DIOTALLEVI, Angelo

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
DIOTALLEVI, Angelo

Date di esistenza

Luogo di nascita
Roma
Data di nascita
13/03/1890

Attività e/o professione

Qualifica
Operaio meccanico

Nazionalità

Italiana

Biografia / Storia

Nasce a Roma il 13 marzo 1890 da Giuseppe e Francesca Tonucci, meccanico. Fratello di Giovanni e Paolo, talvolta sembra utilizzare lo pseudonimo di “Talevi”. Attivo sin da prima del conflitto 1915-18, frequenta i circoli anarchici della capitale partecipando direttamente alle iniziative del movimento. Partecipa al conflitto e, una volta congedato, inizia la fase più attiva della sua militanza. Già amico di E. Malatesta, nel 1920 aderisce al circolo “Studi Sociali” diretto da Ennio Mattias. Si impegna anche in campo sindacale e, tra il 1920 e il 1923, viene prima eletto segretario del sindacato metallurgico di Roma e poi membro del Comitato Direttivo della cdl Confederale della capitale. Questa sua attività, che lo vede impegnato anche contro il fascismo, ne fa apprezzare le doti di appartenenza agli ideali libertari e di pieno convincimento nelle sua azioni. Svolge una lunga serie di conferenze, diffonde direttamente la stampa libertaria ed è stabilmente in contatto con Malatesta e con gli altri esponenti dell’anarchismo italiano. Nello stesso periodo è gerente di «Umanità nova» (3 lug. 1921). Arrestato con tutto il gruppo dirigente del giornale, il suo antifascismo – peraltro ripetutamente dichiarato – diviene sempre più militante e in un comizio sindacale del giugno 1922 pronuncia un violento discorso accusando dei delitti fascisti direttamente il duca d’Aosta e, ricordando i moti del 1898 a Milano, sottolinea come in quel caso sia stato Bresci a vendicare la repressione di Bava Beccaris, e che adesso nei confronti del fascismo occorreva compiere lo stesso gesto. Viene denunciato ma riesce a espatriare clandestinamente il 1° giugno 1923; subito inserito negli elenchi dei sovversivi capaci di compiere atti terroristici. Da questa data e fino al 1938 risiede in Francia, quasi esclusivamente a Parigi dove entra in stabile contatto con l’emigrazione antifascista e – ovviamente – con il mondo libertario italiano che in quegli anni si ritrova in buona parte nella capitale francese. Si appoggia al fratello Giovanni anch’egli anarchico già residente a Parigi e si mantiene in contatto epistolare con Malatesta. Ripetutamente indicato (1926, 1933) come promotore di attentati a Vittorio Emanuele iii e a Mussolini, si segnala subito come uno degli elementi più attivi dell’anarchismo esule partecipando alla vita politica parigina: “A Parigi c’erano due raggruppamenti: uno il ‘Pietro Gori’ grosso modo anarcosindacalista, strutturato a gruppo vero e proprio e guidato da Meschi, Fantozzi e Diotallevi, aveva come organo «La Voce del profugo» (giugno 1923 giugno 1924). L’altro detto della ‘Maison Commune’ [….] Raggruppava tutti coloro che non si sentivano a loro agio nel ‘Gori’. Alla Maison facevano riferimento «Iconoclasta!» (maggio 1924-luglio 1925) di Gozzoli, «Rivendicazione» (giugno 1923-aprile 1925) e il Comitato Pro Vittime Politiche” (Di Lembo, pp. 175-76). In questa fase entra in stabile contatto con Meschi e con Armando Borghi che giungerà a Parigi e aderirà al gruppo “Gori” con i quali condividerà i contrasti e le contrapposizioni dell’anarchismo italiano in Francia, ma anche quella fase di tentativi unitari: partecipa infatti alla nascita del Comitato Antifascista, composto dai vari gruppi libertari, dalla CGdL, e da altri gruppi politici minori, di cui entra a far parte con Borghi, Meschi, Fantozzi, Fedeli, Abate e Sini per gli anarchici. Una stagione breve che si infrangerà sulla questione dell’allargamento alla LIDU (all’interno della quale, peraltro si trovano e hanno militato alcuni anarchici) e a Ricciotti Garibaldi necessari entrambi (secondo una parte del ca per la nascita di una vera organizzazione militare – il secondo – e di un grande organo di stampa (la prima). Il 5/6 settembre 1925 partecipa al Convegno Generale dei Profughi dell’Unione sindacale italiana, organizzato da Borghi, cui intervengono anche una parte significativa degli esponenti delle cdl e delle Federazioni rifugiatisi in Francia per la costituzione di un Comitato Unione sindacale italiana, cui D. voterà contro così come il gruppo dei presenti più vicino a Meschi e al “Gori”, ribadendo così una spaccatura a livello sindacale, già esistente sul piano dell’azione e delle alleanze politiche; le conseguenze di queste contrapposizioni sono gravissime: tutto il gruppo “Gori” si scioglie. Nel 1927 risulta impegnato (con E. Mattias a A. Giannini) direttamente nella raccolta di fondi a favore della famiglia di Spartaco Stagnetti. Colpito da espulsione (giu. 1929), riesce a ottenere nuovamente il permesso di soggiorno ma si allontana da Parigi, trasferendosi da Alençon e Le Havre, fino al dicembre 1933, senza cessare la sua attività di collegamento personale con il mondo libertario. Rientrato nella capitale riprende nuovamente i contatti e la sua partecipazione torna ad essere diretta e attiva. Per la sua continua attività antifascista (che lo vede al centro di ripetute segnalazioni sulla nascita di Comitati e Nuclei) viene iscritto in “Rubrica di Frontiera” e nel «Bollettino delle Ricerche». Nel settembre 1936 viene indicato, assieme a Leonida Mastrodicasa e altri esponenti anarchici, come partecipante a una riunione anarchica nella zona di Parigi nel corso della quale sarebbero state tracciate le linee di un nuovo programma di azione, basato sul concetto che gli anarchici avrebbero affiancato chiunque avesse proposto un atto rivoluzionario. In seguito va in Spagna dove è segnalato tra i volontari della Sezione Italiana della Colonna “Ascaso” CNT-FAIb. Nell’autunno del 1940 viene arrestato dai tedeschi a Marsiglia dopo una segnalazione della polizia fascista, mentre era con Mastrodicasa, Giovanna Berneri, Augusto Mione ed Emilio Canzi; trasferito in Germania, in un campo di concentramento vicino alla Mosella (da dove riesce a scrivere alla famiglia), viene estradato il 10 marzo 1942: condannato al confino (Isole Tremiti) per cinque anni, viene liberato nel settembre 1943 rientra subito a Roma, ma viene nuovamente posto sotto sorveglianza. S’ignorano data e luogo di morte. (P. Iuso)
 

