CIANCABILLA, Giuseppe

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
CIANCABILLA, Giuseppe

Date di esistenza

Luogo di nascita
Roma
Data di nascita
1872
Luogo di morte
San Francisco
Data di morte
16 settembre 1904

Attività e/o professione

Qualifica
giornalista

Nazionalità

italiana

Biografia / Storia

Nasce a Roma nel 1872 da famiglia borghese. Nella capitale presto intraprende studi letterari, nel corso dei quali mostra una precoce attitudine per poesie e bozzetti. Negli anni Novanta inizia la sua militanza nelle file della gioventù socialista capitolina e collabora a diversi fogli di propaganda. Alla fondazione dell’«Avanti!» (1896) entra nella redazione del giornale. In seguito alla insurrezione dei greci di Creta contro il dominio turco e alla successiva Guerra Greco-Turca, C. partecipa all’entusiasmo filoellenico che porta molti giovani militanti repubblicani, socialisti e anarchici a partire volontari (tra questi ultimi Ernesto Diotallevi, Alfredo Del Carpio, Francesco Sammartano, Filippo Troya, Alfredo Fraternali, i due fratelli Felice e Guido Mazzocchi, Comunardo Braccialarghe, Angelo Cairoli, Giulio Rossi, Sante Dionisi). Nel corso della spedizione C. partecipa, sotto il comando di Amilcare Cipriani, a diverse azioni in Macedonia, volte a provocare una dichiarazione di guerra da parte della Turchia e a fomentare un movimento popolare insurrezionale. Sciolta la legione Cipriani, prosegue la sua esperienza ellenica in compagnia di Walter Mocchi e dei fratelli Mazzocchi, prendendo parte alla sconfitta finale nella battaglia di Domokos. Per tutta la primavera del 1897 nell’«Avanti!» vengono pubblicatele sue corrispondenze dal fronte, nelle quali C. polemizza con l’atteggiamento di alcuni suoi compagni socialisti arruolati nei battaglioni di volontari e critica il contegno del comitato insurrezionale legato al governo greco. Successivamente rielaborerà in senso antimilitarista la sua esperienza bellica nella novella Verso la morte, pubblicata negli Stati Uniti nel 1898.

Rientrato in Italia, partecipa in qualità di delegato delle società operaie di Foligno e Carrara al v Congresso nazionale del PSI, tenutosi a Bologna dal 18 al 20 settembre 1897. Il 23 settembre nel periodico anarchico «L’Agitazione» di Ancona viene pubblicata un’intervista a C., in cui egli non lesina critiche all’assise socialista e rivendica la preminenza dell’azione economica per mantenere il carattere rivoluzionario e di classe del partito (Il congresso di Bologna: intervista a Giuseppe Ciancabilla, ivi, 23 set. 1897). Il 3 ottobre seguente appare nell’«Avanti!» un’intervista di C. a E. Malatesta (L’evoluzione dell’anarchismo. Intervista a Malatesta). L’incontro con il leader anarchico, svoltosi ad Ancona in casa di Cesare Agostinelli, è fondamentale per l’evoluzione del pensiero politico di C. A un mese di distanza esce ne «L’Agitazione» la dichiarazione di conversione di C. all’anarchismo, firmata da Zurigo (Una dichiarazione di G. Ciancabilla, ivi, 4 nov. 1897).

Dalla Svizzera C. passa in Belgio, quindi, fatta una breve tappa a Bruxelles, giunge a Parigi alla fine del novembre 1897. In questi spostamenti, è accompagnato dalla sua compagna Ersilia Grandi Cavedagni, originaria di Bologna, da tempo attiva nel movimento anarchico e già condannata al domicilio coatto, che gli sarà accanto fino alla morte. A Parigi C., che continua svolgere il ruolo di corrispondente de «Il Messaggero» e de «Il Caffaro» di Genova, collabora alla rivista anarchica «Les Temps nouveaux», allora diretta da Jean Grave. Il contatto con l’élite del movimento libertario francese, allora fortemente influenzata dalle teorie anarcocomuniste elaborate da Kropotkin, porta C. ad allontanarsi dal socialismo anarchico e federalista di matrice malatestiana e a rivedere le sue posizioni in merito all’organizzazione all’interno delle file anarchiche.

