​MARZOCCHI, Umberto

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
​MARZOCCHI, Umberto

Date di esistenza

Luogo di nascita
Firenze
Data di nascita
October 10 1900
Luogo di morte
Savona

Biografia / Storia

Nasce a Firenze il 10 ottobre 1900 da Aristide, calzolaio ortopedico “di simpatie mazziniane”, e da Adria Mainardi, levatrice e terziaria francescana, livornesi. “… Orfano di padre a 16 anni - così si racconta lo stesso M. - da Livorno, dove ero stato ospite di mio zio per un anno, tanto durò la degenza in ospedale di mio padre, raggiunsi mia madre a La Spezia e venni assunto come apprendista aggiustatore meccanico alla Vickers Terni, grossa industria che all’epoca armava la corazzata Andrea Doria nell’Arsenale di La Spezia. Lavoravo 12 ore al giorno in officina e la sera dalle ore 20 alle 22 seguivo i corsi delle scuole di Stato di Arti e Mestieri ...”. Un’infanzia tribolata, segnata dai continui trasferimenti (Firenze, Montevarchi, Livorno ...), marca nel profondo il ragazzo. Ma sarà il contatto diretto con la classe operaia a far scaturire un’opzione libertaria così radicale e definitiva. Durante la guerra, assente la vecchia guardia sindacale, il diciassettenne M. è già segretario dei metallurgici dell’USI. Nel circondario di Spezia, dove sono influenti figure come Zelmira Peroni e Pasquale Binazzi, il movimento anarchico conta centinaia di militanti. C’è un giornale a diffusione nazionale, «Il Libertario», mentre l’USI organizza cinque/seimila lavoratori industriali. M. diciannovenne subisce la prima condanna con sei mesi di carcere per “eccitamento all’odio di classe”. Spezia, prima città in Italia, inaugura il Biennio rosso. I tumulti nascono da uno sciopero contro il carovita promosso dagli operai della Vickers. Migliaia di manifestanti, in concomitanza di un comizio di Binazzi e M., fronteggiano le forze dell’ordine. “Soprannominato‘Lenin’, residente in città, operaio dell’Arsenale, carattere violento, pessima fama”: queste note del prefetto sono bilanciate da “cultura discreta” e intelligenza “svegliata”. Iscritto al partito anarchico, in corrispondenza con Malatesta, redattore de «Il Libertario», corrispondente di «Guerra di Classe», è capace di tenere conferenze “con parola accesa e violenta”. Lo stesso M. ci parla di un progetto insurrezionale fallito: “[...] Marinai e soldati facilitavano i nostri tentativi: promuovere un ammutinamento a bordo della corazzata Duilio in rada nel golfo, mentre noi avremmo dato l’assalto ai forti. Il 3 giugno 1920, una settantina di anarchici tentammo l’assalto alla polveriera di Val di Locchi, che fallì a causa di una spiata. Alcuni marinai vennero condannati in contumacia a pene esorbitanti, mentre io, il compagno Costante Danese e Binazzi fummo processati a piede libero e il 21 febbraio 1921 prosciolti da ogni imputazione [...]”. Al congresso UAI di Bologna del 1920 interviene sul tema dei consigli di fabbrica. Aderisce agli “Arditi del Popolo” e conosce Argo Secondari e Giuseppe Mingrino, dirigenti del movimento. Contribuisce, al comando di cinquanta arditi, al successo militare antifascista di Sarzana nel luglio 1921. Trasferitosi a Savona, dove lavora in comune come addetto al censimento, si occupa dell’espatrio dei perseguitati. Qui trascorre gli ultimi mesi prima dell’esilio e conosce la coetanea Elvira Angella che sposa il 4 aprile 1922. Partecipa all’imponente mobilitazione dei metallurgici liguri che vede impegnati dirigenti nazionali della FIOM (Bruno Buozzi) e dell’USI (Armando Borghi). Organizza, per l’Unione anarchica ligure, iniziative pro Sacco e Vanzetti e un Comitato d’agitazione antifascista, organismo che sfocerà nell’Alleanza del Lavoro. In una manifestazione cittadina dell’aprile 1922 al Teatro Wanda sostiene un vivace contraddittorio con Giacinto Menotti Serrati, Nicola Bombacci e Umberto Terracini. Nel medesimo periodo, mentre si riunisce a Genova una Conferenza Internazionale di rappresentanti governativi, UAI, USI e «Umanità Nova» lanciano una campagna per la liberazione degli anarchici detenuti in Russia. Un membro della delegazione russa, Hermann Sandormiskij ex anarchico, incontra Errico Malatesta ma il colloquio non dà buoni frutti. Nell’occasione M. svolge il ruolo di tramite. Nell’estate 1922, con il comune ‘rosso’ invaso dagli squadristi, si apre la caccia al sovversivo. M., aiutato dai colleghi, ripara a Finale Ligure e in Francia via mare. Nel 1924-’25 si concentrano parecchi dei processi sugli episodi insurrezionali del 1921. Da Nizza giunge ai compagni in Italia una circolare segreta redatta da M. È un invito pressante, nell’imminenza del processo per i fatti di Sarzana, a non dimenticare “una delle più belle pagine che la storia dell’antifascismo registri”. Il consolato italiano a Nizza aggiorna intanto la lista dei latitanti. Il n.1 è ‘Lenin’ Umberto “anarchico schedato, attivissimo nella propaganda e capace di tenere conferenze, molto temuto”. Nizza è solo la prima tappa di una peregrinazione cui seguiranno Lione, Parigi e Lille. Nel frattempo la moglie ha dato alla luce due bambine: Adria e Marisa, rispettivamente nel 1923 e nel 1926. Arrestato ed espulso, dopo aver scontato cinque mesi di carcere per ricettazione, sarà costretto alla clandestinità. Adotta così false generalità e il nome di Buonaventura Della Monica. A Lille, dove abiterà a lungo con la famiglia, campa con i proventi della Librerie Moderne. Intanto M. collabora con il Comitato pro vittime politiche. Gli incontri più assidui sono quelli con il connazionale Mario Mantovani e con Hem Day (alias Marcel Dieu), singolare figura di anarchico, pacifista, affiliato alla massoneria (Loge Verité n.852, Droit Humain), anche lui libraio, residente a Bruxelles. Le autorità italiane sembrano aver perso le tracce di M. e, dall’abbandono del domicilio a Nizza, l’ultimo avvistamento risale al ’26. Così lo cercano in Belgio dopo aver intercettato della corrispondenza. Poi verrà “confidenzialmente segnalato” un suo trasferimento a Parigi intorno al 1930. Nel 1932, scoperta l’identità di copertura, si pubblica la sua fotografia sul «Bollettino delle Ricerche». Le funzioni svolte dal nostro in questo periodo, nell’ambito del soccorso ai rifugiati e della propaganda, sono ora note alla polizia fascista grazie all’opera dell’informatore Bruno Toccafondi (alias Angelo Bruschi). Questi avrà modo di verificare il funzionamento dei passaggi clandestini in Belgio: dal Comitato pro-vittime politiche parigino fino a Lille presso l’ignaro M. (alias Casella, Della Monica, Berto). Su richiesta del Comitato pro-vittime politiche e della LIDU ospita Ernesto Bonomini, uccisore del gerarca Bonservizi e reduce da otto anni di reclusione. Ma quella strana coppia di librai a Lille suscita sospetti e il generoso “datore di lavoro” è presto identificato. I due clandestini sono così arrestati il 26 aprile 1933. Grazie anche a un’intensa campagna di solidarietà, il processo si conclude con l’assoluzione