​LUCETTI, Gino

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
​LUCETTI, Gino

Date di esistenza

Luogo di nascita
Avenza
Data di nascita
August 31 1900
Luogo di morte
Isola d'Ischia

Biografia / Storia

Nasce ad Avenza frazione del comune di Carrara (MS) il 31 agosto 1900, da Filippo e Adele Crudeli, lizzatore. Il 24 marzo 1918 è chiamato sotto le armi e trasferito in zona di combattimento il 7 luglio 1918 in forza al 2° Reparto d’Assalto del 60° Reggimento di fanteria. Tecnicamente è un ardito ma, per l’avvicinarsi della fine del conflitto e per il suo ruolo di autista, è improbabile che partecipi a scontri a fuoco. Accusato di furto del fucile e della baionetta d’ordinanza, il 23 maggio 1921 viene processato per “alienazione di oggetti di armamento” ma risulta non colpevole. Il 16 agosto è però denunciato come disertore al Tribunale Militare di Firenze che il 1° marzo 1922 lo condanna ad un anno di reclusione militare con la condizionale (è già in stato di congedo illimitato dal 3 novembre 1921). Tornato ad Avenza decide di abbandonare l’Italia a seguito di scontri avuti con fascisti nella zona di Carrara ed anche allettato dalle possibilità di lavoro offerte dalla Francia dove molti amici libertari hanno già trovato rifugio. Per i lavoratori apuani il modo migliore per raggiungere le coste francesi è l’imbarco clandestino sui navigli che trasportano il marmo dall’Italia ai porti della Costa Azzurra. È molto probabile che anche L. si avvalga di questo metodo per i suoi spostamenti da e per la Francia. Nel 1922 sbarca per la prima volta vicino a Nizza dove è conosciuto e cerca lavoro nelle piccole aziende del marmo presenti in zona alcune delle quali, gestite da italiani di fede libertaria, che non rifiutano aiuti ai compagni in difficoltà. È certo che L. nei primi mesi del 1923 si trova a Marsiglia dove viene multato dalla polizia perché sprovvisto della carta d’identità; qui l’azione libertaria è molto più attiva che non in Costa Azzurra, data la presenza del Comitato pro Vittime Politiche guidato da Dario Castellani e Fosca Corsinovi che lo mettono in contatto con Aurelio Liverani, proprietario nella zona di un laboratorio di marmi. Nel giugno del 1925 L. è in Italia ove rimane fino a ottobre muovendosi in città, dove abitano amici anarchici fidati e, con tutta probabilità, comincia a progettare l’attentato al Duce, piano che subisce una battuta d’arresto la notte del 26 settembre 1925 quando L., coinvolto in uno scontro a fuoco con alcuni fascisti in Avenza, l’indomani ripara di nuovo in Francia, aiutato dal fratello Andrea, a bordo di un’imbarcazione carica di marmo. Rientra in Italia alla fine del maggio 1926 (con ogni probabilità grazie all’aiuto di un compagno ferroviere che lo nasconde in un vagone merci nei pressi di Ventimiglia) e vi rimane per più di tre mesi muovendosi indisturbato o quasi tra Avenza, Roma e probabilmente Viareggio. Durante questi spostamenti si ritiene vengano reperite sia le bombe usate per l’attentato che la pistola, e vengano informati del progetto E. Malatesta e G. Damiani. La mattina dell’11 settembre 1926 L. è nei pressi del piazzale di Porta Pia a Roma in attesa della vettura che conduce Mussolini dalla sua residenza di Villa Torlonia al Ministero degli Esteri a Palazzo Chigi. È certo che L. conosce i particolari del tragitto della vettura grazie agli appostamenti che Stefano Vatteroni compie direttamente o con l’aiuto di altri nei mesi precedenti. L. attende l’arrivo della macchina presso il bar Nomentano, di angolo fra la via omonima e via Ancona, nascosto dietro un chiosco di giornali e quando passa l’auto presidenziale le lancia contro una bomba sipe che, causa il ritardo e la troppa vicinanza, impatta la fiancata posteriore deflagrando a terra dove lascia visibili tracce sul selciato. Datosi alla fuga L. è bloccato da due carabinieri scesi dalla vettura di scorta, trascinato all’interno di un portone dove, non prima di aver lanciato un secondo ordigno rimasto inesploso contro le guardie, viene arrestato e trovato in possesso di una pistola Browning con il colpo in canna ed altri sei nel caricatore. Le pallottole ad un successivo esame risultano intaccate ed immerse nell’acido muriatico. L. sostiene di essere un anarchico individualista arrivato direttamente dalla Francia per l’attentato. È certo che nel corso dell’azione è presente un “palo” perciò il 15 settembre, nei locali della Polizia Giudiziaria, Leandro Sorio, factotum dell’albergo dove a Roma pernotta L. nei giorni precedenti l’attentato, viene tratto in arresto in compagnia di Vatteroni, compaesano e amico d’infanzia di L. Al termine dell’istruttoria, Sorio e Vatteroni vengono rinviati a giudizio e a novembre il procedimento passa al Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato, appena istituito, che emette la sentenza nei confronti dei tre imputati l’11 giugno 1927 condannando L. colpevole dei reati ascrittigli a trenta anni di reclusione, Sorio colpevole di “complicità non necessaria” a venti anni ed infine Vatteroni a diciotto anni e nove mesi. L. il 6 agosto 1927 è trasferito al penitenziario di Portolongone; il 14 febbraio 1930, al termine dei previsti tre anni di reclusione speciale, passa a quello di Fossombrone per giungere, il 20 giugno 1932, al suo ultimo carcere sull’isola di S. Stefano nell’arcipelago Pontino. L’11 settembre 1943 viene liberato dagli alleati che stanno sbarcando a Salerno e trasferito lontano dai combattimenti a Ischia. Napoli però è ancora controllata dai tedeschi che, nell’ambito di una decisa controffensiva, iniziano un violento cannoneggiamento sulla vicina isola ed è proprio nel corso di questo attacco che, colpito da una scheggia di granata, L. muore il 17 settembre 1943. (R. Lucetti) 

