NAPOLITANO, Antonino

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
NAPOLITANO, Antonino

Date di esistenza

Luogo di nascita
Palermo
Data di nascita
June 20 1893
Luogo di morte
Palermo

Biografia / Storia

Nasce a Palermo il 20 giugno 1893 da Antonino e da Antonina Antico, pittore-decoratore (Pseudonimi: “Nino dal Vespro”, “Nino d’Alcamo”, “Libero Liberi”, “Alastor”, “L’Esule”). Sin da giovanissimo, professa idee socialiste, prendendo parte alle riunioni della locale sezione del Partito socialista italiano e conquistandosi in breve – siccome nota l’Autorità di ps – “per la sua intelligenza e cultura […] la simpatia dei suoi compagni di fede”. In particolare, nel 1914 pubblica un opuscolo propagandistico di una decina di pagine: Evviva il Socialismo!, che dapprima presenta ai soci del Fascio giovanile socialista di Palermo, della cui commissione esecutiva è componente, e quindi illustra nel corso del Convegno regionale socialista che si tiene a Palermo nel maggio 1915. Già durante la sua militanza nelle fila socialista N. dimostra interesse e sensibilità spiccate per le idee anarchiche, per come è comprovato da un telegramma, in data 6 novembre 1916, col quale il prefetto di Palermo informa il Ministero dell’Interno N. riceve e distribuisce ogni settimana 10 copie de «Il Libertario». Attivamente impegnato nella propaganda antimilitarista e pacifista, N., dapprima “riformato dal servizio militare per ragioni di malattia” ma successivamente, a seguito di visita di controllo, dichiarato idoneo e avviato alle armi, viene nel corso del 1917 trovato in possesso di documenti “di carattere sovversivo” e denunciato sotto l’imputazione di “alto tradimento”, da cui sarà però assolto dal Tribunale militare di Palermo. Nell’immediato dopoguerra N., che è nel frattempo entrato in contatto con il gruppo anarchico di Cefalù raccolto attorno a Elia Brucato e ha fatto la personale conoscenza di Paolo Schicchi, matura la sua adesione definitiva all’idea libertaria, siccome è comprovato dalla sua collaborazione con lo Schicchi medesimo nell’approntamento di tutta una serie di numeri unici di propaganda anarchica che incominciano a uscire nel 1919 e che preparano l’avvio delle pubblicazioni del quindicinale palermitano «Il Vespro anarchico», il cui primo numero vede la luce il 6 maggio 1921 avendo in Schicchi, N. e Gabriele Pappalardo i principali animatori. N. in particolare, che vi figura direttore e poi redattore responsabile dall’agosto del 1921 sino alla fine dell’anno successivo, assolve ai gravosi compiti della correzione delle bozze, dell’impaginazione e della spedizione del giornale. Tutto ciò in aggiunta alla stesura di articoli che appaiono su pressoché tutti i numeri del quindicinale libertario palermitano. Sono contributi d’analisi sul fenomeno della crescente violenza di un fascismo che si avvale delle complicità e delle connivenze di ampi settori degli apparati statali; denuncie sempre più esplicite dei processi di involuzione autoritaria in atto nella Russia bolscevica e della persecuzione cui sono soggetti gli anarchici nel paese dei soviet; inequivocabili prese di posizione sul carattere oggettivamente reazionario del “lerciume mafioso” che disonora la città di Palermo. E poi vibranti polemiche, non solo contro le illusioni legalitarie e parlamentaristiche dei socialisti, ma anche nei confronti delle scelte operate da quei settori maggioritari del movimento anarchico italiano che si riconoscono nelle posizioni “organizzatrici” di Malatesta e dell’uai. Ricorrente è inoltre – quasi una sorta di “specializzazione” politico-pubblicistica di N. – è la sua costante denuncia delle assurde illusioni riposte da diversi settori dell’estrema sinistra nel pernicioso equivoco della presunta conversione rivoluzionaria di quel D’Annunzio cui N. dedica anche un opuscolo dal significativo titolo Il Pagliaccio d’Italia. Né l’attività giornalistica di N. è limitata al pur intenso lavoro redazionale, svolto a favore de «Il Vespro anarchico». Contemporaneamente egli avvia un rapporto di collaborazione con alcuni dei maggiori giornali anarchici di lingua italiana all’estero che, se nel caso de «L’Adunata dei refrattari» di New York è destinato a intensificarsi e proseguire pressoché ininterrottamente per un trentennio, si sviluppa, seppure con minore intensità, anche