e la concessione del permesso di soggiorno provvisorio. L’attività cospirativa continua con una riunione a Bruxelles nel febbraio 1934, in casa di Mantovani, presente il solito informatore. Quest’ultimo riferisce sulle sottoscrizioni raccolte dal “compagno Berto”, mentre riproduce informative scambiate fra le polizie belga e francese sul conto degli antifascisti italiani. Il governo francese attua pesanti restrizioni verso i cittadini stranieri. Dal 1934 il nostro, munito di libretto militare intestato a Gaston Bouillot, risulta domiciliato a Bruxelles presso Mantovani, in realtà è spesso ‘avvistato’ in Francia. La precaria situazione familiare si aggrava con la notifica del decreto di espulsione anche alla moglie. A Sartrouville (Parigi) nel 1935, al convegno d’intesa degli anarchici italiani emigrati, si prospetta, constatata l’incompatibilità fra prassi anarchica e comunismo bolscevico, una “libera intesa” con sindacalisti, Giustizia e Libertà, repubblicani di sinistra, dissidenza comunista. Per l’azione antifascista è costituito un comitato libertario “segreto” per procurare armi ai volontari che dovranno rimpatriare. Punto debole è casomai l’organigramma del comitato, infiltrato dalla spia Bernardo Cremonini (alias Bresto). Ne fanno, inoltre, parte Berneri, Carlo Frigerio, Leonida Mastrodicasa, Gusmano Mariani e M. (alias Zocca) che propone di formalizzare una costituente dell’Internazionale anarchica. Successivamente GL, aderendo allo spirito del convegno, promuoverà una conferenza organizzativa fra repubblicani, trotzkysti, bordighisti, socialisti unitari, dissidenti del PCI e PSI. Numerosi gli anarchici presenti fra cui M. La vittoria del Fronte Popolare crea uno stato di fibrillazione. Il “sedicente Della Monica” distribuisce schede di sottoscrizione, preparate a Ginevra da Luigi Bertoni, intestate “Per la propaganda in Italia”. Nel luglio 1936 lo stesso Fronte Popolare promuove un incontro sul diritto d’asilo. Il divieto di prendere la parola, imposto agli italiani, crea attriti con i comunisti francesi, mentre Marcel Cachin ha un violento alterco con Rosselli. Si decide allora di convocare un meeting alternativo per protestare contro un simile atteggiamento di ostilità. La nuova conferenza, presieduta da Sebastian Faure, vede l’adesione di GL, repubblicani, di personalità come Giuseppe Emanuele Modigliani e Guido Miglioli, di anarchici come Berneri e M. La polemica con i comunisti è solo agli inizi. Intanto, la rivolta contro i generali infedeli alla Repubblica infiamma la Spagna. A Parigi si riunisce il Comitato ‘segreto’ per schierarsi in armi a fianco del popolo iberico. Così Berneri raggiunge a Barcellona Carlo Rosselli e forma una colonna italiana, sezione della ‘Ascaso’ incorporata nelle milizie anarcosindacaliste. A fine agosto la battaglia di Monte Pelato in Aragona anticipa di due mesi l’intervento delle mitiche Brigate Internazionali. Dietro le linee il lavoro di supporto logistico comporta impegno e rischi. M. svolge l’incarico di armiere e, da Lille, realizza l’introduzione dal Belgio di armi e munizioni. L’attività, scoperta dalla polizia, gli costa l’arresto. Al processo la condanna sarà mite. A ottobre M. è scarcerato con l’ingiunzione a lasciare il paese nelle 48 ore. Passa il confine franco-spagnolo a Port Bou. Destinato al corpo di artiglieria, in novembre lascia Barcellona per congiungersi alla Colonna sul fronte di Huesca. Qui ricopre l’incarico politico-militare di ‘secondo’ di