FEDELI, Ugo

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
FEDELI, Ugo

Date di esistenza

Luogo di nascita
Milano
Data di nascita
May 8 1898
Luogo di morte
Ivrea

Biografia / Storia

Nasce a Milano l’8 maggio 1898 da Edoardo e Clara Baracchi; operaio specializzato e pubblicista. Appena terminate le scuole dell’obbligo viene avviato al lavoro e solo successivamente completa la propria formazione alle scuole tecniche serali. Si avvicina agli ambienti anarchici milanesi molto presto, per tramite degli amici, di alcuni anni più grandi, Francesco Ghezzi e Carlo Molaschi e con loro partecipa ad alcuni dei numerosi gruppi di giovani militanti (i “ribelli milanesi”, i “franchi tiratori”) che in quel periodo, all’epoca della guerra di Libia, animavano la campagna antimilitarista. La sua formazione politica si compie nell’ambito della corrente anarcoindividualista che, maggioritaria a Milano, vedeva i suoi maggiori esponenti e ispiratori oltre che in Molaschi, in Leda Rafanelli e Giuseppe Monanni. Ma la mobilità e l’eterodossia dei giovani militanti del tempo fa sì che vi siano stretti rapporti anche con tutti i movimenti sociali della città in fermento, ed è appunto in uno sciopero organizzato dall’usi che, nel 1913, F. patisce il suo primo arresto e viene qualificato come “anarchico pericoloso”. Poco dopo, alla vigilia della Grande guerra, egli è – con Franceschelli, Mantovani, Monteverdi, oltre a Molaschi e alla Rafanelli – tra gli animatori del periodico «Il Ribelle», dietro al quale si stringono gli anarchici antiinterventisti; È in questa pubblicazione che compare il suo primo articolo (Abbasso la guerra). Nel 1917, dopo alcune noie con la giustizia dovute al suo antimilitarismo, e dopo avere lavorato per alcuni mesi come operaio militarizzato, viene chiamato alle armi e dopo poco diserta, “professando principi tolstojani”. Ripara, quindi, in Svizzera dove frequenta gli ambienti del fuoruscitismo rincontrando molti dei suoi compagni milanesi, ed è coinvolto nella faccenda delle “bombe di Zurigo”, venendo, dopo poche settimane di detenzione, rilasciato. Tornato in Italia a guerra finita nel novembre del 1919 è definitivamente congedato con l’amnistia Nitti del 1920. Nel luglio di quell’anno si sposa con Clelia Premoli, conosciuta negli anni precedenti alla guerra, con cui vivrà sempre e che sempre pazientemente e infaticabilmente, lo seguirà contribuendo, tra l’altro, alla formazione del vastissimo archivio del F. In questo periodo, oltre alle battaglie nelle fabbriche e nelle piazze (è tra l’altro presidente di una Commissione Interna), figura tra i fondatori e i “reporter” di «Umanità nova» e partecipa alla redazione di «Nichilismo». In seguito fonda e dirige la rivista «L’Individualista», attorno alla quale maturano i prerequisiti di quella che passerà alla storia come “la strage del Diana”. Pur essendo tutti – ed essendo poi riconosciuti – come estranei ai fatti, i redattori de «L’Individualista» sono fra i maggiori sospettati e, per tale ragione, nell’aprile 1921 F. deve espatriare nuovamente. Fuoruscito illegalmente, si reca a Berlino insieme con Pietro Bruzzi, suo antico amico e collaboratore. Dopo alcuni giorni di permanenza e un incontro fortuito con il compagno Francesco Ghezzi, essi decidono di recarsi in Russia, forniti di soldi e passaporti (quello di F. a nome di “Alfred Fidler”), con il corriere diplomatico e, dopo una sosta a Pietroburgo, di stabilirvisi. “Finalmente nel paese della rivoluzione. Qualcuno scende e bacia la terra. È questa la terra dei nostri sogni”, con queste parole F. descrive il suo arrivo. Le aspettative iniziali verranno, però, presto deluse sia dalla sensazione di “profonda miseria e fame stampati sulla bocca di tutti”, sia dal prosaico incontro con la “rivoluzione”. Qui, accompagnato da Victor Serge, recentemente conosciuto, Fedeli si dà a osservare ciò che lo circonda e ad annotare. Grazie all’intervento dei delegati sindacali spagnoli e francesi, con Ghezzi e Bruzzi, Fedeli ottiene l’incarico di delegato dell’usi. Trasferitosi all’hotel De Lux inizia un’assidua frequentazione con Alexandr Bergmann, Emma Goldmann, Ascaroff e tutti i militanti di primo piano allora presenti a Mosca. È in questo periodo che, tutto impegnato a “studiare la rivoluzione, le sue cause, il suo