SIGNORINI, Camillo

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
SIGNORINI, Camillo

Date di esistenza

Luogo di nascita
Agliana
Data di nascita
June 23 1879
Luogo di morte
Beausoleil

Biografia / Storia

Nasce ad Agliana (Pistoia) il 23 giugno 1879 da Paris e Luisa Vettori. Figlio di un guardiano ferroviario, con numerosi fratelli minori, frequenta le classi elementari e a 11 anni viene avviato al lavoro in filanda. Ancora giovane “aderisce alla setta anarchica dopo aver appartenuto al partito socialista”.

All’atto della sua prima schedatura, nel 1902, è cantoniere ferroviario a Rifredi (Firenze) ed appartiene al gruppo anarchico XVIII marzo. Assiduo lettore di giornali socialisti e libertari, tra il 1903 e il 1904 inizia a collaborare a «Il Grido della folla», «Il Libertario», il «Combattiamo» di Carrara, «L’Allarme» di Genova, con articoli e corrispondenze di rado firmati con il proprio nome ma prevalentemente con pseudonimi (“Rimaglilo Monsinci”, “Narciso Moglilmini”, “Nino Grisi”, “Inirongis”). La sua irrequietezza lo spinge ad emigrare. A fine settembre 1904 lascia l’Italia alla volta di Parigi, proseguendo poi per la Gran Bretagna. A Southampton si occupa come sguattero in un albergo e poi si imbarca in qualità di sottocuoco su di un piroscafo. Nel settembre 1905, dopo una sosta a Losanna, ritorna a Firenze e riprende il lavoro in ferrovia, fondando contemporaneamente «Il Demolitore», ben presto messo in crisi dai sequestri.

Negli anni successivi la sua attività si sdoppia in due direzioni: da un lato l’intenso impegno sindacale nel Sindacato ferrovieri italiani e in particolare all’interno della propria categoria (mantenimento); dall’altro le saltuarie collaborazioni giornalistiche a periodici d’ispirazione individualista. Nel 1907 Giuseppe Monanni e S., “ribelli alla infinite ipocrisie della società”, danno vita alla rivista «Vir», nella quale il secondo - firmandosi anche “Limrl Gianni Cosimo” e “Vezio D’Antonio” - ha modo di esprimere il suo amore per “le solenni apostasie” e la convinzione che il prevalere della corrente rivoluzionaria nel sfi sia “nunzia [...] d’avvenimenti non degni di folle belanti e asservite” (I Ferrovieri Italiani, febbraio 1908). Primo segretario della Commissione di categoria del mantenimento, tra il settembre 1909 e il maggio 1910 è redattore del mensile «La Rotaia» e nell’agosto 1910, promosso capocantoniere, è trasferito a Rubiera.

Nei brevi congedi concessigli dalle ferrovie, S., utilizzando i biglietti gratuiti, si sposta in Italia e all’estero (Losanna, Parigi) per tenere conferenze di propaganda anarchica (su Dio, la patria, l’individualismo) e partecipare a comizi di protesta (come quello bolognese contro la condanna a morte dei cosiddetti “martiri giapponesi” nel gennaio 1911). Collabora nel frattempo al «Novatore» che Libero Tancredi pubblica prima a New York (1910) e poi a Roma (1911) ed uno dei suoi articoli (Il mio individualismo, «Novatore», 30 nov. 1910) appare anche nella rivista di E. Armand “...hors du troupeau...” (31 ott. 1911). Membro del Consiglio generale del SFI, viene eletto nel cosiddetto “parlamentino ferroviario” (organismo nazionale consultivo di delegati voluto dalla legge Sacchi del 1911), ed è con Castrucci e alcuni altri una delle figure più attive. Come qualcuno avrebbe scritto alcuni anni dopo, “Prima di lui la nostra categoria non ha conosciuto difensori validi” (L. Araldo, Camillo Signorini, «Il Piccone», giu. 1922).

Al V congresso del SFI (1913) S., sebbene favorevole a una adesione all’USI, si schiera con Castrucci a favore di una soluzione autonoma, per non compromettere l’unità dei ferrovieri. In prima linea nelle agitazioni per il memoriale presentato dal SFI nel gennaio 1914, è fra coloro che all’epoca della Settimana rossa premono per la continuazione dello sciopero e la delegittimazione del Cc del SFI. Licenziato dalle ferrovie, nel settembre 1914 si trasferisce a Roma in qualità di segretario propagandista della Sezione romana del SFI. Nel marzo 1915 ritorna a Firenze dove esercita il mestiere di negoziante di vino. Deciso oppositore dell’intervento italiano in guerra e considerato un potenziale sabotatore delle ferrovie, nel maggio 1915 viene inserito nel “novero dei sovversivi da arrestare in caso di mobilitazione”. Ed infatti il 23 maggio S. viene incarcerato, come pure Castrucci ed Enzo Fantozzi, per essere rilasciato a mobilitazione avvenuta.

