​GUBERTI, Guglielmo

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
​GUBERTI, Guglielmo

Date di esistenza

Luogo di nascita
Ferrara
Data di nascita
1885

Biografia / Storia

Nasce a Ferrara il 9 marzo 1885 da Gaetano e Maria Borsari, meccanico, con istruzione elementare. G. lascia Ferrara, dove era segnalato come socialista, nel 1905 e si sposta in diverse città, lavorando in officine meccaniche e fabbriche automobilistiche e frequentando gli ambienti anarchici: Torino, Savona, ancora Torino (dove “è altro dei gonfalonieri di quel gruppo anarchico nella dimostrazione” del 1° maggio 1907), Carrara, La Spezia, Genova, Bolzaneto, Sestri Ponente, Ala (allora provincia di Verona), di nuovo Torino e, agli inizi del 1908, Milano. La sua presenza a Milano viene “notata” solo quando, nel febbraio 1908, si registra come gerente de «La Protesta umana». Arrestato nell’aprile, viene condannato una prima volta a cinque mesi e 22 giorni per reato di stampa. Nel novembre subisce un’ulteriore condanna a due anni sette mesi e 26 giorni sempre per articoli di eccitamento al regicidio e all’odio fra le classi sociali. Parzialmente ammesso ai benefici dell’amnistia, nell’ottobre 1909 lascia il carcere di Saluzzo e si stabilisce a Milano, dichiarando alla Questura di volersi dedicare al lavoro, “avendo già dato il suo contributo all’idea”.

Nel dicembre però è nuovamente arrestato “dovendo espiare 100 giorni di detenzione sussidiaria” per mancato pagamento di una multa. Scarcerato alla fine di marzo 1910, si trasferisce nel dicembre alla Spezia, dove svolge attiva propaganda e partecipa, il 22 gennaio 1911, al Convegno anarchico ligure. Nel marzo è a Genova e poi Torino, dove “si mostra attivissimo e pericoloso nella propaganda sovversiva”. Nell’aprile 1912 “infermo e privo di mezzi” viene rimpatriato a Ferrara presso il fratello Gualtiero. Il 28 luglio interviene al Convegno anarchico romagnolo-marchigiano di Rimini, sollecitando a discutere sul “contegno che gli anarchici debbono avere di fronte alle organizzazioni operaie” (Il convegno di Rimini e i suoi pratici risultati, «L’Agitatore», 4 ag. 1912). Di lì poco (25 ago.) si tiene a Ferrara un Convegno anarchico provinciale, di cui G., con Mario Poledrelli e Arturo Mazza, è uno dei promotori e che dà vita al Gruppo anarchico provinciale ferrarese, il cui principale obiettivo è quello di “penetrare nelle organizzazioni operaie per sottrarle alle influenze dei partiti politici ed ispirarle invece al concetto dell’Azione Diretta” (Per una più grande azione, «L’Agitatore», 1° sett. 1912).

In questo periodo G. compie giri di propaganda, dedicandosi in particolare alla campagna di protesta per la liberazione di Joseph Ettor e Arturo Giovannitti. Nel novembre partecipa, a Modena, al Congresso di fondazione dell’USI, nel dicembre al Congresso della cdl di Ferrara e nel maggio successivo al Convegno anarchico bolognese. Nel febbraio 1914 ritorna a Milano e si stabilisce a Greco Milanese, dove lavora come facchino e partecipa at-tivamente alle iniziative del Fascio Libertario Milanese, soprattutto durante gli scioperi promossi dall’usm. Denunciato nel settembre per grida sediziose in occasione di un comizio nel piacentino, viene condannato a 35 giorni. Nel dicembre 1915 G. colleziona un’ulteriore denuncia per “denigrazione alla guerra”, ma il processo viene rinviato. Fa parte della Commissione esecutiva della Sezione milanese dell’USI, costituitasi dopo l’espulsione dell’usm per le sue posizioni interventiste. Più volte licenziato, nel dicembre 1916 si trasferisce a Piacenza e assume provvisoriamente la carica di segretario della locale cdl in sostituzione di Alibrando Giovannetti. Alla fine di dicembre partecipa a Bologna a un convegno anarchico emiliano romagnolo e si attiva per promuoverne uno nel ferrarese.

Nell’aprile 1917 G. viene sostituito alla segreteria della cdl dall’anarchico fiorentino Gregorio Benvenuti, ma – tra un licenziamento e l’altro – continua a risiedere a Piacenza fino a maggio inoltrato quando un decreto prefettizio ne dispone l’allontanamento per ragioni di ordine pubblico. Arrestato a Crema quale renitente, G. viene tradotto a Ferrara a disposizione del consiglio di leva, ma viene definitivamente riformato per i postumi di una poliomielite. Nel novembre 1919 pubblica (per soli quattro numeri) «La Tribuna rossa dell’Unione Sindacale Ferrarese», poi «La Tribuna rossa». Rimane nella città natale fino agli inizi del 1920, ritornando poi a Milano, dove viene considerato “uno dei membri più influenti” del Comitato Centrale dell’USI. Nell’aprile si trasferisce a Comacchio come segretario della locale CdL e viene quasi immediatamente arrestato per attentato alla libertà di lavoro e oltraggio all’autorità. L’offensiva fascista costringe G. a lasciare Comacchio.

Nel luglio 1921 si stabilisce a Mandriole di Ravenna e poi, nel 1922, di nuovo a Milano, dove passa da un lavoro all’altro. Nel 1923, disoccupato, “vive nella più squallida miseria avendo moglie e ben 5 figli, dei quali il maggiore conta appena 8 anni”. Nel 1927 pare tenti, senza successo, un espatrio clandestino e viene poi condannato a sei mesi per appropriazione indebita. All’inizio degli anni Trenta risiede sempre a Milano, esercita il mestiere di merciaio ambulante e grazie alla sua buona condotta viene radiato dal casellario (1937). Nell’ottobre 1942, tuttavia, viene sorpreso ad ascoltare trasmissioni radiofoniche nemiche e la figlia Ivonne testimonia, “spontaneamente”, di questa sua abitudine. Una perquisizione domiciliare consente di rinvenire, oltre a “libri di viete teorie e sistemi politici” una “voluminosa raccolta di poesie” di suo pugno. In una si può leggere: “Ma l’avvenire cammina ratto, e cuce/il lenzuolo funebre che febbrile/coprirà la menzogna, maledetto Duce”. Considerato pericoloso, nonostante le precarie condizioni di salute, viene arrestato e proposto per il confino. Rilasciato nel 1944, muore a Milano il 1° febbraio 1945. Durante le esquie, civili, un gruppo di anarchici tenne un elogio funebre al Ponte della Ghisolfa. (M. Antonioli)

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen. Memoria rilasciata dalla figlia Fernanda il 21 maggio 2015.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Gaetano e Maria Borsari

Bibliografia

2015

Ente

Persona

Collezione

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