​LURAGHI, Armando

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
​LURAGHI, Armando

Date di esistenza

Luogo di nascita
Milano
Data di nascita
January 1 1883
Luogo di morte
Vigevano

Biografia / Storia

Nasce a Milano nel 1883 da Giulio e madre ignota. La frammentaria documentazione poliziesca, priva della consueta scheda descrittiva – il cosiddetto galleggiante – non permette di ricostruire le fasi iniziali della sua attività politica né di individuarne grado di alfabetizzazione e mestiere. L. si affaccia sulla scena politica milanese nel 1904, quando assume la gerenza de «Il Grido della folla» per pochi numeri, tra l’aprile e il maggio. Da allora si apre una spirale continua di denunce, processi e condanne. Nel luglio infatti viene processato e condannato per incitamento all’odio di classe a mezzo stampa a otto mesi di reclusione, con l’aggiunta di cinque per aver detto “va bene” dopo il verdetto (Cronaca locale. L’ultima infamia, «Il Grido della folla», 9 lug. 1904). Assolto in seconda istanza dall’accusa di offese alla corte, è ugualmente assolto, il 30 agosto, dall’imputazione di aver distribuito dei manifesti inneggianti a Bresci il 1° maggio. Carattere irruente, sempre in prima fila in ogni agitazione o protesta, nonostante (o forse per) la salute ormai irrimedialmente compromessa dalla tisi, L. è sicuramente uno dei militanti di base milanesi più in vista tra il 1904 e il 1911, anno della sua prematura scomparsa. In occasione dello sciopero generale del settembre 1904, viene accusato sia di avere ucciso la sera del 19 una persona all’uscita della Birreria Casanova, in piazza del Duomo, sia di aver colpito, sempre in piazza del Duomo, un agente “con un bastone ferrato”. Assolto dalla prima imputazione, L. viene condannato per la seconda a quasi cinque mesi e 25 giorni. Dimesso dal carcere, “dove pel giornale e per l’Idea egli aveva passato 11 mesi uscendone in uno stato veramente compassionevole”, L. viene assunto dal «Grido della folla» come aiutante dell’amministratore Augusto Norsa (A. Norsa, Per la verità, «La Protesta umana», 22 dic. 1906). In questa fase partecipa spesso a nome degli anarchici ai comizi popolari, come quello nel marzo 1906 per protestare contro la concessione del sussidio comunale alla Lega del lavoro cattolica. Nel maggio seguente, dopo l’uccisione di Angelo Galli durante lo sciopero generale del giorno 10, interviene al comizio al Castello Sforzesco e pronuncia “violente frasi” che gli procurano una denuncia per istigazione a delinquere. Ripara perciò in Svizzera, prima a Lugano, poi a Ginevra e nel Canton Vaud. Espulso dal Cantone alla fine di luglio, è costretto a ritornare a Milano. Quando si produce la spaccatura tra Gavilli e il gruppo Molinari, Giacomelli, Manfredi, Longhi che dà vita a «La Protesta umana», L. si schiera dalla parte del nuovo giornale, a cui versa sottoscrizioni, per cui raccoglie fondi e di cui, alla fine del giugno 1907, diventa gerente. Poco dopo viene accusato di aver partecipato ai disordini avvenuti il 4 luglio davanti alla Prefettura, in occasione della commemorazione di Garibaldi, che portano all’arresto di Filippo Corridoni, Maria Rygier e Amleto Calura. Sfuggito alla condanna, viene successivamente arrestato perché imputato di “apologia di regicidio” per un articolo apparso ne «La Protesta umana» che auspicava l’avvento di un nuovo Bresci. Condannato a un anno di detenzione più 60 giorni per mancato pagamento della multa, L. ritorna in libertà nel settembre 1908 e riprende la sua attività di propaganda distinguendosi particolarmente in occasione delle elezioni del 1909, quando a varie riprese interviene ai comizi dei diversi partiti per sostenere la tesi astensionista. Responsabile di “disordini e sparo di castagnole nei recenti comizi elettorali”, viene arrestato con Carlo Colombo e Angelo Ambrosoli e condannato a 12 giorni di carcere. Quando, nel settembre 1909, Giuseppe Monanni e Leda Rafanelli, già editori di «Sciarpa nera», danno vita a «La Questione sociale» per riempire il vuoto causato dalla sospensione de «La Protesta umana», L. ne assume la gerenza e inizia a tenere conferenze, alcune delle quali con A. Borghi, L. Rafanelli, L. Molinari, a Milano e dintorni e in Lombardia. La nuova iniziativa editoriale di Monanni e Rafanelli, «La Rivolta», uscita il 1° gennaio 1910, ha ancora come gerente L., che collabora anche con qualche breve articolo, firmandosi talvolta con lo pseudonimo di Ombra (oppure O.). In questo periodo L. è molto attivo nel Comitato per la liberazione di Felice Boscolo e in quello pro arrestati di via Palestrina. Condannato il 17 maggio a 7 mesi per reati di stampa si sottrae all’arresto riparando in Svizzera, nel Canton di Zurigo. Tornato in Italia in settembre, è segnalato a Vigevano, dove nell’ottobre parla al comizio pro Ferrer. Ormai “disfatto” dalla malattia, muore a Vigevano alla fine di maggio del 1911. Di fronte alla “menzognera notizia”, diffusa dai preti, che L. fosse morto con “tutti i conforti religiosi”, gli anarchici di Vigevano pubblicano un numero unico, «Per la verità», “in cui rivendicano la memoria, la esistenza consacrata tutta all’idea anarchica e la morte incontaminata del [...] giovane estinto” (Note e notizie, «Il Grido della folla», 10 giu. 1911). (M. Antonioli) 

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Giulio e madre ignota

Bibliografia

2004

Persona

Collezione

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