MAZZUCCHELLI, Ugo

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
MAZZUCCHELLI, Ugo

Date di esistenza

Luogo di nascita
Carrara
Data di nascita
June 5 1903
Luogo di morte
Carrara

Biografia / Storia

Nasce a Carrara (MS) il 5 giugno 1903 da Ario Dante e Amalia Lorè, cavatore poi possidente. La famiglia numerosa, M. è il secondo di cinque figli, è di bassa estrazione ed è guidata dal padre che da sempre fa di mestiere il cavatore. Dopo le prime classi elementari M. è avviato al lavoro in cava ed è in questo ambiente aspro e affascinante che conosce la dura realtà dello sfruttamento e inizia a formarsi una coscienza politica e sociale fortemente impregnata di quegli ideali libertari che nella città del marmo da tempo hanno messo radici tra le classi subalterne. Trasferitosi con la famiglia a Nazzano, attraverso la lettura degli opuscoli che gli passa Romiti, un vecchio compagno di Pontremoli, e del periodico il «Cavatore» decide di fondare insieme ad altri ragazzi il Gruppo giovanile anarchico “Né Dio né padrone”. Nella sede della Camera del lavoro di Carrara incontra Alberto Meschi, il leader libertario del movimento sindacale della zona del marmo, e ne rimane affascinato. Dopo il Biennio rosso e l’inizio della reazione fascista M. fa le sue prime esperienze politiche e conosce il carcere.

Nella notte del 19 giugno 1921 viene arrestato a Nazzano dopo un conflitto a fuoco con un reparto dei carabinieri insieme a una quindicina di altri compagni tra i quali Ugo Bianchi, Francesco Menconi, Ettore Mariotti, Mario Rolla, Primo Mannucci. Il gruppo di M. si è appostato nel tentativo di difendere la sede della Lega Cavatori e Segatori da una spedizione di fascisti che è stata preannunciata ma l’arrivo dei carabinieri rovina il piano degli anarchici. Nel dicembre successivo M. insieme ai suoi compagni è condannato a due anni, due mesi e diciannove giorni di carcere, 250 lire di multa e 106 lire di pena pecuniara. Nel marzo del 1922 la Corte d’Appello di Genova riduce la pena a nove mesi e quattordici giorni di reclusione e a 150 lire la multa. Dopo aver trascorso la condanna nelle carceri di Massa, Lucca, Pisa e Genova M. torna in libertà e trova il fascismo guidato dal suo ras locale Renato Ricci padrone del territorio. Costretto a lasciare Nazzano tenta di trovare lavoro a Seravezza, poi ritorna a Carrara e successivamente raggiunge un cugino a Pianamaggio dove conosce Giuseppina Michelini -sorella di Arturo, un anarchico ucciso a tradimento dai fascisti- che diventerà la sua compagna. M. tenta anche di espatriare in Francia per sfuggire alla repressione ma viene fermato e rimpatriato. Iniziano gli anni della clandestinità, M. vive quasi sempre in montagna dove lavora alla spartana nei ravaneti, raggiungendo la moglie di tanto in tanto, ma le continue perquisizioni e i controlli della polizia lo costringono a spostarsi nello spezzino dove cerca, comunque, di non perdere i contatti con i compagni. In questo periodo conosce Gino Lucetti, Gino Bibbi, Stefano Vatteroni e Pasquale Binazzi. Durante gli anni del fascismo M. completa la propria formazione culturale nel tempo che riesce a ritagliare dal lavoro duro della cava e ritesse quei legami con amici e compagni che saranno fondamentali alla ripresa della lotta contro il fascismo nel 1943.

