.: Ente per la storia del socialismo e del movimento operaio italiano (Opera G.E. Modigliani), Bibliografia del socialismo e del movimento operaio italiano, vol. 1-2, Periodici, Roma-Torino 1956, ad indicem; G. Cerrito, L’antimilitarismo anarchico in Italia nel primo ventennio del secolo, Pistoia 1968; L. Bettini, Bibliografia dell’anarchismo, vol. 1 t. 1. Periodici e numeri unici anarchici in lingua italiana pubblicati in Italia (1872-1971), Firenze 1972, ad indicem; Il Movimento Operaio Italiano Dizionario Biografico, a cura di F. Andreucci e T. Detti, Roma, 1976-1979, ad nomen; Antifascisti nel casellario politico centrale, 18 voll., Roma 1988-1995, ad nomen.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Francesco e Fortuna Villari

Bibliografia

2004

Persona

Collezione

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