​LEGA, Paolo

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
​LEGA, Paolo

Date di esistenza

Luogo di nascita
Lugo
Data di nascita
December 9 1868
Luogo di morte
Cagliari

Biografia / Storia

Nasce a Lugo (RA) il 9 dicembre 1868 da Giuseppe e Clotilde Baldini. A nove anni deve lasciare le scuole primarie per mancanza di mezzi. Apprende quindi il mestiere di falegname che esercita spostandosi in varie località. A 15 anni diventa repubblicano e poco dopo socialista anarchico, convinto che occorra anzitutto abolire la proprietà privata. Nel 1886 si reca a Bologna, dove s’impiega per tre anni; dal 1889 è a Genova, dove si fa notare come propagandista anarchico e “indefesso agitatore e organizzatore di scioperi e dimostrazioni”. Assume la gerenza del giornale «Primo maggio», a seguito della quale viene arrestato e fatto rimpatriare a Lugo. Dopo tre mesi ritorna a Genova, viene nuovamente arrestato, stavolta in occasione della visita del re, e rimandato a Lugo. Le persecuzioni della polizia causano la morte del padre, già malato di cuore. Assolto in un processo all’Assise di Bologna per reato di stampa, si trasferisce nel 1892 a Marsiglia, dove entra in relazione con i compagni anarchici francesi. Le sue malferme condizioni di salute lo costringono a rientrare a Genova: qui viene arrestato il 30 aprile e tradotto nuovamente a Lugo, dopo 20 giorni di carcere. Recatosi in questura per chiedere il passaporto per un nuovo espatrio, è minacciato di ammonizione per oziosità e vagabondaggio, accusa che riesce a dimostrare dopo qualche giorno infondata. Riparte alla volta di Genova, dove il 12 ottobre viene ancora arrestato, trattenuto arbitrariamente in carcere e rimpatriato. Partecipa nel frattempo alle attività del gruppo genovese e di quello spezzino, assumendo la gerenza di alcuni numeri unici e occupandosi di raccolta fondi. Assume il soprannome di “Marat”, che trae da un’opera di Ulisse Barbieri, di cui si professa fervente ammiratore. Dopo altri sei mesi passati a lavorare tra Bologna e Marsiglia, dove frequenta l’ambiente degli anti-organizzatori vicini a Schicchi, il 16 giugno 1893 è di nuovo sorpreso a Genova e rinviato a Lugo. La medesima scena si ripete il 19 agosto e poi il 7 marzo 1894. Quest’ultima volta, tuttavia, durante la perquisizione, gli viene rinvenuto un coltello a manico fisso che gli costa una condanna a 45 giorni di carcere (gliene fanno scontare 60). In carcere matura l’idea di attentare alla vita del presidente del Consiglio, Francesco Crispi, per vendicarsi sia delle sofferenze patite personalmente, che di quelle inflitte dal governo alle popolazioni di Sicilia e ai compagni anarchici genovesi (incarcerati ai primi di gennaio). Dopo qualche giorno passato a Bologna, dove si affilia al Fascio dei Lavoratori ed al gruppo anarchico di Porta Mazzini, il 30 maggio parte alla volta di Roma, facendo tappa presso l’ex internazionalista Domenico Francolini a Rimini e presso Emidio Recchioni ad Ancona, che mette sicuramente a conoscenza del suo progetto. Giunge a Roma il 13 giugno, probabilmente in compagnia dello stesso Recchioni. Due giorni dopo è a Firenze dai coniugi Pezzi. Il 18 giugno, tornato a Roma per mettere a punto l’attentato, viene sospinto dall’indignazione suscitatagli dalle ultime notizie provenienti dalla Sicilia a recarsi incontro alla carrozza di Crispi, che avanza per via Gregoriana, armato di due pistole. Inceppatasi la prima, spara con la seconda, mancando il bersaglio anche per il pronto intervento del cocchiere che riesce a immobilizzarlo. Crispi approfitterà dell’attentato per rafforzare in Parlamento il suo traballante governo e far votare, il 19 luglio 1894, le “leggi eccezionali” contro gli anarchici, ma rivolte in realtà a tutti i partiti antigovernativi. L. compare dinanzi alla Corte d’Assise di Roma il 19 luglio 1894, coraggiosamente difeso dall’avvocato Lollini. In un’unica udienza, durante la quale ha appena il tempo di pronunciare una sua modesta ma fiera autodifesa, viene condannato a 20 anni e 17 giorni di reclusione. Più lungo il processo ai suoi presunti complici (Francolini, Recchioni, Luisa Minguzzi e Francesco Pezzi, ecc.) che si svolgerà dal 7 al 30 novembre 1895, concludendosi con l’assoluzione per mancanza di prove, nel quale L. depone per rivendicare esclusivamente a sé la responsabilità dell’attentato. Una serie di circostanze, e in particolare l’oscuramento mediatico al quale è sottoposto, a cui si contrappone l’ampia pubblicità del gesto concomitante di Caserio, e il pregiudizio lombrosiano che scorge nelle sue fattezze quelle tipiche del “delinquente nato”, fanno rapidamente calare il sipario sulla sua sorte. Nel settembre 1896, “The Rebel” (Emidio Recchioni), da Londra dove è trapelata, dà notizia della sua morte prematura avvenuta nel penitenziario di Sassari, di cui addossa la colpa ai carcerieri. Nessuna prova suffraga a tutt’oggi questa ipotesi. La morte di L. viene registrata all’ufficio dello stato civile di Lugo come avvenuta a Cagliari il 25 settembre 1896, presso la colonia penale agricola di San Bartolomeo. (N. Musarra)

Fonti

Fonti: Archivio di Stato Roma, Gabinetto Questura, b. 58 (1894), f. 240 Paolo Lega; Archivio Centrale dello Stato, Crispi Roma, f. 561; Id., Crispi dspp, b. 94, f. 565, sf. Paolo Lega; The Rebel, Paolo Lega, «L’Avvenire sociale», Messina, 20 set. 1896.
 
Bibliografia: E. Sernicoli, Gli attentati contro Sovrani, Principi, Presidenti e Primi Ministri, Milano 1894; Id., I delinquenti dell’anarchia. 1894-1899, Roma 1899; A. Borghi, Mezzo secolo di anarchia (1898-1945), Napoli 1954; Id., La verità sull’attentatore di Crispi, «Umanità nova, 23 ott. 1960; Id., La questione Paolo Lega, ivi, 30 ott. 1960; P.C. Masini, Storia degli anarchici italiani nell’epoca degli attentati, Milano, 1981, ad indicem; N. Dell’Erba, Giornali e gruppi anarchici in Italia. 1892-1900, Milano 1983. 

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Giuseppe e Clotilde Baldini

Bibliografia

2004

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