​MENCI, Antonio

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
​MENCI, Antonio

Date di esistenza

Luogo di nascita
Castiglion Fiorentino
Data di nascita
April 11 1883
Luogo di morte
Grosseto

Biografia / Storia

Nasce a Castiglion Fiorentino (AR) l’11 aprile 1883 da Guerrino e Maria Ricci, fornaio. Al principio del 1900 si stabilisce a Piombino, dove professa apertamente le idee anarchiche. Spostatosi a Grosseto, nel luglio 1907 sottoscrive per la tipografia de «Il Libertario», insieme a Firmo Biagetti, Amilcare Vecchi, Domenico Fiorentini, Mellido Ramacciotti, Pietro Fontanelli, Alessandro Carletti, Francesco Sartini e altri sovversivi maremmani. Il 10 settembre partecipa alla manifestazione di protesta contro il caroviveri e l’aumento delle pigioni, organizzata sotto il Municipio. Qui una donna colpisce con una bandiera un brigadiere, che afferra l’asta da una parte, mentre M. la prende dall’altra e dà al sottufficiale del “mascalzone”. I carabinieri cercano di arrestarlo, ma un altro anarchico, Dante Guidi, accorre in suo aiuto, gridando: “Vigliacchi” ai militi. Dal canto suo l’anarchico Aspromonte Bennati dà una bastonata a un carabiniere e il compagno di fede Paolino Ancarani ne prende a pugni un altro. Alla fine sia M. che Guidi vengono immobilizzati, ma il capitano dei carabinieri preferisce rilasciarli, “per misure di prudenza”, temendo la reazione della folla. Colpito da mandato di cattura il 4 ottobre e arrestato due giorni dopo, Menci viene condannato a 2 mesi di reclusione. Tornato in libertà, è ancora a Grosseto al principio del 1909, quando sottoscrive 40 centesimi in favore dell’«Alleanza libertaria» di Roma. Poi si trasferisce a Piombino, dove firma l’11 aprile 1914, insieme agli anarchici Mario Casagni e Domenico Venturini, il resoconto finanziario delle iniziative di un Comitato di solidarietà. Richiamato alle armi e inviato al fronte, sottoscrive a Grosseto, durante una licenza, 50 centesimi per «Il Martello», nel luglio del 1917, “protestando contro i persecutori e salutando le vittime del militarismo”, insieme a Angelo Moretti, Firmo Biagetti, Giuseppe Costa, Leonetto Barbieri, Rinaldo Lodovichi e altri. Congedato alla fine del conflitto, torna a Piombino e aderisce al gruppo anarchico “Né Dio né padrone”. Nel maggio 1919 raccoglie, “fra i compagni”, 25 lire per la cdl sindacaalista e in luglio versa 17 lire “per dare vita e luce al nostro giornale Umanità nova”. Il 30 agosto informa i compagni che la sottoscrizione per sostenere le spese del processo a Domenico Venturini ha dato buoni risultati, fruttando la somma di L.934.85: “Ringraziamno sentitamente tutti coloro, i quali hanno dato prova d’affetto per il nostro carissimo compagno che tutt’ora geme nelle patrie carceri militari di Venezia, reo soltanto di non volere uccidere per una causa che non era la sua e dopo un lungo periodo di servizio militare al fronte lasciò la casacca del soldato e si fece disertore”. Promotori dell’iniziativa sono stati lo stesso M., Bixio Sorbi e un gruppo di anarchici elbani, residenti a San Francisco. Nel 1920 M. è segretario del Comitato dei fornai e dei pastai di Piombino e – secondo le fonti di polizia – dimostra di essere uno “tra i più pericolosi anarchici del luogo, capace di incitare le masse alla violenza ed al disordine”, prendendo “parte attivissima a tutti i comizi e manifestazioni indette dalla Camera del lavoro sindacale di Piombino, Elba e Maremma”, e capeggiando “con accanimento gli scioperi”. La caduta di Piombino nelle mani dei fascisti nel giugno 1922 lo costringe a rifugiarsi a Grosseto, dove è meno conosciuto e dove viene assunto dai Magini, fornai di tendenza sovversiva. Il suo trasferimento non sfugge, tuttavia, alla squadra politica, che lo segnala alla Questura maremmana il 1° aprile 1924: “Trovasi in questa città – scrivono le autorità - da qualche tempo certo Menci Antonio fu Guerrino e di Ricci Maria, di anni 41, da Castiglion Fiorentino (Arezzo) qui abitante in Via dell’Unione Nº 26, presso Tognarini Sabatino, operaio fornaio […] Dal suo modo di agire e dal suo parlare fa ritenere essere un pericoloso sovversivo e quasi sicuramente un militante del partito anarchico. Egli precedentemente aveva il suo domicilio a Piombino da dove, si vuole, siasi allontanato in seguito a rappresaglie fasciste”. Il 28 dicembre 1929 Menci viene fermato alla vigilia delle nozze del principe Umberto con Maria Josè e trattenuto fino all’11 gennaio 1930. Il 4 giugno 1933 viene portato in carcere per “misure di sicurezza” e negli anni seguenti è oggetto di assidua sorveglianza. Lui, comunque, non si piega agli “schiavisti” pur non dando “luogo a rimarchi”. Il 18 giugno 1943 “Gonga” (questo il suo soprannome) si spegne a Grosseto e il 14 febbraio 1957 viene radiato dallo schedario. (F.Bucci - M. Lenzerini)

Fonti

Fonti: Pro Tipografia per il Libertario, «Il Libertario», 11 lug. 1907; «L’Alleanza libertaria», 15 gen. 1909; «Il Martello», 25 apr. 1914; ivi, 28 lug. 1917; ivi, 2 ago. 1919; ivi, n.34, 21 ago. 1920; I fornai e pastai, ivi, 28 ago. 1920; Comunicati, «Il Libertario», 11 set. 1919; ab, Testimonianza di Aristeo Banchi.
 
Bibliografia: F. Bucci, Mario Chirici dal 1915 al 1937: dalla prima guerra mondiale alla cancellazione dallo schedario degli oppositori del fascismo, Follonica 2001, p. 24.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Guerrino e Maria Ricci

Bibliografia

2004

Persona

Collezione

città