In terra francese C. trova le basi teoriche su cui successivamente poggerà il suo anarcocomunismo antiorganizzatore. All’interno di una concezione meccanicista e determinista di marca kropotkiniana, egli enfatizzerà il momento distruttivo dell’azione anarchica, in cui troverà sempre uno spazio particolare la rivendicazione dell’atto individuale. Segnali di questo nuovo orientamento si hanno in una lettera inviata a «L’Agitazione» nel febbraio 1898. In essa viene criticata la “tendenza congressistica” che si va manifestando in seno al movimento italiano e viene rivendicato l’attentato di Émile Henry come esempio di rivolta individuale (Questione di tattica, ivi, 17 feb. 1898).

Il soggiorno di C. nella capitale francese termina a fine giugno; segnalato come “anarchico pericoloso” dalla polizia italiana, viene raggiunto da un mandato di espulsione, da cui non lo salva nemmeno il fatto di essere membro del Sindacato Corrispondenti Esteri. Lasciata la Francia, si trasferisce a Neûchatel, dove, con un gruppo di rifugiati anarchici tra i quali Giuseppe Colombelli, Domenico Zavattero, Oreste Giuseppe Boffino, Vivaldo Lacchini e Felice Vezzani, dà vita al settimanale comunista anarchico «L’Agitatore», di cui firma sempre l’articolo in prima pagina. L’intera esperienza editoriale de «L’Agitatore», il primo numero esce il 2 luglio 1898, è strettamente legata alla situazione insurrezionale italiana. Proprio il particolare momento politico della penisola porta la redazione a giustificare un’iniziativa di coordinamento tra i vari gruppi situati in territorio elvetico che, senza avere la pretesta di irregimentare le energie, abbia scopi di propaganda e di azione pratica rivoluzionaria (Per un aggruppamento anarchico, «L’Agitatore», 30 lug. 1898). L’ultimo numero de «L’Agitatore» esce il 17 settembre 1898 e in esso C., con un lungo articolo, fa l’apologia dell’attentato di Luigi Luccheni ai danni dell’imperatrice d’Austria, Elisabetta di Baviera (Un colpo di lima, ivi, 17 set. 1898).

In seguito alla repressione antianarchica seguita all’attentato il giornale viene soppresso e i redattori sono costretti ad abbandonare il territorio elvetico. C., non potendo tornare in Francia, dopo un breve soggiorno a Londra, si imbarca per gli Stati Uniti, chiamato a dirigere «La Questione sociale», organo del gruppo “Diritto all’esistenza” di Paterson (NJ). Assunta la direzione del periodico, C. ne aumenta la tiratura e ne cambia la periodicità, trasformandola in un settimanale. Inoltre, grazie alla sua valente opera di traduttore, ne amplia i contenuti, proponendo sulle pagine del giornale brani classici dell’anarchismo francese, disponibili anche in opuscoli presso la biblioteca della testata. È in questo periodo che C. intraprende l’opera di traduzione de La conquista del pane di Kropotkin, che, inviata in Italia sotto le spoglie di una grammatica e pubblicata nel 1902 grazie alla collaborazione di Luigi Molinari, è la prima traduzione italiana di un’opera dell’anarchico russo. Presto all’interno del gruppo “Diritto all’esistenza” si manifestano due diversi schieramenti: uno di orientamento organizzatore, capeggiato da Pedro Esteve, l’altro di tendenza antiorganizzatrice e individualista con a capo C. Inizialmente viene trovata una soluzione di compromesso che stabilisce che «La Questione sociale» debba fungere da tribuna libera, ma l’arrivo a Paterson di Malatesta inasprisce lo scontro fino ad arrivare all’episodio del ferimento di Malatesta nella riunione tenutasi a West Hobocken il 30 agosto 1899. In settembre una riunione stabilisce a maggioranza che C. e i suoi vengano sostituiti alla direzione del giornale e sia loro garantito un incoraggiamento economico per la fondazione di un proprio organo. Già il 16 settembre C. e il suo gruppo sono in grado di pubblicare a Paterson il primo numero de «L’Aurora».

