​MAZZONI, Virgilio Salvatore

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
​MAZZONI, Virgilio Salvatore

Date di esistenza

Luogo di nascita
Livorno
Data di nascita
June 30 1869
Luogo di morte
Genova

Biografia / Storia

Nasce a Livorno il 30 giugno 1869 da Giovanni e Orsola Dell’Innocenti, impiegato. Nel 1885 si trasferisce a Pisa dove “diciottenne appena ebbe a rivelarsi anarchico” e dove conosce i vecchi internazionalisti come Oreste Falleri e Teodoro Baroni e il giovane Pietro Gori, allora studente universitario, cui si lega con un profondo sentimento di amicizia, come lui stesso ricorderà molti anni più tardi nell’opuscolo Pensieri, ricordi ed opere di Pietro Gori (Pisa, 1922).

Nel 1894 il venticinquenne M. ha già un lungo curriculum vitae di militante e un fascicolo presso le Autorità di polizia per le quali è: “Ammonito e sorvegliato speciale trovasi ora a domicilio coatto essendosi dimostrato incorreggibile e veramente pericoloso”. Il suo battesimo di libertario M. lo ha all’età di 16 anni quando finisce in carcere per cinque giorni per “porto d’arme vietate”. Entrato giovanissimo in rapporto con il vivace e combattivo movimento anarchico pisano e livornese partecipa nel novembre del 1887 alle manifestazioni davanti al Consolato americano di Livorno per protestare contro l’esecuzione dei Martiri di Chicago. Durante la dimostrazione scoppiano duri scontri fra i manifestanti e le forze dell’ordine che operano numerosi arresti fra cui quello dello stesso M. che, nel maggio dell’anno successivo, viene condannato a undici mesi di carcere. Richiamato alle armi nel 1890, per le sue idee viene inviato in un reparto di disciplina prima a Capri, poi a Ponza e a Ventotene. Durante tutti gli anni Novanta subisce numerosi processi e condanne. Nel 1892 viene condannato a 14 mesi di carcere per “lesioni personali gravi” e per sfuggire alla prigione espatria prima in Francia, poi in Belgio.

Nel 1893 collabora al numero unico «Il Paria», uscito a Pisa il 25 febbraio ma in ottobre è nuovamente colpito dalla repressione e assegnato a tre anni di domicilio coatto. Al confino, che lo vede prima all’isola di Favignana, poi nel 1896 a Lipari e a Ponza ed infine nel 1897 a Ventotene, subisce ancora una condanna a nove mesi di carcere “per contravvenzione alle leggi sul domicilio coatto”. Nella “scuola” del confino conosce molti compagni di sventura fra i quali Pasquale Binazzi e Aristide Ceccarelli. Con una buona preparazione culturale e una passione per la poesia e il giornalismo nel 1896 inizia la propria collaborazione all’«Avvenire sociale» di Messina e pubblica il suo primo opuscolo Ai caduti dell’Amba: canzone moderna.
 
Il 22 agosto del 1898 riacquista la libertà ma per poco: già nell’ottobre viene nuovamente arrestato e condannato ad un mese di galera e ad un anno di “vigilanza speciale” per “contravvenzione all’ammonizione”. Trascorso il mese di condanna viene trattenuto in carcere perché nel frattempo le autorità pisane hanno avviato nei suoi confronti e di altri anarchici un procedimento penale per “associazione a delinquere”. Dopo circa nove mesi di reclusione il 1° giugno 1899 viene prosciolto e liberato. All’inizio del secolo, trova un impiego presso l’azienda del gas a Pisa e inizia a collaborare con le leghe di resistenza allo scopo di ricostruire la locale Camera del lavoro sciolta durante la bufera reazionaria del 1898. La sua attività sindacale durante la quale ricopre l’incarico di segretario della Camera del lavoro di Pisa dal 1902 al 1904 pur con alti e bassi è costante fino al 1922; come libertario mantiene una posizione di diffidenza e critica verso le organizzazioni economiche dei lavoratori ritenute troppo “verticistiche e burocratizzate”. Visione confermata durante un contraddittorio con Armando Borghi nel settembre 1910 quando afferma che “il punto di divergenza sorge solo quando della organizzazione l’amico Borghi vuol fare il fulcro dell’anarchismo, mentre non è che un debolissimo aspetto del […] Federalismo Socialista Anarchico” (si v. «L’Avvenire anarchico», 25 set. 1910). La sua concezione dell’anarchismo si pone al confine tra quello federalista e quello antiorganizzatore. Del primo ha elaborato una concezione libertaria che prefigura uno sviluppo spontaneo dell’organizzazione di sintesi basata su gruppi autonomi, del secondo ha fatto propria la critica alla “burocrazia” organizzativa, mantenendo però tale critica nell’alveo del comunismo anarchico e senza mai caratterizzarsi nel senso dell’individualismo stirneriano.
 