Poco prima dello scoppio del conflitto acquista, con grandi sacrifici, una piccola cava in Calocara. Dopo le prime disfatte del regime M. stringe i rapporti anche con gli esponenti delle altre forze antifasciste e nell’estate del 1943 proprio nella sua casa a S. Ceccardo si costituisce il primo “Comitato civico” seguito da altre iniziative che saranno alla base della formazione del locale Comitato di Liberazione Nazionale. Tra il settembre e l’ottobre del 1943 in Italia si vanno formando quei nuclei armati di antifascisti che danno vita alle prime formazioni partigiane. Gli anarchici carraresi sospinti dall’azione incessante di Romulado Del Papa e Onofrio Lodovici non sono da meno e costituiscono i primi gruppi di fuoco ma soprattutto sostengono logisticamente il cln, che spesso si riunisce nel “Buco” di via Beccheria, un locale a livello del torrente Carriona con più vie di fuga e porte mascherate allestito dai libertari. M. nella cava di Lorano II, situata in una posizione difficilmente raggiungibile da persone non pratiche dei posti, raccoglie armi ed offre ospitalità a diversi disertori e ricercati tra i quali i fratelli Bernieri e il professore Napoleone Vanelli. M. succesivamente dà vita ad una “Pattuglia volante” che poi si trasforma in formazione “Mazzucchelli” alla quale aderiscono anche i figli Alvaro e Carlo. Alla metà di aprile del 1944 M. viene tratto in arresto e rinchiuso nel carcere Malaspina di Massa. Verso la fine di maggio i partigiani organizzano il rapimento del figlio del direttore del carcere e riescono ad ottenere in cambio della sua libertà quella di M. e di altri detenuti politici. Riconquistata la libertà M. riorganizza il proprio gruppo che, con la denominazione di “formazione autonoma Lucetti”, aderisce alla Brigata Garibaldi “Ugo Muccini” poi “Gino Menconi”. M. durante tutta la sua attività partigiana si preoccupa costantemente dell’assistenza ai più bisognosi e del reperimento dei fondi necessari per finanziare le formazioni. Con efficacia riesce ad organizzare alcune riunioni tra i più facoltosi capifamiglia della zona, spesso compromessi con il passato regime, e a “convincerli” della necessità di sottoscrivere quote sostanziose di denaro per la causa della Resistenza. Di ogni “esproprio” viene rilasciata regolare ricevuta e inviata una relazione al Comitato di Liberazione Nazionale locale e in breve tempo, da settembre a novembre del 1944, vengono così raccolti oltre cinquemilioni di lire. Intanto l’avanzata degli alleati si arresta e sfuma la speranza di veder libera Carrara in poche settimane. Inizia un lungo autunno-inverno fatto di scontri con i nazi-fascisti che alla fine di novembre lanciano una decisa controffensiva e costringono le formazioni partigiane ad una ritirata. La formazione di M. riesce a sganciarsi e, dopo mille tribolazioni, passa la linea del fronte dopo la metà di dicembre. M. raggiunge con i figli il resto della famiglia che è sfollata a Lucca. Alla fine di marzo del 1945 M. con una ventina di uomini forma il gruppo di combattimento Michele Schirru e raggiunge di nuovo i monti sopra Carrara. Massa viene liberata il 10 aprile e il giorno successivo è la volta della città del marmo, dove circa 710 militari tedeschi vengono catturati dai partigiani e consegnati agli alleati. M. pensa subito a tutti i problemi legati al dopoguerra, alla ricostruzione e alla riattivazione del movimento che nella città ha un seguito di massa. Il ruolo che gli anarchici hanno avuto nella lotta antifascista e nella Resistenza da loro un peso ed una responsabilità che li porta ad assumere incarichi nella Giunta provvisoria di governo e nel Comitato di Liberazione Nazionale (Romualdo Del Papa e Onofrio Ludovici), nella giunta (Ismaele Macchiarini) e nel consiglio comunali (Renato e Adolfo Viti), non senza creare profonde contraddizioni e lacerazioni nei rapporti tra compagni.

