PEZZI, Francesco

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
PEZZI, Francesco

Date di esistenza

Luogo di nascita
Ravenna
Data di nascita
August 30 1849
Luogo di morte
Firenze

Biografia / Storia

Nasce a Ravenna il 30 agosto 1849 da Paolo e Virginia Bonelli, computista. Prende da autodidatta il diploma di computista, all’epoca davvero ragguardevole e propedeutico a qualunque tipo di impiego. Aderente alla Federazione romagnola dell’AIL partecipa fin dalla preparazione al tentativo insurrezionale dell’estate ’74, quando ha modo di incontrare Bakunin giunto clandestinamente in Emilia. Dopo il fallimento del movimento, ricercato, ripara a Lugano assieme alla sua inseparabile compagna, moglie e complice Luisa Minguzzi e al fiorentino G. Grassi anch’egli transfuga per gli stessi motivi. Assieme a Cafiero, Nabruzzi ed altri forma il Consiglio della Federazione Italiana per riorganizzare le fila dell’ail. È nella casa di P. e Luisa che A. Kuliscioff , allora in Svizzera, entra in contatto con gli internazionalisti italiani. I Pezzi e G. Grassi tornano in Italia all’indomani stesso dell’amnistia del 2 ottobre 1876; la meta è Firenze, la città di Grassi, sede della CdC e del III Congresso della Federazione Italiana previsto per il 22 di quello stesso mese di ottobre. Sono appena arrivati nel capoluogo toscano, che diventerà la loro città d’adozione, quando su di esso si abbatte la repressione del governo deciso ad impedire il congresso. Il 19 ottobre vengono arrestati Grassi, Natta e Costa, la città è presidiata, P. si prodiga assieme ad altri fiorentini affinchè il Congresso si tenga clandestinamente nei boschi della vicina Pontassieve e al contempo stampa, insieme a G. Niccheri, un manifesto di vibrante protesta per quegli arresti preventivi. Secondo Scarlatti è proprio a casa di P. che, dopo il fortunoso convegno, si parla per la prima volta dell’azione nel Matese. Di certo nel dicembre P. si trasferisce a Napoli portandosi dietro la CdC, di cui è ormai il principale sostenitore, in previsione dell’insurrezione. Ed è proprio in questo periodo che con molta probabilità inizia la sua intima collaborazione con Malatesta, anch’egli arrivato in quei giorni nella città partenopea. Il 30 gennaio ’77 però P. e Grassi hanno un violento scontro con degli internazionalisti napoletani sospettati di fare il doppio gioco. Diversamente da Grassi che riesce a sfuggire, P. è individuato e accusato di mancato omicidio nei riguardi di T. Schettini. Prova allora a nascondersi sotto il nome Francesco Forni ma ben presto viene riconosciuto ed arrestato. Quando il 7 maggio successivo viene processato, condannato ed amnistiato il moto del Matese è già stato soffocato. P. e Luisa riparano a Lugano dove, nell’estate, vengono raggiunti da A. Costa, che nella loro casa incontra A. Kuliscioff. P. rientra a Firenze con l’amnistia del 19 gennaio ’78 e si impegna nella dura lotta che gli internazionalisti fiorentini intraprendono sia per contrastare le continue provocazioni della polizia che per dimostrare la vitalità dell’AIL malgrado lo scioglimento decretato dal governo. L’11 aprile, assieme a Grassi e L. Ardinghi, rappresenta i fiorentini al IV congresso dell’Internazionale, che si tiene clandestinamente a Pisa. Per il 1 ottobre si svolge a Firenze una riunione, definita da Merlino “intima”, tra i più qualificati internazionalisti italiani probabilmente per decidere un nuovo colpo di mano contro le istituzioni ma gli intervenuti cadono tutti nelle mani della polizia (P. viene catturato il 10 ottobre), compresa la Kuliscioff appena venuta per trovare i Pezzi e Costa. Il fatto impedisce che la gran parte degli arrestati possa venire coinvolta nella terribile provocazione che da lì a pochi giorni sarà messa in atto in via Nazionale ma mette fuori giuoco il fior fiore dell’anarchismo italiano per più di anno. Infatti i Pezzi, F. Natta, O. Falleri, F. Matteucci, G. Niccheri, D. Marzoli, G. Gomez, A. Chiti, R. Martini, G. Talchi, R. Lombardi e A. Kuliscioff, imputati per cospirazione, rimangono carcerati fino al gennaio dell’80 quando termina il processo a loro carico. Il processo è tra i più importanti e seguiti del periodo e termina con una generale assoluzione. È da questo momento