COLETTI, Gino

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
COLETTI, Gino

Date di esistenza

Luogo di nascita
Adria
Data di nascita
October 30 1893
Luogo di morte
San Remo

Biografia / Storia

Nasce a Adria (Ro) il 30 ottobre 1893 da Dante e Giovanna Naccari, musicista itinerante. Si trasferisce con la famiglia a Bologna, presumibilmente all’inizio del 1910, allorché la Prefettura di Rovigo lo indica a quella bolognese come anarchico militante (l’anno precedente C. ha preso parte a un comizio di protesta indetto in Adria contro l’annunciata visita dello zar Nicola II, prendendo la parola a nome del locale “partito anarchico”). Nel capoluogo emiliano, ove si guadagna da vivere suonando il violino, l’anarchico veneto rafforza i legami con il movimento libertario, senza tuttavia andare oltre una sporadica attività di piccola propaganda. Si sposta sovente per esigenze lavorative e, durante una sosta stagionale a Finale Emilia, ha modo di conoscere l’individualista Oberdan Gigli, che dirige la locale CdL. Proprio da una lettera di C. a Gigli (scritta all’epoca della partecipazione di C. alla spedizione garibaldina nelle Argonne), apprendiamo che egli avrebbe invano cercato di partire volontario per l’Albania, nel 1911, e per la Grecia, l’anno successivo, al seguito di Amilcare Cipriani, in occasione delle sollevazioni anti-turche. Ne esce il ritratto di un giovane profondamente suggestionato dal mito garibaldino. Come altri anarchici prima e dopo di lui (basti pensare a Filippo Troja e Cesare Colizza) C. non vede contraddizione tra il vestire la camicia rossa e il professare idee libertarie (poiché abbattere il feroce dispotismo ottomano significa per lui combattere una battaglia rivoluzionaria per la libertà e la giustizia sociale); ed è così che un suo articolo di sapore antimilitarista (Pro e contro la guerra) compare il 18 agosto 1912 sulle pagine de «L’Agitatore». Nel novembre di quello stesso anno C. lascia l’Italia, e – come riporta la Legazione italiana in Romania in data 15 marzo 1913 – si stabilisce a Bucarest, trovando impiego fisso presso l’orchestrina di una birreria. Non dà più notizie di sé fino all’autunno del 1914, quando, rispondendo all’appello della Direzione repubblicana in favore della “sorella Latina” minacciata dall’invasione tedesca, parte alla volta della Francia e può finalmente coronare il suo sogno, arruolandosi nei volontari garibaldini. Da una sua corrispondenza apparsa su «L’Internazionale» del 27 febbraio 1915 (una rievocazione del compagno Mario Perati, anarchico romagnolo “profugo della Settimana Rossa” caduto nei combattimenti delle Argonne), traspare ancora una volta chiaramente la sua convinzione di battersi per la causa anarchica. Una successiva cronaca della spedizione, edita da C. al suo ritorno in Italia (Peppino Garibaldi e la Legione Garibaldina), mostrerà invece un netto distacco dall’anarchismo – come anche da qualsivoglia altra parte e ideologia politica, un rifiuto di cui sono prova le pesanti critiche rivolte dall’autore al modo in cui i dirigenti del PRI hanno gestito l’impresa, al loro maldestro politicantismo, contrapposto allo spirito d’azione e al disinteressato eroismo di Peppino Garibaldi – e un’incondizionata adesione all’etica volontaristica del garibaldinismo. Il 28 marzo 1915, sciolta ormai la legione garibaldina, C. rientra appunto a Bologna. Due mesi più tardi è richiamato alle armi ed arruolato nell’80° rgt fanteria, di stanza a Verona. Combatte negli arditi, congedandosi con il grado di sergente maggiore. Trasferitosi a Milano, centro nevralgico del nascente arditismo politico, C. aderisce all’Associazione fra gli Arditi d’Italia, divenendo, nel gennaio 1920, segretario della sezione meneghina di quella organizzazione. Nei mesi seguenti si fa promotore dell’Associazione Nazionale fra gli Arditi d’Italia, che si distingue per un più stretto vincolo con il movimento fascista. I rapporti di C. con il fascismo sono comunque ambigui, improntati alla collaborazione ma, nello stesso tempo, caratterizzati da una diffidenza di fondo, alimentata dalla costante preoccupazione da parte dell’ex anarchico di preservare all’associazione da lui fondata un connotato il più possibile apolitico. La crescente insofferenza di C. verso le pretese egemoniche del fascismo lo induce col tempo a ricercare un’intesa con la Federazione Nazionale dei Legionari Fiumani, facente capo a Gabriele D’Annunzio, e, conseguentemente, a aderire al programma sindacalista deambrisiano, con ciò approdando a una sostanziale per quanto velleitaria scelta di campo antifascista. Entrato perciò in rotta di collisione con il fascismo, C. segue il destino dell’Associazione nazionale fra gli Arditi d’Italia e allorché questa si scioglie, alla fine del 1924, è costretto a ritirarsi dalla scena politica. Nel novembre del 1929 lascia Milano per San Remo, trovando occupazione come secondo violino al casinò municipale. Vive il resto della vita completamente appartato, senza peraltro che vengano meno le misure di sorveglianza disposte dalla polizia fascista nei suoi riguardi. Muore il 3 settembre 1976 presso l'ospedale di San Remo. (A. Luparini)
 

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen.

Bibliografia: Scritti di C.: Peppino Garibaldi e la Legione Garibaldina, Bologna 1915; scritti su C.: F. Cordova, Arditi e legionari dannunziani, Padova 1969, ad indicem; F. Rochat, Gli arditi della grande guerra: origini, battagli e miti, Milano 1981, ad indicem; A. Luparini, Gli anarchici interventisti e il fascismo. Il caso di Gino Coletti in una lettera a Mussolini, «Nuova storia contemporanea», n. 3, 1998; A. Luparini, Anarchici di Mussolini. Dalla sinistra al fascismo dalla rivoluzione al revisionismo, Montespertoli (Fi) 2001, ad indicem; M. Antonioli, Nazionalismo sovversivo?, «Rivista storica dell’anarchismo», gen.-giu. 2002, pp. 19, 27-28.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Dante e Giovanna Naccari

Bibliografia

2015

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