con altre testate libertarie di tutto rilievo quali «Il Risveglio» di Ginevra e «Il Martello» di New York, sul cui numero del 17 novembre 1923 appare l’articolo La bestialità trionfa, che offre il pretesto per una denuncia di N. per il delitto di “vilipendio delle Istituzioni a mezzo stampa”, reato da cui sarà prosciolto l’anno successivo per intervenuta amnistia. Tale denuncia si inserisce nella più vasta azione repressiva messa in moto dalle Autorità nei confronti de «Il Vespro anarchico» e dei suoi redattori e che, a conclusione di una serie ininterrotta di sequestri e di diffide alle tipografie a non pubblicare il quindicinale, culmina nell’ottobre del 1923 nella soppressione del foglio libertario palermitano con decreto dell’Autorità di Pubblica sicurezza. Non per questo si interrompono l’attività giornalistica e il più generale impegno di lotta di N., che ancora nel 1924 – per come annota la Prefettura di Palermo – “continua ad esplicare attività sovversiva; si mantiene in rapporti con compagni di fede; riceve e spedisce stampe sovversive”. In particolare, N., oltre a collaborare con i periodici anarchici di lingua italiana all’estero di cui si è detto, si associa ai compagni calabresi Bruno Misefari e Antonino Malara nel dar vita al quindicinale «L’Amico del popolo», del quale si pubblicheranno in Reggio Calabria cinque numeri sino alla soppressione impostane dalle Autorità nel maggio del 1925. Ormai i residui margini di libertà vanno rapidamente scomparendo e l’esilio s’impone come l’unica possibilità offerta a chi intenda proseguire nella lotta contro il fascismo divenuto regime dittatoriale. N., come molti altri militanti antifascisti, sceglie di espatriare clandestinamente in Francia, dove è segnalato nel maggio del 1926. Inizia una fase quanto mai tormentata della vicenda esistenziale di N. nell’intreccio tra persecuzioni poliziesche, espulsioni a ripetizione, perduranti ristrettezze economiche derivanti dalle difficoltà di procurarsi un lavoro stabile e critiche condizioni di salute, che i disagi e le privazioni dell’esilio concorrono ad aggravare. Già nel dicembre del 1926 N., che aveva nel frattempo assunto l’incarico di segretario di redazione del settimanale anarchico «Il Monito» diretto da Raffaele Schiavina, viene arrestato e dopo una detenzione di alcuni giorni espulso dalla Francia assieme alla sua compagna di lotta e d’esilio Celeste Carpentieri. Ripara in Belgio, da dove viene però espulso dopo pochi mesi. La successiva tappa è la Svizzera, e precisamente Ginevra, dove nell’ottobre del 1927 viene segnalato domiciliato ed esercitante il mestiere di pittore-decoratore dalla polizia fascista che, insospettita dalla frequenza della collaborazione di N. a «L’Adunata dei Refrattari», aveva qualche settimana prima incaricato il Consolato generale di New York di compiere le opportune indagini intese ad accertare l’eventuale presenza dell’anarchico siciliano in territorio statunitense. Nel novembre del 1928 N. e la Carpentieri vengono espulsi dalla Confederazione elvetica, sia pure con una proroga di due mesi dell’esecutività del provvedimento. Per N. e la sua compagna inizia una fase che potremmo definire di clandestinità nell’esilio: essi rimangono in Svizzera sotto falso nome potendo contare in Ginevra sull’aiuto di due personaggi di rilievo: Luigi Bertoni, direttore di una testata anarchica della notorietà e del prestigio de «Il Risveglio»; Giuseppe Chiostergi, esponente di spicco del PRI in esilio, dignitario della Loggia massonica “Fidélité et Prudence” di Ginevra e soprattutto animatore instancabile della sezione ginevrina della Lega italiana dei diritti dell’uomo. Chiostergi, al pari di Bertoni, aiuta N. a trovare lavoro, procura di alloggiarlo in maniera che la sua presenza non dia all’occhio alla polizia elvetica, mentre sua moglie Elena, per come appurato dal Consolato generale d’Italia a Ginevra, funge da referente per il recapito della corrispondenza che perviene a N. da vari paesi d’Europa e dagli Stati Uniti. A partire dal 1931, la polizia fascista incomincia a sospettare che, oltre ad essere “amico di Chiostergi e di Bertoni”, N. “gode benevolenza nella setta segreta Giustizia e Libertà”, a una cui riunione tenutasi a Ginevra nella primavera del 1931 N. avrebbe partecipato. In realtà, pur non escludendo