ACCINI, Casimiro

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
ACCINI, Casimiro

Date di esistenza

Luogo di nascita
Piubega
Data di nascita
04/03/1879
Luogo di morte
Isola Dovarese
Data di morte
01/10/1972

Attività e/o professione

Qualifica
Scrivano
Qualifica
Operaio
Qualifica
Impiegato

Nazionalità

Italiana

Biografia / Storia

Nasce a Piubega (MN) il 4 marzo 1879 da Francesco e Luigia Tiranti; frequenta le scuole elementari e uno scampolo di tecniche. Inizialmente socialista, è presidente del Circolo di Piubega, invia corrispondenze a «La Provincia di Mantova», a «La Nuova terra», organo della Federazione provinciale socialista mantovana e partecipa nella primavera del 1901 a un congresso di leghe bracciantili a Ostiglia. Poco dopo tuttavia passa al campo anarchico, con tutta probabilità sotto l’influsso di Luigi Molinari, con una lettera del quale parte, nel luglio, per Parigi nella speranza di impiegarsi presso un giornale anarchico indicato come «Le Travaux» [sic], più verosimilmente «Les Temps nouveaux». In realtà nell’agosto A. si trova a Lugano e fa ritorno a Piubega. All’inizio del 1902 pubblica «Popolo! Popolo!», di cui è direttore-proprietario, presso Baraldi & Fleischmann. Della rivista escono soli quattro numeri, sufficienti però a raggiungere una certa diffusione. Impossibilitato a proseguire, C. si reca a Milano per tentare, senza successo, la fusione della testata con «Il Grido della folla», prossimo a uscire. Nell’aprile si trasferisce a Tunisi con l’obiettivo di fondare un giornale anarchico dal titolo «La Rivolta», per il quale ha ricevuto somme dagli Stati Uniti, e durante la sua assenza viene condannato in contumacia a un anno di reclusione per reati di stampa. Fallito anche questo tentativo, rientra in Italia, via Francia, ma viene arrestato a Milano, dove si è fermato per collaborare all’attività amministrativa de «Il Grido della folla». Amnistiato nel 1903, l’anno seguente si trasferisce a Mantova con la famiglia e lavora come scrivano presso lo studio dell’avvocato Luigi Molinari. Nel 1906 dà inizio a un serie di peregrinazioni alla ricerca di occupazione: a Carrara per breve tempo, poi di nuovo a Mantova, a Piubega, a Cremona, dove batte le campagne diffondendo opuscoli anarchici, a Livorno, a Forlì e a Ravenna per conferenze, ancora a Livorno. Nel 1909 tenta di occuparsi come operaio ai Cantieri Orlando di La Spezia, ma la sua evidente insofferenza al lavoro salariato lo porta ben presto a Pisa e nuovamente a Piubega, dove rimane fino al maggio 1910 quando riesce ad ottenere un posto di impiegato presso la CdL di Vicenza. Classica figura di militante migrante, refrattario a soluzioni definitive e sedentarie, forse anche per una sua non particolare disposizione al lavoro, nel 1911 si stabilisce ad Ancona come redattore del giornale anarchico «Germinal», spostandosi di frequente per tenere conferenze e partecipare a comizi. Nonostante la sua opposizione alla Guerra Italo-Turca riesce sempre a evitare incriminazioni. Nel 1912, sempre ad Ancona, è l’animatore dei gruppi anarchici “Paolo Chiarella” e “Kotuko”, il più significativo dei cosiddetti “martiri giapponesi”. Disoccupato, “vive sussidiato dai compagni di fede”. Nel maggio 1912 si tra-sferisce a Fano per “riorganizzare e disciplinare quella setta anarchica” ma, più probabilmente, per questioni di sopravvivenza assumendo le segreterie della Cooperativa carrettieri e della Lega di resistenza marinai, e diventando, in quella fase, uno dei propagandisti più richiesti in area marchigiana. Nel febbraio 1914 viene nominato segretario della CdL di Piombino, carica da cui si dimette però dopo tre mesi, facendo ritorno a Fano e riassumendo i precedenti incarichi. Nell’agosto viene prima nominato segretario della CdL di Modena, ma poi subito rifiutato; riesce però a farsi assumere come impiegato dalla CdL di Parma e poi come segretario delle Leghe di città, al posto lasciato vacante da Attilio Longoni. Con lo scoppio della guerra e la scelta interventista dei principali esponenti della CdL parmense, nel marzo 1915 A. trova sistemazione a Bergamo, sempre come segretario della locale CdL. Ma tale sistemazione ha breve durata perché le finanze della CdL non sono in grado si sostenere un segretario stipendiato. A. si sposta a Sestri Ponente assumendo anche qui l’incarico di segretario camerale, mettendosi alla testa di un’agitazione di metallurgici degli stabilimenti ausiliari. Nell’aprile del 1916 riesce tuttavia a farsi riassumere a Bergamo e di lì a poco dalla sezione milanese dell’USI, rimasta senza quadri dopo la scissione dell’USM interventista. Nel gennaio 1917 è richiamato alle armi, ma nel dicembre è inviato in licenza illimitata e si stabilisce a Brescia. In realtà, come sappiamo da un biglietto a firma “Castoro”, la cui grafia sembrerebbe essere quella di A., ma che parla sempre di A. in terza persona, “il fiduciario di Milano se soddisfatto di essere liberato da l’obbligo del servizio militare si obbliga a scoprire completamente le file e tutti i particolari inerenti all’affare delle diserzioni”. Le relazioni di “Castoro” sono tuttavia precedenti al richiamo di A. alle armi e quindi se A. e “Castoro” fossero la stessa persona, il nostro personaggio avrebbe iniziato a collaborare già da tempo. Nel 1918 “Castoro” s’impegna a scoprire i dirigenti del movimento di disertori verso la Svizzera. Nel 1919 A. si trova sempre a Brescia e lavora presso un cotonificio. Nel 1923 “è occupato in qualità di operaio presso la redazione del nuovo giornale «Il Popolo bresciano»”. Nel 1924, ormai iscritto al PNF, viene proposto per la radiazione dallo schedario dei sovversivi. Nel Secondo dopoguerra, ormai ottantenne, pubblica in «Terra nostra» alcuni contributi su figure del primo socialismo mantovano. Muore a Isola Dovarese (CR) l’ottobre 1972. (M. Antonioli)

Fonti

FONTI: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell'Interno, Casellario politico centrale, ad nomen.

BIBLIOGRAFIA: Il Movimento operaio italiano. Dizionario biografico, a cura di F. Andreucci e T. Detti, Roma, 1976-1979, ad nomen.

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