Giuseppe Bifolchi e partecipa all’attacco sanguinoso contro i franchisti ad Almudevar. Nel frattempo si consuma l’oscura morte di Buenaventura Durruti, esponente anarchico molto popolare che M. aveva conosciuto in Francia. Prima era toccato al segretario del POUM Andres Nin. Il Comitato del fronte pubblica un documento in cui si conferma la necessità di mantenere, a garanzia di ogni strapotere militare o deviazione politica, l’adesione della Sezione alla CNT-FAIb. M. è fra coloro che si oppongono alla militarizzazione delle milizie, alla sua trasformazione in esercito popolare a comando unico. In un animato confronto è decisa la sostituzione del Rosselli proprio per la sua presa di posizione a favore della svolta militarista. Al termine di un’intera giornata di discussioni si stabilisce che una delegazione composta da M., Equo Gilioli e Bifolchi si rechi a Barcellona per proporre quest’ultimo come nuovo comandante. Rosselli, informato dallo stesso M., prende atto di quanto stabilito nell’assemblea plenaria della Colonna e scrive una lettera di dimissioni. Decaduto il patto con la CNT-FAIb gli italiani aderiscono come battaglione autonomo alla Ascaso mentre continuano ad impegnarsi sul fronte di Huesca e deliberano l’affiliazione alla FAI. Il movimento libertario iberico è diviso fra “ministerialisti” (con esponenti anarcosindacalisti nel governo catalano) e “Amigos de Durruti”. Ed è all’intransigenza di questi ultimi che si sente vicino M. Nel marzo 1937, mentre si trova ricoverato nell’ospedale di Barbastro per una patologia oculare, mantiene contatti epistolari con Berneri e invia corrispondenze a «Guerra di Classe». Non ha modo di partecipare all’ultima azione della Colonna a Carrascal di Apies contro i franchisti. Il 27 aprile la Colonna si scioglie e il grosso si stabilisce presso la Caserma Spartacus di Barcellona. M. è incaricato nel frattempo di una missione al fronte. Nella capitale catalana si respira il fumo delle barricate e con i comunisti siamo ai ferri corti. I governativi intendono sgomberare con la forza la Centrale Telefonica occupata in armi dalla CNT fin dal 19 luglio 1936. Lo scontro fra anarchici e governativi è sanguinoso. La contrapposizione è esasperata dalle ingerenze sovietiche e dall’azione del PCE. L’assalto della polizia alla Centrale Telefonica, e gli scontri, porteranno ad un bilancio di 500 morti e 1400 feriti nel maggio 1937. M., rientrato dal fronte, assolve alla pietosa incombenza di riconoscere i cadaveri di Berneri e di Francesco Barbieri. Il funerale dei caduti rimane un momento di grande tensione emotiva e una prova di forza che M. non dimenticherà più: “La Russia aveva già minacciato Berneri. In tutti era la convinzione precisa che l’avevano ammazzato i comunisti”. Nel giugno, mentre i controlli polizieschi della Generalitat e del consolato sovietico di Barcellona si fanno insopportabili, M. decide di rientrare in Francia. Da Roma il capo della polizia segue l’evolversi degli eventi. In Italia sono stati sequestrati documenti e rubriche che riportano a recapiti francesi (come quello di Elvira Marzocchi a Lille), c’è un diffuso allarme per le voci che circolano su un imminente rimpatrio dei “seguaci di Berneri”. Revocatagli l’autorizzazione trimestrale di soggiorno, M. è costretto a vivere da clandestino. La gestione della libreria a Lille ha passato ormai di mano. Nel 1939 cambia nuovamente identità, tornando a chiamarsi Gaston Bouillot. La famiglia vive alla giornata e