M. non è tra i più entusiasti sostenitori di queste scelte; in questo momento egli è impegnato nella realizzazione delle Cooperative “Il Partigiano” e “Lucetti” che offrono lavoro a diverse migliaia di operai e in molte occasioni sono protagoniste della ripresa della vita sociale ed economica della città di fronte all’inerzia delle autorità locali. In questo clima di ricostruzione e virtuosa operosità prende corpo in M. l’idea di un “anarchismo concreto, ragionante e razionale” che attraverso un’azione graduale sia capace di trasformare da subito e in meglio le condizioni di vita e di lavoro dei lavoratori. Ma questa idea di anarchismo non coincide con quella di Romualdo Del Papa, l’altro leader della Resistenza libertaria carrarese, il cui pragmatismo esasperato lo porta, invece, ad appoggiare pienamente la collaborazione con gli organismi politici nati dalla Resistenza per approdare poi successivamente a posizioni fortemente anti-comuniste filo “pacciardiane”. Tra i due inizia una lunga polemica personale alimentata dalle divergenze politiche e dalle rispettive forti personalità. Il 15 e 19 settembre, a confermare il ruolo centrale dell’anarchismo carrarese, si tiene in città il primo congresso nazionale di costituzione della Federazione Anarchhica Italiana. M. è delegato, insieme a Mario Perossini, Stefano Vatteroni e Romualdo Del Papa, della Federazione Comunista Libertaria di Massa e Carrara. Nel dibattito M. sostiene la necessità per l’anarchismo di partecipare attivamente al movimento operaio e di costituire un “comitato sindacale” di coordinamento dei gruppi. Il congresso è anche un’occasione per rivedere i vecchi compagni e conoscere i nuovi militanti: M. incontra compagni cui si legherà con una profonda amicizia quali Ugo Fedeli, Alfonso Failla e Umberto Marzocchi, reduce della Guerra civile spagnola e della Resistenza in Francia. Per M. è fondamentale che il movimento abbia da subito un orientamento chiaro e sia sostenuto da una forte propaganda ed è per questo che promuove molte pubblicazioni tra cui i periodici «Il Cavatore» (1945-1956) e «Il’94» (1945-1949) di cui ricopre per alcuni numeri l’incarico di redattore responsabile. Questi anni rappresentano per l’anarchismo carrarese un momento di ripresa felice e intensa, la fai ha un grande sviluppo su tutto il territorio della provincia, sono decine i nuovi gruppi che si costituiscono e M. è uno dei maggiori protagonisti di questo risveglio. M. partecipa attivamente anche al movimento nazionale ed è presente a tutti i principali congressi e convegni sempre come rappresentante della Federazione di Carrara. Il ritorno di Meschi per gli anarchici e per lo stesso M. riaccende per un attimo la speranza di riprendere il controllo della Camera del lavoro ma il sogno si infrange ben presto a causa dell’egemonia del PCI che esprime nei confronti dell’anarchismo una netta posizione di condanna e di discriminazione politica.

Negli anni seguenti M. si attiva specialmente nell’aiutare gli esuli spagnoli e, conquistato un certo benessere economico, contribuisce alle iniziative culturali del movimento e in particolare sostiene l’eperienza delle colonie estive per i bambini bisognosi a Marina di Carrara. La sua attenzione si concentra su quelle iniziative tese a valorizzare la storia del movimento anarchico ed in questo campo non si risparmia nel sostenere pubblicazioni e ricerche ma anche ad erigere lapidi e monumenti. La memoria diventa per M. un preciso impegno di testimonianza ma anche un’occasione di dibattito e riflessione sulla storia d’Italia. Nel 1963 da vita alla sezione locale della FIAP, l’associazione dei partigiani non comunisti fondata da Ferruccio Parri. Alla fine degli anni Settanta ancora un impegno preciso nella lotta al militarismo lo porta ad aderire, insieme al suo inseparabile amico Umberto Mazocchi, alla Lega per il disarmo unilaterale fondata da Carlo Cassola. Agli inizi degli anni Ottanta, nonostante l’età avanzata, M. intraprende l’ultima battaglia della sua vita: quella per un monumento in ricordo di Gaetano Bresci. L’iniziativa, avversata dalle forze politiche moderate e di destra, ha il merito di aprire in un momento delicato della storia del paese un dibattito a più voci sulla violenza e sul terrorismo riscuotendo un’ampia attenzione da parte degli organi di stampa e della televisione. M. non si lascia intimorire da denunce e critiche e va avanti nel suo progetto - con l’aiuto di un Comitato che ben presto raccoglie decine di adesioni di militanti, cittadini e professori universitari, come quelle di Enzo Santarelli e Pier Carlo Masini - fino a quando non riesce ad erigere il monumento di fronte al cimitero di Turigliano.