che P. emerge come figura centrale dell’Internazionale e per i compagni fiorentini, con il loro consueto duro umorismo, la sua casa, nel quartiere di S. Frediano, diventa “Il Vaticano”. Tornato libero P. organizza in segreto con Natta, Niccheri ed E. Ringressi il Comitato Rivoluzionario che tiene i contatti tra i gruppi clandestini toscani e Cafiero, Grassi e gli altri esuli in Svizzera. Così il Comitato si fa carico di rendere operative le risoluzioni insurrezionali del Convegno di Chiasso (dicembre ’80) finché l’arresto di Cipriani, la malattia di Cafiero e le conseguenze della “svolta” di Costa (luglio ’79) cambiano completamente la situazione. Allora P., con Natta, cerca di mantenere il più possibile uniti gli internazionalisti fiorentini. Nel 1882 con F. Serantoni tenta di riaprire il caso dei compagni condannati per le bombe di via Nazionale, pubblicando le ritrattazioni dei falsi testi al processo nel volumetto Un errore giudiziario, ovvero un po’ di luce nel processo della bomba di via Nazionale (che contiene inoltre preziose informazioni sui primi anni dell’Internazionale a Firenze). Il tentativo però fallisce e Serantoni è costretto ad espatriare. Per il povero Cafiero, P. è tra coloro che più si impegnano perché abbia le cure necessarie e, invano, per evitargli il manicomio. Sempre nell’82, in ottobre, in vista delle prime elezioni a suffragio allargato P., a nome del “vecchio gruppo anarchico fiorentino” presenta, accanto alla candidatura “operaia” di Natta, quella di protesta di Cafiero al fine di permettergli il ritorno in Italia. A Costa, P. fa sapere all’amico, chiaro e tondo, di non condividere le sue scelte che considera scellerate e soprattutto inopportune nel momento in cui l’Internazionale è sotto il tiro della repressione; ma non apre uno scontro con il vecchio amico. P. sembra in accordo con la linea del periodico «Ilota» di Pistoia, sul quale del resto scrive, che punta a mettere la sordina alle divergenze privilegiando ogni sforzo riorganizzativo. A far evolvere questo atteggiamento interviene il ritorno di Malatesta a Firenze (fine ’82 o primi ’83). Questi nell’aprile dell’83 pone proprio come problema di fondo quello dell’inconciliabilità delle due tendenze stigmatizzando la condotta di Costa, giudicata strumentale a livello politico e opportunistica a livello personale. Soprattutto su quest’ultimo piano P., come del resto anche Natta, in un primo tempo non è intenzionato a seguire Malatesta (v. Lettera a «l’Ilota», Pistoia 8 apr.’83). In luglio anzi partecipa con Natta a una riunione a Pisa dove si oppone decisamente a ogni cambiamento di nome della Federazione toscana dell’AIL ma non a un eventuale convegno anche con i sostenitori di Costa. Ma sono le stesse manovre di Costa sempre più spregiudicate e apertamente parlamentari, più che i convincimenti di Malatesta -che, per altro, viene incarcerato in maggio assieme a Merlino e ad altri compagni romani-, a fargli cambiare rapidamente opinione. Quando in autunno Malatesta ottiene la libertà provvisoria in attesa di giudizio, P. è ormai pronto ad appoggiarne l’energica azione per isolare Costa e per riorganizzare in Italia l’Internazionale secondo i dettami del Congresso di Londra dell’81. In ottobre P., assieme a Natta, A. Feroci, U.I. Parrini, G. Grassi, E. Marzoli lavora con successo per ricucire le divisioni tra gli internazionalisti fiorentini. Viene allora formata la Federazione Socialista fiorentina che si riconosce nel programma anarco-comunista e rigetta ogni equivoco che possa “imborghesire” il movimento socialista. Il suo organo «La Questione sociale», diretto da Malatesta, esce nel dicembre; questo foglio e le sue pubblicazioni collaterali sono il vero centro di raccolta e di rifondazione del movimento, da internazionalista ad anarchico. Nel gennaio ’84 P. accompagna Malatesta a Ravenna per l’ultimo incontro o meglio amaro scontro con l’ex amico e compagno Andrea. Subito dopo comincia a Roma la prima istanza del processo a Malatesta e compagni e P. è tra i promotori del manifesto di solidarietà degli internazionalisti fiorentini. Le cinquanta firme apposte sul foglio portano all’incriminazione diretta dei firmatari, molti dei quali tuttavia riescono a prendere il