COVELLI, Emilio

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
COVELLI, Emilio

Date di esistenza

Luogo di nascita
Trani
Data di nascita
August 5 1846
Luogo di morte
Nocera Inferiore

Biografia / Storia

Nasce a Tra­ni (Ba) il 5 agosto del 1846 da Francesco Paolo e Carolina So­ria, avvocato. Segue gli studi secondari nel seminario di Molfetta, isti­tuto ecclesiastico aperto anche ai laici e scuola fra le più rinomate del Mezzogior­no. Ha come compagno di studi il coe­taneo Carlo Cafiero, di Barletta, che gli sarà più tardi anche compagno di idee e di sventura. Da un profilo biografico scritto dal Cafiero nel 1882 si ricava questo ritratto fisico e morale del C.: “al seminario, ove fummo educati insieme, egli riportò sempre il pri­mo premio. Non solo non lo ricordo mai pu­nito, ma mi sembra che egli imponesse una specie di rispetto e di riverenza ai superiori stessi. Parco nel parlare e nel gestire, egli possedeva le bella moderazione di un carat­tere mite, dolce, uguale, costante [...]. La sua nera figura, angolosa e rannuvolata, il suo sguardo sospetto e scrutatore, e persino il mutismo delle sue labbra, son tutte cose che mentono soggezione”. “Basso di statura, di carnagione scura, miope” così lo descrive una scheda della polizia “fin da giovane soffrì di disturbi nervosi”. Dopo essersi laureato in giurispruden­za all’università di Napoli, perfeziona i suoi studi a Heidelberg e a Berlino, fre­quentando nella capitale tedesca le lezio­ni di Hugen Dühring, teorico di un socia­lismo non materialista e non classista e quindi in polemica con Marx e con En­gels. È proprio nel pubblicare sulla «Ri­vista partenopea» (1871-72) il suo primo scritto – una recensione dell’opera del Dühring Storia critica dell’economia politi­ca e del socialismo – che C. prende a esaminare, primo in Italia, Il Capitale di Marx e a discorrerne positivamente. Nel 1874 egli torna a trattare questi temi in un saggio su L’economia politica e la scien­za che ha un suo posto nella prima let­teratura del socialismo italiano. Si colgo­no in questi scritti di C. alcuni spunti polemici contro il socialismo dottrinario e a favore del movimento sociale della classe lavoratrice e delle sue esperienze concrete (ad esempio, le organizzazioni di resistenza). Spunti che si ritrovano sintetizzati in que­sto schizzo dello sviluppo storico del movi­mento: “Da prima il programma del proleta­riato era naturalmente utopistico; il presente è male, dunque tabula rasa; vogliamo invece il bene; facciamo quindi l’avvenire come noi stessi vogliamo. La realtà attuale si offriva come qualcosa di assolutamente intollerabile; non s’indagava quello che poteva natural­mente uscirne. Non si avevano idee di leggi sociali; e le istituzioni sociali sembravano pu­ro risultato dell’arbitrio. Vennero le utopie di Saint-Simon, Fourier, Owen, ecc. Ma esse non si attuarono; onde l’operaio seguì natu­ralmente la via di lottare come poteva col presente per ricavarne il meno male possibile. Questa lotta nella vita pratica dette coll’andar del tempo de’ risultati che influirono sulle concezioni de’ pensatori e sull’indirizzo ge­nerale del socialismo, che venne quindi mu­tando d’aspetto”. Con questa preparazione di ricerche e di studi, a metà degli anni Settanta, C. si accosta all’Internazionale che è allora l’associazione in cui si organizza il nascente movimento socialista in Italia, con prevalente indirizzo anarchico. Vi­sita a Locarno il vecchio amico Cafiero e s’iscrive verso il 1875 alla sezione napo­letana. In seguito, mentre i maggiori espo­nenti dell’internazionale come Cafiero e Malatesta, protagonisti del moto insurre­zionale del Matese (1877) si trovano in carcere, C. fonda e dirige a Napoli il giornale «L’Anarchia» che è la voce del movimento in quel difficile momento. Per la sua attività subisce in questo periodo, sempre a Napoli, il primo arresto. Successivamente, impegnatosi come membro della Commissione di Corrispondenza della Federazione italiana dell’AIL, viene arrestato e processato davanti al tribu­nale di Genova che lo assolse l’11 luglio 1879 insieme con altri coimputati fra i quali l’internazionalista fiorentino Gaeta­no Grassi. Appena liberato si rifugia in Francia anche per sfuggire al processo in Corte d’appello che il 16 marzo 1880 lo condanna in contumacia a dieci mesi di carcere e dieci mesi di sorveglianza. Dopo aver incontrato a Parigi Carlo Cafiero, si porta in Inghilterra e da Londra il 17 novembre 1880 diffonde uno stampato dal titolo Redattori della Lotta! («La Lotta» è il ti­tolo di un giornale che avrebbe dovuto pubblicarsi a Bologna) nel quale manife­stava violentemente il proprio dissenso dall’indirizzo evoluzionista enunciato da Costa nel programma della «Rivista inter­nazionale del socialismo»: “Io credo che la rivoluzione non è l’organizzazione, in mo­do più o meno pacifico e legale, di un esercito che, all’ordine di uno o più capi, deve poi marciare all’assalto. In nessun paese la classe operaia è organizzata come in Inghilterra e non è meno preparata alla rivoluzione. La rivoluzione, parmi, è l’azione continua di eccitamento e di per­petrazione di ogni specie di reati contro l’ordine pubblico”. Queste posizioni sono sistematicamente sostenute sulla rivista anarchica «I Malfat­tori» che C. pubblica a Ginevra nel corso del 1881, contribuendo al passaggio del­l’anarchismo a un indirizzo estremista, illegalista e per certi aspetti individualista. C. teorizza anche il recupero, anzi la funzione rivoluzionaria, degli emarginati sociali e degli spostati. In questa cornice ideologica va anche inquadrato l’atteggiamento di C. nei con­fronti della svolta di A. Costa. Se alla vigilia della lettera “agli amici di Ro­magna” del luglio 1879, C., interve­nendo su «La Plebe», ha assunto una po­sizione abbastanza aperta, e se, alla vigilia delle elezioni politiche del novembre 1882, ha tenuto un contegno distacca­to ma non ostile ai mezzi legali (egli stes­so, nuovamente detenuto a Genova, è portato in quella occasione candidato-pro­testa nel collegio di Monselice), attacca in seguito e pubblicamente il neo-depu­tato Costa (meeting di Parigi del 30 ottobre 1883) qualificandolo come “un rinnega­to” che ha accettato di essere deputato e triunviro della democrazia, mentre io ho rifiutato tutto, ed ho bramato la miseria, le persecuzioni, le calunnie per restare ciò che sono (Protesta, «Proximus tuus» [Torino], 1° dic. 1883). Già in questo periodo però si manifestano i primi segni di un’alterazione mentale che conduce C. in manicomio: una prima volta a Como nel 1885. Dimesso dopo sette mesi riprende a viaggiare e verso la fine degli anni Ottanta lo troviamo a Corfù e a Costantinopoli. Si interessa alla sor­te del suo amico Cafiero, anch’egli ricove­rato in manicomio. All’inizio degli anni Novanta è nuovamente in Svizzera. Qui entra in una pubblica discussione poli­tica con il gruppo “I ribelli futuri” di Neu­châtel, a proposito di due sue proposte: una relativa alla “socializzazione della terra” in­tesa come “rivendicazione parziale” da por­tare avanti indipendentemente dai fini ulti­mi e generali che restano il comunismo e l’a­narchia; l’altra per una maggiore attenzione ai problemi della società italiana “proponendo qualche provvedimento d’immediata attuazione, qualche mezzo eroico che valga a far cessare lo spettacolo vergognoso de’ poveri italiani divenuti i pezzenti del mondo” («L’italiano all’estero», organo degli operai ita­liani in Svizzera, Losanna, 13 giu. 1891). In tal modo anche C., come Cafiero, pur mantenendosi intransigente sulla que­stioni tattiche (“Né io vi propongo per ciò di entrare ne’ Consigli comunali e ne’ Parlamenti. Lo faccia chi vuole”), appro­da ad un programma transitorio, modi­ficando alquanto la primitiva rigidezza. Dal 1892 al 1894 C. rimane internato nel manicomio di Aversa e fra il 1904 e il 1908, a intervalli, in quello di Nocera Inferiore. Nel 1908, grazie ad aiuti rac­colti con una sottoscrizione, può tornare in Svizzera per trovare i vecchi compagni ma, fermato a Losanna, viene espulso una prima volta in maggio per mendi­cità e una seconda volta nel gennaio 1909 per aver contravvenuto al decreto di espul­sione. Dal 1909 al 1913 viene ricoverato per “monomania acuta” nel manicomio di Como, dal quale viene trasferito a quel­lo di Nocera Inferiore, dove muore il 2 novembre 1915. (P.C. Masini)
 

