BARBIERI, Francesco

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
BARBIERI, Francesco

Date di esistenza

Luogo di nascita
Briatico
Data di nascita
14/12/1895
Luogo di morte
Barcellona
Data di morte
05/05/1937

Attività e/o professione

Qualifica
Agrimensore

Nazionalità

Italiana

Biografia / Storia

Nasce a Briatico (VV) il 14 dicembre 1895 da Giovanni e Domenica Arena. Di famiglia benestante, frequenta regolarmente le scuole elementari e poi si iscrive in un Istituto agrario conseguendo la qualifica di “agrimensore”. Nel 1914 emigra in Argentina alla ricerca di lavoro. Il suo progetto è di recarsi in Patagonia presso una fattoria e lavorare come tecnico agrario. Difficoltà burocratiche e ritardi nella concessione delle autorizzazioni gliene impediscono la realizzazione.
Allo scoppio della guerra, anche in virtù della martellante propaganda nazionalista da parte dell’ambasciata italiana, si arruola come volontario e torna in Italia. Nel luglio del 1915 è assegnato al 19° rgt Fanteria di Cosenza e poi inviato al fronte con il 92° rgt; in seguito passa nei gruppi di assalto, combatte valorosamente e viene ferito due volte; alla fine della guerra riceve una onorificenza al valor militare. Rientra in Calabria nei primi giorni del 1919, molto deluso e amareggiato poiché il Governo non ha tenuto fede alle promesse di assegnare la terra ai reduci. Si sistema a Zambrone, comune vicino Briatico; professa idee socialiste e anarchiche e partecipa alla costituzione di una cooperativa agricola della quale diviene dirigente e contabile, ma a seguito di dissidi con alcuni soci, fomentati anche dai fascisti locali, decide di abbandonare e accetta il posto di magazziniere in una cooperativa di consumo. Per poter lavorare, i dirigenti della cooperativa gli impongono di iscriversi al PNF, ma egli rifiuta.
Approfittando delle disposizioni a favore dei riservisti, ritorna, nell’aprile del 1922, in Argentina con l’intenzione di partire per la Patagonia. Anche questa volta il progetto è destinato ad andare in fumo; infatti in quella regione, da qualche mese, sono scoppiati violenti tumulti che rischiano di sfociare in una vera e propria rivolta. Si avvicina ai circoli politici italiani ed entra in contatto prima con i gruppi socialisti e poi con gli anarchici, in particolare con il Gruppo “L’Impulso” guidato da Nicola Recchi e Aldo Aguzzi. Grazie all’aiuto di questi connazionali riesce a trovare lavoro come manovale, poi come scaricatore al porto e infine in una tipografia come apprendista. Nel 1924 è tra gli organizzatori della contestazione contro la crociera della motonave Italia, che, attraccata nel porto di Buenos Aires, svolge aperta propaganda a favore del regime fascista. La polizia argentina esegue numerosi arresti; B. riesce a sfuggire alla cattura e inizia una vita da clandestino. Nello stesso anno conosce Severino Di Giovanni, i fratelli Alejandro e Paulino Scarfò, oriundi calabresi di Tropea, Silvio Astolfi, Umberto Lanciotti e il cileno Miguel Arcangel Roscigna, insieme ai quali forma un gruppo deciso a condurre con ogni mezzo la lotta contro il fascismo. Le prime azioni sono di natura dimostrativa, come la protesta inscenata al teatro Colón in occasione dei festeggiamenti per i 25 anni di regno di Vittorio Emanuele III; poi, durante la campagna a favore di Sacco e Vanzetti, si passa ad attentati dinamitardi contro obiettivi americani. B., mettendo a frutto le conoscenze acquisite durante la guerra, si incarica di confezionare le bombe per gli attentati. Nel 1926, Di Giovanni e B. collaborano attivamente con Buenaventura Durruti e Francisco Ascaso, con i quali compiono una serie di rapine ai danni di banche e industrie anglo-argentine per finanziare l’attività del movimento. Il 3 maggio 1928 Di Giovanni porta una valigetta contenente una bomba nei locali del Consolato italiano e l’esplosione provoca nove morti e 34 feriti. La repressione che si scatena contro gli anarchici italiani costringe B. a rifugiarsi prima a Montevideo, poi a Rio de Janeiro e a Belo Horizonte. Arrestato a seguito di una improvvisa irruzione della polizia brasiliana nella pensione in cui alloggia, privo di documenti e di permesso di soggiorno viene immediatamente rimpatriato.