sviluppo”, arriva “a farsi una visione chiara e completa della rivoluzione russa”; è in questo periodo che “impegnato nella difesa degli anarchici imprigionati”, tra cui Volin, e presente, nella sua veste di delegato, al “primo congresso dei sindacati rossi”, comincia a rivedere tutta la sua “cultura individualistica” passando dal “concetto di azione individuale” a uno più positivo di “azione collettiva”. La sua posizione però si fa presto insostenibile; F. parte sul finire del 1921 alla volta di Berlino, immediatamente partecipando al Congresso internazionale anarchico come delegato degli anarchici russi. A Berlino Fedeli rimarrà per due anni. La miseria e le privazioni derivanti dalla sua condizione di clandestino in seguito all’arresto per la sua partecipazione alla fondazione dell’ait, che pure egli cerca di mitigare lavorando come carbonaio, in un mobilificio e come spedizioniere in una tipografia, non gli impediranno di esercitare una proficua opera di pubblicista. All’inizio del 1924 F. si reca a Parigi, sotto l’identità di un “russo bianco” ed è compagno di lavoro di Nestor Machno, amico di Volin, abituale frequentatore dei fuoriusciti anarchici russi di cui condivide le discussioni teoriche del periodo. In questo stesso anno entra nel comitato di azione antifascista, in seguito all’omicidio Matteotti, partecipando alle riunioni per la formazione delle cosiddette Legioni garibaldine, occupa un ruolo di rilievo nelle discussioni che portano alla stesura del documento Plateforme d’organisation de l’Union générale des anarchistes, fonda in collaborazione con Faure, Ferrandel e Durruti la “Librarie internationale” alla base della realizzazione della Encyclopedie anarchiste, delle “Editions anarchistes” e della «Revue internationale anarchiste»; mentre insieme a Fabbri e a Gobbi fonda la rassegna «Lotta umana». Dopo questi intensi anni francesi, successivamente ad altri militanti e amici quali Fabbri e C. Berneri, nel 1929 viene espulso dal Belgio e si reca in Uruguay, a Montevideo, dove vive per cinque anni. Stabilitosi qui, in una situazione di relativo agio, si dedica alla famiglia (nel giugno del 1933 nasce, infatti, il figlio Hughetto), e alla sua infaticabile opera di militante di primo piano e pubblicista svolta in collaborazione con L. Fabbri. In seguito all’instaurarsi della dittatura di Terra (1933), però, F. viene espulso e rientra in Italia sul finire dell’anno. Nel 1935, poi, in seguito a delle noie con il regime connesse alla sua mai sospesa attività antifascista, subisce una condanna a cinque anni di confino poi prolungata fino al ’43. Questi anni passati fra Ponza, Colfiorito (PG), Monteforte Irpino e Ventotene, sono tra i più tragici della sua vita. Nel 1941, infatti, la morte, dovuta agli stenti subiti, coglie l’amato figlio di otto anni. Dopo la fine della guerra F., segretario della FCLAI, fautore della ricostituzione della FAI, poi segretario della stessa, dopo una fase di difficoltà economiche raggiunge una situazione di relativa calma. Dal 1951, infatti, impiegato presso la Olivetti in qualità di bibliotecario e organizzatore di iniziative culturali e sociali di un certo successo e risonanza, si dedica a tempo pieno agli studi. L’elemento centrale della vita del F., ciò che permette di capirne l’indole e il ruolo stesso nel movimento anarchico, oltre alle quotidiane vicende è però, la sua opera di pubblicista in particolare rivolta alla trasmissione della memoria degli avvenimenti e la propria conoscenza al riguardo; lungi dall’essere un elaboratore teorico, un ideologo, o anche un uomo d’azione, egli si troverà, nella veste di referente culturale, in qualche modo depositario della memoria storica del movimento. Fatto questo rappresentato dalla sua passione di “raccoglitore” di testimonianze scritte che gli permetterà, pur nelle difficoltà del suo lungo peregrinare e grazie al contributo della moglie e dei militanti di tutte le nazionalità, di accumulare un’eccezionale mole documentaria, oggi conservata ad Amsterdam, che uno dei suoi biografi così ha descritto: “I suoi libri occupavano vari locali in due case distinte. Le sue collezioni di giornali, riviste, manifesti, invadevano tutti gli angoli in pile multiformi, che minacciavano di cadere e disperdersi”. Muore a Ivrea il 10 marzo 1964. (M. Granata)

