FRIGERIO, Carlo

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
FRIGERIO, Carlo

Date di esistenza

Luogo di nascita
Berna
Data di nascita
March 7 1878
Luogo di morte
Ginevra

Biografia / Storia

Nasce a Berna (Svizzera) il 7 marzo 1878 da Giuseppe e Maria Enrichetta Selhofer. Abbandonato dai genitori viene cresciuto dalla nonna materna che si trasferisce, nel 1886, a Milano dove F. risiede fino all’agosto 1898, quando viene espulso dal regno e consegnato alle autorità elvetiche. Dopo le elementari, segue i corsi della Scuola commerciale internazionale, tenuti in tedesco, ma deve abbandonare gli studi e diventa tipografo. Descritto dalla polizia come “educato, intelligentissimo, dotato di buona coltura letteraria”, oltre al tedesco conosce il francese. Secondo la questura si avvicina all’anarchismo giovanissimo, nel 1891. Frequenta l’ambiente che gravita attorno a P. Gori e a «L’Amico del popolo», per il quale – stando ai fiduciari – avrebbe scritto qualche articolo nel 1894. Considerato anche tra i compilatori dei “manifesti sovversivi” apparsi a Milano nel periodo 189396, la polizia non riesce a raccogliere sufficienti elementi a suo carico. Eppure viene segnalata la sua amicizia con Sante Caserio, che avrebbe ospitato in casa propria, la corrispondenza con Malatesta e con “settari” di Londra, Barcellona e Lisbona. Socio del Circolo di studi sociali di via Speronari, è assiduo frequentatore delle conferenze organizzate dai socialisti, dai repubblicani e dagli anarchici, comprese quelle tenute “sui prati di via Ausonio”. In stretti rapporti con militanti come Amos Mandelli, Giovanni Baracchi, Carlo Colombo, Giovanni Vignati, Davide Viganò, Arcangelo Faccà, Enrico Carrara, Attilio Panizza, Mauro Fraschini ecc., è ritenuto, con qualche probabile forzatura, particolarmente influente nell’ambiente milanese. Espulso nel ’98 dall’Italia si stabilisce a Berna e pubblica nel dicembre 1899, insieme con Luigi Bertoni, Émile Held e con tutta probabilità Nino Samaja, sfuggito all’arresto ad Ancona, l’«Almanacco socialista-anarchico per l’anno 1900», al cui interno è riprodotto l’appello di Malatesta Contro la monarchia, già introdotto in Italia sotto forma di opuscolo con la falsa titolazione di Aritmetica elementare. Processati su pressione del governo italiano dal Tribunale federale di Losanna nel maggio 1900, F., Bertoni e Held vengono assolti. Nel 1901, dopo aver fatto parte del gruppo promotore de «Il Risveglio/Le Réveil», F. emigra a Londra e partecipa alle iniziative editoriali del milieu malatestiano (Emidio Recchioni, Silvio Corio, Giovanni Defendi, Enrico Carrara, Attilio Panizza, Felice Felici). È redattore de «Lo Sciopero generale/La Grève générale» (mar.-giu. 1902), de «La Rivoluzione sociale» (ott.-apr. 1903) e collabora al numero unico «La Settimana sanguinosa» (18 mar. 1903). Mantiene comunque i contatti con i giornali italiani, con «L’Avvenire sociale» e con «Il Grido della folla». Nel maggio 1905 F. si trasferisce a Parigi e segue da vicino la grande agitazione per le otto ore lanciata dalla CGT per il 1° maggio 1906, scrivendo un lungo articolo Perché entriamo nei sindacati nel numero unico «Verso l’emancipazione», pubblicato da Malatesta accorso clandestinamente a Parigi nella speranza di uno sbocco rivoluzionario del movimento. Espulso dalla Francia, proprio a causa dei “torbidi colà avvenuti per 1° maggio”, F. ripara in Belgio. Nell’agosto 1907 partecipa al Congresso anarchico internazionale di Amsterdam come membro della rappresentanza britannica. Espulso anche dal Belgio, ritorna a Londra nel luglio 1908. Dopo pochi mesi, pare per dissapori con i compagni, F. fa ritorno in Svizzera, a Ginevra, dove entra a far parte della redazione de «Il Risveglio», su cui scrive firmandosi C.F., “mantenendosi in relazione con tutti i gruppi anarchici esistenti nelle principali città d’Europa, dove egli stesso si reca sovente e specialmente a Londra, Parigi e Bruxelles”. La buona conoscenza, parlata e scritta, di quattro lingue fa di F. uno dei principali tramiti del movimento anarchico europeo nonché un assiduo collaboratore di numerosi periodici. Sul versante italiano F. scrive articoli per «La Protesta umana» e poi per la seconda serie de «Il Grido della folla» sotto lo pseudonimo di “Fram”. Nel 1910 F. si stabilisce a Parigi, occupato “in una casa di commercio”, e nonostante il precedente decreto di espulsione, il 1° ottobre, con decisione ministeriale, gli viene accordato un regolare permesso di soggiorno. Resterà a Parigi fino al 1915. Nel settembre 1914, trovato in possesso di “documenti in lingua tedesca compromettenti”, viene arrestato sotto l’accusa di spionaggio. Rimesso in libertà, nel febbraio dell’anno seguente si reca a Londra, dove firma, insieme con Malatesta, Bertoni, Emma Goldmann, Alexander Berkman, F. Domela