CAGNO, Dario

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
CAGNO, Dario

Date di esistenza

Luogo di nascita
Torino
Data di nascita
August 11 1899
Luogo di morte
Torino

Biografia / Storia

Nasce a Torino l’11 agosto 1899 da Ferdinando e Adelina Pastore, marinaio, panettiere. Trascorsa l’infanzia nella città natale, si trasferisce appena quattordicenne a Genova dove si imbarca su una nave mercantile, in qualità di panettiere, peregrinando per l’Europa e gli Stati Uniti. Rimpatriato coattivamente durante gli anni della Grande Guerra, va a vivere per alcune settimane presso il padre a Roma. Nel 1918, viene condannato a tre anni di reclusione per reati contro la proprietà. Amnistiato nel 1919,1’anno successivo subisce una seconda condanna a tre anni di reclusione per diserzione e furto. Espiata la pena nelle carceri di Padova, rientra a Torino dove, grazie all’interessamento di uno zio, trova occupazione alla fiat. Licenziato di lì a breve a causa del suo temperamento ribelle e refrattario a ogni forma di disciplina, decide allora di emigrare in Francia per arruolarsi nella legione straniera, che però abbandona dopo solo un anno. Nel 1925, entra in relazione con importanti esponenti dell’emigrazione antifascista – quali Sandro Pertini, Filiberto Smorti, Francesco Cicciotti e Alceste de Ambris – e del fuoruscitismo anarchico, assumendosi l’incarico di fungere da “corriere” tra l’Italia e la Francia per mantenere i collegamenti tra i militanti attivi all’interno e quelli all’estero. Questa attività si protrae sino al 1932, quando viene fermato a Ventimiglia da agenti della milizia confinaria e deferito in stato di arresto perché rimpatriato sprovvisto di passaporto. Al momento del rilascio, il prefetto di Torino ne verga un primo profilo biografico tracciandolo quale “ozioso, vagabondo, proclive a commettere reati contro la proprietà […] per i suoi sentimenti politici capace di atti inconsulti, individuo socialmente pericoloso”. Trascorrono solo poche settimane, e viene nuovamente fermato a Passo Paradiso mentre si appresta a varcare clandestinamente il confine. Condannato a tre mesi di reclusione e un’ammenda, sconta la pena nel carcere di San Remo. Appena in libertà, prova ancora a espatriare ma, oltrepassata la galleria di Tenda, si procura una distorsione alla caviglia che gli impedisce di proseguire oltre. Fermato sulla strada del rientro da una pattuglia di polizia, al momento dell’arresto dichiara senza mezzi termini che intendeva recarsi in Francia per ritirare materiale clandestino e mettersi a disposizione dei fuorusciti. Denunciato alla Commissione Provinciale per tentato espatrio clandestino, viene sottoposto al vincolo dell’ammonizione. Dopo due tentativi infruttuosi, nell’estate del ’32 C. riesce finalmente a varcare la frontiera di Ventimiglia e a ritornare in Francia. Trattenutosi alcuni mesi, la primavera dell’anno successivo decide di rientrare in Italia e sale a bordo di una nave che fa scalo a Genova. Appena sbarcato, viene però arrestato per l’ennesima volta e condannato a quattro mesi e 15 giorni di reclusione per espatrio clandestino. Il tutto si ripete pochi mesi più tardi quando, scontata la pena nel carcere di Ventimiglia, è bloccato dai carabinieri di Grimaldi mentre tenta di oltrepassare il confine e condannato per tentato espatrio clandestino a quattro mesi, 15 giorni e un’ammenda pecunaria. Durante questo periodo di detenzione viene denunciato da un compagno di cella che lo accusa di avergli confidato di essere venuto in Italia, su incarico della Concentrazione antifascista, per preparare un attentato al Duce. Destinate a non sortire effetto alcuno, le indagini sul presunto “attentato terroristico” gli costano un rinvio della scarcerazione dalle prigioni di Chiavari, da cui viene dimesso nel marzo 1934. Tradotto a Torino, è denunciato alla Commissione Provinciale che lo condanna per “attività sovversiva” a tre anni di confino da scontarsi a Ponza. Durante i primi mesi di permanenza nell’isola, C. si ribella più volte contro le angherie e i soprusi perpetrati dalle autorità confinarie, collezionando varie note di polizia per cattiva condotta. Nel febbraio 1935, è tra quei confinati che restituiscono la carta obbligatoria di permanenza per protestare contro i nuovi provvedimenti restrittivi adottati dalla direzione. Arrestato e denunciato al Tribunale di Napoli, viene condannato a 10 mesi di detenzione per essersi reso “responsabile di contravvenzione agli obblighi di confino”. La sua persistente insubordinazione e la sua ostinata tendenza ad “associarsi agli elementi peggiori della Colonia”, ne comportano un prolungamento del confino di altri cinque anni. Dopo essere stato trasferito da Ponza a Ventotene, nell’ottobre 1942 viene amnistiato in occasione del ventennale della nascita del fascismo e tradotto a Torino. Con lo scoccare dell’8 settembre, C. è tra i primi a impegnarsi nella organizzazione della lotta armata contro i nazifascisti. Sono infatti proprio lui e il giovane militante comunista Ateo Garemi (proveniente da una famiglia di anarchici di Calcinaia emigrati in Francia negli anni Venti), fondatori del nucleo originario dei gap torinesi, che la mattina del 25 ottobre 1943 procedono all’esecuzione di un maggiore della mvsn ­freddandolo in pieno centro cittadino a colpi di rivoltella alla schiena. Arrestato dopo due giorni in seguito a delazione, insieme a Garemi i due vengono processati dalla sezione di Torino del Tribunale speciale per la difesa dello Stato, che condanna entrambi alla pena capitale quali “responsabili del reato di omicidio doppiamente aggravato”. All’alba del 22 dicembre, nel cortile della caserma Monte Grappa, C. e Garemi vengono fucilati da un reparto della guardia nazionale confinaria.
 

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; ivi, dpp, ad nomen; «Era Nuova»,  21 lug. 1945.

Bibliografia: Enciclopedia dell’Antifascismo e della Resistenza, 6 voll., Milano-Bergamo 1968-1989, ad nomen; Spriano, ad indicem; R. Luraghi, Il movimento operaio durante la Resistenza, Torino 1985; T. Imperato, Anarchici a Torino. Dario Cagno e Ilio Baroni nella resistenza. 1943 ‑1945, «Rivista storica dell’anarchismo», lug.-dic. 1995, pp. 62‑75.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Ferdinando e Adelina Pastore

Bibliografia

2003

Oggetto

Persona

Collezione

città