COVA, Cesare

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
COVA, Cesare

Date di esistenza

Luogo di nascita
Mantova
Data di nascita
1855

Biografia / Storia

Nasce in provincia di Mantova nel 1855 da Giuseppe. Partecipa come delegato della società “I Figli del Lavoro” al Congresso della Federazione dell’Alta Italia dell’Internazionale tenutosi a Milano nel febbraio 1877. Nel 1880 è sempre il maggiore responsabile di quella società e nell’agosto cerca di convincere Carlo Monticelli a ricostituire la Federazione dell’Alta Italia per una maggiore unità delle forze del socialismo italiano. Nel 1882 C. è il direttore responsabile del giornale «Tito Vezio» pubblicato a Milano, di cui Monticelli diventa direttore dal 1883, mentre C. è redattore responsabile e amministratore. Il giornale è colpito da ripetuti sequestri. Nel 1883 C. e Monticelli sono processati con l’accusa di volere, tramite il giornale, “spargere fra i non abbienti le teorie sovversive di ogni ordine di cose, disconoscendo Dio, religione, patria, moralità, governo, a tal che puossi ben dire che supremo scopo di quel periodico sia la distruzione d’ogni cosa, quindi l’anarchia”. Nell’aprile 1883 sono entrambi condannati a 28 mesi di carcere e a una multa. C. si rifugia in Francia, a Parigi, dove entra a far parte del circolo anarchico italiano composto di una ventina di persone tra cui Zavoli, Lombardi, Ponzone e Martin. Si trasferisce quindi a Londra, agli inizi del 1893. Partecipa alle iniziative organizzate nell’Autonomie Club e frequenta in particolare gli affiliati del gruppo de “L’Anonimato” capeggiato da Luigi Parmeggiani partecipando, secondo i rapporti di un informatore, ad alcuni scassi. Apre un negozio agli inizi del 1893 e nel dicembre dello stesso anno tenta una truffa ai danni di un commerciante di vini, ma è scoperto e condannato a un anno e mezzo di lavori forzati.  Negli anni seguenti, pur frequentando la colonia degli anarchici, è conosciuto soprattutto per le truffe da lui compiute, tanto da essere definito nei rapporti di polizia come “l’anarchico-ladro”. È proprietario di due case nelle quali ospita gli anarchici di passaggio e di cui si serve anche Malatesta quando vuole far credere di essere partito per l’Europa. Nel 1911 ha una causa giudiziaria per calunnia con l’anarchico Recchioni, che lo denuncia per uno scritto contro di lui distribuito da C. nella colonia italiana a causa di una presunta relazione di sua figlia con Recchioni. C. è condannato a un mese di carcere. Allo scoppio del conflitto mondiale è segnalato dal commissario del consolato di Londra per la sua intensa “propaganda disfattista”. Come nel caso degli altri anarchici contrari all’intervento il commissario ne propone la sorveglianza e possibilmente la denuncia ma suggerisce di evitare in ogni caso l’espulsione dal Regno Unito. Alla fine degli anni Venti C. è a Glasgow dove fa parte, con Agostino Coja ed Emilio Ceraglioli, di un gruppo di antifascisti italiani. S’ignorano data e luogo di morte. (P. Dipaola)
 

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; ASDMAE, Pol. Int, b. 26; «The Times», 6 dic. 1893.
Bibliografia: L. Bettini, Bibliografia dell’anarchismo, vol. 1 t. 1. Periodici e numeri unici anarchici in lingua italiana pubblicati in Italia (1872-1971), Firenze 1972, ad indicem; A. Bernabei, Esuli ed emigranti italiani nel Regno Unito1920-1940, Milano 1997.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Giuseppe

Bibliografia

2003

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Collezione

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