risiede a Parigi dove Elvira ha trovato occupazione come portinaia e Umberto da avventizio. È nascosto a Orleans quando, il 3 settembre, sono pubblicati i bandi per la chiamata alle armi. In questa situazione matura la decisione di arruolarsi nella Legione Straniera, Bataillon de Marche, e di rimanervi per tutta la durata del conflitto. L’arruolamento avviene con il contestuale rilascio di un valido documento per il soggiorno, finalmente intestato al vero nome. Dichiarato abile nel febbraio 1940 è destinato al centro d’istruzione militare di Satonays (Lione). A maggio c’è appena il tempo per una licenza di una settimana, per rivedere Elvira e le bambine a Parigi. Sarà un arrivederci lungo cinque anni. Nel giugno, allorché i tedeschi marciano sotto l’Arco di Trionfo, il battaglione in cui presta servizio M. si trova ad operare a sud. Nel febbraio 1941 Elvira, accompagnata dalle figlie, rientra a Savona. Il marito si rifugia nei Pirenei. Lavora in miniera, a quota duemila metri, grazie all’aiuto di “amici socialisti conosciuti nella Legione Straniera”. Poi s’impiega come rappresentante in una fabbrica di prodotti chimici della zona. Così ha la copertura per muoversi e rafforzare la rete di contatti per il soccorso agli antifascisti. Nel medesimo dipartimento c’è il campo di Vernet d’Ariège. Il compito svolto da M. intorno a quel campo è il soccorso viveri e, quando possibile, l’organizzazione di evasioni. Nell’agosto 1944 lascia la zona mineraria per integrarsi, quale leutenant (vicomandante), nell’unità spagnola Maquis delle FFI (Forces Francaises de l’Interieur) G.31 bidon 5 Ariège, Batallon del Rio. Nel momento in cui si formano i maquis, il nostro opera già in contatto con la resistenza di Tolosa. Fra le numerose azioni di guerriglia cui partecipa egli ricorda lo scontro vittorioso contro una colonna tedesca, la liberazione del campo di Vernet. Svolge funzioni di reclutamento per la resistenza su incarico di un neo-costituito Comitato Italiano di Liberazione Nazionale. Liberata la Francia, finalmente, giunge nel 1945 il momento per riunirsi alla famiglia, per tornare a un’attività politica e sindacale pubblica. Da questo momento la sua biografia coincide con la storia della FAI, del cui Consiglio nazionale è subito chiamato a far parte, mentre è anche impegnato nella corrente Difesa Sindacale della CGIL. I convegni dei primi anni cinquanta segnano il predominio della linea Borghi, per la FAI - movimento e contro ogni revisionismo, impostazione condivisa da M. che, nel 1958, riprende il filo dei rapporti internazionali partecipando al congresso di Londra. Il 1962 è l’anno della solidarietà al popolo spagnolo, del rapimento del viceconsole franchista. A Genova ANPI, CGIL e PSI aderiscono ad una grande manifestazione promossa dalla FAI; parlano al comizio M., Armando Borghi, Ettore De Rosa e Federica Montseny. Nel 1965 all’VIII congresso si staccano i GIA, con Borghi e altri ‘vecchi’, a causa del dissenso sull’adozione del patto associativo malatestiano. M. e Mario Mantovani subentrano nella redazione di «Umanità Nova». Emarginate le posizioni ‘aclassiste’ la FAI si attesta sui principi della tradizione operaia e del comunismo anarchico. Nel 1968 a Carrara al congresso costitutivo dell’IFA Alfonso Failla e M. si confrontano con i “giovani”, con Daniel Cohn-Bendit portavoce del gruppo francese “22 marzo”. Le risoluzioni approvate puntualizzano l’antagonismo di principio tra marxismo e anarchismo, negando qualsiasi