​FANTOZZI, Enzo Luigi

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
​FANTOZZI, Enzo Luigi

Date di esistenza

Luogo di nascita
Livorno
Data di nascita
October 8 1886
Luogo di morte
Livorno

Biografia / Storia

Nasce a Livorno l’8 ottobre 1886 da Vittorio e Sofia Degli Innocenti, operaio. Dopo aver frequentato le scuole tecniche, viene assunto dalle ferrovie e aderisce al Sindacato di categoria, prendendo parte a scioperi e agitazioni. Trasferito a Firenze nel 1906, si fa notare “come socialista antimilitarista” e “attivo propagandista” e il 10 dicembre 1909 interviene, ad Ancona, al Congresso del personale viaggiante delle ferrovie. Dall’1° al 3 ottobre 1911 assiste al Congresso nazionale dei ferrovieri, che ha luogo a Firenze, e la mattina del 12 luglio 1914 parla sulla tomba di Placido Calderai, uno dei sovversivi uccisi durante la Settimana rossa. Il 24 settembre viene schedato. La Prefettura fiorentina lo descrive come persona “di carattere impetuoso”, dotata di discreta cultura e intelligenza, e riferisce che è stato licenziato dalle ferrovie, perché, nel corso dell’ultima agitazione, ha pronunciato “sempre discorsi violenti, incitando allo sciopero e alla rivoluzione”. Il 4 dicembre F. partecipa, insieme a Mario Garuglieri, Gregorio Benvenuti e altri 200 anarchici e socialisti, alla fondazione di un Comitato internazionalista contro la guerra e il 23 febbraio 1915 propone di isolare, in caso di mobilitazione, la città, “tagliando, al primo avviso, i fili telegrafici”, di ostacolare “il movimento dei treni danneggiando le linee ferroviarie e possibilmente i ponti”, di impadronirsi di tutte le armi disponibili e di sequestrare le più alte autorità civili e militari. Nei giorni successivi promuove, con altri esponenti del Comitato, la pubblicazione del settimanale antipatriottico «Civiltà», il cui primo numero esce, a Firenze, il 25 marzo, poi fa ritorno a Livorno e il 22 maggio viene arrestato, per impedirgli di organizzare le proteste contro l’intervento, essendo noto “come attivo propagandista del sabotaggio delle ferrovie”. Rilasciato il 5 giugno, viene chiamato alle armi il 16 novembre e incorporato nel 90° RGT di fanteria, di stanza a Genova, ma, l’anno seguente, è adibito, come operaio militarizzato, alla fabbricazione di proiettili nell’officina Malvisti di Livorno. Revocato l’esonero nel 1917, torna al reggimento, ma il 5 marzo 1918 è a Roma, dove tiene “un violento discorso di carattere rivoluzionario” al congresso dei ferrovieri, “inneggiando alla rivoluzione russa”. Di nuovo a Firenze nell’agosto 1919, F. prende parte, dal 1° al 3 luglio 1920, al II congresso dell’UAI e interviene nel dibattito, chiedendo che “gli aderenti siano vincolati a una determinata direttiva” e che il giornale “Libero Accordo, proposto in Roma da Monticelli, diventi un specie di organo ufficiale o bollettino della commissione dell’UAI”. Nell’agosto 1922 partecipa allo sciopero generale antifascista e nel febbraio 1923 viene arrestato alla Spezia. In aprile subisce una perquisizione domiciliare a Pontremoli e in luglio è cacciato dalle ferrovie per la sua adesione allo sciopero dell’agosto 1922. Rimpatriato coercitivamente a Livorno, viene percosso dagli squadristi nella sua abitazione e costretto a bere l’olio di ricino. Qualche settimana dopo emigra clandestinamente in Francia e si stabilisce nei pressi di Parigi, dove stila una circolare del Consiglio sezionale dei ferrovieri, che viene sequestrata a Bologna il 18 aprile 1924. Il documento recita che, in Francia, nascerà una sezione dello SFI, per assistere i ferrovieri licenziati per antifascismo. A Parigi