CONVERTI, Nicolò (Nicolantonio)

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
CONVERTI, Nicolò (Nicolantonio)

Date di esistenza

Luogo di nascita
Roseto Capo Spulico
Data di nascita
March 18 1855
Luogo di morte
Tunisi

Biografia / Storia

Nasce a Roseto Capo Spulico (Cs) il 18 marzo 1855 da Leonardo e Elisabetta Aletta, entrambi di famiglia benestante. Compiuti gli studi inferiori in Calabria, si trasferisce a Napoli, dove finisce il liceo, avendo Giovanni Bovio per professore nell’ultimo anno di insegnamento prima di accedere alla cattedra universitaria. Si iscrive poi ai corsi di medicina, senza pervenire alla laurea, conseguita, così come confida ad A. Costa, del quale rimarrà sempre amico, solo alcuni anni più tardi nel 1909, quando, dopo una lunga permanenza a Tunisi, città in cui ha fissato la sua residenza abitualmente, ritorna per la prima volta in Italia. Avvicinatosi alle idee del socialismo libertario, che a Napoli hanno una larga diffusione per l’influenza esercitata dalla predicazione del Bakunin nel periodo del suo soggiorno nel capoluogo partenopeo, stringe amicizia con E. Covelli e con altri esponenti napoletani. Si aggrega all’Internazionale e, divenuto, ben presto, il principale animatore del gruppo napoletano, sviluppa, nel contempo, un’intensa attività pubblicistica, collaborando sia alla stampa del tempo sia fondando alcuni suoi bollettini. Nel 1878 entra nella redazione del periodico «Il Masaniello», un bisettimanale che, nel colmare il vuoto lasciato dal trasferimento del settimanale «L’Anarchia» a Firenze, propugna l’alleanza con i socialisti autoritari. Il giornale, però, ha vita breve e dopo nove numeri, sistematicamente sequestrati dalla Questura, viene sospeso. Non si concludono, viceversa, i rapporti tra C. e gli altri internazionalisti, che sfociano prima nella costituzione del circolo “Pisacane”, con C. segretario e Merlino tesoriere e poi nella stesura di alcuni progetti, come quello di stampare un organo degli anarchici napoletani (dal titolo «La Campana»), riprendendo la precedente testata, e di dare vita alla diffusione di un giornale per contestare le posizioni di A. Costa. Andate entrambe le idee a vuoto, anche perché molti sono i contrasti tra gli elementi operai, fautori di una politica legata ai problemi minuti del lavoro ma spesso mancanti di una capacità progettuale complessiva e gli intellettuali “intransigentemente” anarchici, tutti proiettati in sogni utopistici e spesso inadatti a comporre “tra fini ultimi e obiettivi intermedi”, C. da alle stampe, nel maggio 1885, «Il Piccone», uscito in forma di fascicolo perché senza autorizzazione, ma accolto positivamente nell’ambiente internazionalista. Un giornale comunista anarchico molto rigoroso sia con i socialisti legalitari e con lo stesso Costa sia con i repubblicani, ritenuti, negli anni dell’irredentismo, gli elementi più pericolosi alla causa anarchica. Ma la sua forzata partenza per la Francia, nel lasciare in difficoltà il movimento anarchico napoletano che, da questo momento, perde la sua originaria connotazione per confondersi con quello socialista e genericamente con la democrazia radicale, blocca per un mese il giornale, che riprende successivamente le pubblicazioni fino al novembre, grazie all’opera di una redazione esclusivamente formata da studenti. Pur essendo ormai fuori dell’Italia, C. sostiene anche «Il Demolitore», organo del circolo napoletano «Il Lavoratore», attraverso il quale divulga una lettera, insieme con G. Grassi, in cui i due anarchici prendono netta posizione a favore di una moderna organizzazione rivoluzionaria. Collabora alla «Rivista internazionale del socialismo» di Milano, nella quale pubblica uno scritto La proprietà, al settimanale «In Marcia» di Pesaro e ad altri periodici del filone anarchico, tra i quali «Il Proletario» di Palermo, dove fa uscire un articolo Anarchia, nel quale conclude che “l’anarchia senza il comunismo è impossibile”. La svolta della sua vita si verifica nel 1885, quando, condannato a 22 mesi di carcere per avere sottoscritto “un manifesto dell’Internazionale (l’ultimo pubblicato in Italia) firmato da oltre 300 delegati di sezioni e federazioni”, per cui “ne fummo processati solo una quindicina” e “si ricorse in cassazione per avere il tempo di filare all’estero” («L’Adunata dei refrattari», 