CACOZZA, Francesco

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
CACOZZA, Francesco

Date di esistenza

Luogo di nascita
Fiumefreddo Bruzio
Data di nascita
May 11 1851
Luogo di morte
Napoli

Biografia / Storia

Nasce a Fiumefreddo Bruzio (Cs) l’11 maggio 1851 da Nicola e Rosa Iorio, fer­roviere. Internazio­nali­sta giunto a Napoli per lavoro, nel 1880 fonda con Fe­licò e Merlino «Il Grido del popolo» e il 3 gen­naio 1881 è arrestato con alcuni compagni per cospi­ra­zione e attentato contro la sicu­rezza dello Stato. Scarce­rato il 25 febbraio 1882 e licen­ziato per motivi politici, dopo la svolta “legalitaria” di Costa, rompe con Mer­lino e invita Cafiero a prendere la guida del movi­mento a Napoli. Riammesso nelle ferrovie, ai primi del 1887 è tra i promo­tori del gruppo “Humanitas” e re­sponsabile del foglio omonimo, che per l’ampiezza dei temi trattati fa da riferimento per tutti gli anarchici, nono­stante l’ostilità per gli “orga­nizzatori”. In ago­sto lascia la redazione del foglio «Humanitas» ritenuta ormai su posizioni moderate, e fonda con Bergama­sco e Felicò il circolo comunista-anar­chico “ll Lavoratore”, che pubblica «Il De­molitore», giornale di cui scrive il programma e assume la direzione, ispi­rata ad un indivi­dualismo estremo che rifiuta “dogmi, prin­cipi stabili che in ogni luogo e ogni tempo non sono ser­viti che d’inciampo al progresso”. Il 12 febbraio 1889 sposa un’ereditiera, si licenzia e va a vivere a Vie­tri di Po­tenza, da dove torna spesso a Napoli e si tiene in contatto coi compagni. Arrestato il 1° maggio 1891, intensifica l’attività di propa­ganda, collabora con «La Croce», che esce a Napoli nel 1892 e a fine aprile, in vista del 1° maggio, è fer­mato per misure di Pubblica sicurezza. Nel maggio 1896 si stabili­sce di nuovo a Napoli e nel 1897 entra nel gruppo “Carlo Cafiero”, guidato da Mi­chele Acanfora. Di lì a poco, il 5 e 14 settembre, pub­blica due n.u. intitolati «Il Turbine», incappa in una denuncia per violazione della legge sulla stampa, poi si ado­pera con Francesco Del Giudice per riunire i compagni di­visi dalla collaborazione con i socialisti nella campagna contro il do­micilio coatto e ot­tiene la fusione dei due fogli anarchici che escono a Napoli: il «Turbine» e «L’Affamato». Nel marzo 1898 sottoscrive il mani­festo-protesta di solidarietà con Ma­late­sta e i redattori de «L’Agitazione» ed è poi, arrestato per i moti di maggio. Al processo, che si tiene a giugno, conte­sta la legit­timità della corte mar­ziale, rifiuta di di­fendersi ed è condannato a due anni di carcere per istigazione a delin­quere. Esce per amni­stia il 4 gen­naio 1899 ed è subito diffidato. A novembre del 1902 si imbarca come infer­miere su un pi­roscafo diretto a New York e ri­com­pare il 18 febbraio 1904, con un articolo che esce su «Il Grido della folla» di Milano e gli costa quat­tro mesi e mezzo di carcere. Quanto basta per  tenerlo in pri­gione buona parte dell’anno. Tornato li­bero, nel lu­glio 1905 dirige «L’Iconoclasta», che ha vita brevissima; il 12 giugno 1906, si intro­duce nella Camera del De­putati, ingiuria Giolitti e fa in tempo a partecipare al Con­gresso nazionale anar­chico, che si apre il 16 a Roma. Nel 1908 svolge con Mel­chionna e Petrucci un’attiva propaganda tra gli inquilini dei rioni popolari, riuniti in leghe di resistenza, creando pro­blemi alla Società del Risana­mento, che non riesce a eseguire gli sfratti. Pesante la risposta repres­siva, fatta di fermi improvvisi e carcerazioni brevi e ripetute, che però non lo scoraggiano. In prima fila nelle agitazioni contro il carovita, non perde occa­sione per diffondere volantini che portano la sua firma e il 5 giu­gno 1909 assume la dire­zione del giornale «La Plebe», che si stampa fino al 30 marzo 1910. Sono per lui anni di mi­li­tanza a tempo pieno: parte a piedi, all’alba, dalle falde del Vesuvio, dove vive in una ba­racca che si è co­struito con le sue mani – il “Nido Libero” lo chiama – finché un ufficiale giudi­ziario non lo sfratta, e giunge tra i la­voratori in lotta contro il rincaro delle pigioni, l’ampliamento della cinta daziaria e il caro­viveri. Benché vigilato, il 14 giu­gno 1913 riesce a entrare di nuovo in Parla­mento, sta­volta vestito da prete, ma è fermato prima che inizi il dibattito. Popolaris­simo tra gli operai per la generosità e la coerenza delle scelte, il 9 giugno 1914, quando in città scoppiano i moti della Setti­mana rossa, guida i ma­nifestanti nei san­gui­nosi assalti alla stazione ferro­viaria e nei duri scontri nelle vie del centro fino al 10 giu­gno, quando è arre­stato. Esce per amnistia il 3 gennaio 1915 e il 1° mag­gio, parlando ai lavo­ratori, si schiera per la neutralità a ol­tranza ed è segnalato tra i sovversivi disfattisti. Il 24 maggio 1916, anniver­sario dell’intervento, è fermato mentre in­cita gli operai a lottare per la pace. Torna in carcere il 24 feb­braio 1917, dopo le mani­festazioni per il caroviveri, e il 18 lu­glio, durante lo sciopero generale dei metal­mec­canici, è arre­stato di nuovo per un mani­fe­sto che incita alla disobbedienza e alla guerra civile ed è condannato a otto mesi di carcere. Esce il 25 marzo 1918 e riprende la sua attività, or­ganiz­zando una lega di resistenza tra gli inqui­lini, che il 4 mag­gio 1919 mette in piazza nu­merosi dimo­stranti. Il 28 dicembre poi finisce in carcere per violazione della legge sulla stampa e “istigazione all’odio tra le classi sociali”. Tornato libero per am­nistia, il 29 aprile 1920 parla ai metallurgici in sciopero. Il fascismo non lo intimidisce e sfida più volte la violenza squadrista: il 16 febbraio 1922, quando di­stribuisce volan­tini davanti a Montecitorio, il 30 maggio 1923, quando è fermato mentre lancia manifestini anarchici nell’aula del Parlamento, e il 22 dicembre 1924, allorché denuncia nel regime trionfante dopo la crisi Matte­otti “una fucina di de­litti” animata da “uomini politici e di­rettori di giornali arricchiti dalla teppa”. Vecchio e isolato, lotta fino a quando le forze glielo consentono e nel 1927, a 77 anni, è sottopo­sto all’ammonizione. Muore a Napoli in un ospizio per i po­veri il 24 dicembre 1931.
 