Nel nuovo giornale C. si occupa personalmente di tutto: dall’amministrazione alla redazione, dalla corrispondenza alla stampa. La testata presto si trasferisce a West Hobocken, altro centro tessile del New Jersey e assume una periodicità settimanale che mantiene abbastanza regolarmente fino al 24 maggio 1900, quando per mancanza di fondi è costretta a sospendere le pubblicazioni. Dopo la scissione interna al gruppo “Diritto all’esistenza” C. va definendo con sempre maggiore chiarezza la sua concezione anarchica individualista e antiorganizzatrice già in parte presentata nella Dichiarazione dei dissidenti pubblicata ne «La Questione sociale» del 2 settembre 1899. Egli si oppone a qualsiasi subordinazione dell’azione di lotta ad un programma definito e contesta ogni forma di collegamento stabile tra i gruppi di militanti tacciandola di autoritarismo. È favorevole unicamente a forme di intesa interindividuale basate su affinità momentanee determinate da un preciso scopo di propaganda. Inoltre mantiene una posizione critica nei confronti dell’impegno dei militanti anarchici all’interno dei sindacati, di cui critica la struttura burocratica e il perseguimento di miglioramenti parziali all’interno del sistema capitalistico che portano i lavoratori a “impantanarsi nel riformismo, allontanandoli dal vero ideale per cui dovevano lottare” (Un problema importante, «L’Aurora», 6 gen. 1900).

Negli Stati Uniti C. non muta le proprie convinzioni a proposito degli attentati e continua a considerare la propaganda del fatto come parte integrante dei mezzi volti “a formare delle coscienze anarchiche” (Idee di Redazione, ivi, 16 set. 1899). In merito all’attentato di Gaetano Bresci, il cui nome è presente negli abbonati de «L’Aurora» nel numero dell’11 novembre 1899, C. prende una netta posizione a favore del regicida e sottolinea l’utilità politica dell’attentato che avrebbe portato a un’opera di chiarificazione interna allo schieramento anarchico, liberandolo dalle “tempre fiacche e inutili” e lasciando integra “la falange dei ribelli dell’anarchia” (Quel che ne pensiamo, ivi, 8 set. 1900). Proprio in merito all’atto di Bresci C. inaugurerà feroci polemiche con quei gruppi e quei militanti che avevano preso ufficialmente le distanze dall’attentatore. L’8 settembre viene inaugurata una nuova serie de «L’Aurora» a Yohoghanny, centro postale di due piccole comunità minerarie della Pennsylvania. C. chiarisce il nuovo taglio del giornale e dichiara di volersi occupare della propaganda minuta lasciando in secondo piano le questioni teoriche, avvicinandosi in tal modo alle esigenze del nuovo pubblico di lettori, composto prevalentemente dai lavoratori italiani del sottosuolo degli stati centrali degli USA. La direzione de «L’Aurora» condivide con i lavoratori immigrati dei centri minerari anche una situazione di estrema mobilità; infatti a seguito di una crisi economica che investe le industrie della Pennsylvania è costretta a trasferire la sua sede a Spring Valley, centro di media grandezza dell’Illinois.

Qui il 15 dicembre C. lancia una nuova serie del giornale, approfittando dello sforzo economico congiunto del gruppo anarchico “Nuovi viventi” e dei compagni francesi del gruppo “Les Affamés”. Il trovarsi quotidianamente a contatto con una realtà fortemente conflittuale come quella vissuta dai lavoratori del settore minerario degli USA porta C. a rivedere parzialmente l’iniziale posizione antiunionista assunta in terra americana. Ancora una volta però lo stimolo alla rielaborazione teorica viene dall’Europa e dalla Francia in particolare. Oltreoceano presto arrivano gli echi delle discussioni intorno allo sciopero generale rivoluzionario che iniziano a coinvolgere l’intero movimento sindacale europeo.