valenza positiva al socialismo statale realizzato, dittatura castrista e modello cinese compresi. All’indomani della bomba di piazza Fontana, dopo l’arresto di Pietro Valpreda, M. per la Commissione di Corrispondenza della FAI firma un comunicato contro ogni linciaggio morale degli anarchici, esprimendo raccapriccio per la strage e denunciando l’assassinio di Giuseppe Pinelli. Affidatogli il segretariato della CRIFA nel 1971, lo manterrà fino al 1984. Nel 1977 a Barcellona, durante una riunione clandestina della FAIb, subisce la sua ultima detenzione. Il marzo e l’aprile 1978 sono caratterizzati da momenti di confronto, fortemente voluti da M.: il III congresso dell’IFA a Carrara, l’attivo di base per l’USI a Roma. Partecipa alla manifestazione antimilitarista anarchica di Livorno del 13 marzo 1982 e, con Pippo Gurrieri e Andrea Ferrari, parla davanti a tremila persone. Il suo ultimo comizio lo tiene a Pisa il 7 maggio del medesimo anno in occasione dell’inaugurazione d’un cippo marmoreo in ricordo di Franco Serantini. Fra le altre cariche ricoperte: presidente dell’ANPPIA provinciale di Savona; presidente provinciale dell’ANPI; vice presidente nazionale dell’AICVAS; dirigente del sindacato enti locali CGIL. Alla fine degli anni ’70 era stato promotore con Carlo Cassola della Lega per il Disarmo Unilaterale dell’Italia. Muore a Savona il 4 giugno 1986. (G. Sacchetti)

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; ivi, ps, 1935, b. n.32, f. “Parigi / movimento anarchico K1A”; ivi, Pubblica Sicurezza, G1, b. n.271, f. “Internazionale di difesa anarchica 1930-1939”; ivi, Pubblica Sicurezza, 1937, b. n.43, f. “Barcellona, k1a, Movimento Anarchico” e f. ‘Francia’; International Institute of Social History, Fondo Ugo Fedeli, bb. nn.101 e 109; APUM, Testimonianza di U.M., raccolta da Claudio Venza, Savona 1° ago. 1984, manoscritto inedito; ivi, Intervista a Umberto Marzocchi, a c. di G. Biagioni, dattiloscritto, [S.l., s.d. ma 1978]; ivi, Intervista a Umberto Marzocchi, a c. di P. Gobetti e M. Frisetti, Savona, 16 mag. 1982; ivi, Dati biografici di Umberto Marzocchi, cronologia autobiografica, s.d. [ma 1982-’83]; ivi, “Resistenza Francia, lettere”, documenti; ivi, “Questionari fatti Diana, Resistenza Italia”, intervista a cura di G. Manga, s.d.; «Umanità nova», 15 giu. 1986, Umberto Marzocchi; «A rivista anarchica», Milano, giu. 1996.
 
Bibliografia:
scritti di M.: Anarchia è confusione?, «La Voce dei lavoratori», Savona, 20 mag. 1922; Democrazia fascista e rivoluzione spagnola, «Guerra di Classe», Barcellona, 30 marzo, 7 apr. e 1 mag. 1937; Perché gli anarchici non hanno votato il 18 aprile, Milano 1948; Ricordando Camillo Berneri e gli avvenimenti della Rivoluzione Spagnola del 1936-37 in Camillo Berneri nel cinquantenario della morte, memoria antologica, saggi critici e appunti biografici, Pistoia 1986; Carlo Rosselli e gli anarchici, in Giustizia e Libertà nella lotta antifascista e nella storia d’Italia. Attualità dei fratelli Rosselli a quaranta anni dal loro sacrificio, atti del convegno internazionale organizzato a Firenze il 10-12 giu. 1977 da Istituto Storico della Resistenza in Toscana, Firenze 1978; Impressioni di gioventù, «Umanità nova», numero speciale per il centenario della nascita di E. Malatesta, s.d. [ma 1953]; «Il Libertario», numero unico della Federazione Anarchica Spezzina, [luglio] 1946, In memoria di Pasquale Binazzi, e, ivi, Rimembranze; Giovanna Berneri, «Volontà», Genova, apr. 1962.
