BAGGI, Giovanni

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
BAGGI, Giovanni

Date di esistenza

Luogo di nascita
Milano
Data di nascita
08/06/1881
Luogo di morte
Milano
Data di morte
23/02/1929

Attività e/o professione

Qualifica
Ebanista

Nazionalità

Italiana

Biografia / Storia

Nasce a Milano l’8 giugno 1881 da Nazzaro e Angela Corradini. Frequenta le scuole elementari e diventa ebanista. Riformato dal servizio militare per i primi sintomi di tisi, entra nelle cronache giudiziarie perché coinvolto nei tafferugli di via Farini, davanti alla Macchi e Passoni, in occasione dello sciopero generale del 10 maggio 1906, nei quali trova la morte Angelo Galli e viene gravemente ferito Carlo Gelosa. Prosciolto dalle accuse, nel novembre 1906 lascia Milano e viene segnalato a Parigi in compagnia di Gelosa ed Enrico Recalcati. Stando a “Virgilio”, l’informatore preposto alla sorveglianza di Malatesta e del suo entourage a Londra, nei quattro mesi parigini B. aveva incontrato Felice Vezzani, Carlo Colombo, anch’egli sottrattosi alle attenzioni della Questura milanese, e Felice Felici, “il gobbo”, che gli aveva fornito l’indirizzo di Romeo Tombolesi. Virgilio descrive B. come un alcolizzato e come un megalomane (“A Milano era un teppista e si crede un anarchico dei più fieri”). Tornato a Milano nel febbraio 1908, viene ininterrottamente pedinato. “Egli non si è occupato, né ha fissa dimora, ed alloggia saltuariamente presso l’uno e l’altro dei suoi correligionari [...]. Per la prima volta la notte scorsascoRivista storica dell’anarchismo [15 febbraio] egli, dopo aver a lungo girovagato per le vie della città, si trattenne presso la propria famiglia poche ore in via Ospedale”. Dopo aver trovato lavoro come ebanista, B. assume per pochi numeri – dall’aprile al giugno – la gerenza de «La Protesta umana», ciò che gli costerà una condanna a sei mesi di carcere in contumacia, perché è nel frattempo espatriato a Lugano. Da lì, sotto il nome di Giulio Bassi, a Marsiglia e poi ancora a Parigi e di nuovo a Londra. Grazie all’amnistia può, nel maggio 1909, rientrare a Milano, dove trova modo di farsi arrestare per violazione di domicilio e violenza nei confronti del datore di lavoro che lo aveva licenziato. Nell’estate 1909 un “rincrudimento della tubercolosi” dà inizio alle sue peregrinazioni di ospedale in ospedale. B. trascorre quasi tutto il 1910 tra l’Ospedale Maggiore e l’Ospedale dei cronici di Cernusco sul Naviglio. Dimesso il 20 gennaio 1911 viene arrestato l’8 marzo per violenze e oltraggio ai Vigili urbani. Passa alternativamente dal carcere all’ospedale, ma viene espulso anche da questo per aver aggredito un altro malato. Dopo un vano tentativo di trovare lavoro a Lugano, lo ritroviamo passare, sul finire dell’anno, quasi come consuetudine dall’Ospedale Maggiore al carcere. L’ossessivo controllo della polizia induce B. a presentarsi, insieme con la sorella, alla Questura per “reclamare il modo vessatorio e dannoso col quale viene fatta la vigilanza”. In una nota della polizia si legge: “Da parecchio tempo il male che ne rode l’esistenza lo affligge e lo esalta più del consueto facendogli intravedere persecuzioni fantastiche per ogni dove. Nell’ospedale percuote i malati, fuori crede di essere sempre pedinato dalle guardie”. In realtà i pedinamenti non dovevano essere una fantasia, se si provvede per una “vigilanza di lui nella maniera più cauta che si possa”. Gli anni seguenti sono un ininterrotto susseguirsi di ricoveri ospedalieri, alternati da tentativi di lavoro (di nuovo, infruttuosamente, a Lugano). Una esistenza “bruciata”, tra un dormitorio pubblico e la casa della sorella. Ormai lontano da ogni attività politica, nel 1920 B. scrive ad «Umanità nova» (Attraverso Milano, 20 apr. 1920), dicendo di essere ricoverato da 13 mesi all’Ospedale Maggiore e protestando contro le vessazioni di un medico che gli nega le medicine e cerca di farlo espellere per le sue tendenze politiche. Nel 1926 è a Como, dove “lavora come meglio può da orologiaio”. Muore a Milano, all’Ospedale Maggiore, il 23 febbraio 1929. (M. Antonioli)

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; Archivio dello Stato - Milano, Gabinetto di Prefettura, Pratiche individuali.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

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