​ROBBIATI, Tarcisio

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
​ROBBIATI, Tarcisio

Date di esistenza

Luogo di nascita
Milano
Data di nascita
July 8 1897
Luogo di morte
Milano

Biografia / Storia

Nasce a Milano l’8 luglio 1897 da Beniamino e Clara Favini, fattorino telegrafico, poi “agente pubblicista”. Segnalato come anarchico “sin dalla sua giovinezza”, viene più volte denunciato nel 1915 e nel 1916 (per aver scritto sullo scalone della Prefettura, dove aveva portato un telegramma, “Morte al re”, per aver gridato “abbasso la guerra” in un cinematografo facendo esplodere delle castagnole, ecc.). Alla fine del 1916 è arruolato. Condannato a cinque anni per diserzione, nel febbraio 1917 evade dal carcere di Borgonuovo Valtidone. Arrestato e rinchiuso nelle carceri di Sarmato (PC), evade una seconda volta. Nuovamente ripreso, è condannato a dodici anni poi ridotti a 7, ma riesce ancora a fuggire nel gennaio 1918.

Viene rintracciato solo un anno dopo, in corso Ticinese a Milano sotto il falso nome di Luigi Maiocchi. Grazie all’amnistia R. torna in libertà e, secondo la polizia, “quando la marea rossa [sembra] avere il sopravvento politico” si mette in evidenza “per la sua attività violenta di propagandista”. Dopo una condannata per truffa e false generalità, nell’agosto 1920 è arrestato, insieme con altri 12 giovani anarchici, per presunta complicità negli attentati al Cova e a Piazza S. Sepolcro. Verrà condannato, con Siro Mascherpa e Ottorino Marchetti, nel dicembre 1921 a 2 anni e 1 mese per associazione a delinquere e trasporto di bombe. Nel frattempo, però, nell’ottobre, R. riesce a evadere spacciandosi per un detenuto in attesa di scarcerazione e viene ripreso solo nell’aprile 1921. Nel 1922 è di nuovo in libertà, fa parte del Comitato pro vittime politiche e in più occasioni promuove sottoscrizioni per i compagni detenuti, subendo peraltro nuovi processi e finendo ancora in prigione. Nel novembre 1926 è assegnato al confino per 5 anni e tradotto prima a Favignana, poi a Lipari e infine a Tremiti, dove viene retrocesso a confinato comune per cattiva condotta.

Ritorna a Milano nel novembre 1931 ammalato di tubercolosi, trova lavoro come impiegato presso il Gruppo Droghieri Milanesi e nel 1933 si sposa con Maria Remondi, maestra elementare nonché iscritta al PNF dal 1923. Nel 1934, in occasione della visita di Mussolini a Milano, viene fermato e nel 1937 è ancora proposto per il confino per “persistenti atteggiamenti antifascisti”. Le suppliche della moglie, che scrive a Mussolini e al Capo della polizia vantando la propria “incrollabile” fede fascista, ottengono a R. prima un’ammonizione poi, grazie ad una amnistia, una semplice diffida. Tuttavia, il giorno successivo all’ingresso dell’Italia in guerra, nel giugno 1940, R. è fermato e proposto per l’internamento. Viene tradotto al campo di concentramento di Manfredonia poi a quello di Colfiorito (PG), ma “essendosi dimostrato elemento incontentabile, riottoso ed insofferente di disciplina”, dopo una degenza all’Ospedale di Foligno, è trasferito a Tremiti. Un nuovo trasferimento a Monteforte Irpino (AV) è seguito poi dalla revoca dell’internamento e dal rientro a Milano nel giugno 1941, probabilmente per ragioni di salute. Dopo l’8 settembre comanda una formazione partigiana, denominata “Amilcare Cipriani”, nella zona tra Canzo e Asso. Muore a Milano il 29 maggio 1952. (M. Antonioli)

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; Tarcisio Robbiati, «Il Libertario», 11 giu. 1952.

Bibliografia: V. Mantovani, Mazurka blu. La strage del Diana, Milano 1979, ad indicem; M. De Agostini, Il Movimento Anarchico milanese nella Resistenza e nell’immediato dopoguerra, Tesi di laurea, Università degli Studi di Milano, aa. 1979/80.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Beniamino e Clara Favini

Bibliografia

2004

Persona

Collezione

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