PAPPALARDO, Gabriele

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
PAPPALARDO, Gabriele

Date di esistenza

Luogo di nascita
Leonforte
Data di nascita
March 6 1896
Luogo di morte
Roma

Biografia / Storia

Nasce a Leonforte (En) il 6 marzo 1896 da Antonio e Maria Salamone. Si trasferisce a Palermo in giovanissima età e vi frequenta alcune classi elementari prima di essere avviato al lavoro di sarto. Alla vigilia del primo conflitto mondiale frequenta i circoli mazziniani di Palermo, dove incontra Gaetano Marino, suo futuro compagno anarchico. Interventista, ma riformato per deficienza toracica, scampa al macello mondiale. Nel primo dopoguerra è tra i fondatori del primo fascio di combattimento di Palermo. Nel maggio 1920 organizza uno sciopero dei lavoranti sarti: è in questa occasione che si avvicina a Nino Napolitano e al gruppo di giovani anarchici creatosi intorno a Paolo Schicchi, che propaganda l’unità d’azione delle forze proletarie, ivi compresi gli ex combattenti e i repubblicani astensionisti come P. Gradualmente, dal circolo “Rosolino Pilo”, sede della sezione repubblicana, passa a frequentare la CdL di via Lungarini, sede dei socialisti massimalisti e, dal marzo 1919, anche della lega “Spartaco”, che federa elementi di estrema sinistra d’ispirazione libertaria. Da un iniziale bolscevismo, dovuto all’eco che anche a Palermo hanno le notizie provenienti dalla Russia, si orienta decisamente verso l’anarchismo. Alla fine del 1920, un fiduciario della questura lo indica come distributore di manifesti di propaganda antimilitarista nelle caserme. Diviene uno degli anarchici più attivi del gruppo che dal 6 maggio 1921 dà vita al quindicinale «Il Vespro Anarchico», di cui egli assume la gerenza. Il giornale, per la qualità dei suoi collaboratori e la compattezza ideologica del gruppo palermitano che lo sostiene (P. Schicchi, N. Napolitano, M. ed E. Natoli, R. e N. Chiarini, G. Bufalo, A. Guarisco, G. Marino, A. Miraglia, G, Cannone, G. Panepinto e il giovanissimo S. Taormina), è tra le punte più alte del giornalismo anarchico italiano e di quello siciliano in particolare. A metà luglio del 1921, gli anarchici di Palermo propongono ai comunisti la costituzione di una sezione degli “Arditi del Popolo”. Il 22 luglio viene deliberata la formazione di tre squadre d’azione comunista, prima fase per una successiva costituzione della sezione. Il 25 luglio vi è un primo scontro a fuoco con i fascisti, due dei quali restano feriti. Il giorno dopo, P. viene arrestato: sconta tre mesi di carcere preventivo (è liberato il 26 ottobre 1921 per insufficienza di indizi), in compagnia degli anarchici Joe Russo “L’Unico” e Gaetano Marino. Per l’occasione, la redazione del “Vespro” attiva un comitato siciliano “pro-vittime politiche” di cui sarà P., una volta uscito dal carcere, ad occuparsi personalmente. Nell’ottobre 1923, «Il Vespro Anarchico» viene soppresso per ordine di Mussolini. P. subisce una perquisizione domiciliare, con esito negativo, alla quale fa seguito il mandato di cattura, emesso il 2 dicembre 1923. Sottrattosi all’arresto, trasferendo la propria famiglia e la propria attività a Roma, si costituisce in tribunale, a Palermo, il 30 aprile 1924, giorno in cui si svolge il processo che lo vede imputato, insieme a Paolo Schicchi, di diversi reati di stampa. Difeso dall’avvocato Merlino, viene assolto ma trattenuto in carcere per l’arrivo di Mussolini in Sicilia. Avendo il P.M. impugnato la sentenza, subisce un secondo processo il 31 ottobre 1925, finendo nuovamente assolto. Dalla sua residenza romana collaborerà, negli anni successivi, ai giornali schicchiani dell’esilio. Tagliatore sarto presso la sartoria Caciani, aprirà successivamente una propria rinomata sartoria. “Pur serbando fede alle proprie idee” non viene particolarmente molestato dalla polizia che gli nega però, il 4 novembre 1942, la licenza per confezionare indumenti militari. Dopo l’8 settembre, è tra i protagonisti della resistenza romana. Ricopre il ruolo di collettore e di cassiere in una formazione partigiana che opera nel quartiere Montesacro, uno dei più bersagliati dalla repressione nazifascista. I disagi della clandestinità (“correre a destra ed a manca, cambiare domicilii spesso, ed il vitto poco conforme per il mio fisico” – scrive in una lettera del 13 novembre 1944), gli procurano una insorgenza tubercolare. A liberazione avvenuta, riprende i contatti con Paolo Schicchi, al quale invia generi di conforto e pingui sottoscrizioni per «L’Era Nuova», mentre si adopera per la ripresa a Roma delle pubblicazioni di «Umanità Nova». La malattia lo costringerà a lunghi periodi di riposo e a frequenti soggiorni in montagna. Interviene più volte, dopo la morte di Schicchi, per sollecitare la pubblicazione della biografia di Souvarine, ma avutane copia è anche tra i primi a dissentire dalla sua impostazione polemica. Muore a Roma il 9 giugno 1964. (N. Musarra)
 

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; Archivio storico degli anarchici siciliani, Archivio Nicolò e Paolo Schicchi, Corrispondenza politica, P.-Schicchi 13.11.1944-20.6.1957; Archivio dello Stato - Palermo, Gabinetto di prefettura (1906-1925), b. 76, f. 5-5-1 Partito Comunista Anarchico; Id. Tribunale penale, Corte d'Assise, b. 565 (1923); Corrispondenze, «L’Adunata dei refrattari», 8 mar. 1958; A. Borghi, Gabriele Pappalardo ci ha lasciati, «Umanità nova», 21 giu. 1964; .

Bibliografia: M. Corsentino, Il processo Paolo Schicchi davanti alla Corte d’Assise di Palermo nel 1924 (il resoconto del processo è opera di P.), Pescara 1997; E. Francescangeli, Arditi del popolo. Argo Secondari e la prima organizzazione antifascista (1917-1922), Roma 2000, ad indicem.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Antonio e Maria Salamone

Bibliografia

2004

Persona

Collezione

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