PIERMATTEI. Ugo

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
PIERMATTEI, Ugo

Date di esistenza

Luogo di nascita
Roma
Data di nascita
March 5 1893

Biografia / Storia

Nasce a Roma il 5 marzo 1893 da Pacifico e Bianca Bocchini, imbianchino. P. viene indicato dalle prime segnalazioni della Prefettura di Roma quale “uomo di discreta intelligenza e mediocre cultura”. Occupato per lungo tempo presso una ditta di pompe funebri, lavora successivamente come imbianchino presso varie imprese. Assiduo frequentatore delle riunione anarchiche, di cui legge la stampa, fa attiva propaganda nel suo luogo di lavoro. Prende parte alle manifestazioni anticlericali promosse dagli anarchici e il 3 febbraio del 1911 viene fermato dalla polizia perché in compagnia dei fratelli Capecchi, sorpresi a scrivere “viva Masetti, viva l’anarchia”. P. è tra i firmatari dell’articolo contro l’impresa libica contenuto nella testata «La Ragione» del giugno 1912. Impegnato nell’intensa agitazione antimilitarista, viene nominato in rappresentanza del gruppo Pietro Calcagno membro del Comitato di Agitazione a favore del soldato anarchico Antonio Moroni e “contro le compagnie di disciplina istituzioni medioevali”. Nel ’13 viene aggregato al rgt del genio militare a Pavia, ma successivamente trasferito al 23° fanteria di stanza a Piacenza, congedato nell’ottobre del 1913 fa rientro a Roma. Nel dibattito che divide il movimento anarchico tra interventisti e coloro che si schierano apertamente contro la guerra, si conforma ai primi. Nell’ottobre del 1914 firma, infatti, la dichiarazione interventista degli “anarchici indipendenti d’Italia” apparsa sul numero unico de «La Sfida» per iniziativa del gruppo di A. Paolinelli. Viene nuovamente arrestato nel quartiere Testaccio per oltraggio al pudore ma è amnistiato il 30 luglio 1915. Il livello di controllo e persecuzione condotto dalle forze di Pubblica sicurezza lo costringono ad allontanarsi da Roma. Si trasferisce a Lugano, ma presto rientra a Roma. Continua ad essere attentamente vigilato dalla polizia. Nel 1915 viene richiamato alle armi a Foligno. P. aderisce alla dichiarazione interventista degli anarchici francesi del febbraio 1916, nota, impropriamente, come “il Manifesto dei sedici”. Durante la sua permanenza al fronte contrae la malaria e viene ricoverato nell’ospedale militare. Dimesso nel gennaio 1919 passa i suoi giorni di congedo a Roma. L’esplodere della repressione fascista fanno maturare in lui la scelta di aderire agli Arditi del popolo, di cui P. viene eletto membro del direttivo romano. Si dedica alla propaganda e viene sorpreso a affiggere manifesti per una riunione anarchica. Nel dicembre del 1926 viene arrestato per propaganda anarchica e condannato al confino per cinque anni. Viene trasferito prima a Lampedusa, poi a Ustica, dove si segnala la sua partecipazione ad un collettivo clandestino, poi a Lipari e Ponza. La pena gli viene commutata in ammonizione nel marzo 1929. Il 16 settembre 1930 viene prosciolto dai vincoli dell’ammonizione. Per il periodo tra il 1932-42 non sembra dar luogo a rilievi. S’ignorano data e luogo di morte. (I. Del Biondo)

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen.

Bibliografia: Antifascisti nel casellario politico centrale, 18 voll., Roma 1988-1995, ad nomen, G. Cerrito, L’Antimilitarismo anarchico in Italia nel primo ventennio del secolo, Pescara, 1996, pp. 42, 92; G. Galzerano: Vincenzo Perrone, Casalvelino Scalo 1999, p. 253; Di Lembo, p. 159

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Pacifico e Bianca Bocchini

Bibliografia

2004

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Collezione

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