28 ott. 1939, p. 5), preferisce lasciare l’Italia. Imbarcatosi da Livorno si rifugia in Corsica e poi ripara nella Francia meridionale, stabilendosi in un primo momento a Nizza, dove modifica in anarchico rivoluzionario il programma politico della nuova serie del giornale «Lo Schiavo», e in seguito a Marsiglia. Nella città francese, dove ha già risieduto, riallaccia le fila per riprendere la propaganda rivoluzionaria e con l’aiuto di alcuni anarchici italiani e francesi, fonda un settimanale, «L’Internationale anarchiste», uscito, il 16 ottobre 1886, dopo qualche difficoltà per il reperimento dei fondi necessari. Il giornale, redatto contemporaneamente in italiano e in francese per quattro numeri, costituisce una novità molto importante per la stampa anarchica. Con esso, accanto all’impegno, così scrive nell’editoriale, di “far cessare l’odio creato e sostenuto dalla stampa borghese fra operai francesi e italiani”, si incomincia a trattare il tema della critica alle istituzioni e alle dottrine repubblicane; tesi poi riesposte nell’opuscolo Repubblica ed Anarchia (Tunisi 1889), che è il più importante contributo teorico di C., ripreso anche dalla stampa italiana del tempo, ma che per i programmi in esso contenuti, dapprima è confutato, in particolare da E. Matteucci su «L’Emancipazione» di Roma, e subito dopo viene anche sequestrato. Venuta meno l’offerta di una collaborazione stabile con due riviste di medicina di Parigi, il 10 gennaio del 1887, mettendo, ancora una volta, in seria difficoltà l’ambiente anarchico italiano nella Francia meridionale, con l’amico Grassi, C. espatria definitivamente a Tunisi. La città africana, fin dai primi movimenti liberali, promossi durante gli anni del Risorgimento, è diventata il rifugio di numerosi perseguitati politici italiani, in particolare siciliani, e di una collettività di estrazione borghese e di proletari analfabeti che, facilitando un felice processo di naturalizzazione con gli indigeni, nel 1912 superava le 100.000 unità. In questa comunità, ritenuta in quegli anni una vera e propria appendice africana del territorio italiano, a predominante espressione linguistica, C., in virtù delle prime amicizie, acquisite, sulla base di alcune fonti, attraverso uno zio vescovo, vive praticamente colà fino alla sua morte, esercitando, con grande impegno, la professione di medico negli ospedali locali. Ottenuta a Tunisi, secondo un’annotazione del prefetto di Cosenza, la laurea in medicina per la raccomandazione di un cardinale, grazie alla sua fattiva opera contribuisce all’ampliamento della struttura sanitaria tunisina, per molti versi lontana dal poter essere considerata accettabile e istituisce la Società di soccorso “Croce Verde”, accolta con simpatia dagli stessi musulmani, e della quale egli è presidente per alcuni decenni. Oltre al lavoro di medico, svolto a favore delle classi indigenti, C. diviene, in breve tempo, uno dei padri del movimento operaio maghrebino, continuando nelle sue battaglie giornalistiche, rimanendo in contatto con i circoli libertari internazionali, collaborando a diversi giornali anarchici italiani e stranieri e pubblicando nel 1887 «L’Operaio», un settimanale che si definisce organo degli anarchici di Tunisi e di Sicilia. Con linguaggio semplice e in uno stile privo di enfasi e di retorica, il “giornaletto”, stampato in una propria tipografia, attacca le due maggiori collettività cristiane della borghesia locale, quella francese e quella italiana, cercando, così, di “scuotere l’apatia dei lavoratori e della massa grigia degli indifferenti” dallo sfruttamento esercitato dalle grosse società. Successivamente segue un organo sindacalista, «La Voix de l’Ouvrier», col quale C. si impegna a studiare le cause che producono la miseria e i rimedi per scansare questo flagello. Nello stesso tempo C. forma anche un attivo gruppo anarchico di propaganda, un vero e proprio centro di cospirazione, allestito anche per organizzare ed assistere gli anarchici italiani che, condannati al domicilio coatto nelle diverse isole della Sicilia, in primis Favignana e Pantelleria, riescono a fuggire in Tunisia. Nel 1896 dà vita alla pubblicazione della rivista teorica «La Protesta umana», alla quale offrono il loro contributo i più noti scrittori libertari del tempo, da A. Hamon a L. Fabbri, da A. Cipriani a