BRUSCHI, Angiolo

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
BRUSCHI, Angiolo

Date di esistenza

Luogo di nascita
Livorno
Data di nascita
03/08/1900
Luogo di morte
Parigi
Data di morte
08/08/1986

Attività e/o professione

Qualifica
Pittore

Nazionalità

Italiana

Biografia / Storia

Nasce a Livorno il 3 agosto 1900 da Ettore e Romilda Camici, pittore. Nel 1915 segue la famiglia a Vezzano Ligure e nel 1917 frequenta gli anarchici Renato e Nello Olivieri, Silvio Casella, Umberto Marzocchi e Pasquale Binazzi. Nel luglio del 1919, durante il Biennio rosso, prende parte allo “svaligiamento” dei negozi della Spezia e viene denunciato per saccheggio. Amnistiato, milita per due anni – secondo la polizia – nel PCdI, per poi tornare nel movimento anarchico. Il 22 dicembre 1922, per “sfuggire alle rappresaglie” degli squadristi espatria in Francia (alla stazione di Livorno riesce a evitare i controlli dei fascisti mettendosi un cappello e un cappotto militari e mischiandosi a una squadra di carabinieri) dove si stabilisce a La Seyne-sur-Mer (Var). Risulta abbonato a «Pensiero e Volontà», la rivista edita da Malatesta a Roma. Ritenuto dalla polizia “il capo del gruppo comunista italiano”, il 29 giugno 1925 è colpito da decreto d’espulsione e ripara a Parigi, dove viene arrestato il 24 maggio 1926, durante una protesta contro le celebrazioni dell’undicesimo anniversario dell’entrata in guerra dell’Italia. Scortato alla frontiera belga, per vari anni vivrà tra Belgio e Lussemburgo. Tra il 1927 e il 1929 è, assieme a Pietro Bruzzi, uno dei militanti più attivi di Esch-sur Alzette (Lux.), dove vive all'hotel-cafè Solazzi, conosciuto come luogo di ritrovo degli anarchici italiani della zona, e contribuisce alla diffusione di opuscoli e periodici e alla raccolta di fondi per i prigionieri politici. Nel giugno del 1930, a seguito dell’attentato di Gino D’Ascanio contro il cancelliere della legazione italiana, si sposta a Bruxelles, dove frequenta il caffè Au Roy, luogo di ritrovo dei militanti anarchici, e la libreria di Marcel Dieu (alias “Hem Day”). Il 10 giugno del 1931 partecipa a una manifestazione indetta dal Comité pour le droit d’asile contro l’esecuzione in Italia di Michele Schirru, in settembre il tribunale di Mons lo condanna per porto abusivo d’armi e lo espelle dal paese. In quell’epoca pare si sia recato a Barcellona, assieme a Pietro Bruzzi e Luigi Damiani, dove avrebbero fatto parte di un gruppo chiamato Ufficio libertario di corrispondenza, diretto dall’anarchico spagnolo Rafael Martínez. Rientrato in Belgio, il 25 ottobre 1932 viene arrestato per la rottura del bando e condotto alla frontiera con il Lussemburgo, è fermato dai gendarmi granducali il 26 ottobre e costretto a entrare illegalmente in Francia. Iscritto, al principio del 1933, nel «Bollettino delle ricerche», quale “comunista da fermare”, il 25 gennaio viene fermato a Bruxelles, dove si trovava sotto il falso nome di “Ernesto Torres”, e durante la perquisizione domiciliare gli vengono trovati documenti che lo collegano agli anarchici Carlo Castagna, Virgilio Gozzoli, Pasquale Agari, Mario Mantovani e Hem Day, ritenuti tutti molto pericolosi. Rinchiuso nella prigione belga di Forest nel marzo 1933, in estate è rilasciato e si sposta a Parigi, dove viene aiutato dall’anarchico Amleto Astolfi, uno dei condannati per l’attentato del Diana. Nell’estate del 1935 è di nuovo arrestato per “rottura di bando” e condannato a due mesi di reclusione. Scarcerato il 9 ottobre, partecipa, il