​RYGIER, Maria Anna

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
​RYGIER, Maria Anna

Date di esistenza

Luogo di nascita
Cracovia
Data di nascita
December 5 1885
Luogo di morte
Roma

Biografia / Storia

Nasce a Cracovia (Polonia) il 5 dicembre 1885 da Teodoro e Sabina Rozycka; commessa di studio. A volte erroneamente segnalata come nata a Firenze il 28 giugno 1886 (per l’autenticità della prima data cfr. Questore a Prefetto di Milano, 26 dicembre 1906, Archivio di Stato Milano, Gabinetto di Prefettura, Anarchici, Pratiche individuali). Figlia di un “insigne scultore polacco”, nonché uomo di vedute conservatrici, residente a Roma, a diciotto anni abbandona la capitale e, insieme con la madre, si trasferisce a Milano, “dove l’on. Majno aveva promesso loro ospitalità e protezione”. Socialista rivoluzionaria, diventa segretaria della Sezione femminile dell’Unione degli impiegati e commessi delle aziende private e collabora intensamente al quindicinale dell’organizzazione, «L’Unione», trattando sia i problemi della categoria sia temi politico-sindacali generali, sollecitando soprattutto l’impegno delle donne a superare “l’apatia e la rassegnazione imposta per secoli da padri e da mariti” (Alle compagne, «L’Unione», 24 dicembre 1904) e schierandosi a favore del suffragio femminile. Un articolo, poco dopo lo sciopero generale nazionale del settembre 1904, le costa la prima incriminazione per “incitamento all’odio fra le varie classi”.

Nel gennaio 1905 partecipa al congresso genovese delle Camere del lavoro e III della Resistenza, con Virginio Corradi, rappresentante della leadership sindacalista rivoluzionaria della Camera del lavoro di Milano, che poi sposerà nel 1906. Sempre all’inizio del 1905 viene chiamata a far parte della Commissione di controllo della Camera del lavoro milanese e inizia a collaborare all’«Avanguardia socialista» di Arturo Labriola e Walter Mocchi, dando il via anche una intensa propaganda antimilitarista. Dopo la sconfitta dei sindacalisti rivoluzionari all’interno della Camera del lavoro e dell’Unione degli impiegati e commessi, R. si dedica soprattutto al giornalismo. Nel dicembre 1906 assume la funzione di redattore responsabile del nuovo periodico sindacalista milanese «La Lotta di classe» e all’inizio del 1907 del quindicinale antimilitarista «Rompete le file!», che redige con Filippo Corridoni, Edmondo Mazzuccato ed Edmondo Rossoni. Le sue responsabilità giornalistiche e la partecipazione ad alcune manifestazioni (quella alla Prefettura del 4 luglio, con Corridoni e Calura, e l’assalto all’Arcivescovado del 21 luglio 1907 per protestare contro atti di pedofilia di alcuni preti) le procurano una serie di condanne: venti mesi di reclusione il 3 agosto, sei mesi il 22 agosto, sei mesi e dodici giorni il 10 settembre 1907, due anni il 14 febbraio 1908. Descritta dalla polizia come affetta da una “febbre intima di rendersi celebre”, il questore di Milano si oppone alla domanda di grazia del padre, preoccupato delle conseguenze del carcere sulla salute della figlia, dichiarando al contrario che “il riposo, la tranquillità e la quiete” dello stato di detenzione avrebbero potuto avere su di lei effetti salutari. In occasione del 1° maggio 1908 «L’Internazionale» di Parma diffonde una cartolina con la foto della nuova “eroina” e non c’è comizio in cui R., “languente nelle carceri di S. Viridiana a Firenze”, non venga ricordata. Una amnistia del febbraio 1909 le restituisce la libertà. Al suo ritorno a Milano, il 14 febbraio, un corteo la accompagna dalla stazione alla sua abitazione, in via S. Gregorio, nel caseggiato della Mutua macchinisti (dove aveva abitato anche Corridoni e dove abiterà Castrucci), nei cui pressi viene acclamata da circa quattrocento persone al canto dell’Inno dei lavoratori.