l’ipotesi di rapporti di collaborazione con un movimento determinato a imprimere vitalità ed energia nuove alla lotta antifascista come quello fondato da Rosselli, la militanza di N. continua ad esercitarsi nel solco dell’appartenenza libertaria. Lo stesso contrasto con Schicchi, di cui si erano avute significative avvisaglie durante il breve esilio francese e che era esploso in tutta evidenza a seguito delle aperte riserve critiche avanzate da N. in merito all’avventurosa impresa di Schicchi del 1930, non impedisce a N. di adoperarsi, all’inizio del 1931, per avere notizie, tramite un legale palermitano cui indirizza una lettera intercettata dalla polizia, sulla “sorte dei tre rimpatriati”, cioè di Schicchi e dei suoi due compagni di avventura. A metà del 1932 N. è in Tunisia, portatovi da una nave dell’armatore anarchico Antonino Casubolo, dove viene accolto e aiutato a trovare lavoro da Luigi Damiani e da Nicolò Converti e da dove scrive a Malatesta, per sincerarsi delle condizioni di salute dell’anziano leader ormai prossimo alla morte. Ma anche la permanenza nel paese nordafricano è di breve durata: espulso dalla Tunisia già sul finire del 1932, N., dopo un breve soggiorno a Marsiglia, svanita la possibilità di imbarcarsi per gli Stati Uniti a causa delle rigorose norme sull’emigrazione, rientra clandestinamente in Svizzera, dove, sia pure con brevi puntate in Savoia e in altre regioni limitrofe della Francia, rimarrà per tutta la seconda metà degli anni Trenta, aiutato da Bretoni, che gli corrisponde un modesto stipendio di collaboratore de «Il Risveglio», ospitato da Chiostergi in case lontane dai grandi centri abitati, in maniera tale da far perdere le tracce agli informatori della polizia fascista, che lo sospetta ora sul punto di entrare clandestinamente in Italia per attuare attentati, ora combattente in Spagna con le milizie rosse catalane. Molto più prosaicamente, N. risiede in una località di campagna alla periferia di Ginevra, da dove, nel dicembre del 1936, scrive al fratello Francesco una lettera priva di riferimenti politici, ma ricca di particolari in ordine ai crescenti disagi dell’esilio tra malanni fisici e difficoltà di trovare un’occupazione idonea a procurarsi gli indispensabili mezzi di sostentamento. “Finita la guerra, abbattuto il fascismo, N.”, secondo la testimonianza di Ugo Fedeli, “rientrò in Italia dalla Svizzera dopo un ventennio di forzato girovagare, ammalato, rinsecchito dagli stenti, ma sempre pieno di volontà di fare”. Si stabilisce “nella sua Palermo, dividendo la giornata” per come si leggerà nel numero del 29 novembre 1958 de «L’Adunata dei Refrattari» che ne annuncia la scomparsa “fra il lavoro per guadagnarsi il pane e il lavoro per continuare con la penna e lo studio il suo contributo alla propaganda delle idee che aveva care”. N, che non esita a mettere la sua esperienza e la sua passione al servizio del non facile processo di ricostituzione del movimento anarchico in Sicilia, scrive nell’immediato dopoguerra nel giornale anarchico «Volontà» di Napoli, è redattore dei numeri unici «La Rivolta umana» e «La Lotta umana» che vedono la luce a Palermo rispettivamente nel 1950 e nel 1951, continua soprattutto nella sua pluridecennale collaborazione a «L’Adunata dei Refrattari» sin quasi alla vigilia della morte che lo coglie in Palermo il 17 novembre 1958. (S. Fedele)
 

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen.

Bibliografia: Scritti di N.: Viva il socialismo! , Palermo 1914; Giovanni Bovio, Cesena, [s.d.]. Scritti su N.: G. Cerrito, Anarchismo in Sicilia, «Volontà», 1955, p. 34; U. Fedeli, Prefazione a N. Napolitano, Giovanni Bovio, cit.; L. Bettini, Bibliografia dell’anarchismo, vol. 1 t. 1. Periodici e numeri unici anarchici in lingua italiana pubblicati in Italia (1872-1971), Firenze 1972; d., Bibliografia dell’anarchismo, vol. 1 t. 2. Periodici e numeri unici anarchici in lingua italiana pubblicati all’estero (1872-1971), Firenze 1976, ad indicem; L. Di Lembo, Guerra di classe e lotta umana. L’Anarchismo in Italia dal Biennio rosso alla Guerra di Spagna, Pisa 2001, ad indicem

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

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Note

Paternità e maternità: Antonino e da Antonina Antico

Bibliografia

2004

Collezione

Persona

città