È davvero l’ultima fatica, M. stanco e anche in parte deluso dalle polemiche personali che a volte lo vedono al centro di scontri all’interno del movimento decide di allontanarsi da esso. Dopo oltre quarant’anni di indefessa militanza nella fai M. matura il suo distacco definitivo prendendo posizione a favore della Guerra nel Golfo e invitando successivamente a votare per l’Ulivo (1991-1996). In questa posizione si può leggere una graduale evoluzione dalle originali interpretazioni dell’anarchismo, visto come dottrina sociale e azione politica tesa a costruire da subito le condizioni di una trasformazione radicale della società su basi egualitarie e libertarie, verso una “democrazia libertaria” della società e un abbandono definitivo dell’idea di rivoluzione intesa come rottura violenta dei rapporti sociali ed economici, ma anche la necessità impellente di demarcare una separazione da quella parte del movimento che non accetta la “deriva” delle sue posizioni stigmatizzandole. Forse la sua passione per i giovani con cui amava dialogare negli ultimi anni della sua vita e la dichiarata fedeltà alle parole di Malatesta, possono gettare una luce sul pensiero dei suoi ultimi anni: “L’odio non produce l’amore; con l’odio non si rinnova il mondo e la rivoluzione dell’odio o fallirebbe completamente o farebbe capo ad una nuova oppressione”. Muore a Carrara il 6 gennaio 1997. (F. Bertolucci)

Fonti

Fonti: Istituto storico della Resistenza Toscana, Archivio del Comitato di Liberazione Nazionale di Carrara, si v. le numerose lettere e relazioni di U. Mazzucchelli ivi conservate; C. Venza, A proposito di Ugo Mazzucchelli, «Umanità nova», 2 feb. 1997; P. Finzi, Ricordando Ugo Mazzucchelli, «A rivista anarchica», feb. 1997.
 
Bibliografia: G. Mariani, A Carrara, in «La Resistenza in Toscana», Firenze, 1974, pp. 253-263; Id. Resistenza e alleati in provincia di Massa e Carrara, in La Resistenza e gli Alleati in Toscana, Firenze 1964, pp. 191-200; A. Bernieri, Gino Menconi nella rivoluzione italiana, Carrara 1978, ad indicem; N. Dunchi, Memorie partigiane, Cuneo 1982, pp. 194-198; G. Cerrito, Gli anarchici nella resistenza apuana, Lucca 1984, ad indicem; M. Rossi, “Avanti siam ribelli … Appunti per una storia del Movimento Anarchico nella Resistenza, Pisa 1985, pp. 75-80; A. Bertolini, Apuania partigiana, Milano 1985, p. 53; P. Bianconi, Gli anarchici nella lotta contro il fascismo, Pistoia 1988, pp. 100-112; R. Bertolucci, A come anarchia o come Apua : un anarchico a Carrara, Ugo Mazzucchelli, Carrara [1988]; Testimonianze. Carrara e i suoi monumenti “La forza della ragione e le sue evoluzioni”, a cura di U. Mazzucchelli, Carrara [1993]; A. Bernieri, Il senso di una vita. Ricordi e pensieri autobiografici, Carrara 1993, pp. 78-82; Eserciti, popolazione, resistenza sulle Alpi Apuane. Atti del convegno internazionale di studi storici sul settore occidentale della Linea Gotica, I parte : aspetti geografici e militari, Massa Carrara Aulla, 8-10 aprile 1994, a cura di G. Briglia, P. Del Giudice, M. Michelucci, Massa 1995, ad indicem; G. Sacchetti, Sovversivi agli atti. Gli anarchici nelle carte del Ministero dell’Interno. Schedatura e controllo poliziesco nell’Italia del Novecento, Ragusa, 2002, ad indicem.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Ario Dante e Amalia Lorè

Bibliografia

2004

Oggetto

Persona

Collezione

città