D'ANGIÒ, Roberto

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
D'ANGIÒ, Roberto

Date di esistenza

Luogo di nascita
Foggia
Data di nascita
January 12 1871
Luogo di morte
Milano

Biografia / Storia

Nasce a Foggia il 12 gennaio 1871, da Giuseppe e Maria Marcone. Compie le prime esperienze politiche nel movimento repubblicano (è iscritto al circolo “Aurelio Saffi” di Foggia). Rimasto orfano di entrambi i genitori e privo di mezzi di sostentamento, nel 1893 lascia Foggia per Napoli, dove si guadagna di che vivere stentatamente dando lezioni private di francese. Entrato in relazione con gli ambienti libertari partenopei – particolarmente con Oreste Ferrara, l’anarchico “garibaldino” che morirà a Cuba combattendo per l’indipendenza di quella lontana isola –, D. aderisce all’anarchismo e in breve tempo, grazie al carattere intraprendente e alla vivace intelligenza, conquista una certa notorietà e la stima, tra gli altri, di E. Malatesta (con il quale ha, peraltro, un rapporto contrastato). La sua conoscenza della lingua francese fa sì che gli venga affidata un rubrica di corrispondenze da Napoli per «Le Temps Nouveaux», l’autorevole foglio anarchico parigino diretto da Jean Grave (una collaborazione destinata a protrarsi per molti anni), dando così inizio a una lunga carriera di pubblicista. Arrestato il 23 settembre 1895 come renitente alla leva, ed avendo la polizia fatto luce sulle sue attività “sovversive”, D. è condannato a due anni di domicilio coatto. Da quel momento in avanti l’anarchico foggiano va incontro ad una lunga serie di arresti e condanne, finché, nel febbraio del 1901, non risponde agli inviti di Pietro Vasai e Icilio Ugo Parrini, responsabili dei gruppi anarchici italo-egiziani di Alessandria e del Cairo (con i quali è da tempo in contatto) e s’imbarca alla volta dell’Egitto. In Egitto rimane per quattro anni, fondando e dirigendo i giornali «L’Operaio» (lug. 1902-apr. 1903) e «Lux» (giu.-set. 1903) e dando un notevole contributo allo sviluppo della locale comunità anarchica. Dopo una breve permanenza in Italia e un’altrettanto breve tappa a Londra, nel marzo del 1906 D. sceglie di raggiungere l’America latina, soggiornando prima a Montevideo, in Uruguay (ove dà vita al foglio «La Giustizia», edito tra il maggio e il settembre 1906 e per lo più dedicato ai problemi del lavoro e dello sfruttamento della mano d’opera straniera nei paesi del Sud America), poi, dal gennaio del 1907, a Buenos Aires, in Argentina, trovando impiego nella redazione del quotidiano «La Protesta», per il quale ha il compito di curare una pagina in lingua italiana. Rientrato definitivamente in Italia sul declinare del 1907, si dà ad un’alacre attività giornalistica, dividendosi tra la nativa Foggia, La Spezia (dove avvia una proficua collaborazione con «Il Libertario» di Pasquale Binazzi), Napoli e la Sicilia. Nel corso del 1913 suoi articoli appaiono con una certa frequenza su «L’Agitatore» di Bologna. Allo scoppio della guerra, le giovanili reminiscenze mazziniane, l’aperta simpatia per la Francia e l’amicizia ormai ventennale con Jean Grave hanno forse un qualche peso nello spingere D. sulle posizioni degli interventisti rivoluzionari. Benché convinto della necessità dell’intervento, persuaso anzi della natura prettamente libertaria della lotta contro il militarismo e l’autoritarismo degli Imperi Centrali, egli ha tuttavia, nella campagna interventista vera e propria, un ruolo abbastanza defilato, il che non lo sottrae alla “scomunica” toccata in sorte agli alfieri dell’interventismo anarchico. Nel dopoguerra, D. (nel frattempo trasferitosi stabilmente a La Spezia) si fa promotore di un progetto tanto ambizioso quanto velleitario, ossia quello di raccogliere i superstiti della corrente anarcointerventista intorno a una bandiera e un programma politico comuni. L’iniziativa di D., preannunciata in una circolare della fine di marzo del 1919, trova concreta realizzazione con la pubblicazione, il 16 luglio, de «La Protesta», giornale dichiaratamente anarchico interventista. Intento principale di D. è quello di rivendicare la legittima appartenenza al movimento e all’ortodossia libertaria degli anarchici interventisti. Nonostante l’iniziale sostegno di Mussolini e del neocostituito movimento fascista, e nonostante i favori – sia pur inevitabilmente limitati – subito incontrati in ambito anarcointerventista, il giornale di D. non sopravvive al secondo numero, e il suo, peraltro prevedibile, fallimento induce lo stesso anarchico pugliese a ritirarsi a vita privata. Muore a Milano il 4 novembre 1923. (A. Luparini)

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen.

Bibliografia: A. Luparini, Anarchici di Mussolini. Dalla sinistra al fascismo dalla rivoluzione al revisionismo, Montespertoli (Fi) 2001, ad indicem; Id. “Combattere per la nuova anarchia”Note sull’interventismo anarchico nel primo dopoguerra, «Rivista storica dell'anarchismo», lug.-dic. 2002.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Giuseppe e Maria Marcone

Bibliografia

2003

Persona

Collezione

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