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; Archivio dello Stato - Napoli, Giustizia, Processi, Corte d’Assise, sentenza 864/914 del 12/2/1915; Gabinetto di Questura, 2a serie, b. 90, 172, 195, 199; 3a serie (1919-1932), b. 674 e Polizia ammini­strativa e giudiziaria, b. 390 e 396.

Bibliografia: W. Mocchi, I moti italiani del 1898. Lo stato d’assedio a Napoli, Napoli 1901; P.C. Masini, Storia degli anarchici italiani. Da Bakunin a Malatesta, Milano, 1969, ad indicem; M. Fatica, Origini del fascismo e del comu­nismo a Napoli (1911-1915), Fi­renze 1971; L. Bettini, Bibliografia dell’anarchismo, vol. 1 t. 1. Periodici e numeri unici anarchici in lingua italiana pubblicati in Italia (1872-1971), Firenze, 1972, ad indicem; M. Marmo, Il proletariato industriale a Napoli in età liberale, Napoli 1978; N. Dell’Erba, Le origini del socialismo a Napoli. 1870-1892 Milano 1979; P.F. Buc­cellato, M. Iac­cio, Gli anarchici nell’Italia Meridionale. La stampa (1869-1893), Roma 1982; S. Fasulo, Storia vissuta del sociali­smo napoletano 1896-1951, Roma 1991; G. Aragno (a cura di), La Settimana Rossa a Napoli. Giugno 1914: due ragazzi caduti per noi, Napoli 2000. 

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Nicola e Rosa Iorio

Bibliografia

2003

Persona

Collezione

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