Il 30 gennaio 1901 sposa Ersilia Molendi, anche lei anarchica, e dalla loro unione nascono due figli, Vagro (1904-1906) e Acratica (1902-?), quest’ultima durante il Biennio rosso disimpegnerà il compito di segretaria amministrativa della Camera del lavoro sindacale aderente all’USI. M., che negli anni precedenti la Prima Guerra Mondiale, è una delle voci più ascoltate dell’anarchismo sulla costa tirrenica che va da Piombino a La Spezia nonché di tutta l’Italia centrale lavora per dare continuità all’iniziativa libertaria. Nei primi anni del secolo tiene numerose conferenze di propaganda in diverse città e paesi della Toscana. Prolifico scrittore collabora a molti giornali locali e nazionali utilizzanto innumerevoli pseudonimi (Acratico, Bastignac, Doctor Faust, Doctor Mefisto, Evening, Il Precursore o Precursor, Linx, Rastignac, Vessem, Virginio Milazzo). Inoltre, è promotore in prima persona della nascita di molti periodici del movimento libertario: «Il Pensiero libertario» (1900), «L’Idea libertaria» (1901), «Il Razionalista» (1903-1904), «Il Precursore» (1906-1907), «Sempre avanti» (Livorno, 1910). Finalmente nel 1910, con l’aiuto di Paolo Schicchi, riesce, con la fondazione della cooperativa “Germinal!”, a concretizzare un suo vecchio sogno: l’edizione di un settimanale, l’«Avvenire anarchico» che esce ininterrottamente fino al dicembre del 1922.
 
L’attività giornalistica altresì non distoglie M. dalla vita del movimento e dalle sue battaglie. Durante tutto il primo decennio del secolo egli è attivissimo nella battaglia anticlericale collaborando non solo ai periodici «Il Razionalista» e «Il Satana» ma anche nelle agitazioni pro Ferrer dove non risparmia energie nel sostenere lo sciopero di protesta, che si tiene nella ribelle terra della Toscana dal 14 al 15 ottobre 1909, per l’assassinio dell’intellettuale spagnolo e poi successivamente nel divulgarne la sua opera pedagogica e la sua memoria con l’inaugurazione di monumenti e lapidi. Il 3 luglio 1910 è presente, come delegato dell’Associazione Razionalista Pisana, al Secondo Congresso Antireligioso Regionale Toscano che si tiene a Firenze. Sul piano interno dell’organizzazione anarchica, pur proponendo e partecipando agli incontri più importanti come quello “tosco maremmano” che si svolge a Pisa il 6 settembre 1908, dove propone la fondazione di “un’alleanza regionale fra le associazioni non riformiste”, il Terzo convegno degli anarchici toscani (Pisa 26 dicembre 1910) o quello del maggio del 1914 che vede la costituzione dell’Unione Anarchica Toscana, mantiene una posizione “autonomista” e “spontaneista” affermando che “i progressi della propaganda e dell’azione anarchica [sono] dovuti più all’azione di compagni e di gruppi non federati, che alle Federazioni sino ad oggi costituite in tutta Italia”.
 