Nel 1909 R. dà inizio ad una intensa campagna di stampa, a partire dalle colonne de «Il Secolo», sulle condizioni delle detenute: abusi, mancanza di igiene, disservizi sanitari, inosservanza dei regolamenti, sadismo delle monache, ecc. Vengono chiamati in causa il cellulare di Milano, i carceri giudiziari di Bologna, Firenze, Torino e il riformatorio di Perugia, che in seguito alle denunce di R. verrà chiuso nel giugno 1910 per deliberazione del Ministro dell’Interno. Agli articoli R. affianca conferenze in tutta l’Italia centro-settentrionale. Nell’aprile 1909 R. presiede il Congresso provinciale delle leghe aderenti alla Camera del lavoro di Parma, sostenendo la tesi dell’adesione alla Confederazione generale del lavoro, posizione che riprende, con successo, nel maggio seguente a Bologna al Congresso nazionale della resistenza, dove è ancora chiamata alla presidenza. Nel gennaio 1910 R. si separa da Corradi e si trasferisce a Bologna, dove prende contatto con la locale cdl ed entra nel movimento anarchico. Le ragioni del suo passaggio dal sindacalismo rivoluzionario all’anarchismo saranno poi illustrate nell’opuscolo Il sindacalismo alla sbarra, edito nel 1911. Conferenziera assai richiesta, R. passa da una città all’altra, affrontando i temi consueti dell’antimilitarismo e delle carceri, ma anche la religione, il libero pensiero, il ruolo della donna, l’organizzazione anarchica, le figure di Giordano Bruno e di Francisco Ferrer. Il 29 luglio, nel decennale della morte di Umberto I, tiene nel salone dell’Arte Moderna a Milano, davanti a pressoché tutti gli anarchici milanesi, una conferenza privata in cui sostiene che il regicidio di Monza era stato “necessario e doveroso”. Nello stesso periodo collabora a «L’Agitatore», di cui sarà due volte, alla fine del 1911 e all’inizio del 1913, redattore responsabile. Nel maggio 1911, di ritorno da un giro di conferenze in Svizzera, in seguito ad uno strano incidente avvenuto in treno (l’incendio di una bottiglia di fosforo bianco che portava con sé) R. è nuovamente arrestata, scatenando le protesta della stampa anarchica, socialista e sindacalista. «L’Alleanza libertaria» la descrive come la “eroina dell’anarchia” (Pro vittime politiche e per la liberazione della nostra Maria Rygier, «L’Alleanza libertaria», 20 luglio 1911).Di fronte alla intensa mobilitazione perfino il Ministero dell’Interno interviene perché venga rapidamente fissata la data dell’udienza. R. è condannata, ricorre in appello e ottiene la libertà provvisoria. Allo scoppio della guerra di Libia, si rituffa con immutato fervore nella propaganda antimilitarista. E quando Augusto Masetti, il 30 ottobre, spara al colonnello Stroppa nella caserma Cialdini di Bologna al grido di “viva l’anarchia”, R. esalta il suo gesto sulle colonne de «L’Agitatore», provocando l’arresto dell’intera redazione del periodico, a esclusione di Armando Borghi che riesce a riparare all’estero. Ha inizio un altro periodo di detenzione, durante il quale viene anche coinvolta nel fallito attentato al re da parte di Antonio D’Alba. Ritenuta estranea al gesto di D’Alba, viene comunque condannata a tre anni. La campagna pro Rygier si estende anche in Francia e «La Bataille syndicaliste», «La Guerre sociale» e «Le Libertaire» pubblicano vibranti articoli di solidarietà. A tal punto che il Ministero dell’Interno chiede alla direzione del carcere di sistemarla “in infermeria, in camera appartata e con speciale assistenza”. Una nuova amnistia le apre, nel dicembre 1912, le porte del carcere e le permette di riottenere la redazione de «L’Agitatore», sottraendolo a Domenico Zavattero. È questa la premessa di un dissidio personale tra quest’ultimo e R. che raggiungerà nel corso del 1913 punte estreme di esasperazione. Il comportamento di Zavattero al tempo della vicenda Masetti, nonché il suo disinvolto utilizzo di fondi, offre a R. l’occasione di accuse durissime. Zavattero, che - in passato era stato vittima di attacchi da parte di Edmondo Mazzuccato e di Paolo Schicchi- viene a trovarsi sotto il fuoco incrociato di numerosi detrattori. «Il Libertario» si schiera con R., mentre «L’Avvenire anarchico» propende per Zavattero. Quest’ultimo, che dopo l’uscita da «L’Agitatore» aveva dato vita a «La Barricata», pubblica sette numeri di «Canaglie rosse», scendendo al più basso pettegolezzo, ampiamente ripagato da R. In realtà il tono della polemica finisce per disgustare più di un anarchico (a partire da Malatesta) e sia «La Barricata» sia «L’Agitatore» sospendono le pubblicazioni. Nella seconda metà del 1913 R. riprende la testa dell’agitazione pro Masetti, che nel frattempo era stato internato in manicomio. Grazie all’aiuto di Borghi, organizza un viaggio in Francia per tenere conferenze a favore di Masetti. Il 9 luglio è a Parigi e viene ospitata da Felice Vezzani, “papà” Vezzani come lo chiamava Borghi, supporto indispensabile per gli anarchici italiani nella capitale francese. Due giorni dopo «La Bataille syndicaliste» pubblica un articolo su di lei e un duro attacco alla magistratura e alla polizia italiane. R. partecipa alla grandiosa per quanto inutile campagna lanciata dalla SFIO, dalla CGT e dagli anarchici contro la “legge dei tre anni” (di ferma militare), ma soprattutto cerca solidarietà, con conferenze e articoli, per Masetti. Naturalmente il 29 commemora Bresci e, sua specialità, attacca i Savoia, “augurandosi che molti Bresci sorgano dalle file dei rivoluzionari”. Recatasi poi a Londra non perde occasione per auspicare il crollo dello “odiata monarchia” e anche «The Daily Citizen» pubblica una sua breve biografia, descrivendola come un’eroina che aveva rinunciato al lusso per il movimento operaio. Di nuovo a Parigi presenzia al Congresso comunista anarchico francese dell’agosto. Dopo aver portato la causa di Masetti in numerosi dipartimenti francesi, R. rientra a Bologna all’inizio di settembre.