F. partecipa alla fondazione del Gruppo “P. Gori”, insieme a A. Borghi, Alberto Meschi e Erasmo Abate, e svolge “un vasto lavoro di propaganda per tener vivo lo spirito antifascista tra i fuorusciti”. Nello stesso periodo si lega – insieme a Abate, Meschi, Ugo Fedeli, Virgilio Gozzoli e altri anarchici – a Ricciotti Garibaldi, il quale millanta di voler rovesciare il fascismo, invadendo la penisola con una “Legione garibaldina della libertà”. La condotta di Ricciotti e le sue strane richieste insospettiscono i militanti libertari e inducono F. e altri correligionari a staccarsi da lui nella primavera del 1925. Successivamente l’anarchico livornese è oggetto di un decreto di espulsione dalla Francia, ma riesce a evitare di essere cacciato dal paese grazie a un permesso temporaneo di soggiorno, che gli viene regolarmente rinnovato. Ritenuto “individuo da vigilare attentamente” quale potenziale attentatore di Mussolini, F. compie, al principio del 1926, un giro di propaganda libertaria a Lione e a Marsiglia, dove si dichiara favorevole al fronte unico proletario nella lotta contro la dittatura fascista, criticando gli “anarchici intransigenti”, che rifiutano la collaborazione con le altre forze dell’opposizione. L’arresto di Ricciotti Garibaldi a Nizza, il 3 novembre 1926, per mano delle autorità francesi, che gli contestano i rapporti con la polizia italiana e le cospicue somme di danaro, che ha ricevuto dal fascismo, provoca un clamoroso scandalo internazionale, di cui approfitta Paolo Schicchi per riattizzare polemiche triviali e calunniose ai danni di F. e di altri anarchici, “colpevoli” di avere avuto fiducia nel “garibaldinismo”, quando nessuno sapeva che Ricciotti era al servizio dei fascisti. Membro del Comitato internazionale di propaganda anarchica, F. viene iscritto, il 26 marzo 1927, nel «Bollettino delle ricerche» per le misure di “rintraccio, vigilanza e perquisizione”, e nel 1928 è sospettato di voler rimpatriare per uccidere il sovrano o il duce, con l’aiuto degli anarchici Quisnello Nozzoli e Angelo Diotallevi, che abitano insieme a lui a Garges le Gonesse (Seine-et-Oise). Le informazioni delle spie vengono prese in seria considerazione dal capo della polizia fascista che telegrafa al questore di Roma e ai prefetti che F. “ha ripreso questi ultimi tempi notevole attività” e li invita a vigilare. Iscritto nella “Rubrica di frontiera”, F. – continua il telegramma – è stato “segnalato facente parte complotto attentare vita sm il re et capo governo” ed è un “attivo propagandista et fiduciario” della Concentrazione antifascista. Iscritto anche alla LIDU, F. sostiene con qualche oblazione il settimanale “concentrazionista” «La Libertà» di Parigi, fa parte del Gruppo libertario “Caserio” di Alençon (Orne). Tornato a Parigi nel 1932, è incluso, l’anno successivo, fra gli attentatori livornesi residenti all’estero e sospettato, ancora una volta, di essere coinvolto, insieme a Nozzoli, Antonio Mauri, Giovanni Massignan, Pietro Refolo, Leonida Mastrodicasa, Angelo Diotallevi, Raffaele Rossetti, Silvio Barberini e Dandolo Memmi, in un piano terroristico, che mira a uccidere Mussolini. Nell’aprile 1934 F. rende omaggio alla salma dell’anarchico Emidio Recchioni, al cimitero del Père Lachaise, insieme ad Alberto Tarchiani, Ernesto Bonomini e Maria Luisa Berneri, e viene eletto, insieme a Carlo Rosselli e a Angelo Monti, membro della Commissione esecutiva della LIDU, al congresso della Federazione dell’Ile-de-France. Presente al Congresso annuale della Lega, che ha luogo a Grenoble dal 20 al 22 ottobre, invita i convegnisti “a protestare contro la detenzione