Nel corso del 1916, dopo le agitazioni del novembre precedente, la Direzione generale delle ferrovie procede in più riprese alle riammissioni dei dimissionati, tra i quali figura S. che, nel marzo è nuovamente nominato segretario della Commissione di categoria del mantenimento. Richiamato sotto le armi nel maggio 1916, viene assegnato al campo di sanità di Firenze e segnalato all’autorità militare. Ripreso servizio in ferrovia nel marzo 1917 a Santo Stefano al mare (Imperia), S. partecipa all’VIII Congresso nazionale del SFI a Torino nell’agosto e riassume la segretaria provvisoria della categoria, che lascerà nel 1918. Pur fermo nel suo individualismo anarchico, S. si dedica soprattutto all’attività sindacale, anche se collabora all’«Iconoclasta!» di Pistoia, e pubblica alcuni opuscoli antireligiosi, persino in versi (La protesta di Dio, Libera face sull’oscurità religiosa, Luce su Dio). In occasione del clamoroso fiasco dello “sciopero internazionale” nel luglio 1919, è tra i più assidui sostenitori dell’agitazione e poco dopo viene nominato nel Consiglio generale del Sindacato.

Nel settembre 1919 la Commissione del mantenimento dà vita al mensile «Il Piccone» al quale S. collaborerà assiduamente fino alla fine (ottobre 1923), firmando come ZZZ una Rubrica tecnica e con numerosi pseudonimi molti articoli (“Monsignor Limilica”, “Sollinio Cramigni”, “Lisignolo Carmini”, “Ricomanno Sigilli”, “Narcisio Limoglini”, “Cirillo Monsignani”, “Normalini Gilciso”, “Caino Misigrillo”, “Cigno Simillerroni”, “Lamigio Serannoli”). Quando, nel gennaio 1920, il SFI attua uno sciopero di dieci giorni per la conquista delle 8 ore, S. è, secondo la polizia, “uno dei più accaniti fautori dello sciopero stesso” e fa parte, al fianco di Castrucci e Sbrana, del Comitato di agitazione incaricato di dirigere la vertenza e partecipa alle trattative, risoltesi positivamente, con il governo Nitti. Con la creazione dei nuovi segretariati intercompartimentali, viene nominato segretario per Genova e Torino. Eletto fiduciario in seno al Consiglio generale nel Congresso del luglio 1921, è ancora in prima linea in occasione dello “sciopero legalitario” dell’agosto 1922 e proprio per questo viene licenziato dalle ferrovie, lasciando un “profondo addoloramento” tra i compagni di lavoro (A. Galloni, Signorini e Costa, «Il Piccone», mag. 1923).

Dopo aver esercitato per qualche tempo l’attività di rappresentante di olio, a causa delle persecuzioni dei fascisti emigra prima a Londra (1923), dove apre il New Scala Caffé in Charlotte Street, poi a Beausoleil presso Marsiglia (1924) dove gestisce la Gelateria Napoletana. Pur non dando luogo a rilievi politici, S. “conserva i suoi principi anarchici” e “mantiene stretti rapporti con gli individui antinazionali”. Nel novembre 1936 partecipa, con il fratello Quintilio, ad una turbolenta dimostrazione per impedire la celebrazione a Beausoleil della “marcia su Roma” e della vittoria e “si dimostra uno dei più scalmanati”.

In contatto con altri fuorusciti anarchici, in particolare con Fantozzi e Pasotti, nel 1938 è considerato tra i più assidui nella raccolta di fondi per la Repubblica spagnola. All’arrivo delle truppe italiane nel 1940 viene arrestato e deportato a Embrun (Hautes-Alpes), ma riesce a evitare il trasferimento in Italia e a rientrare dopo il 25 luglio 1943 a Beausoleil.

Nel secondo dopoguerra S. riprende a collaborare alla stampa anarchica e anticlericale, pubblicando poesie ne «Il Corvo» e scrivendo sui problemi del cosmo ne «L’Adunata dei refrattari». Muore a Beausoleil il 1° settembre 1956. Una delle sue ultime poesie recitava: “consentimi, finale tappa umana,/ ch’io finisca i miei dì, ateo stinto”. (M. Antonioli)

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; L. Araldo, Camillo Signorini, «Il Piccone», giu. 1922); A. Galloni, Signorini e Costa, ivi, mag. 1923; A. Borghi, Ci viene a mancare Camillo Signorini, «Umanità nova», 9 set. 1956; G. B. Coppo, Camillo Signorini, «Il Corvo», dic. 1956-gen. 1957; N. Cicuta, Camillo Signorini, «Seme anarchico», gen. 1957.

Bibliografia: scritti di S.: La protesta di Dio (opuscolo umoristico in versi), S. Remo 1917; Libera face sull’oscurità religiosa [non reperito]; Luce su Dio, Pistoia; s.d. [1920]; Credenza e ragione [non reperito, ma 1951]; Fiori di pensiero, Genova 1952.
Scritti su S.: A. Castrucci, Battaglie e vittorie dei ferrovieri italiani (Cenni storici dal 1877 al 1944), Milano 1945 (rist. Milano, Zero in condotta, 1988); Il sindacato ferrovieri italiani dalle origini al fascismo 1907-1925, a c. di M. Antonioli e G. Checcozzo, Milano 1994; M. Antonioli, P.C. Masini, Il sol dell’avvenire. L’anarchismo in Italia dalle origini alla Prima Guerra mondiale, Pisa 1999, ad indicem.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Paris e Luisa Vettori

Bibliografia

2004

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