Nel frattempo però R. aveva preso contatti con la massoneria, cui aveva dato la sua adesione. Una volta in Italia R. è di nuovo nel vortice delle conferenze pro Masetti e più di una volta parla al fianco di Malatesta. L’agitazione si estende a tal punto che perfino a New York, il 12 aprile 1914, ha luogo un comizio internazionale promosso dagli anarchici italiani. Il Comitato nazionale pro Masetti, di cui R. è segretaria, decide di organizzare per il 7 giugno, festa dello Statuto, comizi antimilitaristi in tutta Italia. Ad Ancona, il tragico epilogo del comizio dà il via alla “settimana rossa”. Il 10 giugno, dopo un comizio di R. a Imola, i dimostranti danno fuoco alla pretura e assaltano la caserma della polizia. La sera stessa, R. parla a Faenza e, anche qui una folla inferocita cerca di appiccare il fuoco al Duomo e ad altre chiese. Dopo la “settimana rossa”, mentre Malatesta ripara a Londra e Fabbri a Lugano, R. ritorna in Francia, dove tiene comizi e concede interviste, esaltando in «La Guerre sociale», la prossima “République Italienne”. Allo scoppio della guerra, rientra in Italia e se in un primo tempo sembra assumere una posizione neutralista, pur esprimendo la più viva simpatia per la Francia, il 14 settembre a Roma, durante la commemorazione di Cesare Colizza e dei giovani repubblicani caduti in Serbia, afferma la necessità di un intervento italiano nella “guerra di liberazione”. Da quel momento in poi R. si schiera al fianco di Alceste De Ambris, di Oberdan Gigli, di Mario Gioda, di Massimo Rocca e dei primi interventisti rivoluzionari. Insieme con Gigli redige il manifesto Per la Francia e per la libertà, che verrà sottoscritto da Mantica, Dinale, Masotti, Ciardi, Bitelli, Tenerani, ecc. Il rapido mutamento di posizioni scatena gli attacchi della stampa anarchica e R., in breve, da “eroina” diventa una “scribacchina”, un’anarchica posticcia, una persona inaffidabile, “una farabutta [...] tornata alla borghesia”, “Marietta la vipera guerraiola”.