Nieuwenhuis, Alexander Shapiro ecc. il Manidesto internazionale anarchico contro la guerra («Freedom», mar. 1915, «Volontà», 20 mar. 1915) e dove risiede fino all’aprile 1919, quando, dopo sei settimane di prigione per mancanta dichiarazione di cambio di indirizzo e sospettato di stampare falsi passaporti spagnoli, viene espulso. Di nuovo in Svizzera, è tra i primi, a fianco di Francesco Porcelli e dello stesso Bertoni, a prendere posizione nel maggio 1919 contro la Russia bolscevica simile a un’“immensa caserma”. Nel novembre 1919, F. torna, dopo vent’anni, a Milano e diventa redattore di «Umanità nova», occupandosi in particolare di politica estera. La mattina del 17 ottobre, F. (che curiosamente «Umanità nova» nel dare la notizia chiama Luigi) viene arrestato con Malatesta. Scarcerato il 1° novembre, viene successivamente coinvolto nell’istruttoria per “cospirazione contro i poteri dello Stato” che il giudice Carbone apre nel febbraio 1921 nei confronti dei redattori e dei principali collaboratori di «Umanità nova». Se da questa accusa verrà assolto il 25 marzo, il 24 marzo viene arrestato per “sospetti di complicità con i responsabili” della strage del Diana e solo il 23 giugno riotterrà la libertà. Trasferitasi la redazione di «Umanità nova» a Roma, anche F. si stabilisce nella capitale. Nonostante l’avvento del fascismo, rimane in Italia e dal 1924 è redattore del malatestiano «Pensiero e volontà». Con l’intensificarsi della repressione, dopo aver vissuto qualche tempo a Torino clandestinamente (come ricorda Italo Garinei), F. ripara prima a Marsiglia e poi nuovamente a Ginevra. Per quanto naturalizzato svizzero, viene controllato dalla polizia italiana. È infatti F., per conto del Gruppo “Le Réveil” e del Gruppo anarchico italiano di Ginevra, a occuparsi del Comitato pro figli dei carcerati politici in Italia. Ed è sempre F. a curare la pubblicazione dell’«Almanacco libertario pro vittime politiche», uscito dal 1929 al 1941. Considerato il “braccio destro” di Bertoni sia per la sua collaborazione a «Il Risveglio/Le Réveil» sia per la sua attività politica, è classificato dalla polizia italiana tra i sovversivi “capaci di atti terroristici”. All’inizio di novembre 1935 F. partecipa, in rappresentanza dei compagni svizzeri, ad un convegno d’intesa degli anarchici italiani emigrati in Europa, tenuto clandestinamente a Saurtrouville, nella banlieu parigina, e viene nominato membro del Comitato anarchico d’azione rivoluzionaria, insieme con C. Berneri, Leonida Mastrodicasa, Gusmano Mariani, Umberto Marzocchi e Bernardo Cremonini. Alla fine del 1935, in quanto straniero, viene cancellato dall’elenco dei sovversivi e passato ad altra categoria. Sempre attivo nel tenere i collegamenti, si sposta spesso in Francia e, durante la guerra civile, alla frontiera spagnola. Presidente, dal 1933 al 1937, della sezione ginevrina della Federazione svizzera dei tipografi, è anche membro della LIDU su incarico della quale scrive un manifesto duramente critico verso la sdn per la debolezza dimostrata nei confronti dell’attacco italiano all’Etiopia. Nonostante la polizia italiana, nel marzo 1940, scriva che “invecchiando si è calmato”, F. continua – negli anni bui della guerra – a partecipare alle iniziative a favore dei fuorusciti e delle vittime politiche. Nel dopoguerra, alla morte di Bertoni (1947), “la vecchia guardia”, con alla testa F., tenta di ridar vita a «Il Risveglio anarchico/Le Réveil anarchiste» con periodicità mensile. Sospesa nel 1950, la testata riprenderà, sempre mensile e con la collaborazione di F., agli inizi del 1957 per poi chiudere definitivamente nel 1960. F., dopo aver contribuito anche alla costituzione del CIRA, muore a Ginevra il 18 gennaio 1966 e viene cremato tre giorni dopo. (M. Antonioli)

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; Archivio Famiglia Berneri-A. Chessa, Discorso pronunciato da un compagno tipografo [recte: A. Clément, presidente della sezione di Ginevra della Federazione svizzera dei tipografi] al Crematorio di Ginevra il 18 gennaio 1966 (trascritto da A. Chessa); Dalla Svizzera, «Iniziativa anarchica», dic. 1965; C. Vanza, Dalla Svizzera. Carlo Frigerio ci ha lasciati, «Umanità nova», 5 feb. 1966; I. Garinei, La scomparsa di Carlo Frigerio, «L’Internazionale», 15 apr. 1966.

Bibliografia: V. Mantovani, Marzurka blu. La Strage del Diana, Milano 1979, ad indicem; F. Biagini, «Il Risveglio» (19001922), Manduria 1991; G. Bottinelli, Luigi Bertoni. La coerenza di un anarchico, Lugano 1997; G. Di Lembo, Guerra di classe e lotta umana. L’anarchismo in Italia dal Biennio rosso alla Guerra di Spagna, 1919-1939, Pisa, 2001, ad indicem.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Giuseppe e Maria Enrichetta

Bibliografia

2003

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