Dalla fine del 1900 C. inaugura sulle pagine de «L’Aurora» un’incisiva campagna a favore dello sciopero generale da svolgersi tra gli immigrati italiani. Ogni numero della testata reca uno spazio in prima pagina dedicato a questo tema, dove vengono proposti resoconti delle agitazioni europee e relazioni sull’argomento presentate nei diversi Congressi operai internazionali. Pur continuando a criticare la struttura burocratica dei sindacati americani e la politica gradualista da essi perseguita, C., ricalcando la posizione di Jean Grave, esorta i militanti ad entrare nelle loro fila e a partecipare alle loro lotte, ma con l’obiettivo di svolgere dall’interno una funzione critica per preparare le coscienze al salto rivoluzionario (J. Grave, Gli anarchici e le associazioni operaie, ivi, 29 giu. e 6 lug. 1901). Lo sciopero generale è visto come occasione per fare la rivoluzione, perché rappresenta una situazione di massimo antagonismo, all’interno della quale gli anarchici, minorités agissantes, possono spingere le cose più avanti possibile (C., Sciopero Generale, ivi, 3 nov. 1900). Il 27 settembre 1901 C. viene arrestato con l’accusa di violazione del regolamento postale. Il suo arresto si inserisce all’interno della ventata di repressione seguita all’attentato al presidente americano McKinley da parte dell’immigrato polacco Leon Czolgosz. C., ancora una volta, non aveva esitato a rivendicare l’azione e a elogiare l’attentatore (La disgrazia del Signor McKinley, ivi, 14 set. 1901). Con l’arresto del suo direttore presto anche la voce de «L’Aurora» si spegne definitivamente.

Trascorsi alcuni mesi in carcere, C. si trasferisce a Chicago, dove nel febbraio 1902, con la collaborazione di Enrico Travaglio, dà vita a «La Protesta umana», rivista mensile di scienze sociale, arte e letteratura. La nuova testata ha un carattere eclettico ed una impostazione positivista; nelle sue pagine trovano spazio discussioni ideologiche, poesie, temi di letteratura e sociologia. «La Protesta umana» sin da subito instaura rapporti privilegiati con i gruppi anarchici antiorganizzatori presenti in Italia. In particolare il periodico si avvale della collaborazione di alcuni militanti legati a «Il Grido della folla» di Milano, come Oberdan Gigli, Giovanni Baldazzi, Nella Giacomelli. C., a sua volta, interviene con consigli e appunti sull’impostazione del giornale milanese. Dopo un anno C. si trasferisce a San Francisco. Qui «La Protesta umana» torna ad assumere il carattere di giornale “di lavoratori in difesa dei lavoratori”, dedicandosi alla propaganda minuta. C. ottiene la collaborazione del gruppo di anarchici francesi “Germinal” di San Francisco e alcuni numeri escono in edizione bilingue. L’esperimento dura pochi mesi. Il 16 settembre 1904 C. muore di tisi nell’ospedale tedesco di San Francisco. (M. Mapelli)
 

Fonti

Fonti: «La Protesta umana», 4 ott. 1904 (num. spec. in commemorazione di Giuseppe Ciancabilla).

Bibliografia: scritti di C.: Fiori di maggio - La settimana sanguinosa - Verso la morte, New York 1900; Gli anarchici: chi sono e cosa vogliono, Milano s.d.. Scritti su C.: U. Fedeli, Giuseppe Ciancabilla, Imola 1965; Il movimento operaio italiano. Dizionario biografico, a cura di F. Andreucci e T. Detti, Roma, 1976-1979, ad nomen; M. Mapelli, Giuseppe Ciancabilla, propagandista anarchico negli Stati Uniti, 1899/1904, Tesi di laurea, Univ. di Milano, aa. 1998-1999.

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