P. Raveggi. C. vi pubblica alcuni scritti tra i quali un saggio in tre puntate, Idee generali, col quale polemizza con i teorici tedeschi del naturalismo sul concetto di Stato, visto come “cervello” dell’organismo sociale. Importante è anche una vibrata protesta a difesa di alcuni anarchici italiani che, fuggiti dal domicilio coatto e sbarcati sulle coste della Tunisia, sono consegnati dalle autorità francesi a quelle italiane. Dopo la sospensione, avvenuta per motivi fiscali, la rivista viene trasferita, per un solo numero, nel giugno del 1897 a Macerata, risultando così, in quegli anni, l’unica pubblicazione anarchica. C., per diffondere le sue teorie, non rifiuta, anche, di scrivere, tra il 1894 e il 1913, su alcuni fogli democratici, espressione della borghesia; così molti giornali, sia di lingua francese che italiani, anarchici e no, accolgono i suoi articoli inerenti al dibattito che si svolge intorno all’organizzazione politica ed economica delle masse operaie. Fra gli altri si ricordano: «La Petite Tunisie» di Tunisi, «L’Avenir social» e «Le Courier», entrambi di Tunisi, «L’Emancipateur» di Algeri, «Il Progresso» di Palermo, «Il Picconiere» di Marsiglia, «L’Avvenire sociale» di Messina, tutti anarchici; «Il Secolo» e «La Gazzetta» di Milano, «Il Momento» di Parigi, e anche l’«Unione» di Tunisi, fondata dai livornesi e portavoce ufficiale della comunità italiana. Nei primi anni del ’900 c’è una parziale evoluzione nella sua propaganda rivoluzionaria, in parte dovuta sia alle condizioni delle classi lavoratrici tunisine, sulle quali da ambienti democratici è esercitata una particolare pressione, che si concretizza, poi, nella creazione di sodalizi di beneficenza, sia anche a un suo avvicinamento alle idee e al parlamentarismo di A. Costa, che visita Tunisi nel dicembre 1907 e che in una lettera manifesta l’intenzione di vederlo dopo tanti anni. L’incontro, se avvenne, è stato, senz’altro, determinante anche per la scelta compiuta nel 1913, quando, trovandosi in Calabria, si fa trascinare da un vasto movimento popolare iniziato nell’alto Jonio cosentino per richiamare l’attenzione su alcune infrastrutture da realizzare. Tutto ciò lo spinge ad accarezzare l’idea di spingere le masse a forme di azione politica diretta e destando enorme sensazione nell’ambiente anarchico italiano ed europeo, si presenta candidato, con un programma comunista anarchico, nel collegio di Cassano Jonio per le elezioni del 26 ottobre. Il suo tentativo, naturalmente fallito, nonostante l’attiva campagna elettorale, rimane come una protesta puramente teorica contro lo Stato accentratore. Rientrato definitivamente a Tunisi, dopo un ulteriore viaggio nel novembre dello stesso anno al suo paese e per poche settimane, si dedica di più al lavoro e alla famiglia, prestando la sua opera fino ai primi anni Trenta come medico notturno nell’ospedale coloniale italiano G. Garibaldi, di cui è stato uno dei fondatori. Durante gli anni del fascismo continua nella sua azione, mantenendo continui contatti con C. Berneri e con gli ambienti anarchici ed antifascisti di Francia e di America e “nei suoi rari scritti rimasti ritorna la fraseologia vulcanica della prima giovinezza” (Riggio, p. 87). Pur annotando che C. è un anarchico militante ed irriducibile nelle sue idee rivoluzionarie, nonché “un dichiarato avversario del regime contro cui parla e scrive abbastanza frequentemente”, nel marzo del 1933 il console italiano a Tunisi, che lo fa attentamente sorvegliare per timore di una possibile missione in Italia “con incarichi non precisati”, esclude, tuttavia, che “egli [ avesse ] in animo di venire in Italia con intenti criminosi”, anche se può considerarsi un individuo capace di fornire aiuti di qualsiasi genere a elementi intenzionati di commettere atti criminosi. Il 14 agosto 1936 – scrive sempre il console – partecipa alla manifestazione in favore del fronte popolare spagnolo, e nel prendere la parola, dichiara la sua fiducia “in un avvenire migliore per l’umanità rigenerata e più fraterna e per inviare un saluto ai compagni di fede della Spagna che lottano per il trionfo della libertà”. Muore a Tunisi il 14 settembre 1939 e al suo funerale, dove viene ricordato dall’anarchico Sapelli, partecipano in una manifestazione unitaria tutti gli antifascisti residenti in Tunisia. (G. Masi)
 