largo. Così anche P. dal luglio fa perdere le proprie tracce tanto che la polizia lo crede espatriato. Invece partecipa con Malatesta ed altri anarchici, socialisti e democratici, alle operazioni di soccorso della popolazione colpita dal colera a Napoli. Alla fine dell’anno Malatesta, per sfuggire alla condanna definitiva, deve abbandonare clandestinamente Firenze per passare a Marsiglia e da qui in l’Argentina. P., Luisa e Natta, si uniscono a lui. La decisione viene presa tempestivamente in seguito alla condanna di P., nell’86, , a un totale di 4 anni, 5 mesi di carcere e 5.300 lire di multa per il manifesto di solidarietà e le collaborazioni a «La Questione Sociale»! A Buenos Aires P. collabora alla febbrile attività di Malatesta che già nel 1885 pubblica la «Questione Sociale», il primo giornale anarchico in lingua italiana apparso in Argentina. Nell’89 anche P. e Luisa, come Malatesta, rientrano in Francia, dove il movimento operaio europeo si raduna per darsi una nuova Internazionale. Malatesta rimane a Nizza e poi si sposta a Londra dove pubblica l’«Associazione» (ott. ’89); P., invece, visto che l’amnistia dell’87 ha cancellato le sue condanne, può tornare a Firenze per sostenere la campagna di organizzazione del Partito Socialista Anarchico Rivoluzionario che, per impulso di Malatesta nasce effettivamente a Capolago nel gennaio ’91. Dopo i gravi scontri del 1° maggio del 1891 sostenuti dagli anarchici a Roma e Firenze, P. è impegnato nella difesa di A. Cipriani e degli altri numerosi carcerati e al contempo concorre con Malatesta e Merlino a promuovere in Italia (nel ’93) una vasta agitazione pre-insurrezionale. Il 3 luglio ’94 P. e Luisa vengono arrestati con l’accusa di complicità con P. Lega, che due settimane prima ha attentato a Crispi. P. sostiene pubblicamente di non essere stato a conoscenza delle intenzioni di Lega aggiungendo anche che se avesse saputo sicuramente avrebbe cercato di dissuadere il compagno. La ferma presa di distanza dall’atto suscita risentimenti in alcuni ambienti anarchici, ma il contegno e l’atteggiamento di coerenza tenuti da P. durante il processo (che si svolge a Roma i primi di agosto del ’95) fugano tempestivamente ogni sentimento di ostilità. I Pezzi vengono prosciolti ma inviati al domicilio coatto: P. a Favignana e Luisa ad Orbetello. A fine maggio dell’anno dopo P., con G. Palla, il fiorentino O. Fibbi e altri tre compagni, riesce a fuggire dall’isola e raggiungere con una piccola barca Tunisi. Le autorità però, malgrado le proteste della locale comunità anarchica e la grande eco che la faccenda suscita sulla stampa, riconsegnano i fuggitivi all’Italia. Dopo aver scontato cinque mesi di reclusione per questa fuga, nel novembre ’96 P. può tornare a Firenze dove trova Luisa rilasciata in agosto. Non si hanno notizie sull’attività di P. nei tumultuosi anni immediatamente successivi al suo ritorno in libertà. Certo la vita per lui a Firenze non deve essere delle più tranquille se nell’aprile del ’900 è protagonista di una vera e propria tragedia: il 25 di quel mese un compagno squilibrato, Lisandro Marchini, sorprende P. da solo e cerca di ucciderlo con un trincetto, P. spara uccidendolo. Subito si costituisce e viene prosciolto già il 28 maggio ma il fatto ha gravi conseguenze sul suo spirito, già molto provato per i problemi di salute di Luisa che va perdendo anche la vista. Sta di fatto che nel 1903 la polizia ritiene che P. si sia addirittura ritirato dalla politica militante ma in realtà non è così. Grazie ad una testimonianza di L. Rafanelli possiamo affermare con certezza che dietro l’importante Comitato pro Vittime Politiche organizzato nel 1904 da Scarlatti ci sono proprio i coniugi Pezzi, anche se evidentemente l’attivismo di un tempo è ormai alle loro spalle. Il 13 marzo 1911 Luisa muore lasciando un terribile vuoto in P. che nemmeno l’affetto di una nuova compagna, Annunziata Trambi, riuscirà a colmare. Nel ’14 lo scoppio del conflitto mondiale è vissuto da P. anche come tragedia personale. Il 21 luglio 1917 si toglie la vita con un colpo di pistola nel parco delle Cascine; lascia un biglietto in cui “disgustato fino alla nausea” dal mondo e dagli uomini chiede perdono ad Annunziata. (L. Di Lembo)