arbitraria dell’anarchico Petrini in Russia” e presenta un odg favorevole alla relazione di Silvio Trentin. Confermato nella Commissione esecutiva della LIDU, la rappresenta, in dicembre, ai funerali di Alceste De Ambris, insieme al segretario Luigi Campolonghi, e nel 1935 partecipa, con Nozzoli, Mastrodicasa e Remo Franchini, alle riunioni anarchiche, che si tengono a Parigi. Il 7 e l’8 ottobre assiste al Congresso di Mulhouse della lidu e prende la parola per dichiarare la sua avversione “totale e intransigente alla guerra”, che è “sempre un’ingiustizia e un’infamia”. Presente al Congresso antifascista di Bruxelles, il 12 e il 13 ottobre, solleva di nuovo la questione della detenzione dell’anarchico Petrini in Russia, suscitando le scomposte reazioni dei comunisti, e il 1° e il 2 novembre prende parte al Congresso anarchico di Sartrouville, insieme a Umberto Tommasini, Rodolfo Gunscher, Angelo Bruschi, Antonio Cieri e Giulio Bacconi. Il 27 luglio 1936 parte per Barcellona, dove si arruola nella Sezione Italiana della Colonna “Ascaso” CNT-FAIb e partecipa alla battaglia di Monte Pelato (28 ago. 1936). Membro del Comitato di investigazione della FAIb, presta servizio al valico di frontiera di Port-de-Bouc, dove controlla, insieme a Bonomini, Francesco Barbieri, Ludovico Rossi, Renato Castagnoli e Domenico Ludovici, gli italiani e gli stranieri, che arrivano e partono dalla Spagna. Tornato a Barcellona nell’aprile 1937, viene arrestato nella capitale catalana durante le sanguinose giornate di maggio e dato due volte per fucilato, insieme al giellista Monti. Rimesso in libertà dopo 15 giorni, viene più volte fermato, mentre cerca di lasciare la penisola iberica, e viene rimandato a Barcellona. Rientrato in Francia nel mese di luglio, si dimette dalla LIDU nell’autunno seguente, perché è ostile alla crescente influenza, che i comunisti esercitano nella Lega. Il 18 luglio 1938 viene arrestato a Parigi, alla vigilia di una visita dei sovrani inglesi, e in settembre è ricercato e minacciato di espulsione. Il 7 dicembre interviene a una riunione di anarchici, giellisti e massimalisti, che ha luogo nella capitale francese, e il 19 febbraio 1939 assiste a una conferenza di Umberto Candoni sulla libertà. In primavera si occupa dei collegamenti fra gli anarchici italiani, residenti in Francia, e quelli che vivono in America, e in autunno cerca di aiutare a partire per gli USA Bonomini, evaso dal terribile campo di internamento di Rieucros, insieme al compagno di idee Giuseppe Picone Chiodo. Nel marzo 1940 F. viene menzionato da Vindice Rabitti, nel corso di un interrogatorio, in cui l’anarchico bolognese fa i nomi di decine di compagni, e in autunno compare in una lista di sovversivi pericolosi dimoranti in Francia, che la polizia fascista trasmette a quella hitleriana, per agevolare il loro arresto. Di nuovo a Livorno, nel dopo guerra, F. riprende il suo posto di lotta e, il 27 ottobre 1960 si spegne nella città natale, dopo una vita generosamente spesa per l’ideale. (F. Bucci – R. Bugiani – A. Tozzi)

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; ivi, Divisione Polizia Politica, ad nomen; ivi, s. 13, b. 2; Enzo Fantozzi, «Umanità nova», 6 nov. 1960.
 
Bibliografia: H. Rolland, Lotte della resistenza: il tradimento di Ricciotti Garibaldi, Firenze 1968; Antifascisti nel casellario politico centrale, 18 voll., Roma, 1989-1994, ad nomen.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Vittorio e Sofia Degli Innocenti

Bibliografia

2003

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Collezione

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