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; ivi, Fondi Processuali, Tribunale Speciale, elenchi 1-50 (1925-1927), b. 7; Dir. Gen. Istituti di Prevenzione e Pena, Detenuti Politici, b. 10; Ministero dell’Interno, Direzione generale, Pubblica Sicurezza, Divisione affari generali riservati, Divisione Polizia Politica, f. 738; Archivio di stato Massa, ad nomen; iisg, archivio Ugo Fedeli f. 196.
 
Bibliografia: La torbida storia del giovane anarchico, «Il Giornale d’Italia», Roma 14 set. 1926; Dichiarazioni di Gino Lucetti, «L’Adunata dei refrattari», 16 ott. 1926; Gino Lucetti: Vindice, ivi, 4 dic. 1926; Gino Lucetti, ivi, 8 gen. 1927; Gino Lucetti di fronte al Tribunale, ivi, 18 giu. 1927; Gino Lucetti davanti al Tribunale fascista, «Il Martello», New York 2 lug. 1927; Tregua per le vittime e all’opera per gli eroi, «L’Adunata dei Refrattari», 9 lug. 1927; Lucetti, ivi, 16 lug. 1927; Lucetti e Terracini, «Il Martello», New York, 6 ott. 1928; Gino Lucetti visto da Giuseppe Mariani nella “Casa dei Morti” di Santo Stefano, «Il Cavatore», Carrara, 31 ago. 1946; Come è stato liberato e come è morto Gino Lucetti, ivi, Carrara, 29 nov. 1946; Il ritorno di Gino Lucetti alla sua terra, «La Voce Apuana», Carrara, 3 mag. 1947; Gino Lucetti è tornato ad Avenza, «L’Amico del popolo», Genova 21 mag. 1947; Gino Lucetti comunista?, ivi Genova 10 giu. 1947; V. D’Andrea, Gloria anarchica, «Remember!», Parigi, 22 mag. 1927; G. Artieri, Tre ritratti politici e quattro attentati, Roma, Atlante, 1953; G. Galzerano, Attentati anarchici a Mussolini, in L’antifascismo rivoluzionario, Pisa 1993; R. Lucetti, Gino Lucetti. L’attentato contro il duce (11 settembre 1926), Carrara 2000. 

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Filippo e Adele Crudeli

Bibliografia

2004

Oggetto

Persona

Collezione

città