Negli anni precedenti il primo conflitto mondiale si rinvigorisce il suo interesse per l’organizzazione economica e con un gruppo di anarchici e sindacalisti rivoluzionari tra i quali Mario Lami, ricostruisce la Camera del lavoro ormai inattiva da diversi anni. La neo costituita Camera del lavoro però non aderisce all’USI pur fiancheggiando l’organizzazione anarcosindacalista. Allo scoppio della guerra è con la maggioranza del gruppo redazionale dell’«Avvenire anarchico» su una posizione antimilitarista e disfattista e organizza insieme ai gruppi pisani il “Convegno nazionale degli anarchici italiani” contro il conflitto, che si svolge a Pisa il 24 gennaio del 1915. Dal 1916 al 1918 nel periodo più difficile per l’anarchismo italiano, M. succede a Renato Siglich dopo il suo arresto, avvenuto nel giugno del 1916, alla redazione de «L’Avvenire anarchico». Oltre che redattore principale del periodico pisano M. ha un ruolo non secondario nella rete organizzativa libertaria durante la guerra. Nel 1916 al convegno clandestino di Firenze, che raccoglie anarchici di ogni tendenza ma soprattutto quelli legati all’usi, viene incaricato insieme a Temistocle Monticelli e Pasquale Binazzi di far parte del caia. Nel luglio del 1917 è nominato insieme a Malatesta e Binazzi nella delegazione degli anarchici italiani che deve prendere parte al congresso internazionale dei soviet a Stoccolma (rappresentanza che poi non parteciperà all’incontro). In questo periodo ha un’importante funzione di orientamento insieme a altri militanti come Luigi Fabbri, nel dibattito sulla Russia sostenendo la necessità di combattere i bolschevichi. Nel dicembre del 1918 dà le dimissioni da redattore e gerente responsabile de «L’Avvenire anarchico» per motivi personali.
 
Nell’aprile del 1919 è presente, insieme a Egidio Facciaddio, al congresso di fondazione dell’Unione Comunista Anarchica Italiana (UCAI) che si svolge a Firenze, in qualità di rappresentante dei gruppi anarchici pisani. Nel dopoguerra è attivissimo conferenziere, collabora al quotidiano anarchico «Umanità nova» e nel luglio del 1920 al secondo congresso dell’UAI di Bologna presenta una relazione sul tema dei “Rapporti internazionali e III Internazionale” nella quale riafferma la necessità per gli anarchici di non aderire all’Internazionale comunista e di promuoverne una spiccatamente libertaria. Nello stesso periodo ha un duro scontro con Siglich e con una parte della redazione dell’«Avvenire anarchico» che da tempo attacca, con polemiche durissime e violente, l’UAI. Nell’estate del 1921, durante la massima attività repressiva dello Stato e delle squadre fascista, M. si occupa della segreteria della Camera del lavoro Sindacale, lasciata dal segretario Primo Petracchini perché in carcere, e dell’organizzazione degli Arditi del popolo. Nel gennaio del 1922, a causa di una petizione al Re con cui M. richiede la grazia per il genero Petracchini, detenuto da parecchi mesi, gli anarchici di Pisa rompono qualsiasi rapporto con lui e lo comunicano pubblicamente sull’«Avvenire anarchico». L’isolamento politico, il controllo asfissiante della polizia, la perdita del lavoro (nel 1924 viene licenziato dall’azienda del gas), la violenza dei fascisti, (nell’aprile del 1925 M. subisce l’ennesima aggressione), portano M. ad abbandonare qualsiasi attività politica. Nel dicembre del 1926 viene inviato al confino per un anno a Lipari.
 
Ritornato alla fine di novembre del 1927 dal confino si trasferisce a Cornigliano Ligure dove le autorità continuano a sorvegliarlo. Negli anni Trenta a Genova, vive di stenti al limite della povertà e per trovare un impiego si iscrive alle organizzazioni sindacali fasciste, non ricoprendo nessun incarico particolare. Trovato lavoro presso la Cassa mutua malattie dei sindacati del Commercio, nel 1934 tenta con la pubblicazione di un libro di poesie, Carmi liguri, di riprendere l’attività di editore fondando anche una nuova “Società editrice Germinal”. Nella raccolta di poesie traspare una presa di distanza dal suo passato politico come si evince dalla lettura di Alla Trincea delle Frasche, componimento dedicato a Corridoni e Malusardi, nel quale si afferma “… - Poco più lontano / pugnava il Duce, quivi Malusardi; / mentr’io fremeva imbelle, nel pisano, / ammirando il valor di quei gagliardi”.
 