 
scritti su M.: L. Di Lembo, Guerra di classe e lotta umana. L’Anarchismo in Italia dal Biennio rosso alla Guerra di Spagna, Pisa 2001, ad indicem; Congressi e convegni della Federazione Anarchica Italiana. Atti e documenti (1945-1995), a cura di U. Fedeli e G. Sacchetti, Pescara 2001; Convegno d’intesa degli anarchici italiani emigrati in Europa (Francia-Belgio-Svizzera), Parigi ottobre 1935, Pistoia [1981]; F. Bertolucci (a cura di) Umberto Marzocchi. Una vita per l’anarchia. Intervista a Gigi Di Lembo, G. Sacchetti e Claudio Venza, «Umanità nova», 11 feb. 2001; L. Di Lembo, La sezione italiana della colonna Francisco Ascaso, «Rivista storica dell’anarchismo», 2001; La colonna italiana, Roma 1985; La Spagna nel nostro cuore. 1936-1939, Tre anni di storia da non dimenticare, Roma 1996, ad indicem; S. Tombaccini, Storia dei fuoriusciti italiani in Francia, Milano 1988; C. Venza, La Spagna libertaria nell’anarchismo di lingua italiana. L’esperienza e la memoria di Umberto Marzocchi, «Rivista storica dell’anarchismo», 1995; G. Bianco, C. Costantini, Il Libertario dalla fondazione alla guerra mondiale, Genova 1960; G. Bianco, L’attività degli anarchici nel biennio rosso. 1919-1920, Genova, 1961; G. Sacchetti, Sovversivi agli atti. Gli anarchici nelle carte del Ministero dell’Interno. Schedatura e controllo poliziesco nell’Italia del Novecento, Catania 2002; A. Bianchi, Storia del movimento operaio di La Spezia e Lunigiana (1861-1945), Roma 1975; A. Cervetto, Dopoguerra rosso e avvento del fascismo a Savona, «Rivista Storica del Socialismo», Milano ott.-dic. 1958, A. Dadà, Gli anarchici italiani fra guerra di classe e reazione, in Storia della Società italiana, XXI, Milano, 1982, R. Badarello, Cronache politiche e movimento operaio del Savonese 1850/1922, Savona 1987; G. Cerrito, Il ruolo della organizzazione anarchica. L’efficientismo organizzativo, il problema della minoranza, il periodo transitorio, classismo e umanesimo, Catania 1973; G. Manfredonia, Les Anarchistes italiens en France dans la lutte antifasciste, “Collection de l’Ecole francaise de Rome”, Roma 1986; R. Bianco (a cura di), Les anarchistes dans la Resistance, Vol. 2, Témoignages 1939-1945, «Bulletin CIRA» Marseille 1985, P. Iuso, Aspetti organizzativi del movimento anarchico in Italia dagli anni ‘50 agli anni ‘70, sta in C.Vallauri (a cura di), I partiti italiani tra declino e riforma, Vol. 3, Roma 1986, I. Rossi, Analisi per una storia della Federazione Anarchica Italiana, «Umanità nova», 27 apr.-1° mag. 1986; Commission de Relations de l’Internationale de federations anarchistes, Recueil des résolutions adoptées par les Congrès anarchistes internationaux de Londres (25 juillet - 1° août 1958), de Carrare (31 août-5 septembre 1968) et de Paris (1°-4 août 1971), Carrara 1977; Id., Troisieme Congrès de l’I.F.A. Carrara (Italie) du 23 au 27 mars 1978, Carrara 1978; Congrès international de federations anarchistes. Carrare, 1968, Archivi Sonori, a cura dell’Istituto Ernesto de Martino, Milano 1969, voll. I e II; P. F. Listri, Le vecchie barbe restarono sole, «L’Espresso», 8 set. 1968; P.A. Butitta, Anarchici a confronto, «Il Ponte», Firenze, n. 9, 1968; Attivo di base dei lavoratori per USI-AIT, Roma 22-23 aprile 1978. Relazioni introduttive, Roma 1978; «Il Tirreno», 14 marzo 1982, Tremila anarchici sfilano per la pace e il disarmo; «Bulletin C.R.I.F.A.», Paris 1984; «Bollettino Interno della FAI», ciclostilati, agli anni, Archivo storico della FAI, Imola; Anarchici e Anarchia nel mondo contemporaneo. Atti del Convegno promosso dalla Fondazione Luigi Einaudi (Torino, 5, 6 e 7 dicembre 1969), Torino 1971; I. Rossi, La ripresa del movimento anarchico italiano e la propaganda orale dal 1943 al 1950, Pistoia 1981.

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Note

Paternità e maternità: Aristide e Adria Mainardi

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2004

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