Fonti

Fonti: C. Cafiero, Un candidato protesta, «Tito Vezio» (Milano), 15 ott. 1882; G. Schiralli, Emilio Covelli, «Baiardo», nn. del 14, 24 feb. e 17 mar. 1901 (ora in Id., Note su Carlo Cafiero e altri scritti, a cura di M. Spagnoletti, Bari 1979, pp. 75-86; G. Francia, Emilio Covelli, «Il Pensiero» (Roma), nov. 1903; Emilio Covelli, «L’Internazionale», suppl. n. 36, «La Lotta», edito nell’occasione del convegno di Imola, 7 sett. 1913.

Bibliografia: A. Lucarelli, Biografia di Emilio Covelli, in C. Cafiero. Saggio di una storia documentata del socialismo, Trani 1947, ad indicem; P.C. Masini. La prima notizia del “Capitale” in Italia in uno scritto di Emilio Covelli, «mo» (Milano), dic. 1950; G. Pe­rillo, Internazionale e società affratellate nel Ge­novesato ..., «Il Movimento operaio e socialista in Liguria», lug.-ago. 1959; P.C. Masini, Biografie di “sovversivi” compilate dai prefetti del Regno d’italia, «Rivista storica del socialismo», 1961, pp. 575 sgg.; P.C. Masini, Storia degli anarchici italiani. Da Bakunin a Malatesta, Milano, 1969, ad indicem; Id., Cafiero, Milano 1974, pp. 171, 328, 362; Dizionario biografico degli italiani, Roma [pubbl. in corso], ad nomenIl movimento operaio italiano. Dizionario biografico, a cura di F. Andreucci e T. Detti, Roma, 1976-1979, ad nomen; M. Spagnoletti, Riflessi del dibattito ideologi­co sull’azione degli anarchici pugliesi (1874-1884), «Archivio storico pugliese», 1979; Id.. Emilio Covelli tra Marx e Bakunin, ivi, 1982; Storia del socialismo italiano, vol. 1, Torino, 1993, ad indicem.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Francesco Paolo e Carolina So­ria

Bibliografia

2003

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