Come altri interventisti, anche R. scivola gradualmente verso posizioni mazziniane. Il 24 e 25 gennaio 1915 partecipa, come presidente, al fianco di Angelo Oliviero Olivetti e della rivoluzionaria francese Madame Sorgue, nota in Italia fin dai tempi dello sciopero di Parma del 1908, al Congresso nazionale dei fasci interventisti e, nel suo discorso, indica agli italiani la causa latina e il dovere di liberare Trento e Trieste “dall’oppressione teutonica”. R. collabora a «L’Internazionale», a «La Guerra sociale», a «Il Popolo d’Italia», a «L’Iniziativa», superando ormai ogni visione di classe in nome della patria. Con l’intervento italiano, la sua attività diminuisce d’intensità. Alla fine del 1915 si trasferisce a Genova e nel febbraio 1916 partecipa al Congresso repubblicano di Roma.

Nel 1917 ricopre per un breve periodo l’incarico di segretario della Camera del lavoro di Roma, che deve abbandonare per i suoi pessimi rapporti con le leghe operaie. Nel dopoguerra non entra a far parte del movimento fascista, si avvicina ai nazionalisti ma nel 1923 se ne distacca e nel 1926 emigra in Francia, dove rimane fino al 1945, vivendo tra stenti e difficoltà, non senza aver lanciato duri attacchi a Mussolini. Rientrata in Italia nel secondo dopoguerra, si proclama monarchica liberale e muore a Roma il 10 febbraio 1953, “dopo aver percorso nel giro di mezzo secolo e con la massima disinvoltura tutto l’arcobaleno politico dall’estrema sinistra alla destra”. (M. Antonioli)

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; Archivio di Stato Milano, Gabinetto Prefettura, Partiti politici, Pratiche individuali.

Bibliografia:
scritti di R: Auto-difesa pronunciata davanti al Tribunale di Mantova il 27 ottobre 1909, Bologna s. d.; Il sindacalismo alla sbarra. Riflessioni di una ex-sindacalista sul congresso omonimo di Bologna, Bologna 1911; Sulla soglia di un’epoca. La nostra patria, Roma 1915; Cesare Battisti. Commemorazione, Recco 1916; Le guerre e il diritto umano, Napoli 1916; Mussolini indicateur de la police française ou les raisons occultes de sa “conversion, Bruxelles 1928; La Franc-Maçonnerie italienne devant la guerre et devant le fascisme, Paris 1929; Rivelazioni sul fuoruscitismo italiano in Francia, Roma, 1946; Mussolini informatore della polizia francese o le ragioni occulte della “sua” conversione, in Benito Mussolini. Quattro testimonianze, a cura di R. De Felice, Firenze 1976;

scritti su R.: I. De Begnac, L’Arcangelo sindacalista (Filippo Corridoni), Milano 1943; Borghi, ad indicem; P.C. Masini, Gli anarchici italiani tra “interventismo” e “disfattismo rivoluzionario”, «RSS», 1959, n. 1; C. Rossi, Personaggi di ieri e di oggi, Milano 1960; A. Drago, Italiane per bene e per male. Rygier Maria. Agitatrice anarchica, «Il Borghese», 19 lug. 1962; R. De Felice, Mussolini il rivoluzionario, Torino 1965; L. Lotti, La settimana rossa, Firenze 1965; G. Cerrito, L’antimilitarismo anarchico italiano nel primo ventennio del secolo, Pistoia 1968; Santarelli, ad indicem; M. Degl’Innocenti, Il socialismo italiano e la guerra di Libia, Roma 1976; G. Sacchetti, Sovversivi in Toscana (1900-1919), Todi 1983; R. Giacomini, Antimilitarismo e pacifismo nel primo novecento. Ezio Bartalini e “La Pace” 1903-1915, Milano 1990; B. Di Porto, Maria Rygier o della passionalità, «Il Pensiero mazziniano», lug.-set. 1991; M. Antonioli, Gli anarchici italiani e la prima guerra mondiale. Lettere di Luigi Fabbri e di Cesare Agostinelli a Nella Giacomelli (1914-1915), «Rivista Storica dell’Anarchismo», gen.-giu. 1994; Id., Gli anarchici italiani e la prima guerra mondiale. Lettere di anarchici interventisti (1914-1915), «Rivista Storica dell’Anarchismo», gen.-giu.1995; M. Antonioli, P.C. Masini, Il sol dell’avvenire. L’anarchismo in Italia dalle origini alla Prima Guerra mondiale, Pisa 1999, ad indicem.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

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Note

Paternità e maternità: Teodoro e Sabina Rozycka

Bibliografia

2004

Bibliografica

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