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; Da una guerra all’altra. Brani di vita di un rivoluzionario, memorie conservate in iisga, ff. cart. 203; I. Gonzalez, Ugo Fedeli. L’uomo e la sua opera, «Bulletin du Centre international de recherches sur l’anarchisme», ott. 1964 e mag. 1965.

Bibliografia:
Scritti di F.: Oltre ai numerosi scritti sparsi su tutta la stampa anarchica, le opere edite: Luigi Fabbri, Torino 1948; Dogma, scienza e metodo nel pensiero malatestiano, Pisa 1949; Dalla insurrezione dei contadini in Ucraina alla rivolta di Kronstadt, Milano 1950; Bibliografia malatestiana, Napoli 1951; Appunti sulla piattaforma anarchica, Toulouse,1951; Luigi Molinari e gli avvenimenti del 1874 a Carrara, «Movimento operaio», 1952, n. 6; Il movimento anarchico a Carrara, Napoli 1952; Bibliografie di giornali, riviste, numeri unici anarchici stampati in italiano dal 1914 al 1952, Toulouse 1953; Trentennio; Gigi Damiani, Cesena 1954; Storia del movimento operaio, Ivrea 1955; Storia sociale del Messico, Ivrea 1956; Luigi Galleani. Quarant’anni di lotta rivoluzionaria: 1891 1931, Cesena 1956; Nestor Machno. La lotta libertaria nella rivoluzione russa, Milano 1956; E. Armand. Il suo pensiero e la sua opera, Firenze 1956; Breve storia dell’Unione sindacale italiana, «Volontà», n. 9 10 11, 1957; Un viaggio alle isole Utopia, Ivrea 1958; Giovanni Gavilli: 18551918, Firenze-Pistoia 1959; Un decennio di storia italiana (1914-1924), Ivrea 1959; Momenti e uomini del socialismo anarchico in Italia: 1896-1924, «Volontà», n. 10 11, 1960. 
Scritti su F.: A. Dadà, L’archivio Ugo Fedeli, «Rivista storica dell’anarchismo», lug.dic. 1994; M. Granata, Ugo Fedeli a Milano (18981921). La formazione politica e la militanza attraverso le carte del suo archivio, «Storia in Lombardia», n. 1, 2000, pp. 61-108; Id., Ugo Fedeli: tra studio e militanza, «Bollettino dell'archivio G. Pinelli», n. 14. 

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Edoardo e Clara Baracchi

Bibliografia

2003

Persona

Collezione

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