​MENICONI, Fioravante

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
​MENICONI, Fioravante

Date di esistenza

Luogo di nascita
Groppello Cairoli
Data di nascita
October 13 1893
Luogo di morte
Torino

Biografia / Storia

Nasce a Groppello Cairoli (PV) il 13 ottobre 1893 da Luigi e Luigia Guarani, pubblicista e impiegato. Nulla ci rimane della giovinezza del M., descritto dalle forze di polizia come “di poca educazione, molta intelligenza e vasta cultura”. Egli, frequentando gli ambienti anarchici nella fase immediatamente precedente la guerra, si avvicina alla redazione del periodico “Il Ribelle” (firmandosi con lo di pseudonimo Nino), foglio antimilitarista compilato dai giovani individualisti milanesi. Partecipa, poi, alla Grande guerra e, raggiunto il grado di tenente di fanteria, viene insignito della croce di guerra. In seguito, da militante anarchico, vicino alle teorie naturiste, si caratterizza per essere fra i più attivi all’interno del movimento milanese, e pare che proprio dalla sua opera di pubblicista, tragga i mezzi di sussistenza; è infatti “uno dei più tenaci propagandisti di teorie libertarie, propaganda che [svolge] anche con la diffusione di pubblicazioni del più acceso sovversivismo, che [spedisce] anche ai connazionali dimoranti all’estero”. È traduttore e diffusore in Italia del libro L’iniziazione individualista anarchica, di E. Armand, amministratore del periodico «Umanità Nova», e partecipa a vari congressi anarchici tra cui quello di Ancona del novembre 1921. Sempre in questo periodo pur impiegato presso il municipio milanese, spende la sua attività a favore del Comitato anarchico pro vittime politiche – costituito con Carlo Molaschi, Mario Mantovani, Angelo Damonti e Domenico Diego Guadagnini –; a proposito di questa attività sarà il questore in persona che nel 1923 scriverà: “È notorio che i sovversivi, debellati dalle travolgenti forze redentrici fasciste, non sanno piegarsi alla meritata sorte loro toccata e che tentano con insidiosa propaganda di suscitare odii di classe … Milano è il centro di tale funesta e deprecabile attività; di qui si somministra siffatto veleno antinazionale”; ed è proprio questo comitato di “rinnegatori della Patria e mestieranti predicatori”, che in seguito all’attentato del Diana pubblica il libro Il processo agli anarchici nell’assise di Milano. 9 maggio- 1 giugno 1922, libro diffuso dalla libreria “Tempi nuovi”, gestita dal Molaschi, e dalla Casa editrice sociale, di Giuseppe Monanni e Leda Rafanelli, a cui, “contro tutti i vili e tutti i tartufi per difendere i reprobi”, il M. scrive la prefazione di “esaltazione sfacciata, malvagia, spietatamente crudele ed inumana del grande delitto che tanto commosse e rattristò”. Ciò gli procura una denuncia per istigazione a delinquere. Sarà quest’attività che lo porterà, nel novembre del 1926, al confino di polizia presso la colonia di Favignana e poi dal maggio del 1927 a Ustica. Qui, nello stesso anno, le autorità, constatando che fra i confinati politici della colonia si sono costituite clandestinamente delle organizzazioni riproducenti le posizioni politiche dei partiti antifascisti, e che queste sono in contatto con sovversivi all’interno del Regno e all’estero, segnalano il M. come uno dei più attivi organizzatori, e – dopo averlo incarcerato e denunciato per complotto criminoso nei confronti dello stato – ne decretano il trasferimento a Ponza dove, per altro, tiene sempre un “contegno sospetto mantenendosi in contatto coi maggiori esponenti dei partiti sovversivi”. Terminato il periodo di confino, sul finire del 1929, torna a Milano suscitando il sospetto nelle autorità di una sua compromissione con la propaganda comunista clandestina ripresa a Torino, Firenze, Napoli e per l’appunto nel capoluogo lombardo. Qui il M., dal 1930, s’impiega come contabile alla Rizzoli non dando luogo a particolari rilievi e pochi anni dopo le autorità confermandone la vigilanza, annotano come pur nutrendo ancora idee sovversive egli non si impegni attivamente in nessuna attività contraria al regime. Nel 1939 si trasferisce a Torino dove assume l’incarico di direttore amministrativo della Manifattura Martiny. In questa occasione, è il governatore generale della Libia in persona che, definendolo un “ex anarchico”, “inoffensivo”, con una lettera da Tripoli del giugno dello stesso anno, intercede presso il Capo della polizia Bocchini, affinché il controllo delle autorità non impedisca al M. di svolgere con continuità il suo lavoro. Egli è, infatti, radiato immediatamente dal novero dei sovversivi da vigilare. Sconosciuti scorrono gli ultimi anni della sua vita che si spegne a Torino il 14 aprile 1945 in seguito ad una commozione celebrale. In seguito alla sua morte il movimento anarchico, lamenta una “grave perdita” e lo saluta come “apostolo nelle discussioni, nel lavoro organizzativo e nella propaganda”. (M. Granata)

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; Archivio di Stato Milano, Fondo prefettura I; e Una Grave perdita. Fioravante Meniconi, «Comunista libertario», 27 mag. 1945.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Luigi e Luigia Guarani

Bibliografia

2004

Persona

Collezione

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