Non essendoci a suo carico nessun tipo di precedente né provvedimenti giudiziari, può rientrare a Zambrone. Da qui espatria clandestinamente a Marsiglia e raggiunge poi Tolone, dove prende subito contatto con i fuorusciti italiani. Nel marzo del 1931 viene condannato in contumacia dal pretore di Tropea a un anno e sei mesi per emigrazione clandestina e diramato un ordine di arresto come “pericoloso sovversivo” e “anarchico avvezzo all’uso di esplosivi”. Nel febbraio del 1932 sconta una condanna a otto mesi inflittagli dal Tribunale di Tolone per uso di passaporto falso e false generalità; uscito dal carcere si reca a Ginevra dove conosce Fosca Corsinovi, con la quale intreccia una relazione; conosce anche il professore Andrè Oltremare e Silvio Trentin. La polizia fascista, che lo segue molto da vicino, gli attribuisce la partecipazione a una serie di attentati in Costa Azzurra e a Lione. Si sposta continuamente tra Ginevra e il sud della Francia, ma tutto questo continuo andirivieni è attentamente controllato dai fascisti, che lo segnalano alla polizia elvetica. Nel 1932 conosce Camillo Berneri che lo reputa un compagno coraggioso, indispensabile nella lotta armata. In una nota del giugno 1935, indirizzata ai Consolati italiani di Francia, Svizzera, Belgio, Spagna, Olanda e Germania, il direttore della polizia politica, sospetta che Barbieri sia una sorta di “consulente militare” degli anarchici e che nei suoi continui spostamenti assista i suoi compagni nella preparazione di esplosivi. Le continue pressioni sulla polizia svizzera sortiscono l’effetto desiderato: nell’ottobre del 1935 B. viene espulso dal paese e si reca a Parigi da Berneri in cerca di appoggi. Ha così modo di partecipare, sia pure di sfuggita, alla Conferenza d’Intesa degli anarchici italiani, preparata da Berneri, Giglioli, Fantozzi e altri allo scopo di elaborare un programma insurrezionale. Per evitare di bruciarsi, Berneri gli consiglia di rifugiarsi in Spagna dove può contare sull’aiuto del gruppo italiano dell’Ufficio di Corrispondenza Libertario e sulle sue amicizie del periodo argentino.
Si sistema a Palma di Maiorca con l’obiettivo di avviare un’attività di import/export di frutta e verdura. Durante uno dei suoi frequenti viaggi a Barcellona, su segnalazione degli agenti fascisti, nel febbraio del 1936, viene arrestato e incarcerato. Il Ministero degli Esteri italiano ne chiede subito l’estradizione o, in alternativa, l’espulsione verso il Portogallo da dove sarà più facile estradarlo in Italia. Dopo oltre due mesi di carcere duro, grazie a un’amnistia del Presidente Azaña, B. viene liberato e rientra clandestinamente in Svizzera. A fine luglio parte per la Spagna insieme con un gruppo di anarchici svizzeri e a Barcellona ritrova Berneri e tutti i compagni italiani esuli in Francia. Entra a far parte della Sezione Italiana della Colonna “Ascaso” CNT-FAIb alle dirette dipendenze di Berneri, che è il Commissario politico, il quale, completamente digiuno di tecniche militari, ne fa il suo “aiutante di campo”. Dopo la battaglia di Monte Pelato, si trasferisce a Barcellona con Berneri e mentre questi con il giornale «Guerra di classe» diventa la voce degli anarchici italiani, B. costruisce la rete di sussistenza per i miliziani. Procura fondi, armi, medicinali, ambulanze; tiene i contatti con i dirigenti spagnoli; fa il portaordini e l’ufficiale di collegamento. Allorquando il Comitato Anarchico di Difesa, presieduto da Virgilio Gozzoli, decide di ripartire gli incarichi al suo interno, B., al quale, formalmente, non viene affidato alcun incarico, diviene un “battitore libero” senza compiti specifici. Secondo una serie di rapporti di polizia egli sarebbe una sorta di capo di una polizia politica anarchica, il corrispondente della ceka dei comunisti sovietici, mentre, in altri documenti, è indicato come il capo della polizia di Barcellona, senza però altre precisazioni. Nelle giornate di maggio 1937 l’appartamento abitato da Berneri, B., Tosca Tantini e Fosca Corsinovi viene, più volte, visitato e perquisito da miliziani comunisti e della UGT. Nel pomeriggio del 5 maggio, verso l’imbrunire, un manipolo, formato da una quindicina di persone, fa irruzione, pistola in pugno, nell’appartamento e, dopo un alterco abbastanza violento, preleva i due anarchici sotto gli occhi atterriti delle due donne, e li conduce verso la centralissima plaza de Cataluña. L’indomani il corpo di B., che presenta ferite da arma da fuoco, viene trovato sulle Ramblas. (A. Orlando)

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen
Bibliografia: V.O. Bayer, Severino Di Giovanni, el idealista de la violencia, Buenos Aires 1998; La detención del camarada Francisco Barbieri, «Más Lejos», n. 1, 1936; I. Mastrodicasa, Vittime della dittatura internazionale: Francesco Barbieri, «Guerra di classe», 23 giu. 1937; U. Marzocchi, L’assassinio di Berneri e Barbieri, «Umanità nova», 22 nov. 1959; A. Orlando, L’anarchico dei due mondi, «Bollettino Istituto Calabrese per la Storia dell’Antifascismo e dell’Italia Contemporanea», 1996, n.1-2; L. Di Lembo, La sezione italiana della colonna Francisco Ascaso, «Rivista storica dell’anarchismo», lug.-dic. 2001, pp. 45-60.

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