PANTALEO, Michele

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
PANTALEO, Michele

Date di esistenza

Luogo di nascita
Bari
Data di nascita
December 17 1887

Biografia / Storia

Nasce a Bari il 17 dicembre 1887, da Gaetano e Domenica Dragone, falegname. Approda all’anarchismo appena quindicenne, dopo una breve militanza socialista. Di carattere impulsivo e facile alla violenza, P. diviene presto un seguace entusiasta delle dottrine individualiste. Le sue molteplici traversie giudiziarie hanno inizio nel luglio del 1906, allorché è condannato a venti mesi di carcere per aver scagliato una sedia contro i giudici della Corte d’Assise di Bari durante un processo per tentato omicidio all’anarchico Sabino Sassanelli. Una nuova, più lieve condanna segue nel marzo del 1911, dietro l’accusa di “lesioni, oltraggi e violenze” ai danni di un Commissario di Pubblica sicurezza, nel corso dei moti scoppiati a Bari il 10 agosto 1910 contro il rincaro delle pigioni. Nell’estate del 1909 P. ha intanto intrapreso una collaborazione con «La Protesta umana», firmandosi con lo pseudonimo di Ribelle e rivelandosi, nonostante la scarsa cultura, scrittore di una certa efficacia. Dai suoi articoli traspaiono un’adesione convinta all’idea individualista e un radicale, ancorché confuso, ribellismo, insieme scelta politica e stile di vita. L’ansia di azione spinge l’irruente anarchico pugliese ad un non univoco atteggiamento nei confronti della guerra europea. In una significativa lettera a «La Guerra sociale», Pantaleo tesse sorelianamente l’elogio della “libera” violenza, “uno dei più grandi fattori che presiedono all’incedere dell’umano progresso”, ma nega che la guerra, “frutto del consolidarsi di un sistema sociale ed economico basato sul privilegio”, e dunque fenomeno propriamente borghese, possa avere un’intrinseca portata rivoluzionaria (Il valore della violenza, 20 mar. 1915). In seguito, a quanto si desume dai documenti, egli palesa tuttavia simpatie interventiste. Richiamato alle armi, non offre comunque prova di sentimenti “patriottici”, incappando anzi in numerosi provvedimenti disciplinari, fino ad essere riformato, per sopraggiunti problemi di salute, il 13 ottobre 1916. Con l’avvento del fascismo P. si dimostra un irriducibile avversario della dittatura, dedicandosi – come annota la Prefettura di Bari il 10 novembre 1923 - a una “intensa attività sovversiva […] partecipando alle riunioni segrete indette dai gruppi socialista e comunista, e continuando a professare idee anarchiche”. In conseguenza del suo deciso antifascismo, subisce ben due condanne al confino, entrambe le volte per cinque anni: la prima il 22 novembre 1926 (scontata a Favignana, nelle Egadi, poi a Lipari), la seconda il 19 febbraio 1937 (a Ventotene e alle Tremiti), per avere “ripreso a svolgere attività sovversiva, sia prendendo contatti con elementi estremisti […], che auspicando la vittoria delle armi del fronte popolare spagnolo”. Nel secondo dopoguerra, pur ritiratosi sostanzialmente da ogni attività politica, P. conserva inalterate le proprie convinzioni, così come inalterate rimangono le misure di sorveglianza disposte nei suoi riguardi dalle nuove autorità repubblicane. S’ignorano data e luogo di morte. (A. Luparini)
 

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen.

Bibliografia: K. Massara, Il popolo al confino. La persecuzione fascista in Puglia, Roma 1991, ad nomen; G. Galzerano, Vincenzo Perrone: vita e lotte, esilio e morte dell’anarchico salernitano volontario della libertà in Spagna, Casalvelino Scalo 1999, pp. 250-251; A. Luparini, Anarchici di Mussolini. Dalla sinistra al fascismo dalla rivoluzione al revisionismo, Montespertoli (Fi) 2001, ad indicem.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Gaetano e Domenica Dragone

Bibliografia

2004

Persona

Collezione

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