BALDAZZI, Giovanni

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
BALDAZZI, Giovanni

Date di esistenza

Luogo di nascita
Sesto Imolese
Data di nascita
01/04/1883

Attività e/o professione

Qualifica
Operaio elettricista

Nazionalità

Italiana

Biografia / Storia

Nasce a Sesto Imolese frazione di Imola (BO) il 1° aprile 1883 da Luigi e Agata Gadoni. Operaio elettricista, “ha però intelligenza svegliata e discreta coltura, avendo percorso la quinta classe ginnasiale”. Per quanto la schedatura della polizia parta dall’agosto 1903, B. inizia a collaborare a «Il Grido della folla» già l’anno precedente con lo pseudonimo di “Giovanni Obdast” (Perché non siamo legalitari, 4 set.-2 ott. 1902), scrivendo poi anche ne «Il Popolino» di Bologna e ne «La Rivoluzione sociale» di Londra. Iscritto alla propria lega di mestiere e fervente fautore dell’azione diretta, nel febbraio 1903 lancia la proposta di un referendum tra gli operai per un giorno di sciopero generale per le otto ore di lavoro, costituendo contemporaneamente un gruppo d’agitazione insieme con Giovanni Tagliaferri, Pietro Chiesa, Umberto Cini, Castore Poggiopollini, a cui si aggiungerà A. Borghi, suo compagno di conferenze nel bolognese. Nel settembre 1903 partecipa alla manifestazione per l’inaugurazione del monumento ai caduti dell’8 agosto 1848, così brillantemente rievocata da Borghi (Borghi, p. 54 sgg.), e colleziona i suoi primi otto giorni di carcere. Più pesante (quattro mesi e dieci giorni) la condanna riportata l’anno successivo in occasione dello sciopero generale del settembre per aver guidato una dimostrazione ed aver resistito all’arresto. Nel corso del 1905 pubblica ne «Il Grido della folla», un lungo articolo a puntate dal titolo Lo sciopero generale e l’espropriazione (1° apr.-20 mag. 1905), ma l’anno seguente comunica di aver “abiurato ogni entusiasmo e simpatia per tutto ciò che è tendenza e causa socialista ed operaia” («Grido della folla», 17 mar. 1906) e fa professione di “egoismo puro [...] fonte inesauribile di vita e di luce, alla quale l’anarchismo oggi può e deve attingere forze nuove e feconde” (Anarchismo o umanesimo, ivi, 30 giu. 1906). Nel febbraio 1907 B. lascia Bologna alla volta di Londra dove lavora come cameriere. L’assenza dall’Italia non gli impedisce di collaborare intensamente alla rivista «Vir» di Monanni e Signorini. Suo è l’articolo d’apertura, intitolato L’individualismo, del numero unico di saggio del luglio 1907, anche se in seguito invierà comunicati ai giornali per informare della sua rottura con i redattori di «Vir», a suo dire culturalmente deficitari. Nell’agosto del 1907 risulta risiedere a Parigi, dove è impiegato come scritturale e tiene frequenti conferenze. Perso il lavoro è costretto a trasferirsi a Argenteuil e a lavorare come imbianchino. Dopo un breve soggiorno in Italia alla fine del 1908, B. si stabilisce nuovamente a Parigi con il probabile obiettivo di emigrare in America. Grazie alla sua attività di rappresentante di commercio, si muove frequentemente tra Parigi, Londra e l’Italia. Condannato nel giugno 1910 a tre anni di carcere per uso di francobolli postali contraffatti, B. viene espulso dalla Francia nel settembre 1912. Durante la detenzione il «Novatore» di New York pubblica un suo articolo sulla “concezione rivoluzionaria dell’individualismo” (Egoismo e altruismo, 1° dic. 1910-1° gen. 1911). Stabilitosi a Milano, e ormai attestato su posizioni sindacaliste libertarie (“sono sindacalista perché credo all’influenza educatrice, alla missione rivoluzionaria dell’organizzazione operaia”), segue da vicino gli scioperi dei metallurgici della primavera 1913, inviando una corrispondenza a «La Voix du peuple», organo della cgt (7 giu. 1913). Dopo lo sciopero generale dell’agosto tuttavia attacca duramente la gestione di Pulvio Zocchi, “solo, assoluto e dispotico dirigente” dell’Unione Sindacale Milanese (Zocchiani o sindacalisti, «Il Libertario», 21 ago. 1913) e critica la “confusione di poteri che intralcia ogni serio lavoro dell’Unione sindacale” e la “mancanza di direzione del movimento” (Problemi sindacalisti. Lo sciopero, «L’Avvenire anarchico», 28 ago. 1913). Sottrattosi alla sorveglianza poliziesca sul finire del 1913, B. viene rintracciato solo nell’aprile successivo a Basilea, da dove collabora a «L’Utopia» mussoliniana, e, dopo il rientro e una breve permanenza a Bologna nell’agosto 1914, viene segnalato nel novembre a New York, impiegato nella redazione del giornale «Il Proletario». Trasferitosi a Filadelfia, durante la guerra si mantiene in contatto epistolare con Borghi e Meledandri, organizza e invia sottoscrizioni al periodico dell’USI «Guerra di classe». Arrestato due volte nel 1917 per istigazione alla rivolta, nel settembre B. viene incarcerato su richiesta delle autorità federali con l’imputazione di avere, in qualità di propagandista e di membro degli IWW, promosso scioperi e agitazioni a danno degli Stati Uniti e “in favore diretto od indiretto degli imperi centrali”. Nell’agosto 1918 B. è condannato a dieci anni di reclusione e a 35.000 dollari di multa per “atti contrari agli interessi degli Alleati ed al proseguimento della guerra”. Ottenuta la libertà provvisoria nel 1919, nel 1922 viene espulso dali USA e rimpatriato. Stabilitosi a Roma, dal giugno 1923 al dicembre 1930 è alle dipendenze dell’Opera Nazionale Dopolavoro e per qualche tempo redattore della rivista «La Stirpe» di Rossoni. Nel 1926 viene così proposto per la radiazione “dallo schedario dei sovversivi”. Dal gennaio 1931 al marzo 1936 svolge funzioni di traduttore presso il Comitato Olimpico Nazionale Italiano e poi presso la Federazione Internazionale dei Tecnici Agricoli. L’intercettazione, nel 1935, di corrispondenza tra B. e il “noto fuoruscito” conte Carlo Sforza, nonché il tentativo presso un avvocato francese di ottenere la revoca del decreto di espulsione dalla Francia, provocano la ripresa della sorveglianza nella convinzione che, seppur apparentemente “ligio al regime”, sia “intimamente ostile al Fascismo”. Nel settembre 1940 B. rivolge al Capo del governo una dignitosa istanza nella quale, sulla base della buona condotta civile, politica e professionale, chiede la revoca della sorveglianza. Da allora non si hanno più notizie. S’ignorano data e luogo di morte. (M. Antonioli)

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen.
Bibliografia: scritti di B.: Socialisti e anarchici, Forlì 1905; Gli anarchici e l’organizzazione operaia, Mantova 1906; La lotta dell’esistenza e il principio di solidarietà, Bologna [1906]; Il militarismo e la rivoluzione, Bologna 1913. Scritti su B.: L. Gestri, Agosto 1913: L’Unione sindacale italiana e lo sciopero generale, «Rassegna storica», 1976, n. 1; M. Antonioli-P.C. Masini, Il sol dell’avvenire. L’anarchismo in Italia dalle origini alla Prima Guerra mondiale, Pisa, 1999, ad indicem.

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