Durante la Resistenza, nonostante l’età avanzata, riprende i contatti con il movimento anarchico e concorre, entrando a far parte, con il nome di battaglia "Tirteo" (nome del poeta spartano vissuto nel 7 sec. A.C., autore dell'opera poetica Esortazione al coraggio), in qualità di vice commissario della Brigata SAP Lattanzi, una formazione mista, alla lotta contro i nazifascisti. Nell’immediato dopoguerra collabora alla ripresa delle attività del movimento, anche se alcuni militanti in occasione del congresso nazionale della Federazione Anarchhica Italiana del settembre del 1945, che si svolge a Carrara, gli contestano i cedimenti verso il precedente regime fascista.

Pur amareggiato dalle critiche non cessa mai di dare il proprio contributo al movimento ed è redattore per alcuni numeri del periodico libertario genovese «L’Amico del popolo». In questo periodo pubblica diversi opuscoli a carattere anticlericale, collabora al periodico livornese «Il Corvo» e continua ancora per diversi anni a propagandare l’ideale anarchico per mezzo di conferenze e pubblici dibattiti. Muore a Genova quasi novantenne il 15 marzo 1959, al suo funerale civile partecipano i "vessilli rosso-neri" della FAI di Genova, Sestri, Cornigliano e Sampierdarena, i compagni venuti da Pisa e Livorno, le rappresentanze delle formazioni partigiane mentre Vincenzo Toccafondo tiene un breve ma intenso discorso commemorativo. Le sue ceneri sono conservate presso il muro dei refrattari del Tempio crematorio di Pisa insieme a quelle dei suoi familiari. (F. Bertolucci)

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; V. Toccafondo, Virgilio Mazzoni, «Umanità nova», 29 mar. 1959; [Art. non firmato], Virgilio Mazzoni, «Seme anarchico», apr. 1959; A.V. [Amedeo Vannucci], Virgilio Salvatore Mazzoni, «Il Corvo», mar.-apr. 1959, pp. 1-2.
 
Bibliografia:
scritti di M.: Ai caduti dell’Amba: canzone moderna, Livorno 1896; Barlumi d’ideale, Messina 1896; Se fossi padre. Poesia, Agrigento [189-?]; Ribellione infantile: monologo in versi, Livorno-Pisa 1905; Ode a Livorno nel suo III centenario. 18 marzo 1306-1906, Pisa 1906; Elezionismo e astensionismo, a cura del gruppo anarchico di Santa Croce sull’Arno, Pisa 1910; Le jene sulle ossa di Ferrer, Pisa 1909; Contro un libello infame, a cura degli anarchici di Pisa, Pisa 1911; Consigli d’igiene pratica in tempo d’epidemie. Ai lavoratori e alle loro famiglie, a cura dei socialisti e degli anarchici di Ardenza (Livorno), Pisa 1911; Odi libere, Pisa 1914; Aristide Ceccarelli: discorsi commemorativo tenuto a Roma il 14 settembre 1919, Roma [1920]; Pensieri, ricordi ed opere di Pietro Gori, Pisa 1922; Carmi liguri, Genova 1934; Cenni di paleontologia e cosmologia comparate con la Genesi, Livorno 1947; Odi libere, Livorno 1948.
 
scritti su M.: A.V. [Amedeo Vannucci], Ricordando Virgilio Mazzoni, «Il Corvo», mar.-mag. 1960; Il movimento operaio italiano. Dizionario biografico, a cura di F. Andreucci e T. Detti, Roma, 1976-19, ad nomen; A. Marianelli, Il movimento operaio a Pisa sul finire dell’età giolittiana, «MOS», n. 3, lug.-set. 1978, pp. 209-245; J. Busoni, Confinati a Lipari, Milano 1980, ad indicem; F. Bertolucci, Anarchismo e lotte sociali a Pisa 1871-1901, Pisa 1988, ad indicem; Antifascisti nel casellario politico centrale, 18 voll., Roma 1988-1995, ad indicem; S. Fedele, Una breve illusione. Gli anarchici italiani e la Russia Sovietica (1917-1939), Milano 1996, ad indicem; F. Bertolucci, Gli antiorganizzatori pisani e la costituzione dell’UCAI (1914-1921), «Rivista storica dell’anarchismo», n. 1, gen.-giu. 2004, pp. 43-65

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181

Note

Paternità e maternità: Giovanni e Orsola Dell’Innocenti

Bibliografia

June 26 2015

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