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen.

Bibliografia: U. Rolland, Il sindacalismo anarchico di Alberto Meschi, Firenze 1972, ad indicem; L. Bettini, Bibliografia dell’anarchismo, vol. 1 t. 1. Periodici e numeri unici anarchici in lingua italiana pubblicati in Italia (1872-1971), Firenze 1972, ad indicem; Movimento operaio e organizzazione sindacale a Roma (1860-1960). Documenti per la storia della Camera del Lavoro, Roma 1976; I. Rossi, La ripresa del movimento anarchico italiano e la propaganda orale dal 1943 al 1950, Pistoia 1981; L. Di Lembo, Borghi in Francia tra i fuoriusciti (estate 1923-autunno 1926), «Bollettino del Museo del Risorgimento», 1990; P. Salvatori, C. Novelli, Non per oro ma per libertà. Lotte sociali a Roma. 1900-1926, Roma 1993; E. Francescangeli, Arditi del popolo. Argo Secondari e la prima organizzazione antifascista (1917-1922), Roma 2000; L. Di Lembo, Guerra di classe e lotta umana. L’Anarchismo in Italia dal Biennio rosso alla Guerra di Spagna, Pisa 2001, ad indicem; G. Sacchetti, Sovversivi agli atti. Gli anarchici nelle carte del Ministero dell’Interno. Schedatura e controllo poliziesco nell’Italia del Novecento, Ragusa, 2002, ad indicem; F. Bertolucci, Gli anarchici italiani deportati in Germania durante il Secondo conflitto mondiale, «A : rivista anarchica», aprile 2017, pp. 63-98.

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