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; ivi, Gabinetto di Prefettura, Rapporti se­mestrali, Cosenza, b. 7 f. 21bci, Fondo Costa, lettere di C.; Confessioni e battaglie, ricordi autobiografici di C. in forma di lettera a N. Napolitano, «L’Adunata dei refrattari»28 ott.-2 dic. 1939.

Bibliografia: scritti di C.: Repubblica e Anarchia, Tunisi 1889; Socialismo o repubbli­ca, s.l. 1900; Che cosa è il socialismo, Messina 1900. Scritti su C.: G. Damiani, Attorno a una vita, Newark 1940 (la biografia di C. è stata pubblicata a puntate da Damiani su «L’Adunata dei refrattari» di Newark dal 9 dic. 1939 in avanti); A. Riggio, Un libertario calabrese in Tunisia: N. C., «Archivio storico per la Calabria e la Lucania», nn. 1-4, 1947; G. Cerrito, I periodici di Messina. Biblio­grafia e storia, Milano1961, ad indicem; P.C. Masini, La Prima Internazionale in Italia nelle carte dei fratelli Ceretti, «Movimento operaio e socialista»nn. 1-2,1965, pp. 67-68; P.C. Masini, Storia degli anarchici italiani. Da Bakunin a Malatesta, Milano, 1969 e Id., Storia degli anarchici italiani nell’epoca degli attentati, Milano, 1981, ad indicem; L. Bettini, Bibliografia dell’anarchismo, vol. 1 t. 1. Periodici e numeri unici anarchici in lingua italiana pubblicati in Italia (1872-1971), Firenze 1972; d., Bibliografia dell’anarchismo, vol. 1 t. 2. Periodici e numeri unici anarchici in lingua italiana pubblicati all’estero (1872-1971), Firenze 1976, ad indicem; P.F. Buccellato, M. Iaccio, Gli anarchici nell’Italia meridionale. La Stampa (1869-1893), Roma 1982, ad indicem; L. Gallico, L’Altro Mediterraneo tra politica e storia, Chieti 1989, p. 154 sgg.; G. Berti, Francesco Saverio Merlino. Dall’anarchismo socialista al socialismo liberale (1856-1930), Milano 1993, ad indicem; N. Pasotti, N. C., emigrato, medico e rivoluzionario: un calabrese a Tunisi, «La Regione Calabria Emigrazione», nn. 4-5, 1993; S. Speziale, Oltre la peste. Sanità, popolazione e società in Tunisia e nel Maghreb (XVIII-XX secolo), Cosenza 1997, p. 296 sgg. 

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Leonardo e Elisabetta Aletta

Bibliografia

2003

Persona

Collezione

città