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; Archivio dello Stato - Firenze, Questura, Confinati politici, pp. 6 e 12. Tribunale penale, Processi risolti con sentenza, 1879 p. 882; 1880 p. 437; 1886 pp. 537 e 692; Archivio dello Stato - Napoli, Gabinetto di Prefettura, 1877 b. 54, f. 4, 1878 b. 418, f.16; Archivio dello Stato - Roma, Gabinetto di Questura, b. 58 (1894) f. 240 (P. Lega); [Necrologio], «Avanti!», 22 lug. 1917; [Necrologio], «L’Avvenire anarchico», 27 lug. 1917.

Bibliografia: scritti di F. P.: Un errore giudiziario, ovvero un po’ di luce sul processo della bomba di via Nazionale, Firenze 1882. Scritti su F. P.: N. Converti Gli evasi di Favignana, «La Protesta Umana», Tunisi 5 giu. 1896; G. Scarlatti, L’Internazionale dei Lavoratori e l’agitatore Carlo Cafiero, reminiscenze del contadino G. Scarlatti ex galeotto politico, Firenze 1909; M. Nettlau, Errico Malatesta, New York 1922; A. Lucarelli, Carlo Cafiero. Saggio di una storia documentata del socialismo, Trani 1947; G. Bosio, Carlo Cafiero dal soggiorno di Lugano al Manicomio di San Bonifacio, «Movimento operaio», ott. 1949; F. Pezzi, Lettere ad Andrea Costa ed Anna Kuliscioff , a cura di G. Bosio, «Movimento operaio e socialista», apr.-mag. 1950; E. Conti, Le origini del socialismo a Firenze (1860-1880), Roma 1950, ad indicem; L. Fabbri, Malatesta, l’uomo e il pensiero, Napoli 1951; Biografie di “sovversivi” compilate dai prefetti del Regno d’Italia, «Rivista storica del socialismo», mag-dic. 1961; R. Hostetter, Le origini del socialismo italiano, Milano 1963; La Federazione Italiana dell’Associazione Internazionale dei Lavoratori. Atti Ufficiali (1871-1880), a c.d. P.C. Masini, Milano 1964; N. Capitini Maccabruni, La Camera del Lavoro nella vita politica e amministrativa fiorentina (dalle origini al 1900), Firenze 1965; Lettere inedite di anarchici e socialisti ad Andrea Costa, 1880 a c.d. P. C. Masini, «Movimento operaio e socialista», gen.-mar. 1967; L. Bettini, Bibliografia dell’anarchismo, vol. 1 t. 1. Periodici e numeri unici anarchici in lingua italiana pubblicati in Italia (1872-1971), Firenze 1972; d., Bibliografia dell’anarchismo, vol. 1 t. 2. Periodici e numeri unici anarchici in lingua italiana pubblicati all’estero (1872-1971), Firenze 1976; L. Rafanelli, Gli ultimi internazionalisti, «Umanità Nova», 24 dic. 1966; N. Del’Erba, Le origini del socialismo a Napoli 1870-1892, Milano 1979; P. Feri, Il movimento anarchico in Italia dopo la svolta di Andrea Costa, «Trimestre», nn.1-3, 1978, nn. 4-5 1979; P.C. Masini, Storia degli anarchici italiani. Da Bakunin a Malatesta, Milano, 1969 e Id., Storia degli anarchici italiani nell’epoca degli attentati, Milano, 1981, ad indicem; Id., Cafiero, Milano 1974; Il Movimento Operaio Italiano Dizionario Biografico, a cura di F. Andreucci e T. Detti, Roma, 1976-1979, ad nomem; G. Sacchetti, Sovversivi in Toscana (1900-1919), Todi 1983; Malatesta, ad indicem; N. Musarra L’Internazionale Spiata. Il Moto del Matese nelle carte del Servizio di Polizia Internazionale in Movimenti sociali e lotte politiche nell’Italia liberale. Il moto del Matese, Milano 2001; R. Storia del socialismo italiano, vol. 1 e 2, Torino, 1993 e 1998, ad indicem.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

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Note

Paternità e maternità: Paolo e Virginia Bonelli

Bibliografia

2004

Persona

Collezione

città