mese seguente, al Convegno anarchico di Sartrouville, e nel 1936 aderisce al Comitato provvisorio per il diritto di asilo. Il 31 luglio, parte per la Spagna e, a Barcellona, si arruola nella Sezione Italiana della Colonna “Ascaso” CNT-FAIb , prendendo parte ai combattimenti di Monte Pelato, di Tardienta e di Almudévar. In Spagna stringe amicizia con Luigi Ballarin, probabilmente già conosciuto in Lussemburgo. Nel 1937 fa la spola fra la Spagna e la Francia, occupandosi dell’arruolamento dei volontari nelle colonne libertarie, poi – ma il fatto non è del tutto certo – passa nella 12ª brt Internazionale Garibaldi. Ferito in combattimento nel 1938, è ricoverato nell’ospedale catalano di Vic e il 9 novembre dello stesso anno viene schedato. Il prefetto di Livorno lo descrive come un uomo di statura e corporatura media, capelli castani ondulati, fronte alta e convessa e occhi castani: “individuo assai turbolento”, “violento” e “fanatico”, già “attivo propagandista” comunista, è stato espulso – recita il “cenno biografico” – dalla Francia, dal Lussemburgo e dal Belgio e si è dimostrato molto attivo nei gruppi anarchici e nel Comitato per il diritto di asilo. Dopo la caduta di Barcellona, B. valica i Pirenei e finisce nel tremendo campo di Argelès-sur-Mer, dove aderisce al Gruppo anarchico “Libertà o morte”, insieme a Leonida Mastrodicasa, Gennaro Gramsci, Carlo Montresor, Faustino Braga, Armando Bientinesi, Settimo Guerrieri e Lorenzo Giusti, poi evade dal campo, ma viene ripreso quasi subito, condannato a quattro mesi e 15 giorni di reclusione per infrazione di un vecchio decreto di espulsione e rinchiuso nel carcere di Fresnes (Seine), dove rimane fino al 6 settembre 1939. Contrariamente a quanto ritenuto finora in base alla documentazione conosciuta in Italia, B. non muore a Bir Hakeim, nell’estate del 1942 combattendo contro i nazisti. All’inizio del 1941 viene fermato durante un rastrellamento e, essendo il suo nome segnalato nella lista dei sospetti della Sureté nationale, il 20 febbraio è internato nella caserma des Tourelles di boulevard Mortier. Nel gennaio 1942 è inviato ai lavori agricoli forzati a Boulzicourt, un villaggio delle Ardenne. Durante una licenza in cui rientra a Parigi, nel giugno 1944 aderisce al Comitato italiano di liberazione nazionale di Vincennes-Saint Mandé. Alla Liberazione ritorna a Parigi dove aderisce al movimento antifascista Italia libera. Quando nel febbraio 1948 il suo amico Luigi Ballarin muore, gli promette di farsi carico della sua famiglia e l’anno dopo diviene il compagno di Elisa Ballarin, con la quale vivrà 37 anni prendendosi cura dei suoi figli e nipoti come fossero suoi. Muore a Parigi l’8 agosto 1986 (R. Bugiani - S. Carolini - A. Tozzi)

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen.

Bibliografia: P. Leonetti Carena, Les italiens du maquis, Paris 1968, pp. 23, 239; AVilanova, Los olvidados: los exilados españoles en la segunda guerra mundial, Paris 1969, pp. 339-58; Antifascisti nel casellario politico centrale, 18 voll., Roma 1988-1995, ad nomenLa Spagna nel nostro cuore. 1936-1939, Tre anni di storia da non dimenticare, Roma 1996, ad nomen; AICVAS, Il coraggio della memoria e la guerra civile spagnola (1936 - 1939)... / a cura di F. Giannantoni e F. Minazzi, Varese 2000, p.116; Bucci  F. Bucci, et al., Gli antifascisti grossetani nella Guerra civile spagnola, Follonica (Gr) 2000, pp.194-195.

Sitografia: Dictionnaire des militants anarchistes

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